BLACKIE DRAGO

blackie_drago

Per arrivare al Soglianois devi parcheggiare la macchina non vicinissimo e percorrere una strada in mezzo ai campi. Mentre cammini pensi che quel posto potrebbe benissimo essere la location di un film del cazzo di Bertolucci, e invece sai che non succederà. Comunque il primo impatto è quello di un posto che quando ci sei sembra lontano da tutto. È lontano da tutto e ci suonano la musica rock, e il segreto sta in parte lì, perché le due cose messe insieme fanno in modo che ogni tanto durante l’inverno a quel festival ci pensi.

Quest’anno il Soglianois non c’è stato, perché pioveva.

Quando arrivi in fondo al viale ti trovi di fronte al palco e a un prato con gente che parla, ascolta o lavora. Forse non tutti sanno che il nome per esteso del comune di Sogliano è Sogliano al Rubicone, perché sul suo territorio c’è la sorgente del Rubicone, precisamente sulle pendici del colle di Strigara. Il Rubicone si chiama così perché attraversa territori argillosi e l’acqua diventa color rubino. Per un periodo di tempo è stato il confine tra Roma e la Gallia Cisalpina, poi Giulio Cesare nel 49 a.C. ha deciso di ribellarsi al Senato e di cambiare per sempre la percezione della Valle da parte dei suoi abitanti futuri varcando quel confine e pronunciando la frase che oggi ancora non ha fatto la fine di “sui generis”, cioè non viene usata a cazzo. “Alea iacta est”. L’anno dopo, Giulio Cesare è dictator di Roma e inizia una relazione con Cleopatra.

Nel 2013 sono arrivato davanti al palco del Soglianois che ancora non stava suonando nessuno, ho incontrato un ragazzo che avevo sempre visto ma non avevo capito dove, e per lui valeva la stessa cosa, con il quale avevo parlato per la prima volta qualche giorno prima e che quella sera mi ha detto “allora mi sa che è qui che ci siamo visti”. Molto altro del segreto sta lì, nel fatto che vai al Soglianois, vedi alcune facce di gente che non conosci, le incontri in altri posti, non ti ricordi dove le hai già viste e poi ti rendi conto che le hai viste al Soglianois, per cui presumibilmente abitano qui vicino a casa, nella Valle del Rubicone. Comunque è una specie di gruppo di persone, che ti dà la certezza che esista la possibilità di avere in comune cose con molte persone, che non hai la più pallida idea di cosa possano fare nella vita, per cui sai che c’è almeno una cosa a cui puoi pensare come a una cosa che ti unisce a loro. È un discorso che vale per molte cose, e molti festival, qui da noi è il Soglianois.

(Quest’anno il Soglianois non c’è stato, perché pioveva).

Mentre pensavo a queste cose iniziano a suonare le Blackie Drago. Le Blackie Drago sono un gruppo di Bologna, e sono il gruppo che aspettavo di meno in assoluto l’anno scorso al Soglianois. Proprio non sapevo chi fossero, e non sapevo neanche che Blackie Drago fosse uno dei supernemici dell’Uomo Ragno. Sul palco sono in tre, tutte vestite di nero. Suonano così come se non fosse importante quello che stanno facendo e non credo sia un atteggiamento autoimposto per dimostrare che le cose stanno così ma credo sia la verità. La cantante ha i capelli neri, come Cleopatra, ed è l’unica coi capelli neri. Fanno dreampop e surf rock, ma non è proprio così, hanno la forza delle L7. Il loro suono è come se avessero paura di suonare e in questo ci trovo una delicatezza e una sensibilità che ricordo come una delle cose più belle del Soglianois 2013. Mi prende bene e le ascolto seduto sul prato, quasi sempre solo, e mentre le ascolto mi sale la bolgia che mi rimarrà per tutta la serata. C’è una motivazione anche estetica delle Blackie Drago sul palco, e delle Blackie Drago in generale, della quale non mi frega un cazzo. C’è quella sensazione che scrivano canzoni esattamente per divertirsi e per questo le canzoni sono belle. Alla musica chiedo sempre che mi faccia prendere bene e ci sono quei momenti in cui ti riesce a sorprendere per vie del tutto inaspettate, quei casi sono le illuminazioni migliori, quelle per cui vale la pena andare in giro per concertini sin dall’inizio per ascoltare quelli che suonano per primi e che non conosci.

Le Blackie Drago hanno suonato anche al Bronson in dicembre, hanno fatto uscire un pezzo nuovo in marzo e non aggiornano Facebook.

Settimana. Gavin Rossdale dei Bush cerca di avere la pelle come Iggy Pop

Gavin Rossdale dei Bush - foto Alberto Baldassarri (FreakOutMagazine.it)

Foto: Alberto Baldassarri (da Freakoutmagazine.it)

A guardare questa foto mi viene voglia di ascoltare gli Spin Doctors. Si tratta di Gavin Rossdale dei Bush, che hanno suonato martedi 23 al Rock Planet, in una provincia diversa, ma vicino a casa mia. Io non sono andato. Però dai video mi sono sembrati un gruppo di persone crioconservate che suonano intrappolate nell’ambra di Fringe. Forse è l’effetto di YouTube, ma lo sguardo GRUNGE, i muscoli da uomo acciaio grunge ossidato e il sorriso beffardo-diabolico alla Cobain grunge fanno pensare che YouTube dica la verità. Già i Bush hanno fatto fatica a lasciare un segno (forse Razorblade Suitcase, prodotto nel ’96 da Steve Albini e uscito per Trauma Records, cosa che avrebbe dovuto far presagire) nel disperato tentativo di essere ricordati come band grunge, che vederli criogenizzati mi ha fatto pensare a quando i Bush vennero fuori ed emersero nel marasma grunge tra uno Stone Temple Pilots e l’altro. Nessuno li ha mai presi davvero sul serio. Io avevo preso più sul serio i Silverchair. Di prodotti musicali generati su misura o con copia carbone ce ne sono molti e molto buoni, ma qui si tratta di prendere in considerazione un periodo musicale in cui il limone l’hanno spremuto più che del tutto, in cui i gruppi non avevano nient’altro che il vestito del grunge potente e sporco con la chitarra distorta, il cantante dall’aspetto un pò tossico ma non del tutto e la voce profonda come Bocelli. Sappiamo che il grunge è nato male perchè Nirvana, Mudhoney, Pearl Jam, Soundgarden, Alice In Chains e balle varie facevano robe diverse e infilarsi nel mezzo copiando quello che si poteva copiare per fare successo non era facile. Complimenti a chi ce l’ha fatta anche solo per qualche anno, prendendo:
– l’aspetto tossico dai Nirvana e dagli Alice In Chains;
– il vocione dai Pearl Jam;
– il ritmo pesto dai Soundgarden;
– il grido disperato dai Nirvana;
– il grido scanzonato e incazzato dai Mudhoney;
– l’abbigliamento da Neil Young.

L’abbigliamento di Neil Young è una cosa seria, Gavin Rossdale, e non ci si può presentare a 15 anni di distanza vestiti come Lady Gaga, adesso che Lady Gaga ha cambiato stile per promuovere il nuovo album ARTPOP. Questo è uno scatto per la copertina di VMagazine che il fotografo si è bruciato mettendolo su Instagram nella fotta di farlo vedere a tutti.

Lady Gaga per V Magazine

Per il resto, questa settimana Neil Young ha suonato a Lucca, Mick Jagger ha compiuto 70 anni, si è diffusa la notizia del primo porno girato con Google Glass, Avril Lavigne è ingrassata e si è vestita da Tank Girl, sono venuti fuori i film in concorso a Venezia e il Direttore della Mostra dice che sono film tristi, Joe Bastianich suona la chitarra blues, quelli di Forza Nuova hanno tirato le banane alla Kyenge a dimostrazione del fatto che non siamo in grado neanche di far finta di essere un paese sviluppato, Carla Bruni deve restituire 410 mila euro di soldi pubblici, in Egitto si ammazzano, un pilota delle ferrovie spagnole andava ai 190 invece che agli 80, in California è allarme peste bubbonica, è morta Samir la tigre che sbranò il suo padrone nell’oasi di Pinerolo, Grillo si è messo per la prima volta in vita sua la giacca la camicia e la cravatta contemporaneamente, la Nadia delle Pussy Riot rimane in carcere nelle mani di una carceriera tranquilla,

Nadia delle Pussy Riot e la sua carceriera

è il primo week end di esodo estivo e adesso da qui a ferragosto è un attimo, è morto JJ Cale, è nato il Royal Baby, Moratti non riesce a vendere l’Inter perchè la ama troppo, a Milano ci sono più zanzare che in Amazzonia, Jennifer Lopez ha aperto un negozio di telefonini, il Papa è andato a Copacabana e dal 29 al 31 luglio esce al cinema in Italia Fear and Desire, il primo film di Kubrick, inedito. E poi è morto Ersilio Tonini, 99 anni. Tanto è andato in Paradiso.

Fast Animals and Slow Kids

Fast Animals and Slow Kids

“È ciellino, se dice cazzo un’altra volta ne sono sicuro. E mi hanno detto che questi li pagano pure per suonare, ma son bambini. Che testi di merda. Però lui mi sa che scopa”. Così un amico ha commentato il concerto dei Fast Animals and Slow Kids ieri sera al Soglianois VII. Che fosse prevenuto nei loro confronti (il mio amico non ha i capelli) lo dimostra il fatto che quando gli ho detto che un paio di mesi fa ai FASK gli hanno rubato gli strumenti lui ha detto “Come ai Van Der Graaf Generator nel ’74”. In realtà dal vivo sono una bomba, molto meglio che su disco, anche se il cantante è un pò logorroico. Dei Bachi da Pietra non so come si faccia a non cogliere il lato ironico, oltre che il meraviglioso stomping, del quale fanno un marchio di fabbrica come si suol dire, ma lo aggirano anche, suonando liberi di fare e di fare caricatura di quello che fanno, facendolo bene. Commento: “Chi è Pappalardo?”.
I Cosmetic li ho visti più in salute di così. Sarà stata la brezza calda ma ieri sera HAVAH è come se ci avessero riportato con loro tutti a casa a Forlì, per la totalità del set che hanno fatto, comprensivo di gioia dolore e dilatazione, soprattutto nella cover dei Raein (se non sbaglio). Per Trema sono arrivato in ritardo, ma Blackie Drago è stato davvero un piacere vederle, e non lo dico solo perchè son gnocche.