Festival da esserci. Soglianois Winter 3.

D’estate sul prato su un cucuzzolo, d’inverno nella saletta concerti del Sidro a Savignano sul Rubicone. Prendete delle buone band e mettetele a suonare al caldo di un bar e su un palco che son sicuro ne hanno viste diverse. E ottenete domani sera: Soglianois Winter Edition III (fb). Il Soglianois l’estate scorsa ha portato per la settima volta un po’ di SBRANG SBRANG tra le colline del cesenate; questa è la terza edizione del Soglianois Winter.

7 + 3 = 10

Mi pare un numero perfetto.

soglianoise winter edition 3

Fatemi essere un po’ di parte e linkare Threelakes and The Flatland Eagles.

Ciao.

Threelakes and The Flatland Eagles – War Tales

three lakes and the flatland eagles

Io nel sogno ne ho visti 6 però i coiboi nella foto sono 5

L’altra notte sognavo di essere in centro a Gatteo (no Gatteo A Mare), che era un piccolo paese nel Far West, molto diverso da come è in realtà e esattamente uguale a come ve lo immaginate voi che avete pregiudizi sui piccoli paesi nel quasi-culo della Romagna. Uno straniero arrivava in piazza, io mi stavo abbeverando alla fontana sotto al sombrero, lui si avvicinava a cavallo. Prima era solo lui, poi quando era abbastanza vicino da poter sentire il suo alito di Lambrusco, da dietro l’angolo del Conad Margherita, laggiù alla fine dello sterrato, ho visto sbucare altri 5 a cavallo. Ero ben disposto, qui in Romagna siamo bravi con i turisti. Lui si ferma e mi dice “This is the summer I was born”. All’improvviso i 6 coiboi erano sotto ai portici del Comune a suonare Wild Water. Lui mi aveva preso in giro. Non sono i primi, molti coyboy passano di qui e pretendono di fare quello che vogliono. M’incammino verso il fornaio, che è anche lo Sceriffo di Gatteo, per farglielo presente. Ma poi è arrivato a piedi nel vento il Cavaliere Metaforico, noto per i suoi versi evocativi della contemporaneità sempre attuale, e che aveva tutto l’aspetto di Ligabue con i capelli bianchi, e ha detto

“Grazie per la fantasia!”

A quel punto, dopo che uno dei 6 coiboy gli ha tirato una KORG in testa, il Cavaliere Metaforico è morto e io mi sono svegliato.
E mi sono svegliato che era giovedi. Mercoledi avevo ascoltato alla radio il nuovo singolo del Liga, Il sale della terra, e a casa il nuovo album di Threelakes and The Flatland Eagles, War Tales. Potrei dire molte cose sul piacere che si prova in macchina tra le 8 e le 8:20 della mattina a farsi un giro in radio a cercare canzoni invece di sentire il radiogiornale. Basti solo che questa cosa stimola molto l’immaginazione, per esempio ti immagini Vasco con la faccia di Ligabue, o Max Pezzali che scrive un libro.

Copertina di Makkinoso

Copertina di Makkinoso

La prima cosa che voglio dire di War Tales (Upupa produzioni) non c’entra niente con questo discorso molto profondo sulla radio, però mi sembra interessante lo stesso. La prima cosa che mi è piaciuta di War Tales è il suono. Il disco l’ha mixato Andrea Sologni all’Igloo Audio Factory e l’ha registrato Andrea Suriani all’Alpha Dept Studio. Qui dice che Andrea Sologni ha la giusta dose di tecnica e pazzia. Io non lo conosco ma è quello che ho visto suonare il basso con i Gazebo Penguins ed è lo stesso che ha lanciato la KORG in testa al Cavaliere Metaforico (nel mio sogno), e quindi posso dire che è vero. War Tales è così definito nei suoni da aprirti la testa in un numero di parti uguale agli strumenti che stanno suonando. Se senti in cuffia già solo dalla prima canzone (Wild Water) te ne rendi conto. E poi c’è un’attenzione al dettaglio che vorrei mettere in ogni cosa che faccio nella mia vita. A un certo punto c’è un rumore di acqua e io mi sono voltato di scatto perchè pensavo ci fosse qualcuno che si stava facendo il bagno nella vasca dietro di me, anche se col computer ero sul tavolo della cucina. Un pò come si vede nei western, dove c’è la donna che si fa il bagno nella tinozza in soggiorno o nell’unica stanza della casa. Insomma, sentitelo in cuffia questo disco. E’ utile dire che la definizione e la precisione bellissima con cui ogni strumento e ogni rumore è stato suonato, plasmato e calibrato sono una caratteristica di tutto l’album. In March c’è un tizio che cammina e io mi son fatto un bel salto sulla sedia. Poi c’è quel rumore che sembra proprio un tuono in D-Day, ma fuori non c’è una tempesta, anzi stamattina c’è il sole, che mi dà anche un pò fastidio.
La seconda cosa che voglio dire su War Tales c’entra molto con il discorso della radio a proposito dell’immaginazione. Una cosa bella di questo disco è che Luca Righi (Threelakes) ci ha spiegato perchè ha scritto certe canzoni o da dove certe altre vengono. Spiegare le canzoni è sempre poco simpatico. Ma c’è una sottile differenza tra lo spiegare quello che le canzoni dovrebbero evocare a tutti e lo spiegarne l’origine. “Con questa canzone descrivo la sensazione che si prova quando…” è quello che si legge nelle interviste a cantanti e cantautori mediocri. Il pensiero o l’esperienza che stà dietro a una canzone è quello che si legge nelle dichiarazioni di Luca Righi (sempre qui, dove ci è anche lo striming, che è anche qui), oppure la sequenza che vorrebbe creare nell’immaginazione di chi ascolta. Ma quella sequenza, o quell’immagine, non è un valore per tutti, è un valore suo, che ti può toccare o no. Questo quello che vale per me: dietro al significato che la canzone ha per Luca c’è un altro significato profondo con cui la musica e le parole mettono a fuoco l’episodio, si insinuano oltre e mi vengono incontro (The Day My Father Cried).
La terza cosa che voglio dire su questo disco è che dopo un pò che lo ascoltavo mi sono perso l’ordine delle canzoni, le sentivo random perchè volevo capire l’effetto che mi facevano, e ogni volta che un pezzo finiva stringevo le labbra e mi chiedevo e chissà quest’altro invece.
Ci sono delle volte in cui Threelakes and The Flatland Eagles ricordano i Giardini di Mirò, delle volte in ricordano Bob Dylan, ma, sempre, suonano benissimo. Eh, qui siamo a livelli altissimi, dico io, come diceva sempre mio zio a proposito di Sam Peckinpah.

threelakesmusic.com / su facebook

upupaproduzioni.com / su facebook

Scrivere cose melense è bello.

Prime Open Air III

Io personalmente sono contro quelle persone che quando leggono una cosa melensa dicono Ehh, ma come sei melenso. In realtà queste persone o si nascondono dietro alla maschera o sono tristi come il freddo vento della morte. A volte mi scapicollo il cervello per scrivere cose intelligenti su Facebook e poi vien fuori una cagata.
Avrei da dire un paio di cose melense, con un uso smodato dell’aggettivo bello. Tre giorni fa c’è stato il Prime Open Air III a Fusignano (by Brainstorm) ed è stata una cosa molto bella. Ho parlato con alcune persone che non conoscevo ed è stato bello. A parte questa considerazione, in giro c’era una bella atmosfera, che era data, oltre che dal castello gonfiabile, anche dai palchi e da chi ci suonava sopra. C’erano due palchi, uno grande e uno piccolo. Su quello grande hanno suonato Threelakes and the Flatland Eagles, Albedo e Minnie’s. Lorenzo Nada non aveva un palco ma il suo angolo, da cui sparava musica molto bella.

C’era anche una mostra fotografica dal titolo nostalgico e travolgente “Our band could be your life” in cui erano esposte le foto di chi ha già suonato al Brainstorm durante gli inverni nebbiosi e nelle edizioni precedenti del festival. La cosa più bella sulla mostra l’ha detta Caso, che ha suonato per ultimo, nel secondo palco, tutto suo (l’idea è venuta per sedare i vicini dalle rivolte e alla fine bisogna dire grazie ai vicini perchè quello era il palco che ci voleva per Caso e raccogliersi lì intorno è stato bello). Caso ha detto (non virgoletto niente perchè non sono parole testuali) Ho visto che tra le foto della mostra ce n’è una di Johnny Mox che è un mio amico, allora ho fatto una foto alla foto e gliel’ho spedita scrivendogli hai visto che sei diventato una foto per una mostra?

Da qui, visto che non sono in grado di scrivere un live report, inizia una classifica personalissima delle cose dette quella sera.
La cosa più saggia e lungimirante l’ha detta Luca di Threelakes and the Flatland Eagles, cioè Non bevo perchè devo guidare e ci manca solo che mi ferma la polizia e puzzo di alcol.
Il prossimo che dice che sui giovani d’oggi ci scatarra su lo torchio. Io ho bevuto un goccin di spumante a fine serata e al ritorno mi hanno fermato i Carabinieri. La mia ragazza mi ha detto sottovoce Cerca di parlare il meno possibile e questa è la frase più universale della serata. Alla fine mi hanno chiesto solo patente e libretto.
La cosa più costruttiva l’ha detta Luca dei Minnie’s: Mi accordo perchè va bene il punk rock, però. Lorenzo Nada mi ha detto che a volte in Italia molti hanno un pò di pregiudizi nei confronti di chi suona dal vivo l’elettronica perchè non vedono gli strumenti ma solo i piatti e pensano che non ci sia niente di che interessarsi. È una cosa triste. Con Lorenzo ho parlato anche di cose belle. E poco prima Raniero degli Albedo aveva sottolineato che questi festival sono belli perchè dietro c’è gente che si sbatte per fare suonare i gruppi e i gruppi fanno viaggi lunghi per andare e tornare e quando si torna non si torna solo a casa, ma si torna anche a lavorare, poi si riparte. Dico io che queste sono due cose che devono sapere tutti.

Questo è un bel festival. I gruppi sono stati i più bravi di tutti, il livello è molto alto, tutto è stato organizzato bene, il djset tra un set e l’altro era il più adatto che ci potesse essere, la piadina era buona. A metà pomeriggio era saltato l’impianto ma poi gli elettricisti e Alberto hanno sistemato tutto e si sentiva molto bene. Il parco Primieri è il più bel parco da Festa dell’Unità che io abbia mai visto, e ne ho visti. Neuronifanzine ha avuto il piacere di partecipare come media-partner al Prime Open Air 3, di scrivere cose sul festival, di fare le interviste e di brindare alla fine della serata con tutti quelli che erano ancora lì, e anche questo è stato bello.