BRISIGHELLA SUONA COSÌ

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Semel in anno licet insanire means Una volta all’anno è lecito fare il pazzo, è una specie di lascia passare a 38 che teneva gli antenati per le palle: (ufficialmente) si facevano bastare una sbronza fortissima o una notte di sesso sfrenato, per il resto del tempo si moralizzavano pesantemente. Per sottolineare finalmente e una volta per tutte l’inadeguatezza all’essere umano e in particolare a quello romagnolo di quelle parole, è nata la Confraternita della tagliatella, che ha scelto di riscriverle rovesciandone il significato e di affiggerle come una legge su confraternitadellatagliatella.org: “è sempre lecito ingozzarsi”, così l’hanno ripensato. Cioè, bisogna spaccarsi di tagliatelle, ogni volta che si può. Il concetto è radicalmente diverso: ogni lasciata è persa. La Confraternita della tagliatella è un’associazione di drogati che gira i ristoranti della Romagna in preda a una fotta micidiale e in cerca di spessori, larghezze e sughi diversi per valutarli e metterli a confronto. La risultante finale del percorso è la migliore tagliatella dell’anno solare.

Brisighella è un paese di poco più di 7000 abitanti in provincia di Ravenna. Sull’origine del nome ci sono diverse ipotesi, tra le quali la meno accreditata ma decisamente più attinente al tema è “la terra in cui si coltivano cavoli”. Ho cercato “olio di Brisighella” e ho trovato diverse cose, così come per distillati e aceti, ma con “cavolo di Brisighella” non ho trovato niente, se non che ormai le piante di cavolo che una volta crescevano sul territorio adesso si sono estinte. Appartenendo alla specie della Brassica e avendo i brisighellesi storpiato il nome nei secoli, da lì deriverebbe Brisighella. Sono famosi anche i suoi tre colli, su cui sono poggiano la rocca, il santuario e la torre dell’orologio, e le escursioni avventurose alle 100 cavità naturali. Sono quelle cose che iniziano a interessarti quando andare a fare una camminata diventa the new ascoltare ai concerti, a volte è difficilissimo ammetterlo a se stessi quindi io, pur essendo distante pochi chilometri distante, non sono mai stato a Brisighella. Ci sono andato molto vicino il 24 gennaio.

Una volta c’era il Brainstorm a Fusignano – c’è ancora, ma è un po’ che non ci vado – gestito da alcuni ragazzi, tra i quali mi è capitato di conoscere meglio Alberto. Alberto e gli altri negli ultimi hanno organizzato molti concerti e alcuni sono andato a vederli, molte volte da solo, a volte con la Fede, a volte con Giovanni, una volta con Diego e una volta con Francesco. Mai tutti insieme. Facevano l’emo core, il post hardcore e lo screamo, ma anche il folk. Quelli del Brainstorm hanno inventato anche il Prime Open Air, un festival estivo di gruppi indipendenti italiani al parco. Esprimevo il mio dispiacere a Zova (uno del Brainstorm) per il fatto che il POA non si è fatto nel 2015. Mi diceva che molti di loro hanno iniziato a lavorare subito dopo l’università e che molte cose sono cambiate nel giro di pochissimo. Il POA migliorava anno dopo anno e l’edizione del 2014 è stata la migliore, una festa senza gente ubriaca in giro, molte famiglie, tutti i miei amici anche quelli più incredibili, Diego, Francesco, Giovanni e la Fede, tutti insieme. Sicuramente la situazione migliore in cui vedere un concerto, senza gente che ti tira la birra sulla maglietta e cose così.

Alberto a un certo punto si è messo insieme ad Anna. In settembre li ho incontrati a Santarcangelo in quella libreria fantastica che c’è lì vicinissimo alla piazza, era la prima volta che li vedevo insieme e da soli. Saranno morosi? Mi sono chiesto. Mi hanno praticamente risposto: mi hanno detto che avrebbero aperto un agriturismo nella campagna di Ravenna. Rio Manzolo era il nome del posto. Io e la ragazza che gestisce la libreria, alla quale ho chiesto di uscire per la prima volta quando mi ha detto che avrebbe aperto una libreria, abbiamo deciso in quel momento che avremmo vinto i chilometri che ci separano dalla campagna Ravennate e saremmo andati a mangiarci di sicuro. C’abbiamo provato ma non ce l’abbiamo fatta per un po’ di tempo. All’improvviso, uomo di casa, decido il giorno (una domenica, gli altri potevano alla domenica), chiamo Diego, gli chiedo se vuole venire con noi e stabiliamo: andiamo. Era agosto, niente più storie. La mattina dEl 9 ci saremmo fatti un bagno storico nella piscina dell’agriturismo e poi avremmo fatto pochi complimenti per il cibo e il vino di Anna e Alberto, caffè, ammazzacaffé, e avremmo accettato di abbioccarci sotto al sole del ravennate, senza lasciare passare altro tempo, perché il sole a Ravenna d’inverno viene sostituito da un grosso blocco di nebbia. Io avevo il contatto, io dovevo chiamare. Chiamo subito e Alberto mi dice che non c’è posto. Tocca rinviare. Lo dico agli altri e poco prima di Natale scopro che la versione tramandata della vicenda è che Trucco che doveva chiamare voleva andare là senza prenotare e non ha chiamato. Passano alcuni mesi e diciamo che saremmo andati di sicuro. E questa volta è stato vero, ho prenotato con anticipo. Nel frattempo Alberto e Anna hanno messo in pratica la loro idea nell’idea: fare concerti all’agriturismo. D’estate in piscina, d’inverno dentro. Diego è stato più bravo e se n’è visti alcuni.

Io uno solo. Sono andato per la prima volta a Rio Manzolo, a Villa Vezzano, a 17 minuti di macchina da Brisighella, il 24 gennaio. Era un’occasione particolare, il blocco di nebbia che abitava al posto del sole s’era preso un permesso speciale e quella sera c’era solo un lieve freddo umido che penetrava le ossa. La formula proposta per la serata era quella giusta: aperitivo circa alle 19, concerto subito dopo, ultimo piatto per la cena alla fine di tutto. E mostra di disegni a fare da tappeto a ogni momento.

menù
hummus di ceci
hummus lenticchie e zucca
crostini di pane

polpette di carne
torta di patate
erbe
torta di mele

vino Sangiovese
birra
acqua

Nella sala da pranzo di Rio Manzolo, se suonasse un gruppo screamo, salterebbero in aria delle orecchie e poi è un ambiente elegante, non è nemmeno il caso. Però ad Alberto sudano le mani e appena soffierà una brezza di primavera monterà su delle batterie e degli amplificatori e si sfogherà, outdoor. L’iniziativa musicale di Rio Manzolo ha doppio nome, ma non proprio doppia identità: è solo che Sound by the pool è la sequenza estiva di concerti, Colture sonore è quella invernale. La distinzione ha lo scopo di rendere la discontinuità stagionale e di venue, comunque non di genere, perchè i cantautori hanno monopolizzato la questione finora, conquistando la maggior parte degli appuntamenti, Riviera a parte, primi a salire sul palco di Rio.

In questo momento non riesco a pensare a una situazione migliore per vedere un concerto della sala da pranzo dell’agriturismo di Anna e Alberto, su una sedia di legno con la seduta di paglia, un dittico più che migliorativo di ogni altra situazione composto da cibo buono distribuito democraticamente e posti limitati. Interesse vero. E quindi mi sa che Alberto è quello che organizza i concerti e io finisco sempre per capire che sono le situazioni migliori per vedere i concerti.

Il 24 suonava Caso.

Cinque giorni dopo, indicativamente il 29 gennaio 2015, Alberto a Anna hanno vinto il premio della Confraternita della tagliatella, staccando di tantissimo altri agriturismi strutturatissimi. Hanno vinto anche: miglior rapporto qualità-prezzo. E io mi immagino Alberto che riceve il premio della Confraternita della tagliatella con la maglia dei RAEIN e che mentre dice Grazie grazie non dovevate pensa al prossimo concerto singalong da fare, o al prossimo cantante folk nebbioso da chiamare. È un drogato, come i confratelli, ma per organizzare gigs.

Disco week-end. Minnie’s, Lettere scambiate

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Sono passati tre anni da quando è uscito Ortografia. Nel frattempo sono partiti i progetti paralleli dei Minnie’s, come DAGS! e SMNTCS. Ed è andata avanti la Neat Is Murder, l’etichetta nonché distro della bassista, con Shit Kids Galore, Riviera e Frana. Quelli dei Minnie’s mettono giù una pietra che segna un chilometro ogni tot, ogni volta volta che ne fanno una, e costruiscono un percorso. Se poi a distanza di tempo guardi cos’è successo, vedi che le pietre formano un cerchio e il punto da cui è partita la grafite del compasso si chiama Minnie’s. Le cose che mi sono successe negli ultimi tre anni sono abbastanza, positive e negative. Tra quelle positive c’è aver visto dal vivo i Minnie’s, i Smntcs e i Dags!, tutti a Fusignano. A Fusignano ho comprato anche un poster dei Dags!, l’ho incorniciato e l’ho attaccato in casa, a Gatteo.
Lettere scambiate dei Mins arriva come l’inizio di un ciclo nuovo, cioè nel momento in cui è un po’ che è uscito il disco dei Smntcs, è un po’ che è uscito quello dei Dags! ed è il momento di fare il nuovo Mins e di partire per un tour. È ora di rivederli, per ripartire a disegnare il cerchio. L’altra sera sono venuti non lontano da Gatteo e io li ho mancati: l’ago del compasso è uscito dal foro e ha fatto scivolare la grafite. Quando succedeva nelle ore di educazione tecnica era un errore evidente, bisognava rimediare.
Lettere scambiate è in realtà un EP con 4 pezzi, molto diversi da Ortografia. Mentre le canzoni di Ortografia avevano il loro punto di forza nelle esplosioni da strofa a ritornello e negli incastri delle variazioni corali interne alle parti, Lettere scambiate fa lievitare di più i pezzi, come Voglio scordarmi di me e Lontano. La precisione negli stop-riparti rimane intatta, la struttura è strofa-ritornello-conclusione liberatoria e la scrittura è più complessa negli incastri dei singoli strumenti. Ascoltate il basso in Voglio scordarmi di me. Meno punk rock e più indie rock, ma con la stessa definizione del punk rock di Ortografia.
Ho un po’ di problemi con i testi dei Mins*. Dove c’è poesia, c’è poesia forte: “metodo e fantasia” sul finale di Lontano mi ha fatto pensare a “un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia” aggiornato a nuove necessità. Ma ci sono parti il cui significato non mi è chiaro (E ora?). Le parole sono a volte più dirette a volte meno e questo mi fa procedere a scatti sulla strada per la comprensione completa. Succede in Per andare via. Chitarre, basso e batteria fanno da traino di tutto e alla fine mentre pesavo le mele al supermercato mi sono trovato a cantare i testi abbastanza esaltato perché gli strumenti gli danno più forza. Fanno il lavoro migliore. Quando guido, faccio la spesa, cerco di pulire casa o di fare i crostini: l’ho chiamato disco week-end perché lo sto ascoltando ininterrottamente da venerdì pomeriggio quando sono uscito dall’ufficio.
* ho visto per la prima volta il diminutivo su Facebook e l’ho adottato come se l’avessi inventato io.

bandcamp

Senti cosa si fa domani.

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Le prime tagliatelle le ho mangiate da mia nonna, non ricordo se paterna o materna, una delle due. Mia nonna materna si chiamava Andreina e le faceva con un ragù non molto denso. Il ragù della Lidia, invece, era denso come i pezzi di carne che ci metteva dentro. Tutti e due erano, comunque, ragù rossi. In Romagna quando dici tagliatelle dici ragù rosso bolognese, senza bisogno di specificare il condimento. Non è un piatto nato qui ma è come se lo fosse.
La mia vita è costellata di pranzi a tagliatelle, come quella di molti altri ragazzi di queste parti e del nord Italia. La mia storia personale sulle tagliatelle, o quella serie di cose della mia vita che sento di voler raccontare quando si arriva a parlare dall’argomento, vanta un ricordo particolare, una cosa successa due anni fa. Dopo, la storia è andata avanti, ho mangiato altre tagliatelle, ma il 30 aprile di due anni fa ha suonato Rocky Votolato al Brainstorm di Fusignano. Lui fu molto bravo, e molto gentile. Ringraziò dieci volte Alberto, che l’aveva ospitato, e gli altri ragazzi del locale. Di solito i musicisti ringraziano, oppure no. Quando lo fanno, comunque non lo fanno così tante volte. È molto educato Votolato, avevo pensato. Dopo il concerto ho visto Alberto. Siamo in qualche modo arrivati a parlare del fatto che aveva ospitato Rocky Votolato a casa sua e una delle cose che mi ha detto è che Votolato quella sera si era mangiato un gran piatto di tagliatelle. Lui viene dal Texas, un posto in cui le tagliatelle al ragù le chiamano bolognesa e contengono cose strane, quindi è semplice: ecco perché aveva ringraziato dieci volte, 4 per la serata, 6 per le tagliatelle.
Una volta Rocky Votolto suonava la chitarra e cantava nei Waxwing. Il loro primo disco si chiama For Mad Men Only, è del 1999, è un bellissimo disco, armonioso, perché bilancia bene post hc, rock più classico e emo, e con bellissime canzoni. Lui suona ancora, e ha fatto un album nuovo, proprio quest’anno, da solista. lunedì 8 giugno (domani) lo suonerà all’Auditorium Corelli di Fusignano, organizza il Brainstorm. Purtroppo l’Osteria del Fico lì in paese è chiusa al lunedì, quindi andate da Sei di Lugo se a mangiare un piatto di tagliatelle e poi al concerto. Così ricorderete anche voi Rocky Votolato e le tagliatelle. È utile, perché fare una cosa che ti fa stare bene prima di un concerto ti mette nelle condizioni migliori per godertelo. Tra le cose che funzionano di più in questo senso ci sono un grappino, un caffè e le tagliatelle. Tre cose che non si escludono a vicenda tra l’altro, e includono anche Rocky, il texano che prima di suonare in Romagna si carica con le tagliatelle (al ragù rosso).