Merchandise, Hana-Bi 30/8/2013

Merchandise live Hana-Bi

Merchandise, da Tampa, Florida. Avevo sentito sul tubo i pezzi più aggressivi, i primi due che hanno fatto, sono andato perchè ero preso bene. Arrivo là, e hanno tutti la banana. Non conoscevo e non conoscerò gli album. Tre dischi. Uno senza pretese che ha avuto successo, uno che ha fatto successo così così, il terzo che è uno dei migliori del 2013 secondo il NME. Ve lo dico io sono state le dichiarate radici punk rock a fregarmi. Mai fidarsi di quello che scrivono i giornalisti pagati. Il batterista è Dave Grohl che suona con i National. Tra un pò lascia la band. A volte fa troppe cose in una volta, non perde il tempo ma la battuta, ed è costretto a recuperarla in extremis. Il chitarrista è così agitato che non riesce a non far tremare una nota. Eccede leggermente in assoli e fa perdere agli altri quel poco che hanno guadagnato in potenza e ritmo. Il cantante, gran capello, è il sosia di Gary Barlow. Intonato, nella media dei vocioni. Lui ha 20 anni e dopo tre quarti d’ora di concerto tira fuori la lingua: in Florida non li fanno robusti, a parte Dexter. Il bassista è sosia di molte persone, no offence. Forse il migliore, quello che suona e basta. Questo significava il concetto di migliore ieri sera. Dal vivo i Merchandise si guadagnano un posto d’onore nell’olimpo dei gruppi medi che fanno della mediocrità una caratteristica forte per la quale si spera di piacere. Tra i peggiori U2 e gli Interpol più da maledire. E ci infilerei pure The Smiths, anche se della classe di Morrissey qui non ce n’è l’ombra. Ma si, e anche i Muse. La prossima volta che voglio andare a vedere i Merchandise fatemi male sotto i piedi.

L’utilità del Secret Show (Garrett Klahn/The Clever Square)

Garrett Klahn, 12/8/2013

Come è noto, quando andiamo ai concerti individuiamo spesso/sempre una/due/tre brutte persone che si pongono d’intralcio tra noi e la felicità. Lo fanno tramite un’altezza costituzionalmente inaccettabile o un comportamento inadeguato, armi che utilizzano per ottenere il loro scopo, dalle quali voglio escludere l’ascella e l’alito importanti perchè spesso anch’io e perchè talvolta non è possibile governarli.
La soluzione del problema è il Secret Show.
Il bello del Secret Show non è che c’è poca gente (ce ne può essere più o meno molta) ma che quasi tutti conoscono quasi tutti e quelli che non conoscono alcuni hanno amici presenti che conoscono quegli alcuni. Qualsiasi cosa dici o fai ti si verrà a sapere, quindi, per pudore, nessuno si comporta da rompicoglioni. Primo problema risolto.
Essere impossibilitati a dribblare il secondo problema, l’altezza, significa essere molto sfortunati. Se ci troviamo in una stanza molto piccola possiamo dirci spacciati, ma le probabilità che questo succeda sono un pò ma non troppe. Cosa più importante, il numero ridotto di persone presenti rispetto a un concerto aperto a tutti riduce le probabilità che ci siano molte persone altissime. Quindi, si può affermare che a un Secret Show sei al sicuro due volte su tre.

Per mettere in piedi un Secret Show servono quattro ordini di cose più o meno semplici:
1. cibo e alcolici;
2. gli amici con le bazze, a meno che non le abbia tu;
3. la disponibilità dei presenti a fare la colletta per pagare l’artista, disponibilità che deve essere anche di quei presenti ai quali dell’artista non gliene potrebbe fregare meno;
4. un luogo adatto (una casa, un garage, un cortile isolato, una stamberga).

A meno che tu non sia il figlio illegittimo di Julian Casablanca, il Secret Show capita poche volte nella vita. Quindi, quando succede, bisogna saltar su, sennò te ne pentirai per sempre, e comunque rimarrà scritto negli annali che non c’eri. Se non sei il figlio illegittimo di Julian Casablanca è meglio, così l’evento diventa unico, o almeno raro. L’emozione, direttamente proporzionale all’importanza che ha per te l’artista presente, completa il pacchetto dell’evento indimenticabile, quale il Secret Show è per definizione: uno spettacolo (nel caso specifico, un concerto) organizzato per alcune persone spargendo la voce tramite mail, posta pneumatica o piccione viaggiatore, o comunque tramite un mezzo che faccia arrivare il messaggio direttamente a invitati più o meno predefiniti, senza pericolo deflagrazione. Alcune volte la deflagrazione avviene (per l’inevitabile entusiasmo che si crea), ma nel limite dell’accettabile, se il padrone della stamberga e/o gli organizzatori mantengono il polso della situazione per tutta la fase di divulgazione.

12 agosto 2013, Secret Show di Garrett Klahn (già Texas Is The Reason) e di metà The Clever Square, tutti e due in acustico. Di questo si parla.
Breve parentesi sui TITR, uno dei gruppi migliori o IL gruppo migliore della masnada emo della seconda metà anni ’90, che, come tutti i gruppi migliori, hanno fatto un solo disco in studio (o veramente poco altro, non definibile album) poi si sono sciolti. A proposito di quel disco, Do You Know Who You Are?, io ho in dotazione il cd e questo non mi ha permesso la sera del 12/8 di vincere il premio “The King”, consegnato da Klahn in persona e attribuito a un’altra persona che possiede una copia in vinile, masticata e ingiallita. Giustissimo. Ma mi concedo lo stesso l’autoimbirimento: l’ho fatto autografare come si sarebbe fatto con Alessandra Amoroso. La prova inconfutabile che c’ero.

do you know who you are? autografato

Venni a conoscenza di Do You Know Who You Are? perchè un mio amico mi prestò il vinile. Non riuscii a rubarglielo. Però il mio amico mi permise di tenerlo a lungo, insieme a cose di Jimmy Eat World, Sunny Day Real Estate e giù di lì. Alla fine del prestito comprai, appunto, i cd. Oggi quel mio amico è emigrato, io gli mando i messaggi su facebook e lui non risponde, pur aggiornando di continuo il proprio stato.

The Clever Square, secret show 12/8/13

The Clever Square mi piacciono tantissimo. Spesso li si paragona ai Sebadoh, cosa sacrosanta e giusta, ma è decisamente meglio accostarli ad altro. Piuttosto ricordano Syd Barrett da solo, i Pavement di Slanted and Enchanted, la cosa migliore in assoluto che i Pavement abbiano mai fatto, e i Neutral Milk Hotel di On Avery Island (Song Against Sex, You’ve Passed e Someone Is Waiting). Il 12 agosto con una chitarra, un basso e una voce, The Clever Square hanno fatto in tutto una manciata di canzoni tra le quali February Is A Lie e io potevo anche andarmene felice. Dal vivo al completo hanno un’amalgama potente; dal vivo a metà sono del tutto a loro agio sugli strumenti. Sempre senza troppe parole e dritti sull’obiettivo: fare la prossima canzone.
Il loro EP Ask the Oracle (Flying Kids Records) è uscito in aprile e pare che dobbiamo aspettarci l’uscita di un disco nuovo. Bene. Nel frattempo se capita li vediamo volentieri dodici o tredici volte dal vivo. Su Ask the Oracle (che naturalmente si scarica qui a offerta libera) ho già scritto cose più o meno condivisibili qui.

Garrett Klahn è un timidone che di fronte a un pubblico ristretto incrocia di continuo i piedi, muove senza sosta il culo sulla sedia per trovare la posizione giusta e sistema in modi non definitivi la scaletta che il vento insiste a spostare. C’è molto di poetico in tutto questo, quasi da far schifo. Ci sono i ricordi, che tornano lentamente nei giorni precedenti al concerto, poi tutti insieme, durante. Sono ricordi abbastanza lontani ma sicuramente nitidi. Una sera d’estate ero con un amico sul tetto di una casa in costruzione e battevo il piede su un coppo canticchiandomi I guess you never really tried e secondo me la canticchiava anche il mio amico. Niente di gay, anche se può sembrarlo. Non penso che quella frase c’entrasse niente con quello di cui stavamo parlando, ma era lì. E questo è solo un esempio di ricordo.
Ecco cos’ha fatto Klahn. Non l’intero album, che sarebbe stata cosa meccanica ma niente male, ma alcuni pezzi scelti. Gli altri, a detta di Klahn, fanno schifo senza la band. E in mezzo ci ha ha infilato cover a caso, tra cui una degli Smiths di cui (impalatemi nei commenti) non ricordo il titolo e The Golden Age di Beck.
Le canzoni dei Texas Is The Reason in acustico vengono fuori con un taglio meno pungente e più controllato, e mi piace il pensiero che l’autore di quei pezzi li abbia fatti evolvere ma non troppo, un pò per forza un pò perchè lo voleva un pò perchè è venuta così. Almeno, immagino.

Bella la location, greve, rustica e bucolica come il nostro spirito. Grazie a chi ha organizzato, a chi possiede quelle mura @TheFarm, a chi ha cucinato, a chi ha suonato. Sono stati momenti di bella estate. A fine serata si è parlato di possibili Secret Show di Tricky e Bob Dylan, l’anno prossimo, sempre lì. Intanto, penso di aver capito una volta per tutte che la h di Klahn si mette come penultima lettera, prima della n.

Colapesce al Sammaurock

Colapesce live

Il 4 luglio a vedere Colapesce dal vivo al Sammaurock ci sono capitato perchè volevo vedere Colapesce dal vivo. Sapevo che sarebbe stato un concerto acustico, chitarra e voce, senza la band, ma comunque sarebbe stato Colapesce.
Queste prime tre righe ingannano, forse, perchè l’attesa non era Dai quando suona Colapesce a San Mauro che lo voglio vedere assolutamente il disco mi piace un casino. L’attesa era Vediamo Colapesce il disco non mi piace ma è gratis e vediamo cosa fa dal vivo dal momento che tutti ne parlano.
Nessun pregiudizio, quindi.
C’è stato un problema durante il concerto, non il più grande, ma comunque un problema. La mancanza totale di autoironia e di simpatia non ha permesso a Colapesce di cavarsela sufficientemente bene di fronte a un pubblico decimato dopo i set decisamente più popolosi di m+a e Talk To Me. A Sammaurock ci sono molte famiglie che se ne vanno a letto presto, ma quello di Colapesce è un concerto per famiglie, che avrebbero potuto anche rimanere ma non l’hanno fatto.
Il problema più grande però è che mi pare, ancora di più dal vivo che non sul disco, che Colapesce si ispiri a Battiato nella voce flebile e sottile e a volte nei testi (alcuni lo hanno già eletto suo erede), ma lo appiattisca su una formula sempre uguale e ripetuta, sempre sullo stesso livello di non-grinta.

Un meraviglioso declino (l’album, per 42 Records) è registrato con la band ma il risultato finale non è diverso e non dà motivi per riascoltarlo. È tutto molto uguale a se stesso, tutto molto concentrato su se stesso e su quello che starà per dire Colapesce. Non ho trovato, ecco, una vera apertura alle cose di cui si parla. I testi non hanno la capacità di essere quello che dovrebbero: si canta di amore e di cose ma non c’è mai la sensazione di aver ascoltato qualcosa che ha colpito nel segno, unica eccezione (forse) Restiamo in casa. Apprezzo lo sforzo di voler creare immagini efficaci. Ma spesso le immagini e le situazioni descritte si perdono nella volontà di dare loro una connotazione poetica da poeta contemporaneo (l’inizio di La distruzione di un amore). Colapesce va bene un pò per tutti perchè non spinge fino in fondo su nessun tasto, non calca la mano su niente, non tenta di far male in qualche modo.
In realtà, c’è Bogotà che contiene una frase che avrebbe potuto rappresentare la svolta verso le frasi utili: “Io la notte ancora sto sveglio/ a pensare al tempo che ho perso/ e ne accumulo altro”. Ma la ripete troppe volte e la uccide.

Tornando al live, Colapesce a un certo punto ha apostrofato il pubblico ormai assuefatto dal sonno dicendo seriamente una cosa che è stata più o meno questa: “Per gli applausi siete peggio che a Catania”, offendendo non solo il pubblico presente, suscettibile, che a quel punto è diminuito vergognosamente, ma anche i catanesi. Il non applauso è spontaneo se non ti piace una cosa. Non c’è una regola universalmente valida che suggerisce di applaudire sempre ai concerti. E non è neanche universalmente vero che Colapesce debba piacere. Ma lui non lo sa. E quando poi capisce che non tutti sapevamo le parole di una cover di Battiato (mi pare Summer On A Solitary Beach) ci manda a cagare. Ha un senso dell’umorismo che non comprendo. Non conosciamo a memoria le canzoni di Battiato e siamo degli stronzi.
Se penso a qualcosa che mi piace di suo, penso a Gli anni, la cover degli 883, il resto è voler essere cantautore per potersi lamentare e poter rendere persona banale chi ascolta con testi più intelligenti della nostra vita. È sbagliato, è tutto sbagliato. In Italia ci sono cantautori giovani migliori di così.