Threelakes And The Flatland Eagles, l’intervista (sempre aspettando Prime Open Air III)

Threelakes and the Flatland Eagles

Threelakes è Luca Righi e l’ultimo ep tre pezzi Uncle T l’ha registrato con i The Flatland Eagles. Tutti insieme suoneranno il 31 luglio a Fusignano (Ravenna) al Prime Open Air Festival. Ecco la mini-intervista a Luca. Andiamo.

Uncle T ha un respiro grandissimo. Già solo il primo accordo di The Accordion Player è immenso, come poco dopo l’ingresso della batteria. Il terzo pezzo è The Summer I Was Born. Mi parli un po’ di queste due canzoni? Così, a ruota libera.
Liberiamo la ruota libera. The Accordion Player parla fondamentalmente della vita di mio nonno. Per farlo son partito da Sant’Anna Pelago, il paesino dell’appennino modenese di cui è originario. In poche parole durante la seconda guerra mondiale i tedeschi trovarono una radio in casa sua (che utilizzava per ascoltare la musica) e credendo venisse utilizzata per informare i partigiani decisero bene di bruciargli la casa. A questo punto lui riesce a scappare tirandosi dietro la fisarmonica con la quale va a suonare lo swing per gli americani al di là della linea gotica. Qui conosce mia nonna e da lì ha origine la storia della mia famiglia materna. Questa introduzione epica serve per far capire di cosa parla veramente la canzone. Mio nonno ha passato la sua vita a fare lo spazzino di giorno e il musicista di notte. Il testo di The Accordion Player parla della sua giornata e dei suoi pensieri in una giornata tipo. “Brown suits in the sunrise, they start to work” è la partenza. Nelle loro divise marroni iniziano a lavorare….

The Summer I Was Born è molto più semplice. È una descrizione accurata dei primi ricordi sensoriali che un bambino ha. Anche qui la scrittura è partita da uno stimolo esterno. Stavamo ospitando a casa nostra due gruppi americani, Ancient Sky e Little Gold. Mentre tutti eran fuori a visitare la città Chris (leader del progetto Little Gold) stava in casa a scrivere canzoni. Io stavo iniziando a comporre le prime robe per Threelakes e mi chiedevo come faceva a scrivere senza cercare l’ispirazione fuori, nel mondo reale. La domanda si fece così pesante nella mia testa che glielo chiesi e lui mi rispose: “I’m tripping with my mind and I’m writing about my past”. Ecco. The Summer I Was Born.

Ho visto su YouTube un video di un concerto in acustico in cui hai una maglietta dei Minor Threat. Anche dal punto di vista musicale ma non solo: oggi quanto sei lontano dall’hardcore, anni luce, neanche più di tanto o proprio per niente?
Bè, l’hardcore è stato una parte molto importante della mia formazione musicale e tutt’ora quello che mi ha insegnato me lo tengo stretto. Diciamo che la parte che mi ha sempre affascinato di questo movimento, oltre alla musica, è l’attitudine DIY. Mi ha insegnato a impacchettare dischi, a distribuirli, mi ha allenato alla ricerca di un certo senso estetico a suo modo raffinato e mi ha messo nella condizione di scegliere. Il conflitto più grande della mia vita l’ho avuto nei confronti del posto in cui sono nato. L’hardcore mi ha messo l’energia nelle gambe per uscirne. Non è una cosa da poco per un movimento nato dalla musica.

Sul tuo bandcamp la presentazione di Uncle T fa riferimento a una persona che si dedica all’educazione dei bambini alla musica bella. Di cosa si tratta? Se vuoi, e se non è una cosa troppo personale.
Quella persona è mio zio Tiziano! Da lì Uncle T! Anche sulla copertina c’è lui in una foto che gli feci nel 2010. È stato lui a farmi ascoltare i primi dischi di Bob Dylan e di Bruce Springsteen. Io delle volte lo trovavo in camera al buio che ascoltava i dischi quando tornava dal lavoro e stavo lì anche io ad ascoltare questi suoni di cui non capivo nulla. Credo di averci messo una ventina d’anni per digerirli. Grazie Uncle T!

Ndr
Ascoltati Uncle T e Four Days ep (2011): threelakes.bandcamp.com. Oltre a questa intervista ci sono anche quelle a Caso e agli Albedo. E ce ne saranno altre, waiting for Prime Open Air III.

Prime Open Air (Festival) – 31 luglio 2013, Parco Primieri a Fusignano

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In barba a quelli (Marinella Venegoni sulla Stampa del 15 giugno in “2013, non ci sono più le mezze rockstar”, titolo proverbiale) che scrivono che i festival medi, medio-piccoli, piccoli sono stati abbattuti dai colpi della crisi, Neuronifanzine è diventata amica con quelli che organizzano il Prime Open Air al Parco Primieri di Fusignano, che sono poi quelli del Brainstorm.
Qualcosa è successo, qualcuno è caduto, ma liquidare i festival piccoli-medi-medio piccoli scrivendo che non ci va nessuno perchè i giovani cercano l’headliner mi sembra sinceramente esagerato. Bisogna poi stabilire cosa s’intende con le unità di misura grande, medio, piccolo. Non so di preciso con quali crismi vengano assegnate le categorie, ma posso sforzarmi e in fondo capire il loro significato. Dire che i Festival (di qualsiasi centrimetraggio) sono in crisi perchè i giovani preferiscono andare al mare, in montagna, tra i laghi (Roberto De Luca, boss di Live Nation dixit) mi pare altrettanto eccessivo. Sono pronto a testimoniare in favore di serate affollate per festival medio-piccoli-piccolini, no di sicuro grandi. Che poi, sarà pur tutto relativo: magari un festival dove per ultimi suonano Il Teatro degli Orrori sarà più grande di un festival dove per ultimi suonano i Wild Bunch, ma sarà più piccolo di un festival con i cazzo di Depeche Mode. Sono pronto a testimoniare anche di conoscere persone che una sera sono andati al Suona Bene a Roma e la sera dopo sono andati al SoloMacello a Segrate. Il pubblico gira, si muove, ringiovanisce ogni mese di più, arrivando talvolta ad avere età improponibili come 5 o 6 anni se il tempo meteorologico lo permette, e molti arrivano a fine settembre che hanno la caviglia color avorio dal gran che non sono andati al mare.
Bisogna capire dove stà il vero problema. Il vero problema stà nei soldi che mancano, no negli headliner. Nonostante questo, si riesce a fare ancora qualcosa. Spesso i festival piccoli (o medi) si propongono con un ingresso libero o comunque più che accettabilissimo (Indie Rocket Festival, per esempio, tre giorni 7 euro) e stanno in piedi perchè le persone lavorano gratis o quasi.
Scrivere “poverini” dei festival è come aumentare le loro difficoltà, che pure ci sono. Così la gente crea un pensiero comune, si diffonde che ormai la musica “piccola” fatica a esistere e la si penalizza. Per fortuna che ci sono anche quelli che pensano in autonomia e che sono molte le vie per le quali passano le informazioni sui festival piccoli piccolissimi medi. Se hai voglia di trovarle le trovi, perchè c’è gente che ci lavora su.
Per esempio, il Prime Open Air (31 luglio 2013, Parco Primieri a Fusignano in provincia di Ravenna) è alla terza edizione e sta benissimo.
Allora, i nomi li voglio snocciolare subito. Suonano gli Albedo, Caso, i Minnie’s, Threelakes e c’è il dj set di Lorenzo Nada. E ci sono diversi buoni motivi per andare al Prime Open Air:
1. è sull’erba, non sul cemento;
2. il centro di Fusignano è molto bello, se volete potete visitarlo, ci vogliono tre minuti netti;
3. il dj set di Lorenzo Nada;
4. gli Albedo;
5. Caso;
6. i Minnie’s;
7. Threelakes;
8. è un festival, dove ci sono 5 gruppi che suonano, tutti molto diversi l’altro dall’uno, all’insegna della varietà: puoi pogare, poi subito dopo ciondolare e l’attimo dopo ancora ballare;
9. non c’è un headliner, certo ci sarà qualcuno che suona per ultimo, ma non è l’headliner (i nomi sono scritti tutti grandi uguali e questa è una bella proposta);
10. intorno c’è il mare e la montagna, c’è tutta la Romagna, ma durante i concerti è bello stare al parco;
11. il fonico è bravissimo;
12. c’è il bar dove puoi bere, e mangiare la piadina romagnola;
13. si ascolta musica di qualità;
14. sarà caldo e sarà bello sudare;
15. è il 31 luglio, sarai quasi in ferie;
16. si entra gratis;
17. vè che bella locandina che t’hanno fatto;
18. l’alternativa è andare a vedere Robbie Williams a San Siro; ai concerti di Robbie Williams fanno le risse; Robbie Williams non sa cantare dal vivo e, anche se fosse stato dotato come Elvis, a San Siro non avresti visto che un puntino lontano;
19. al Parco Primieri invece i gruppi li vedi da vicino.

Threelakes è il cantautore italiano che canta in inglese migliore che ci sia in circolazione. Se vi fate un giro su YouTube trovate diverse cose sue, da solo e con the Flatland Eagles, e capite quanto sarebbe bello vederlo dal vivo. In un video, che vi invito a trovare, Threelakes ha la maglia dei Minor Threat. La sua musica non c’entra niente con i Minor Threat, e questo è un motivo in più per ascoltare o scaricare pagando quanto volete l’ultimo tre pezzi Uncle T (2013, con the Flatland Eagles) oppure l’ep precedente Four Days (6×6 Records, 2011). Eppure la maglietta è un motivo in più per ascoltare Threelakes, che anche solo con una chitarra e la voce è capace riscaldare lo spazio più freddo e sconfinato, proprio come i Minor Threat mi scaldavano i muscoli che non avevo, che non ho. Il Parco Primieri è grande, vedrete che sarà bello. Lui è un grande performer. Con the Flatland Eagles è anche meglio. Nel video sotto, insieme possono essere come i Giardini di Mirò e Mojave3, ma non sempre, non sono così prevedibili da essere sempre ricollegabili a questi due nomi, riferimenti che mi sono venuti in mente dopo una giornata di pensate, preoccupato di dire una cosa sensata.

Di quei diavoli dei Minnie’s e del loro ultimo Ortografia (2013, To Lose La Track, Fallo Dischi e Neat is Murder) ho già detto e non nascondo di essere un fan. E come tutti i migliori fan, mi aspetto che dal vivo, nello specifico al Prime Open Air, facciano tutte le mie canzoni preferite, senza cazzi, sennò poi sono capace anche di mettere il muso, e cioè Sei te, Daccapo, OrtografiaÈ la quotidianità. Rileggo la recensione di febbraio perchè non è che poi me la ricordo così bene e vedo che non cambierei una virgola, a parte l’apertura su Sanremo che ho scritto un pò sull’onda dell’entusiasmo della settimana sanremese ma che avrei potuto anche risparmiarmi. Nel frattempo l’inverno è finito, i Minnie’s hanno fatto diversi concerti, io non sono mai riuscito a vederli e il Prime Open Air è l’occasione. Naturalmente: acquisto o free download.

La domenica mattina è il momento ideale per ascoltare La linea che sta al centro (2013, To Lose La Track) di Caso, provateci, magari in cuffia. Il genere è folk acustico chitarra e voce (quasi sempre), i testi sono estremamente intelligenti, la voce di Caso è pulita come il vetro di una sala parto, la e aperta e la r veneta (a volte, non sempre, e infatti questa non l’ho capita del tutto) segna in maniera personale le melodie vocali.
“Da quando ho imparato a ridere dei guai/son diventati sempre più frequenti” (Un anno terribile) è il distico del momento.
La linea che sta al centro è un disco che parla di tutto quello di cui vorrei parlasse un disco di un cantautore folk. Senza ricorrere a metafore incomprensibili, o comunque sempre riconducendole a una realtà concreta e impietosa, parla di difficoltà, di cose belle e di cose brutte, di contraddizioni insanabili ma anche di certezze. Le canzoni non hanno il fine di tranquillizzarti, ma di metterti un pò di sana inquietudine.
Mi piace la gente che usa il termine palindromo. E la intro di Poco memorabile ricorda De Gregori di L’impiccato o Babbo in prigione.
Se è domenica mattina, ma anche se è un altro giorno, ascoltate lo streaming di La linea che sta al centro e poi anche gli album precedenti. Però poi una volta provatelo anche la domenica mattina in cuffia, per ascoltare meglio i testi.

La vita è triste quando improvvisamente ti rendi conto e metti a fuoco di botto le cose tristi. Gli Albedo toccano tasti diversi rispetto agli altri gruppi del Prime Open Air 2013. Lezioni di anatomia (in streaming qui) è l’ultimo album e ha titoli come Cuore, Dita, Stomaco, Pance, Polmoni. Il concept è affascinante e l’album riporta in vita le inquietudini che provavo guardando Esplorando il Corpo Umano. E non è una battuta del cazzo, perchè quel cartone animato mi ha messo per la prima volta di fronte alle ansie della malattia e del possibile dolore fisico. Allo stesso modo, Lezioni di anatomia mi mette di fronte a certe inquietudini non sopite e le collega alle parti del corpo come se dovessero essere parte di me per sempre. In alcuni casi direi fanculo ma, in questo caso, gli Albedo suonano troppo bene. E l’album mi piace anche perchè fà quello che vuole fare in modo molto diretto: a ogni parte del corpo una stoccata.
Lezioni di anatomia (2013, V4V Records e Inconsapevole Records) è in free download qui. I due dischi precedenti sono Il male e A casa.

La cosa bella è che Caso, Albedo, Minnie’s e Threelakes hanno in comune l’avere ciascuno una cifra stilistica molto forte. Personalità. E l’altra cosa bella è che suonano tutti in un’unica serata, al Prime Open Air terza edizione, il 31 luglio.