NUMERO CINQUE #5: BOB CORN

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Candida Corsi

Ultima intervista, ultimo disegno. Non so di preciso perché ho fatto queste domande a Bob Corn, però mi piaceva l’idea di riuscire a parlare di un po’ di cose con lui e ho cercato di chiedergli quelle che nel momento in cui ho scritto l’intervista mi sembravano belle da chiedergli. Le domande sbagliate esistono, e anche le risposte, ma credo che ci siano poche possibilità che una risposta a una domanda sbagliata sia più sbagliata della domanda. Alcune domande a Bob Corn mi sa che le ho cioccate, ma lui ha sempre dato la risposta giusta, che non è giusta perché è meno sbagliata della domanda, è giusta perché è il risultato dell’avere le idee chiare e la capacità di dire bene le cose in poche parole. Questa volta il disegno è di Candida Corsi.

Ne avrai fatte mille di interviste, come ti trovi, sei a tuo agio? Se per caso non sei a tuo agio, io non lo sono del tutto (però mi piace eh), quindi ci facciamo compagnia. 
SONO A MIO AGIO SI QUANDO MI INTERVISTANO! MA CI FACCIAMO COMPAGNIA UGUALMENTE!

Hai mai mentito in un’intervista?
NO! PERCHè MAI DOVREI?

Sad Punk and Pasta for Breakfast è l’insieme di quattro parole che suonano bene insieme. Tre mi piacciono molto (sad, pasta, breakfast), una abbastanza (punk). Il disco è bellissimo, lo è sempre stato. La colazione e la pasta, quando succedono, hanno molte possibilità di diventare cose bellissime, insieme possono essere un po’ pesanti, ma va bene. La colazione può essere anche il momento in cui, se siamo da soli soprattutto, pensiamo alle cose tristi senza alzare lo sguardo dal piatto. Forse è quello il momento in cui uno ha la possibilità di essere più punk, cioè se stesso, contrapposto a chi vuole, libero di pensare quello che vuole. Mi interessa particolarmente il tempo (quando ce n’è, è molto bello) che si passa a fare colazione. Dopo quello che è successo negli ultimi due anni, mi riferisco al terremoto e alla tromba d’aria, come sono cambiate le tue colazioni?
SAD PUNK è COME MI PIACE-VA CHIAMARE LA MIA MUSICA.
VISTO CHE NON SO TANTO SUONARE E CHE LE CANZONI NON ERANO FELICISSIME.
ALL’ EPOCA OSPITAVO UN BOTTO DI E GRUPPI A CASA MIA QUANDO ORGANIZZAVO I CONCERTI. E TANTE VOLTE SI FACEVA COLAZIONE UN PO’ TARDI, VERSO MEZZOGIORNO.
E MI SON SENTITO DIRE UN’INFINITà DI VOLTE: “WOW TIZIO ..PASTA FOR BREAKFAST !?!?”.
PER ME ERA PRANZO PER LORO BREAKFAST.
ECCO L’ORIGINE DEL TITOLO DEL DISCO.
LE MIE COLAZIONI ADESSO LE FACCIO SOLO AL BAR CON BRIOCHE E CAFFè CORRETTO.
PERCHè NON HO Più QUELLA CASA CAUSA TERREMOTO E NON OSPITO PIù GRUPPI.

Ti sto facendo queste domande perché alcuni amici organizzano questo festival, il Prime Open air , in cui tu suonerai, e abbiamo pensato di fare qualche domanda ai musicisti. Tu sei uno degli inventori di Musica nelle Valli. I festival spesso stanno in piedi grazie al lavoro dei volontari e ogni tanto viene fuori che questi volontari dovrebbero essere pagati, che vengono sfruttati, così come i precari della cultura eccetera. Ma io, e non solo io insomma, credo che alcuni prestino il loro tempo perché è una specie di esigenza, non possono non farlo, e che non per forza vogliano essere pagati. Tu che ne dici?
A MUSICA NELLE VALLI NON è MAI STATO PAGATO NESSUNO.
NEGLI ULTIMI ANNI NEANCHE I GRUPPI CHE SUONANO, CHE SI ACCONTENTANO DEL RIMBORSO SPESE.
PER GLI ALTRI NON SO, DIPENDE DA CHE FESTIVAL è…
IL VOLONTARIO ALL’HANDMADE FESTIVAL LO FAREI, ALL’ INDIPENDENT DAYS NO E NON CI VADO MANCO.
IO MI FAREI ANCHE LA DOMANDA A PROPOSITO DEI COMPENSI DI CERTI GRUPPI.
FORSE è PER PAGARE QUELLI CHE I FESTIVAL “SFRUTTANO” I VOLONTARI.
CI VORREBBE UN PO’ DI BUON SENSO DA PARTE DI TUTTI E LE COSE ANDREBBERO MEGLIO.
ORGANIZZATORI, GRUPPI, PUBBLICO: IL CONCERTO è QUELLO, IL FESTIVAL è QUELLO.
E PER ME RIESCE QUANDO TUTTE LE PARTI SON CONTENTE.

Canzoni in silenzio è un progetto molto particolare che hai fatto con My Dear Killer. Me ne parli un po’?
È UN PROGETTO CHE HA CURATO VASCO VIVIANI DELL’ETICHETTA OLD BICYCLE REC.
A ME HA CHIESTO SE POTEVA ANDARE ED HO OVVIAMENTE DETTO SI.
MY DEAR KILLER MI PIACE E MI PIACEVA L’IDEA DI AVERE UN DISCO CON LUI.
SE POI QUESTO DISCO è UNA CASSETTA ANCORA MEGLIO.
È NATO DA UN CONCERTO COMUNE FATTO IN RIVA AL LAGO VICINO A VARESE.

Io ti ho fatto queste domande perché ti ho visto dal vivo e mi sei sembrato simpatico. Se ti sono sembrato antipatico, dimmelo pure, per dispetto puoi anche raccontarmi tutt’altro rispetto a quello che ti ho chiesto.
GRAZIE DEL SIMPATICO!
TU NON MI SEI RISULTATO ANTIPATICO, E TI RACCONTEREI TANT’ALTRO. NON PER DISPETTO MA PERCHè MI PIACE PARLARE E RACCONTARMI!…
MA NON HO TEMPO SORRY!!!

E adesso alziamo quelle chiappe pesanti che ci ritroviamo e andiamo al Prime Open Air.

USARE IL CRANIO #4: IL BUIO

 

Il Buio, disegno di Francesco Farabegoli

Francesco

Un gruppo di cui avrei voluto scrivere ma di cui non ho mai scritto è Il Buio. Qui (un po’) ho recuperato, con queste 4 battute scambiate con Francesco Cattelan. Il Buio l’ha disegnato un altro Francesco, quello di Bastonate.com.

Inno generazionale di noi sfigati l’ha scritta CASO ma voi la rifate, ed è un punto di partenza che mi piace. Quella canzone suona come una dichiarazione dell’attitudine scelta per la musica, quindi per la vita, cioè in qualche modo il basso profilo contro l’alto. Alcune volte questo atteggiamento sembra avere la forza di essere eterno, altre cade e viene sostituito da altri modi di vedere le cose che comunque, secondo me, rappresentano un’involuzione. Tu che pensi?
Più che basso profilo contro alto profilo penso che si dovrebbe parlare di onestà verso se stessi.
Finchè sei felice di quello che crei e suoni sei anche libero di scrivere una canzone in cui ci ridi sopra (come ha fatto CASO). Inno Generazionale di Noi Sfigati è una canzone che ci ricorda perchè facciamo quello che facciamo, non quello che avremmo potuto fare.

È passato più di un anno dall’uscita di L’Oceano quieto (Autunno Dischi, distro To Lose la Track e Audioglobe). Vorrei che il prossimo non fosse diverso, questo non significa che non mi auguro una crescita ma che penso che una crescita possa esserci anche proseguendo la stessa strada. Credi che evoluzione significhi per forza cambiamento?
Sono d’accordo, evoluzione non significa necessariamente cambiamento, l’importante è maturare, dare quel qualcosa in più che giustifichi il disco. C’è chi lo trova nel proprio habitat e chi invece cerca nuovi stimoli in altri ambienti sonori.
Noi ci troviamo esattamente nel momento in cui si decide che strada prendere, quindi non ti so dire da che parte andremo.

Nelle vostre canzoni è come se un tema ne apra altri cento, collegati al primo anche solo attraverso una parola. Dici le cose sempre cercando parole diverse rispetto a quelle più immediate. Questo mi fa pensare che dietro ci sia una bella ricerca di libertà espressiva ma anche a un modo preciso di scrivere, una regola da seguire. Hanno più importanza i concetti che vuoi esprimere o il flusso di pensiero che li esprime?
Inizio a risponderti dicendo in primis che ne Il Buio non c’è una sola mente che scrive tutto, la grossa parte delle idee e delle basi per i testi è partita da Andrea, altre sono arrivate da Alberto e altre ancora da me.
Non c’è una regola scritta per i nostri testi. L’unica cosa su cui siamo sempre stati attenti è non puntare il dito ed escluderci, come soggetti attivi, dai problemi trattati nei nostri pezzi. Per essere realisti e onesti bisogna essere autocritici, quindi noi siamo parte dei problemi che tocchiamo. Da qui deriva il nostro uso massiccio della prima persona plurale.
Per quanto riguarda il resto ogni canzone, pur essendo parte di un tutto (il disco o la storia che si racconta), va affrontata in modo diverso a seconda di ciò che si vuole trasmettere e ciò che si vuole nascondere, dei concetti, della storia, del ritmo, del suono, etc. Direi che si tratta di cercare sempre l’armonia tra tutto: musicalità, ritmo, significato, etc. A volte ci si riesce, a volte no. Anche qui non si finisce mai di crescere.

A volte sembra che a nessuno freghi niente se gli sta suonando un buonissimo gruppo davanti agli occhi. Alla fine, di fronte a queste situazioni, o anche parlando con alcuni amici che pure la musica l’ascoltano, forse mi sono reso conto che c’è un po’ di pregiudizio di fronte ai gruppi indipendenti italiani. Non ho le idee ben chiare sul motivo: secondo te è così? 
Non trovo che ci siano pregiudizi verso gli artisti indipendenti italiani, trovo che in Italia ci sia un forte calo di interesse verso la musica suonata. Ci sono comunque situazioni floride e partecipate per fortuna, il problema è che la curiosità è quasi azzerata, la gente va ai concerti perchè sa che ci vanno gli altri, la band passa in un secondo piano, la musica diventa il contorno.
Sarebbe comunque troppo facile ricondurre tutto ad una “colpa” dell’ascoltatore, in realtà un esame di coscienza devono farselo anche tutte quelle band che pur di risultare fruibili hanno messo la ricerca di un suono proprio in secondo piano. Stesso discorso per quanto riguarda i contenuti dei testi: nelle canzoni spesso non si comunica più niente, non c’è nessun messaggio critico, un’accozzaglia di banalità e luoghi comuni, questo “niente” è ciò che passa e viene recepito dai più come modello da seguire.
Quanto appena detto si nota anche nella vita di tutti i giorni, fuori dal mondo della musica, ma sarebbe un discorso troppo ampio.
L’unica cosa che posso dire è questa: se continua così, tra qualche anno in Italia l’unico a fare canzoni di protesta sociale sarà Ligabue.

[grazie Franceschi, domani c’è il Prime Open Air]

IL CRANIO IN DUE PARTI #3: GIRLESS & THE ORPHAN

 

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Rosario Fontanella

Il disegno di Rosario* nella tavola successiva potrebbe anche decidere di tagliarsi il cranio in due parti, lobi frontale e parietale di qua, occipitale e temporale di là, e dopo aver capito che contengono cose differenti, opposte, tenerle separate, perché così funzionano meglio. I Girless & The Orphan hanno pubblicato da poco il nuovo disco, che è diviso in due parti, e ho pensato che forse è stato un po’ come aprirsi la testa e guardarci dentro per capire cosa appartiene al passato e cosa un po’ più al presente. La prima parte la suonano al Prime Open Air 4, la seconda deve ancora uscire.

Io ho già scritto cosa penso del vostro nuovo disco, The Circle And the Barrel Part 1. Quindi adesso ne parli tu, e come editore illuminato ti lascio tutta la libertà di dire tutto quello che vuoi.
Tu hai scritto e ci è piaciuto quello che hai scritto. Non so cosa potrei aggiungere. So che questo disco è abbastanza diverso da quello precedente (quello col titolo mega lungo che chissà come mi è venuto in mente) anche se ad un ascolto esterno potrebbe non sembrare. È abbastanza diverso negli intenti e nel modo. Abbiamo deciso di fare tutto con molta più urgenza e meno arrangiamenti. È tutto molto più istintivo. Non credi? Forse non si nota. Però è stato così. Probabilmente col vecchio disco volevamo finalmente fare le cose seriamente, non ci siamo riusciti, o per lo meno non ci è piaciuto il risultato. Se ti prendi troppo seriamente è lì che cominci a pisciare fuori dal vaso. Quindi registrazioni veloci, testi semplici, arrangiamenti scarni. Volevamo fare quel disco che ci sarebbe piaciuto ascoltare quando avevamo 16 anni. La seconda parte lo sarà ancora di più.

Non avevo notato che è più istintivo, anche del primo disco mi piace la spontaneità (quindi non ho capito niente) e la tensione che si crea ad ascoltare le canzoni. E credo che in qualche modo la tensione, cioè l’impellenza che i pezzi hanno di farsi sentire, il modo in cui corrono dall’inizio alla fine, sia una specie di spontaneità, quasi il risultato di uno scrivere di getto. E questo, appunto, secondo me vale sia per il primo che per il secondo disco. The Circle And the Barrel Part 1 ha almeno una cosa in più: le canzoni sono tutte più belle, da un tuo punto di vista è il risultato di una pulizia fatta sugli arrangiamenti, per me è il risultato del fatto che c’è qualcosa in più, che in Ntbwaeeby non c’era: i pezzi hanno una forza maggiore. Forse però stiamo dicendo la stessa cosa… Che ne pensi?
Innanzitutto grazie. E si, anche secondo me le canzoni nuove son migliori. Però vorrei spiegarmi meglio, che nella risposta prima sembra che non voglia rendergli giustizia: Ntwaeeby a me piace, è un buon disco e ha due-tre pezzi che secondo me sono tra i migliori che abbiamo mai scritto. Ed è chiaro che la spontaneità si senta. Si deve sentire, perchè in effetti anche quelle erano canzoni che avevano un messaggio urgente. Penso a Mein Vatikampf, per dirne una. Però l’approccio per l’ultimo disco è stato diverso: ricordo che per Ntwaeeby passavamo pomeriggi interi a pensare a cosa mettere lì, cosa mettere là, come arrangiare, che ritmo inserire, ecc ecc. C’erano molti strumenti, suoni troppo diversi da amalgamare. Alla fine ti fai prendere la mano e rischi di fare un gran casotto. Invece per questo disco è stato tutto più rapido, abbiamo volutamente evitato l’abbondanza. Siamo entrati in studio tutti consapevoli di cosa volevamo e quasi sempre quando qualcuno proponeva un’idea era buona alla prima. Quindi forse, si, anche per tutto questo, le canzoni sono più belle. Almeno per noi. La spontaneità è più negli intenti forse, per questo tu non hai notato una differenza sostanziale da ascoltatore. Ma ti ringrazio perchè sei un bellissimo ascoltatore.

La seconda parte del disco non è ancora finita e la prima è già uscita. Interviene in questo caso necessariamente una riflessione sul tempo. Quanto della Part 2 è stato pensato mentre stavate facendo la Part 1 e quanto invece non c’entra niente? Completandolo in un arco di tempo più lungo, fare un disco e dividerlo in due uscite ti dà una prospettiva più ampia sulla musica che ci metterai dentro (soprattutto sulla seconda parte che è privilegiata perché ha più tempo per crescere e cambiare)? Mmm… Il mio discorso ha un senso oppure no?
Il tuo discorso ha un senso. Purtroppo in realtà nel nostro caso è andata un po’ diversamente. In realtà entrambi i dischi, seppur in fase embrionale, erano già pronti in inverno. Addirittura, reggiti forte, il primo dei due che avevamo inizialmente pensato di fare uscire era quello che adesso è diventato la seconda parte. Non ricordo perchè, penso abbia deciso qualcuno della Stop. Inoltre le due parti sono nettamente diverse, ed è anche per questo che abbiamo deciso di dividerle. Di sicuro ti dà un’idea su quello che devi o non devi fare per promuoverlo. Per questo disco la pubblicità è ridotta all’osso, persino noi non lo abbiamo fatto girare più di tanto. Ci piace questa cosa, è una libertà che non tutti possono permettersi. La sovraesposizione è un cancro e noi ci teniamo alla salute.

Vorrei che mi dicessi qualcosa sui suoni del nuovo disco, che rispetto al precedente sono stati registrati e prodotti molto meglio. Avete fatto tutto allo Stop Studio di Rimini, com’è andata?
Tutto lì, come sempre. È andata come sempre benone, lì è come stare in famiglia, le registrazioni sono dilatatissime nel tempo, si fa tutto con calma, si ragiona sempre tutti insieme ed è forse il modo migliore per creare una canzone. Poi sì, sono migliorati tantissimo i suoni perchè siamo tutti, incredibilmente, migliorati. I ragazzi sono ottimi sia dal punto di vista della registrazione e della produzione, che poi son le due cose che un po’ mi mancano, che proprio non ci capisco una fava. E poi è l’unico studio che ci permette di pagare in mega ritardo, quindi per noi è ottimo.

Facebook potrebbe essere un buon modo per spammare musica. Che tipo di rapporto avete con i social network? Facebook lo usate relativamente poco perché non vi viene di farlo o per scelta?Come ho già detto prima, odio la sovraesposizione. Odierei la mia band se la vedessi sulla home di facebook tutto il giorno. Una volta di sicuro lo usavamo di più, poi col tempo abbiamo capito alcune cose. Credo faccia parte del percorso di una band il capire come usare al meglio i mezzi di informazione. Non fraintendermi, io vado su facebook giornalmente e molti canali della band passano tramite esso. Ma non mi interessa di far sapere alla gente qualcosa riguardo alla mia band più volte al giorno. È un po’ come cominciare a spammare ogni giorno il tuo prossimo disco che esce fra 5 mesi. A qualcuno potrà interessare, ma è davvero così che vuoi che la tua band venga conosciuta? Per sfinimento? Hai presente quelli che dicono “eh ma è solo un modo affinchè la mia musica arrivi a più gente possibile” quando devono giustificarsi per aver venduto il culo? Cazzate. La gente che hai è quella che ti meriti. Potrà aumentare progressivamente, ma i fan che hai comportandoti coerentemente sono quelli che ti meriti. Il resto è fuffa. Se apri per Ligabue certi discorsi poi non li puoi più fare. Se paghi un ufficio stampa per avere 30 recensioni in più idem. Se sponsorizzi la tua pagina in un giorno avrai 100 like in più. E allora? A sto punto paga direttamente per gonfiare i dati di vendite e scala le classifiche. C’è chi lo fa.

* l’illustrazione è ispirata a A Nice Guy, che è proprio dentro The Circle And the Barrel Part 1.

(Tommy grazie)