Boia de singuléri, eran tre giorni che pensavo a come iniziare un articolaccio sulla To Lose La Track Night di sabato scorso al TPO di Bologna con, in ordine di apparizione sul palco, Disquieted By, Chambers e Gazebo Penguins. Ma no, il cervello mio rispondeva solo vuoto spinto – niente di così strano in effetti. Poi, oggi, mangiavo abbattuto una merendina triste di fronte a un distributore silenzioso e sono all’improvviso tornato raggiante, perchè ho visto la luce. La inizio in ginocchio la recensione, ho pensato, la inizio in ginocchio per dire grazie iddio che ci mandi in terra ancora concerti come questi. L’atmosfera era bruciante, i climax non è stato uno, ma svariati. Ne cito solo alcuni, non per fare un elenco o una classifica, che non saprei proprio, ma per imbirirmi un pò: Argentina Mon Amour dei Disquieted By, o anche quando David (the voice) ha battezzato il pubblico con l’acqua minerale; Chiuso per fiere dei Chambers, oppure ogni volta che il bassista si metteva in piedi in cima al palco e faceva arrivare la sua ombra lunga fino al bar in fondo in fondo dall’altra parte del TPO; Ci mancherà dei Gazebo Penguins o anche tutte le volte che il batterista alzava il tiro e menava da paura con una faccia come dire alla prossima spacco ancor di più il sedere. Poi, devo ammettere, un pò facile come scelta, ma devo dirlo, anche quando i Gazebo Penguins hanno suonato Senza di te, cioè questo preciso momento che segue:
Mi piace il modo in cui hanno sistemato i microfoni per cantare, i Gazebo Penguins, e lo hanno fatto altre volte, in altre occasioni. Ora, dopo una marea di concerti nell’ultimo anno, si fermano (dal vivo) e speriamo di rivederli il prima possibile, con un disco nuovo. Live i Gazebo Penguins hanno un’energia formidabile, sono tre formiche laboriosissime. I due frontmen (!!!) hanno un’intesa magica. Magica, si, magica, ok?! Con le foto, partiamo dalla fine, cioè proprio da loro, visto che ci siamo.
I Chambers dal vivo fanno un suono saturo, come si dice, pieno come un uovo. Su disco sudano. Anche al TPO hanno sudato, suonando fino alla fine delle forze. Quelle chitarre che ronzano e si impastano con il basso punk e la batteria che sputa schegge (e le facce impagabili del batterista) sono roba forte. Il cantante è una specie di caverna da cui esce un’eco continua, lontana, che si intensifica quando vuole inchiodarti le orecchie. E quando si ferma, è perchè ti aspetta al varco, si condola un pò, ma ti aspetta lì. Una sensazione che si avverte anche dal disco, ma dal vivo l’effetto è triplicato. Beccatevi le foto.
Capitolo Disquieted By. È necessario bullarsi all’infinito di essere stati al TPO sabato 20. Ed è necessario bullarsi di aver sentito la potenza dei Disquieted By: questa è musica quadrata, coi fiocchi. È stato lui, David, con il Battesimo dei pargoli sotto al palco, a farmi venire voglia di mettermi in ginocchio di fronte a iddio. Passaggi perfetti, dinamiche divertenti (quelle sul palco) e una botta esplosiva, ed esclusiva, quella che usciva dalle casse. Ogni strumento apriva un divario notevole tra quello che deve essere (ed era) e quello che non deve essere. Che cosa vuol dire non lo so bene, ma rende l’idea della grandezza dei Disquieted By.
Se avete voglia leggetevi le recensioni degli ultimi album: Finalmente la rivincita sul tagadà, l’album dei Disquieted By; Chambers, La mano sinistra del demanio; La Legna brucia, i Gazebo Penguins suonano. Ora, come si fa ogni volta che si assiste a uno spettacolo di questo tipo, da paura, viviamo di ricordi. Fino alla prossima volta.
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