Ricordarsi i pensieri il giorno dopo

Un mio amico aveva 101 tatuato sulla spalla. Era il numero che si otteneva se si sommavano le lettere del suo nome e quelle di Francesca, la sua ragazza. Io ero piccolo, lui molto più grande di me, e faceva palestra. Giocava a farsi dare i cazzotti sulla spalla e a dire quale punteggio raggiungevi a seconda della potenza e della precisione. Il massimo era 101. Lui e Francesca si sono lasciati qualche anno dopo. Questo è il primo ricordo che mi viene se mi dici 101. Da ieri sera 101 mi ricorda anche la centunesima data del tour di RAUDO.

Raccontare bene un concerto lo trovo impossibile, perché ti passano per la testa tante cose che vorresti dire a qualcuno o proprio a nessuno, e non è possibile ricordarsele tutte. Anche perché non tutte hanno un senso veramente compiuto, e per lo più si sovrappongono le une alle altre. Capita di fissarne qualcuna con un senso ma solo qualcuna. Ai concerti sarebbe bello scattare una foto per ogni cosa che pensi, ti aiuterebbe a ricordare quello che hai pensato, il giorno dopo. Però poi finisce che i tuoi vicini ti prendono a gomitate in faccia volontariamente.

gezebo penguins hana bi 2014

a qui ho pensato che ero veramente vicino e che magari anche senza flash il mio SMARTPHONE avrebbe fatto una foto decente. movalà. ho pensato anche che bellissima canzone.

gezebo penguins hana bi 2014

qui invece ho pensato una cosa che non mi ricordo ma che mi inventerò adesso, cioè che il tour due chitarre mi piace e che alla fine è il tour 12 corde, e anche due manici. da noi manico vuol dire anche “c’ha un manico!”, cioè è uno forte

 

Santa Massenza

cover-gazebopenguins-jhonnymox-santamassenza Dalle mie parti, cioè vicino a Cesena, sulla strada per andare al mare, c’è Macerone. Macerone è un paese sulle rive del Pisciatello e il suo nome deriva dal fatto che una volta c’erano i maceri, gli stagni per macerare la canapa. Ci abitavano i miei nonni, insieme ad altre 2000 persone al massimo. Macerone è grande un po’ di più di una strada, abbastanza stretta e trafficata, con il limite di velocità a 50, e, almeno per quanto mi riguarda, è il posto in cui hanno inventato i cappelletti in brodo e il Sangiovese. A ovest di Macerone c’è Ruffio, 900 abitanti. Per me, a Ruffio, c’è solo il cimitero, dov’è sepolto mio babbo. Ruffio è un po’ più grande di Santa Massenza, un borgo in provincia di Trento che conta 300 abitanti e una distilleria di grappa ogni 60 persone. Santa Massenza, per alcune persone, native o anche no, rappresenta il luogo dei ricordi o degli affetti, come per me Macerone e Ruffio. Forse c’entra con questo discorso o forse no, ma Santa Massenza è da poco anche il titolo del nuovo split in vinile dei Gazebo Penguins e Johnny Mox (To Lose La Track, Woodworm), e, comunque, fa rima con assenza, il che un po’ mi riconduce al discorso del piccolo paese in cui muore qualcosa di noi e in cui è riposta una parte piccola o grande del nostro passato.

Lo split contiene due + tre pezzi. Riposa in piedi è il primo dei Gazebo Penguins e credo proprio parli di assenza, e di conseguenze della fine, come Senza di te e Difetto (RAUDO) però su un argomento diverso e con un testo che non lascia spazio al sorriso. La seconda canzone è Aspetteremo che mette al centro l’importanza del racconto, e non lo fa solo raccontando una storia o dei ricordi, ma in modo esplicito, parlando di narrazione (“mi ha ricordato come a volte per far esistere le cose basta raccontarle/aspetteremo ancora qui che arrivi la canzone giusta e una storia in testa”). La funzione del racconto nei Gazebo Penguins è spesso importante, non solo appunto nel senso che raccontano delle storie, cosa che fanno, ma anche nel senso che evocano l’atto del raccontare, e diventa chiaro che raccontare (a volte il passato, altre volte storie inventate) è parte essenziale della nostra vita. I racconti in sé non danno sempre e per forza importanza al raccontare, o perché ci assorbono completamente, o perché le parole mancano della forza evocativa che ci ricorda che qualcuno sta raccontando. Il modo in cui l’autore tira fuori il contenuto fa la differenza e le parole, se il racconto svolge al 100% il proprio dovere, ti portano dentro alla storia ma ti rendono anche consapevole che in quel momento sei parte dell’azione del narrare semplicemente perché stai ascoltando. La narrazione che mi piace di più è il risultato di due forze opposte, una che ti tira dentro la storia (centripeta), l’altra che ti tira fuori (centrifuga). Ecco, questo è l’effetto che fa Aspetteremo, la prima parte è centripeta, la seconda è centrifuga, e insieme le due parti fanno tutto il racconto. Altre volte i Gazebo Penguins hanno ottenuto lo stesso effetto non dividendo ma mischiando queste forze, che non capisci dove sta il confine tra la prima e la seconda ma senti l’effetto di entrambe (Casa dei miei, RAUDO). Mi pare che Aspetteremo sia la canzone in cui viene più fuori la necessità di raccontare il passato e un futuro che deve arrivare ancora tutto, mentre Riposa in piedi è bloccata su un presente irreversibile. E questa differenza di dinamicità testuale diventa una delle parti più vive dei due pezzi dei Gazebo Penguins.
Tutto questo succede sempre dentro a una canzone, quindi non bisogna dimenticare l’importanza delle chitarre e del lavoro fatto sul suono. In Santa Massenza ci sono i Gazebo Penguins con la voce più grossa e roca – in particolare in Riposa in piedi, che è un po’ come quando Bent Sæther dei Motorpshyco canta più forte – e con le chitarre che quando si alzano murano tutto. In entrambe le canzoni, quando il suono esplode pare una massa unica, una specie di blob di basso, chitarre e batteria. Sentite, poi, le seconde voci in Aspetteremo e sulla parte finale di Riposa in piedi.

L’importanza del racconto è così chiara in questo split che, dentro, ci sono anche due racconti. Uno di Gabriele Malavasi (Capra dei Gazebo Penguins) e uno di Johnny Mox. Li ho letti dopo aver ascoltato le canzoni. Quello di Capra mi dà il senso di assenza, quell’assenza di una persona che una volta era vicinissima ma di cui adesso non puoi più sentire nemmeno la voce, quell’assenza che vuol dire fine. Accostando Riposa in piedi racconto a Riposa in piedi canzone il cerchio si chiude e il loro significato appare completo e disarmante. Disarmante perché non è facile decidere di mettere in un racconto cose così personali in modo così chiaro. Non credo ci sia un ordine preferibile da rispettare per comprendere fino in fondo il significato: il testo e lo spartito musicali danno senso al racconto e viceversa. Per me è stato bello ascoltare prima la canzone poi leggere il racconto perché così le incertezze nate dall’ascolto si sono risolte con la lettura.
Il racconto di Johnny Mox mi ha ricordato subito tre cose: Joe Lansdale, Death Metal di Tito Faraci e quanto è bello quando succede che chiamiamo le statali con le prime due lettere delle città che collegano, MeBO, FiPiLi e così via. Le statali (classificabili come strade extraurbane e chiamate anche superstrade) per definizione “congiungono tra loro i capoluoghi di regione o i capoluoghi di provincia situati in regioni diverse” e “allacciano alla rete delle strade statali i porti marittimi, gli aeroporti, i centri di particolare importanza industriale, turistica e climatica” (wiki), quindi collegano le città grandi alle città più piccole, e nelle città piccole, come ormai è tradizione statunitense ma anche italiana, succedono le cose più terribili. Può anche succedere per esempio che due cugini decidano di truffare l’assicurazione attraverso un atto molto violento, e questo è quello che Johnny Mox ci racconta, nel racconto.

Le canzoni di Johnny Mox sono tre, la prima Only those who can leave behind everything they’ve ever believed in can hope to escape inizia con il rumore di un treno ed è un gospel sporcato alla maniera di We=Trouble; il resto è la cosa più potente e più Crossover (nel senso di Rage Against the Machine) che mi potessi aspettare da Johnny Mox, soprattutto per la riedizione di Oh Reverend (che era già in We=Trouble). Che voglio dire coi RATM ho fatto basta già da un po’ ma il finale dell’Oh Reverend di Santa Massenza è la cosa che mi aspetto di più durante l’ascolto e dopo il piano-forte su cui è strutturata la canzone; e quando arriva è la cosa più semplice, bella e liberatoria che ci possa essere. Recentemente è uscito anche Anatomyak dei Lucertulas, e sono possibili dei collegamenti tra questi Lucertulas e questo Johnny Mox, che usa meno beatbox e più chitarre e batterie e questa può essere una cosa buona oppure no, a me sembra una cosa molto buona perché in due pezzi (il secondo e il terzo) Johnny Mox riesce a tirare fuori il lato becero e potente che rimaneva un po’ incastrato, per amore del beat, in We=Trouble, e scompariva in Lord Only Knows How Many Times I Cursed These Walls, la cosa migliore che abbia fatto finora, acustica e profonda come la ferita inflitta con una motosega (leggi il racconto). Non è una battuta, in Johnny Mox ci tre sono cose che ritornano, ma modificate: la distorsione, presente anche in We=Trouble ma in modo diverso rispetto a Santa Massenza; il parlato, che in Santa Massenza mi sembra più sporco e maledetto; il rosso, che adesso è il colore di molto sangue ed è molto rosso, prima era più sbiadito ed era quello che esplodeva dal cerottino sui calzoni in copertina di We=Trouble. In questo senso ha un ruolo importantissimo Santa Massenza-il racconto di Johnny Mox che, all’inizio, pensavo non c’entrasse niente con la musica, poi ho scoperto che ne completa la violenza, e nel complesso dato da racconto più canzoni Johnnny Mox dipinge un quadro di grande follia, un intreccio basato sul desiderio di denaro e la stupidità. In Hollow prayers (seconda canzone) fa anche una lista delle cose di cui vuole liberarsi e ci mette dentro gli amici di internet. Poi dice “Only those who can leave behind everything they’ve ever believed in, can hope to escape“. E (forse) Santa Massenza è vista come simbolo di quella provincia da cui scappare, tanto che nel racconto è il luogo complice in cui trovare la grappa con cui stordirsi per poter compiere o sopportare un atto violento. Se così fosse, l’idea di piccolo paese dei Gazebo Penguins e quella di Johnny Mox richiamerebbero cose diverse e sarebbero diverse tra loro, per i primi il paese sarebbe il posto dei ricordi e dell’assenza, per il secondo della violenza. E questa diversità non si ritroverebbe tanto nei suoni delle canzoni quanto nei racconti, che quindi danno quella possibilità di una lettura in più che, altrimenti, senza i racconti, sarebbe mancata allo split.

L’uscita di Santa Massenza era circondata dalla paura che si prova quando un gruppo fa uscire la cosa successiva al disco bellissimo, che era poi uscito dopo un EP bellissimo, pubblicato dopo un disco bellissimo. Sia nel caso di Johnny Mox sia in quello dei Gazebo Penguins, i lavori precedenti me li sono mangiati a forza di ascoltarli. La speranza, la consapevolezza della forza del recente passato e la paura, mescolate insieme, non danno un briciolo di sicurezza. Ma Santa Massenza è un mattone da aggiungere alla pila di mattoni buoni che Johnny Mox e i Gazebo Penguins hanno messo uno sopra l’altro nel tempo e chissà che piano piano col passare degli anni non mi ci costruisca una casetta con sti mattoni e che la musica di Mox e dei Gazebo non diventi ancora di più la mia salvezza.

download gratuito di canzoni e racconti qui.

I miei fotogrammi preferiti (Gazebo Penguins, Trasloco)

L’altro giorno sono andato a fare il cambio gomme e mentre aspettavo ho deciso di scrivere questa cosa a cui pensavo da un pò. All’inizio del mese è andato on line il video di Trasloco dei Gazebo Penguins, che è stato fatto così: tutti i fan seri hanno ridisegnato uguali oppure diversissimi alcuni frame di un video dei Gazebo Penguins, a tema Gazebo Penguins che suonano, e quei disegni sono stati messi insieme e fatti girare al ritmo di Trasloco. Non potete immaginare quanti bei disegni ci sono dentro, anche nascosti, che l’occhio non nota subito perchè è più lento di Trasloco. Io ero curioso di scoprirli quasi tutti e ho guardato il video facendo play pause play pause play. Ho scelto alcuni frame, li ho fotografati e ho pensato di scrivere perchè secondo me il video è il video più giusto del millennio. E cosa c’entra il cambio gomme coi Gazebo Penguins lo scoprite ascoltando RAUDO.

Missilato.

missilato

Anche De Chirico e Goya hanno mandato roba.

de chirico disegna per i gazebo penguins

Francisco Goya per Trasloco

Espressioni/pose tipiche.

Espressioni tipiche: Sollo

Pose tipiche: Piter

Espressioni tipiche: Capra

Conehead.

Conehead

Il mio preferito del mio amico kekko.

kekko

Sono nudi.

Sono nudi

Uomi Tigri.

uomi tigri

Sono spesso nudi.

sono spesso nudi

Un pò di violenza sui Puffi.

#SPOILER ALERT# Alla fine i Puffi esplodono per i troppi decibel.

#SPOILER ALERT# Quindi, dopo alcuni fotogrammi, i Puffi esplodono, tutta colpa dei decibel.

SBRANG SBRANG.

sbrang sbrang col pesce

sbrang sbrang con un pesce

con frutta e verdura

con un animale vivo

e sbrang sbrang col cazzo

e sbrang sbrang col cazzo.

Questa spacca di suo.

questa spacca di suo

L’Efebo di Mozia nella barba.

efebo di mozia con la barba

I pinguini sono pinguini.

i pinguini sono pinguini

Le fichissime.

completamente diverso: le fichissime 1

fichissima 2

Fichissima 3

le fichissime 4

La più nascosta.

I tamburi di Piter sono il cuore dei Gazebo.

Tutti i crediti.

Credits: tutti gli autori del video

My favourite.

My favourite

La canzone è stata la mia preferita per giugno, luglio e agosto. Io non ho partecipato al video perchè sono troppo bravo a disegnare, avrei stracciavo tutti e sarebbe finita con un video fatto solo con i miei disegni. Non bello.
C’è un argomento che ultimamente mi sta molto a cuore, cioè il lavorare tutti per raggiungere uno scopo, senza che uno voglia prevalere sugli altri. I GP (che non vuol dire Gorilla Piscuits ma Gazebo Penguins) hanno creato le condizioni ideali affinché questo avvenisse: tirate fuori i vostri disegni e noi lavoriamo per capire come metterli insieme han detto. E qui viene fuori un altro tema succulento, sottotema dell’argomento principale, quello della necessità di un deus ex machina sennò va tutto a puttane, tema che potete mettere da parte perchè ne parliamo dopo, come dice Lucarelli.
Nel caso di Trasloco, la maggior parte dei partecipanti neanche si conoscevano tra loro: la distanza fisica impedisce che uno possa fare lo sborone più di altri, ma tutti si impegnano per essere i più sboroni di tutti, inviando il disegno più bello, più simpatico, più colorato, più semplice, più: la condizione migliore perchè venga un ottimo lavoro. Magari c’è qualcuno che si è detto semplicemente bella storia, io gli mando qualcosa che mi piace, e vediamo cosa succede. Comunque, ognuno ha dato il contributo che voleva. Dopodiché i GP hanno ricevuto un sacco di posta e hanno incominciato a lavorarci su, insieme a Mirco Marmiroli, il regista, e con l’aiuto di Ozu film festival e della Scuola internazionale di Comics.
Quando invece uno solo vuole prevaricare gli altri s’innescano meccanismi diabolici per cui gli altri vorrebbero ucciderlo. Non bello.
La collaborazione ideata dai GP è perfetta: pedalare per un scopo comune entro e non oltre una dead line, e mandare tutto al cervellone centrale, che da buon deus ex machina interviene e risolve la soluzione intricata, come ci ha insegnato Euripide, rielabora in modo ponderato il lavoro, concretizza lo sforzo di tutti e crea l’opera collettiva, merito di tutti. Bello no?
La ricompensa: hai partecipato alla realizzazione del video di Trasloco.
Al release party di RAUDO mi ricordo che Capra, prima di attaccare Senza di te, ha detto che quella che stavano per fare era una canzone scritta da loro ma che era diventata più del pubblico che non loro. Il video collettivo mi sembra proseguire quel discorso lì: è fatto dai fan dei Gazebo Penguins, è in tutto e per tutto dei fan. Mi piace quando le persone portano avanti i discorsi e mi piace ancora di più quando le persone portano avanti i discorsi che non mi aspettavo avrebbero portato avanti.
Senza voler fare paragoni, il video di La fine del giorno (Canto n.3) dei Tre Allegri Ragazzi Morti l’hanno fatto in tre. Vuoi mettere la differenza? Non ho idea di quale sia il lavoro che serve per fare un film di animazione, e le tecniche usate nei due video saranno sicuramente agli antipodi, ma Trasloco non è noioso come La fine del giorno. Due motivi: ha un montaggio velocissimo; mette insieme i disegni di centinaia di persone, una più una meno, che vedono e immaginano le cose diversamente, più diversamente di quanto non si possa fare in tre, quattro o cinque, per il calcolo delle probabilità, per la legge dei grandi numeri, perchè più siamo meglio è, perchè le stelle sono tante, per forza.
Trasloco.