Snowed In / Stormed Out è una delle cose suonate meglio che ho sentito negli ultimi tempi. È proprio un disco in cui gli strumenti vanno giù precisi e funzionano tutti molto bene nel creare armonia. I DAGS! sono morbidi nell’insieme e duri nel dettaglio, danno le sensazioni che davano i Mineral le prime volte che li ascoltavo, con le aperture che mi sbrancavano il petto e le botte di chitarra improvvise (Dance today, dance tomorrow, why not the day after), oppure i Crash of Rhinos e i Cap’n Jazz. Ma hanno anche altre cose, nella voce c’è qualcosa di art rock, qualcosa al confine tra radiohead e jeff buckley, pueblo peolple, three lakes, giardini di mirò (For instance does any of those “I” I put in a sentence make me look like an egotistical prick?) e vorrei dire anche Muse. Snowed In / Stormed Out ha un suono più definito rispetto a S/T, con un momento di stop percussioni e pianoforte (Why is there a “B” in the word “debt”?) e alcune canzoni che mi hanno fatto venire in mente i Riviera, per la delicatezza e la precisione di alcuni passaggi batteria basso e chitarra. Nei Dags! di Snowed i suoni sono più distinti. Nei Riviera sono più indefiniti e la sensazione è diversa: c’è sempre la roba scritta e detta con lo stomaco ma non ci sono i momenti di distacco.
Dei Dags! ho anche il poster in casa. Una volta conoscevo il re dei poster musicali. Era uno che abitava vicino a casa mia. Non lo vedo da anni ma una volta mi chiedeva sempre: “Che cos’è questo disco per te, così adesso, su due piedi, domani puoi cambiare, ma adesso?”.
“Please let this train depart, before the feelings can catch up with me” (Chega de saudade)
Quando eravamo emo eravamo anche più giovani e ci piaceva lasciarci andare ai pensieri, alle note delle canzoni, alle sensazioni che suscitavano. Eravamo emo perché ci piaceva ascoltare quel suono e perché da quel suono ci rendevamo conto di alcune cose di noi. Anche oggi siamo emo, ci piace sempre molto quel suono, ma siamo più grandi e consapevoli che quello succede in noi all’ascolto di quel suono è una cosa a cui non possiamo lasciarci andare più di tanto o a cui non possiamo pensare tutto il giorno, perché c’è altro che dobbiamo fare. Questo disco suona così, come la trasposizione musicale di questo stato delle cose. A volte prende una direzione ed è più aggressivo (I Would Love To Send All Those Shitheads Wearing Camo To The Actual Army), a volte un’altra ed è rallentato (We all like theories, let’s not make anything ever happen) ed è come sentire insieme 1) la fine della possibilità di lasciarsi andare completamente al suono di una canzone 2) la consapevolezza bella e rassicurante che in realtà lo vorremmo ancora fare. Non sempre c’è la certezza che lo faremo, ma il pensiero di volerlo significa che abbiamo ancora voglia. E questo è un ottimo punto di partenza.
Un mio amico, che per me è l’emo, una volta era un tipo molto sentimentale. Ora ha un lavoro impegnativo, una figlia, una famiglia e non può più permettersi quell’atteggiamento nei confronti degli altri, ma a volte vorrebbe. Ascolta ancora questa musica e quando sente le note di uno dei gruppi con cui ha trascorso molte ore della sua vita precedente se lo guardi negli occhi vedi proprio che è ancora tutto lì dentro. Ascoltare Snowed In / Stormed Out dei DAGS! è come guardare quel mio amico negli occhi, fissare la realtà e la personalità separate ma entrambe possibili e necessarie, con una bellezza che è data proprio dal fatto che convivono così serenamente. È la stessa che ho trovato in questo testo dei DAGS! che prima dice “You poked my head with that finger, I know, I know you so well I could see right through your skin, to your fingertips, water erodes my heart, why am I feeling so awkward towards anything” poi dice “anything means nothing to me“. Le due affermazioni hanno significati opposti ma vivono insieme: sentire un sacco le cose e non sentire niente, il segreto per vivere bene, mantenendo in vita le passioni che ti porti dietro da molto, quelle vere che hai sottopelle, tenerle lì per farle uscire appena puoi, e fare anche quello che devi fare.
Ma c’è un altro passo che Snowed In / Stormed Out riesce a fare: illustrare quei momenti in cui non tutto gira alla perfezione e si fa a botte con i “feelings” e/o li si lascia vincere (“The fear of being alone, the fear of being unknown, the fear of being loathed for all those fears“). In quei momenti siamo al di là della linea di confine, verso gli anni passati, più lontani da quelli presenti. Ma sono solo istanti di passaggio.
Ecco cos’è questo disco per me adesso che c’è il sole, poi magari domani piove e torno emo e vado di nuovo alla deriva.