Sono passati tre anni da quando è uscito Ortografia. Nel frattempo sono partiti i progetti paralleli dei Minnie’s, come DAGS! e SMNTCS. Ed è andata avanti la Neat Is Murder, l’etichetta nonché distro della bassista, con Shit Kids Galore, Riviera e Frana. Quelli dei Minnie’s mettono giù una pietra che segna un chilometro ogni tot, ogni volta volta che ne fanno una, e costruiscono un percorso. Se poi a distanza di tempo guardi cos’è successo, vedi che le pietre formano un cerchio e il punto da cui è partita la grafite del compasso si chiama Minnie’s. Le cose che mi sono successe negli ultimi tre anni sono abbastanza, positive e negative. Tra quelle positive c’è aver visto dal vivo i Minnie’s, i Smntcs e i Dags!, tutti a Fusignano. A Fusignano ho comprato anche un poster dei Dags!, l’ho incorniciato e l’ho attaccato in casa, a Gatteo.
Lettere scambiate dei Mins arriva come l’inizio di un ciclo nuovo, cioè nel momento in cui è un po’ che è uscito il disco dei Smntcs, è un po’ che è uscito quello dei Dags! ed è il momento di fare il nuovo Mins e di partire per un tour. È ora di rivederli, per ripartire a disegnare il cerchio. L’altra sera sono venuti non lontano da Gatteo e io li ho mancati: l’ago del compasso è uscito dal foro e ha fatto scivolare la grafite. Quando succedeva nelle ore di educazione tecnica era un errore evidente, bisognava rimediare.
Lettere scambiate è in realtà un EP con 4 pezzi, molto diversi da Ortografia. Mentre le canzoni di Ortografia avevano il loro punto di forza nelle esplosioni da strofa a ritornello e negli incastri delle variazioni corali interne alle parti, Lettere scambiate fa lievitare di più i pezzi, come Voglio scordarmi di me e Lontano. La precisione negli stop-riparti rimane intatta, la struttura è strofa-ritornello-conclusione liberatoria e la scrittura è più complessa negli incastri dei singoli strumenti. Ascoltate il basso in Voglio scordarmi di me. Meno punk rock e più indie rock, ma con la stessa definizione del punk rock di Ortografia.
Ho un po’ di problemi con i testi dei Mins*. Dove c’è poesia, c’è poesia forte: “metodo e fantasia” sul finale di Lontano mi ha fatto pensare a “un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia” aggiornato a nuove necessità. Ma ci sono parti il cui significato non mi è chiaro (E ora?). Le parole sono a volte più dirette a volte meno e questo mi fa procedere a scatti sulla strada per la comprensione completa. Succede in Per andare via. Chitarre, basso e batteria fanno da traino di tutto e alla fine mentre pesavo le mele al supermercato mi sono trovato a cantare i testi abbastanza esaltato perché gli strumenti gli danno più forza. Fanno il lavoro migliore. Quando guido, faccio la spesa, cerco di pulire casa o di fare i crostini: l’ho chiamato disco week-end perché lo sto ascoltando ininterrottamente da venerdì pomeriggio quando sono uscito dall’ufficio.
* ho visto per la prima volta il diminutivo su Facebook e l’ho adottato come se l’avessi inventato io.
Archivi tag: prime open air fusignano
Un titolo per dire che parlo di un festival a caso di Fusignano ma anche di OSTRO dei LAY LLAMAS
Partecipare a un festival di musica indipendente italiana è una cosa molto bella, andarci intendo. Bello è anche collaborare con quelli che il festival lo organizzano, per scrivere cose. Il Prime Open Air si svolge in una serata e in quella serata hai modo di vedere diversi gruppi che suonano, di girare e anche di pensare. In quei momenti si ridefinisce un po’ il tuo rapporto con la musica che viene suonata, o qualcosa di simile. Può capitare che se il tuo rapporto con la musica passa anche per la scrittura mentre giri pensi alle cose non per scrivere, o a cosa scrivere, ma alle cose in generale, e ogni tot ti viene in mente qualcosa che potresti scrivere. Si tratta di pensieri ben definiti che possono pure creare una discreta auto-aspettativa e che, naturalmente, se non te li appunti nel cellulare, perdi quasi di sicuro. “Perdere” può essere sostituito anche da “trasformarsi”, fino a diventare una cosa che all’inizio non c’era. Nel blog scrivo cose, cerco di scrivere quelle che secondo me hanno un senso. Non c’è una formula che definisce il rapporto tra il disco di un gruppo e il suo concerto live, il concerto ha molto più vie di fuga per pensare, nel senso che la vista è un senso che conta, e serve per visualizzare gli strumenti e le note che fino a ieri hai ascoltato solo su cd/disco/mp3, cioè su supporti che congelano una canzone che invece dal vivo può prendere anche un’altra strada, non solo perché è fatta in diretta o perché può venire più/meno veloce/arrangiata diversamente rispetto a quella registrata, ma anche perché quando vedi un concerto dal vivo c’è una specie di contatto fisico (indiretto, a distanza) con quelli che suonano e questo contatto fisico (anche visivo) può essere rivelatore. Ecco perché è interessante andare ai concerti. Trovi gruppi già visti un anno fa che migliorano, ma può succedere anche che peggiorino e che comunque venga rimesso in gioco il tuo rapporto col download inciso e con le canzoni così com’è possibile ascoltare ogni giorno a casa, in macchina, sul cesso. Il rapporto con l’album cambia anche a prescindere dal live, cambia lo stesso. Perché oggi potresti riscoprirti in botta per un disco che un anno fa neanche avevi trovato il tempo di riascoltare la seconda volta. Però il live ti dà elementi in più per valutare il gruppo, quello che l’album l’ha fatto. Ti permette di vedere come suona senza nessun possibilità di rifare, di sentire, e puoi dire semplicemente dal vivo mi hanno fatto schifo, oppure mi sono piaciuti tantissimo, o anche la via di mezzo. Quindi un ragionamento, o qualcosa di simile, su un gruppo, o su un musicista, si muove su due piani sfalsati, quelli che dicevo appunto, il registrato e il suonato dal vivo. Ho visto dal vivo band che su disco mi sono piaciute ma che nel live mi hanno spezzato le gambe, per due volte (due dischi, due live) i Father Murphy sono stati così. Poi c’è il contrario, ci sono i dischi che ascolti una volta e ti piacciono, come quello che ho sotto adesso, Ostro dei Lay Llamas, e poi capita che vai in botta dopo aver visto i Lay Llamas dal vivo in qualche posto. I gruppi del Prime Open Air li avevo già ascoltati tutti e mi piacevano più o meno già tutti prima, Il Buio ha passaggi che non mi convincono moltissimo, ma un batterista molto bravo, dal vivo li ho visti molto migliorati rispetto a due anni fa. I miei preferiti della serata sono stati i DAGS!, poi alla fine è arrivato a suonare Bob Corn, che non è una novità, ma nel caso specifico importa poco. Venerdi sera quindi il confronto valutazioni sul disco/valutazioni sul live non ha rivelato troppe differenze ma è lo stesso. Quello che importa è che un festival pieno di iniziative, non solo musica ma anche disegni, libri e mercatino, per dire, funzioni come ha funzionato venerdi, con molta gente e gente presa bene e tranquilla. Ho visto persone stanchissime per le varie cose di tutti i giorni rilassarsi e divertirsi un pò. Dalle 9 o dalle 10 a mezzanotte o poco di più. Oltre a questo, mi è successo di intervistare quelli che hanno suonato e ho ripensato un po’ anche alla possibilità che mi è stata data di sentirmi con gente nuova attraverso le interviste, di scambiarmi messaggini con persone che non conosco, che in fondo è bello. Con qualcuno ho poi parlato anche faccia a faccia, ed è stato figo. Ho pensato che il mio ruolo avrebbe potuto anche essere lo stesso ma con esiti differenti, cioè avrei potuto fare domande più stronze. Ma non mi è venuto, perché i gruppi mi piacevano e le domande sono quelle che mi sono venute in mente non sempre alla prima pensata ma alla terza oppure alla seconda. Ho pensato quindi che posso aver fatto la figura di quello che intervista le band per leccare il culo, e non va benissimo come figura, ma non è così. Il Prime (e chiamandolo in questo modo tradisco l’affetto) non mi paga, non m’impone e soprattutto io non m’impongo di scrivere cose carine su quello che fa. Se avessi scritto cose brutte, probabilmente proprio questo sarebbe il motivo per cui io e i ragazzi del Brainstorm (=Prime) non ci saremmo trovati, perché non avremmo avuto gusti musicali simili o assimilabili. Ma il mio ruolo non è quello dell’ufficio stampa, anche se può sembrare, o quello di uno che scrive cose su un blog che leggono in pochi e quando fa le interviste per il Prime c’è un hype pazzesco e le visite aumentano. Si va bene, molto bene, ma non è un click che poi ti cambia la vita, la soddisfazione del click è molto limitata nel tempo, qualche minuto. Quello che ti cambia la vita è che in qualche modo ti senti parte di una cosa, all’interno della quale sono coinvolti anche i tuoi amici di sempre, i tuoi amici nuovi e la tua ragazza, perché sono lì. Dopodichè è finito Ostro dei Lay Llamas, limite fisico e temporale imposto per scrivere oggi su Neurone, e non posso più dire altro, ma quello che volevo dire mi sembra di averlo detto. In quanto disco genericamente pshych rock, Ostro si attiene alla propria funzione: farti pensare. Mi ha ricordato un robot che lotta per rimanere in vita in Africa, vaga senza meta né ragione nel Sahara per finire a mollo nel lago Tanganyica. Il robot è in fondo cosciente, quindi a volte mostra una reazione forte, altre il disco s’inceppa e non va più avanti. Così succede in Ostro, che fa dell’apparente immobilità, che in realtà progredisce d’intensità in modo evidente tramite la ripetizione delle cose (Something Wrong), una propria caratteristica forte, e forse possiamo chiamarlo afrobeat futuristico e minimalista, fino al corto circuito di Voices Call, che sembra Sparklehorse, anche senza Fennesz.
Ostro è il nome del vento australe che soffia dall’Africa alla Sicilia, dove i Lay Llamas sono nati e dove hanno registrato il disco.
Ostro, Lay Llamas
Rocket Recordings
bandcamp
NUMERO CINQUE #5: BOB CORN

Candida Corsi
Ultima intervista, ultimo disegno. Non so di preciso perché ho fatto queste domande a Bob Corn, però mi piaceva l’idea di riuscire a parlare di un po’ di cose con lui e ho cercato di chiedergli quelle che nel momento in cui ho scritto l’intervista mi sembravano belle da chiedergli. Le domande sbagliate esistono, e anche le risposte, ma credo che ci siano poche possibilità che una risposta a una domanda sbagliata sia più sbagliata della domanda. Alcune domande a Bob Corn mi sa che le ho cioccate, ma lui ha sempre dato la risposta giusta, che non è giusta perché è meno sbagliata della domanda, è giusta perché è il risultato dell’avere le idee chiare e la capacità di dire bene le cose in poche parole. Questa volta il disegno è di Candida Corsi.
Ne avrai fatte mille di interviste, come ti trovi, sei a tuo agio? Se per caso non sei a tuo agio, io non lo sono del tutto (però mi piace eh), quindi ci facciamo compagnia.
SONO A MIO AGIO SI QUANDO MI INTERVISTANO! MA CI FACCIAMO COMPAGNIA UGUALMENTE!
Hai mai mentito in un’intervista?
NO! PERCHè MAI DOVREI?
Sad Punk and Pasta for Breakfast è l’insieme di quattro parole che suonano bene insieme. Tre mi piacciono molto (sad, pasta, breakfast), una abbastanza (punk). Il disco è bellissimo, lo è sempre stato. La colazione e la pasta, quando succedono, hanno molte possibilità di diventare cose bellissime, insieme possono essere un po’ pesanti, ma va bene. La colazione può essere anche il momento in cui, se siamo da soli soprattutto, pensiamo alle cose tristi senza alzare lo sguardo dal piatto. Forse è quello il momento in cui uno ha la possibilità di essere più punk, cioè se stesso, contrapposto a chi vuole, libero di pensare quello che vuole. Mi interessa particolarmente il tempo (quando ce n’è, è molto bello) che si passa a fare colazione. Dopo quello che è successo negli ultimi due anni, mi riferisco al terremoto e alla tromba d’aria, come sono cambiate le tue colazioni?
SAD PUNK è COME MI PIACE-VA CHIAMARE LA MIA MUSICA.
VISTO CHE NON SO TANTO SUONARE E CHE LE CANZONI NON ERANO FELICISSIME.
ALL’ EPOCA OSPITAVO UN BOTTO DI E GRUPPI A CASA MIA QUANDO ORGANIZZAVO I CONCERTI. E TANTE VOLTE SI FACEVA COLAZIONE UN PO’ TARDI, VERSO MEZZOGIORNO.
E MI SON SENTITO DIRE UN’INFINITà DI VOLTE: “WOW TIZIO ..PASTA FOR BREAKFAST !?!?”.
PER ME ERA PRANZO PER LORO BREAKFAST.
ECCO L’ORIGINE DEL TITOLO DEL DISCO.
LE MIE COLAZIONI ADESSO LE FACCIO SOLO AL BAR CON BRIOCHE E CAFFè CORRETTO.
PERCHè NON HO Più QUELLA CASA CAUSA TERREMOTO E NON OSPITO PIù GRUPPI.
Ti sto facendo queste domande perché alcuni amici organizzano questo festival, il Prime Open air , in cui tu suonerai, e abbiamo pensato di fare qualche domanda ai musicisti. Tu sei uno degli inventori di Musica nelle Valli. I festival spesso stanno in piedi grazie al lavoro dei volontari e ogni tanto viene fuori che questi volontari dovrebbero essere pagati, che vengono sfruttati, così come i precari della cultura eccetera. Ma io, e non solo io insomma, credo che alcuni prestino il loro tempo perché è una specie di esigenza, non possono non farlo, e che non per forza vogliano essere pagati. Tu che ne dici?
A MUSICA NELLE VALLI NON è MAI STATO PAGATO NESSUNO.
NEGLI ULTIMI ANNI NEANCHE I GRUPPI CHE SUONANO, CHE SI ACCONTENTANO DEL RIMBORSO SPESE.
PER GLI ALTRI NON SO, DIPENDE DA CHE FESTIVAL è…
IL VOLONTARIO ALL’HANDMADE FESTIVAL LO FAREI, ALL’ INDIPENDENT DAYS NO E NON CI VADO MANCO.
IO MI FAREI ANCHE LA DOMANDA A PROPOSITO DEI COMPENSI DI CERTI GRUPPI.
FORSE è PER PAGARE QUELLI CHE I FESTIVAL “SFRUTTANO” I VOLONTARI.
CI VORREBBE UN PO’ DI BUON SENSO DA PARTE DI TUTTI E LE COSE ANDREBBERO MEGLIO.
ORGANIZZATORI, GRUPPI, PUBBLICO: IL CONCERTO è QUELLO, IL FESTIVAL è QUELLO.
E PER ME RIESCE QUANDO TUTTE LE PARTI SON CONTENTE.
Canzoni in silenzio è un progetto molto particolare che hai fatto con My Dear Killer. Me ne parli un po’?
È UN PROGETTO CHE HA CURATO VASCO VIVIANI DELL’ETICHETTA OLD BICYCLE REC.
A ME HA CHIESTO SE POTEVA ANDARE ED HO OVVIAMENTE DETTO SI.
MY DEAR KILLER MI PIACE E MI PIACEVA L’IDEA DI AVERE UN DISCO CON LUI.
SE POI QUESTO DISCO è UNA CASSETTA ANCORA MEGLIO.
È NATO DA UN CONCERTO COMUNE FATTO IN RIVA AL LAGO VICINO A VARESE.
Io ti ho fatto queste domande perché ti ho visto dal vivo e mi sei sembrato simpatico. Se ti sono sembrato antipatico, dimmelo pure, per dispetto puoi anche raccontarmi tutt’altro rispetto a quello che ti ho chiesto.
GRAZIE DEL SIMPATICO!
TU NON MI SEI RISULTATO ANTIPATICO, E TI RACCONTEREI TANT’ALTRO. NON PER DISPETTO MA PERCHè MI PIACE PARLARE E RACCONTARMI!…
MA NON HO TEMPO SORRY!!!
E adesso alziamo quelle chiappe pesanti che ci ritroviamo e andiamo al Prime Open Air.