Concerti di gruppi che una volta erano belli visti quando erano già brutti. Soundgarden.

soundgarden

I Soundgarden li ho visti al palazzetto dello sport (già PalaMalaguti) di Casalecchio di Reno vicino a Bologna per il tour di Down On The Upside. Me lo ricordo come un concerto discreto in cui loro suonarono bene ma con pochissima voglia di farlo. Furono stronzi perchè si lamentarono del troppo casino (pogo, mani al cielo, grida, cose così) che la gente faceva addosso alle transenne e invitarono la Security a occuparsene per bene. In particolare ricordo un Matt Cameron che bulleggiava tantissimo il pubblico.
LastFm.it dice che era il 25 settembre 1996. Rischiai tre cose:
– di rompermi l’osso del collo cadendo da un tentativo di crowdsurfing durante il quale, a parte quello che mi fece la scaletta, nessuno sembrò vedermi (male);
– di dormire fuori dal palazzetto perché nessuno ci veniva a prendere (neanche troppo male);
– di prendere l’AIDS dopo mangiato pulendomi la bocca con un fazzoletto che un tossico aveva appena usato per asciugarsi la bava e pulirsi le labbra dal pomodoro di una pizzetta (malissimo).
Comprai una maglietta bellissima che non c’entrava niente con la grafica orrenda del disco ma che si slabbrò e scolorì in modo definitivo dopo il primo lavaggio. Di spalla c’era Moby.

Classifica dei loro album più brutti: 1 Superunknown (perché è già il secondo uscito dopo Louder Than Love), 2 Down On The Upside (perché è il terzo dopo Louder Than Love), King Animal (perché cosa ti credevi)Se cerchi “soundgarden live 1996 casalecchio di reno” su google immagini quella è la prima che compare.

Le ultime sei cazzate che ho detto

E ogni volta che ne dico una, andiamo avanti. È sempre preoccupante, si, mi si attorcigliano le budellacce, è sconfortante. Ma penso sempre che non è finita lì, ne posso dire una sempre più grossa. Si si, il pensiero libero è la base della democrazia.

Ian Mackey vive in Italia, a Venezia. In una conversazione di altissimo livello, sui Fugazi e The Evens, avrei detto che Ian Mackey abita a Venezia. No, quello è Joe Lally, bassman dei Fugazi, che si è fatto anche delle storie con John Frusciante: Ataxia. Avevo letto un’intervista a Joe Lally su una rivista coi fiocchi e ho sbagliato tutto: mi ricordavo che Joe Lally era Ian Mackey e mi ricordavo che la città in cui abitava era Venezia, ma è Roma. A Venezia la gondoleta per sempre, a Roma Joe Lally.

L’ultimo disco dei Soundgarden è bello. King Animal è un bel disco. Ci deve essere stato anche un attimo in cui mi è piaciuta la musica dei Pooh, oppure dei nuovi Nomadi.

Il problema dell’ultimo disco di Bob Dylan è la sua voce. Bob Dylan non ha la voce, sembra un corvo. Ecco qual’è il problema di Tempest. No. Tempest sembra la versione triste di un album di un musicista stanco. Ma è un pò come sparare sulla croce rossa ed è per questo che avevo detto che l’unico problema di Tempest è la voce. Devo smettere di guardare la televisione italiana, poi mi vengono in mente idee strane, tipo che Cremonini è bravo o che l’elettropop è ballabile.

Dario Argento non c’è rimasto. Ma si, lui fa i film così perchè se ne frega. È punk.

I ManOwar sono la mia band preferita. Oggi, a dieci anni da Warriors of the World, i ManOwar tirano ancora. Si, le chiappe per stringerle. Portateli in galera. In effetti alcune volte sviluppo pensieri imbarazzanti.

Il bananino è buono. Quella bottiglia colorata da dentro che ti danno dà un pò di anni in tutti i ristoranti, dal Frocio all’Holyday Inn, ha un buon sapore, meglio del Borghetti. Il giorno dopo l’ultima volta che l’ho detto e anche bevuto mi sembrava di aver mangiato un bel sacchetto di bananine, quelle che si possono comprare all’UCI o all’UGC tirandole giù dal muro di caramelle.

Riecco 007 (Skyfall) e i Soundgarden, ma per un attimo ho temuto che fossero tornati anche i Travis

La gente ritorna di continuo, e anche i cantanti e le band. Ed è sempre un piacere perchè puoi approfittare per ricordare, se non pubblicare in qualche blog del menga, la locandina di A volte ritornano. I ritorni sono eterni, come tutti sanno, si susseguono ininterrottamente. Ultimamente sono tornati gli Swans non mi è ancora chiaro se bene o male, Fiona Apple alla grandissima, Bob Dylan che sembra il vecchietto nei film western con John Wayne, Corin Tucker (da non confondere con Maureen Tucker) sempre dritta mai sbagliata, i Soundgarden e 007.
Ecco, questi due ultimi ritorni mi hanno incuriosito come altri, più di altri, forse perchè in fondo la polvere in questi casi si è depositata con più pesantezza e maggiore spessore rispetto agli altri ritorni. 007 è un evergreen è vero ma ha sempre un che di naftalina quando esce al cinema, ed è un profumo pungente e pericoloso. I Soundgarden non sono proprio evergreen ma che siano tornati, a 16 anni da Down On The Upside, non fa strano ma fa pensare. A cosa fa pensare? Al tempo che passa, a quando eravamo giovani e ascoltavamo Badmotorfinger o Ultramega OK e a tutte queste cose di questo tipo frignone. Ma soprattutto fa pensare un pensiero positivo: chissà se menano oggi come menavano ieri, insieme intendo, perchè da soli, nelle loro carriere separate più o meno in vista, abbiamo potuto vederli. Sono due anni in realtà che tornano a piccole dosi (Live on I-5 del 2011, Black Rain del 2010 e pure una compilation) ma queste piccole dosi sono state insoddisfacenti e l’album nuovo, intero, lo aspettavamo con ansia e con le unghie ormai decisamente lunghe.
Si chiama King Animal ed esce il 13 novembre, ma si trova piacevolmente già in streaming (su impattosonoro.it). E accidenti se queste vecchie spugne tirano ancora sulle corde e sulle pelli come un tempo. Di fronte alle aperture di certi sarcofagi, così ragnatelosi, non sono mai troppo sicuro, c’è da aver paura, e in effetti Been Away Too Long (brano di apertura) mi era sembrata un poco grugnosa e legnosetta, così come By Croocked Steps. Ma a un ascolto più serio si scopre che la batteria del notissimo Pearl Jam Matt Cameron e la chitarra di Kim Thayil girano ancora bene, il basso di Ben Shepherd è sempre lo stesso, mai troppo brillante, sempre plettroso, la voce di Chris Cornell è un pò influenzata dai lavori da solista e con gli Audioslave, non troppo amati, ma sta ancora in piedi con gli altri Soundgarden.
King Animal è un buon ritordo, ordunque. Blood On The Valley Floor è ruffianissima perchè tocca tasti roventi, quelli lasciati in sospeso anni fa, ma è irresistibile. Bones Of Birds è una ballata con una ritmica spaccata alla Matt Cameron, vecchia volpe, vecchi giochi, risultato un poco nuovo dopo tutto. Taree ha un tiro non male. Poi c’è Attrition, un pò tamarra. Ma quand’è che i Soundgarden non sono stati tamarri? Mai. Belli tosti e robusti ma tamarri.
Tutte le volte che torna 007 è un pò sempre come andare a prendere tra le coperte Sean Connery. Oggi, come tutti sappiamo, c’è Daniel Craig, da non confondere con Craig David. E’ interessante vedere che quando cerchi “Daniel Craig” su Google, la prima opzione di ricerca dopo il nome è “Daniel Craig altezza”. E lui, però, corre che è una meraviglia.

Dopo Casino Royale, per cui per altro Cornell ha scritto You Know My Name, e a quattro anni di distanza da Quantum of Solace, arriva SkyfallSkyfall è il miracolo di Sam Mendes, e di Javier Bardem, che torna con un capello improponibile e quando Javier si pettina così è sempre un drago, non ce n’è per nessuno (Non è un paese per vecchi). Daniel Craig è invece sempre un robot, probabilmente il miglior James Bond dopo Connery. Abbastanza facile però. Judi Dench è una di quelle attrici la cui sola presenza vale un film qualsiasi. In generale, il soggetto è segnato da botte di adrenalina alternate a botte di sonnifero: il ritmo è veloce, il ritmo è lento, a volte è come quando la caffeina ti entra in circolo, a volte è come vedere un programma su Rai 1. Il risultato è eccellente, perchè evita la monotonia alternando attimi di riflessione ad attimi in cui dici accipicchia che bordello. Il genere è quello tipo James Bond è vecchio ma ancora in gamba, vecchia volpe giochi nuovi. Per quanto riguarda la gnocca, questa volta c’è la doppia scelta per Bond: Eve o Severine? Naturalmente lui non sceglie, una se la fa, con l’altra fa il piaccione.
Intanto, ora, non al cinema, suona Eyelid’s Mouth dei Soundgarden. Kim Thayil is back. Però pochi giorni fa ho sentito alla radio una vecchia canzone dei Travis, non l’ho riconosciuta, e ho pensato che fossero tornati pure loro. Era mattino presto, è stata dura. Non era così.