Vai nei negozi di dischi #9: Dischi Volanti a Verona, o anche IL COMMESSO DELLA MUSICA

dischi volanti verona via fama 7

Sono dentro, assisto subito a un dialogo tra due tipi:

tipo 1: “Oh sai che io non avevo mai ascoltato la PFM fino a una settimana fa?”
tipo 2: “Male! Hai avuto un sacco di tempo per farlo”

Ehy, tipo 2, ma non sarai mica il commesso?

Dischi volanti è un posto in cui il commesso è mille altri commessi di un negozio di dischi, quelli che ti saltano sulla testa coi piedi, riducono in poltiglia i tuoi ascolti e valorizzano solo ciò che non conosci. Non parlano di quello che ti piace ed evitano qualsiasi confronto. Mettono in chiaro i ruoli. Leggetevi La distanza di Baronciani e Colapesce, anche lì c’è quel commesso. La sua presenza la dice lunga sul suo potenziale e la sua popolarità. Presumo tutta colpa di Alta fedeltà, il libro che ha sdoganato un atteggiamento divertente all’inizio ma che adesso è diventato vecchio. I potenziali lettori di La Distanza sono da una parte i fan degli autori e della Bao Publishing, dall’altra un pubblico di incuriositi dal tratto e dalla storia (due ragazze e un ragazzo che si conoscono da poco fanno un viaggio insieme) o che ha voglia di leggersi una graphic novel azzurra stagno col calore dell’estate che viene fuori mentre la sfogli. Con la prima fetta di lettori vai sul sicuro: il discaio ironico e saccente funziona perché è probabilmente parte di quel mondo. Di fronte a tutti gli altri è un personaggio molto spendibile, ancora. È una macchietta, grazie alla quale si trasferiscono caratteristiche di snobismo e nerdismo sulla categoria e su quegli appassionati che vivono dentro a una logica perversa, per la quale esci dallo stato naturale di chi non capisce niente di musica solo se superi un question time. Ecco, di fronte al pubblico più allargato, questi personaggioni li si mette lì a fare specie a sé e i discai li si isola da quella parte del resto del mondo in cui i commessi sono gentili perché devono vendere. Insomma è un personaggio narrativamente ancora sfruttabile, ma a volte diventa quasi irreale.
Al discaio interessa vendere, spesso però è vittima di un’incontrollabile lotta del chi ce l’ha più grosso che lo proietta fuori dall’orbita terrestre dove i vinili escono dalle fontane col cioccolato e i cd crescono sugli alberi, e sono buonissimi da mangiare. Si fa l’amore tutti i giorni con ragazze coi capelli neri al suono del tuo disco preferito del momento e la sera si cena a mp3 o FLAC fritti e supporti musicali di stagione. La lotta avviene col cliente locals, o comunque più o meno abituale, e può essere all’ultimo colpo: ho visto un negoziante rifiutare i soldi da un cliente perché il disco in questione era brutto. Cazzo, per guadagnarsi questo tipo di confidenza ci vuole un sacco tempo. Ma se ce la fai viene con tutto il pacchetto: diventi cliente e ti becchi le pezze del padrone o del commesso, del discaio, diciamolo come volete. A volte il poliziotto cattivo che vende dischi è un personaggio accettato con un atteggiamento a metà tra il riverente e il divertito. Potrà essere narrativamente interessante, colto e appassionatissimo, ma non mi piace più il genere. Ho iniziato a sviluppare avversione quando il proprietario del negozio di dischi della mia città mi ha chiamato cerebroleso perché distrattamente avevo sistemato un cd al posto giusto ma girato dal verso sbagliato. Era qualcosa dei Minutemen. Io mi sono messo a ridere. Riverenza e divertimento, aggiungo compiacimento perché ti senti parte di qualcosa di perverso, per cui vieni offeso ma ti senti comunque figo perché, wow, sei nel tuo negozio di dischi. Ma un altro atteggiamento è possibile. Un mio amico, molto più sul pezzo di me, gli ha detto

“Perché te nella tua giornata quante altre cose hai da fare oltre a sistemare i dischi?”
la risposta è stata: “Oh cioè dio-bo”.

Una lezione di reattività immediata e necessaria. Proposta: parliamo di musica. Se non ho ascoltato la PFM vuol dire che ho ascoltato altro. Che cosa posso aver ascoltato che ha sottratto tempo alla grande PFM? Non lo sai, chiedimelo. Sarai un commesso migliore se lo farai, schiodati dal luogo comune, parlami seriamente, discuti, esprimi un punto di vista diverso senza sputarmi in faccia, ascolta, ci sono cose che potresti non sapere. Altrimenti è peggio per te. E succede questo, che in effetti è successo dai Dischi volanti:

“Scusa, avete il cd di Hollie Herdnon?”
“Chi?”

Poco prima l’avevo sentito parlare con grandi braccia in movimento e nonchalance “dell’elettronica di Kruder & Dorfmeister” quindi mi sono buttato come un uccello libero nel cielo a fargli una domanda sull’elettronica. Gli ho descritto la copertina – mi ha chiesto di farlo – e mi ha fatto vedere un cd con un fronte simile. Alla fine mi ha consigliato l’ultimo degli Archive. Che senso ha farsi Gigante se poi non conosci una delle uscite di cui la critica ha parlato di più negli ultimi mesi? Tutti, anche ilmucchio, rockol, ondarock.
Comunque non gliene faccio una colpa, al Dischi volanti. È una tradizione, quella a cui appartiene, non mi piace ma è così. E lui è un commesso simpatico e preparato (può succedere di perdersi una roba, ok?!), argomentava con precisione e il confronto col padrone (o socio, comunque sempre dietro alla cassa) sullo stato del magazzino l’ha superato senza un problema. Molto bene, considerando che lavora dentro a un negozio pieno di roba, tantissima.

Troppa. Cd in bilico sempre, doppie file, vinili-sardina, che non fanno neanche l’effetto a fisarmonica quando tenti di tirarli fuori perché sono stipatissimi. Hai presente l’effetto a fisarmonica? Tiri fuori un disco, ti seguono anche i sei che ci stanno attorno. Neanche quello. Vinile cementificato. Le questioni attorno a questo problema non sono di facile soluzione. Tieni fuori meno roba ma più facilmente consultabile. Oppure più roba ma di difficile consultazione. E dove li metti tutti i dischi se non li esponi? Se non li esponi non li vendi. Il magazzino rimane lì e s’ingrossa, d’altra parte però non puoi neanche spostarti in un altro negozio, gli affitti sono cari e poi la gente è abituata a venire lì dove sei adesso. Difficile, non dico di no. Alla fine di tutto il discorso, però, credo sia meglio avere qualche scatola per terra in più e qualche disco o cd invisibile in meno.
A proposito di PFM, della progressive italiana, all’ingresso di Dischi volanti, c’è un altarino con tutti i must have. Forse è uno spazio dai contenuti variabili, lo specialone mensile, possibile, lo verifico una volta che ci torno. Il resto è sistemato in categorie generichissime e giustissime: rock, hard rock, elettronica, world music, classica, italiani, americana, colonne sonore. Se i dischi fossero visibili sarebbe una pacchia. Sul vinile, il problema dell’impossibile da consultare è al momento compromettente. Tra i cd si può invece razzare, considerando che ci vuole più tempo del normale e facendo attenzione agli equilibri. Se avete tempo, razzate perché c’è molta roba.

Che nome figo Dischi Volanti per un negozio di dischi, mi fa pensare agli sguardi d’insieme che scocco sugli scaffali di roba quando entro. Ma anche all’entusiasmo creatosi attorno al vinile, responsabile di un aumento dei prezzi e colpevole della stampa di inutili edizioni-memorabilia con dentro i peli di cazzo dell’artista. Per non parlare dell’incisione del master digitale sul vinile, la faccenda più fottutamente neilyoungiana e seria di tutte, perché è pratica a quanto pare comune che compromette la qualità del suono e fotte tutti quelli che con gli occhi a cuore si avvicinano a qualsiasi vinile, prendono il volo per l’entusiasmo e spendono 40 euro quando potrebbero avere la stessa cosa a un prezzo molto inferiore se non fossero stati anche loro proiettati in una dimensione spazio-tempo parallela dove il realismo non esiste. Il nome Dischi volanti, però, è su quell’insegna da molto tempo prima di tutto questo hype. Non c’entra niente, suppongo sia una sovrapposizione di immaginario fantascientifico e musicale attraverso una parola che appartiene a entrambi, sovrapposizione che rende benissimo l’idea del disco che suona e che ti manda nello spazio perché ti piace la musica. Due righe sui prezzi: i cd vanno da 10 a 19 euro, molti sono a 18,90, anche le novità. Il vinili viaggiano da 20 a 38. Non sono bassi, ma forse solo un po’ più alti di quelli che trovi in altri posti.

Io ho comprato Here’s Where the Strings Come In dei Superchunk, un disco nuovo!

Un pensiero su “Vai nei negozi di dischi #9: Dischi Volanti a Verona, o anche IL COMMESSO DELLA MUSICA

  1. ah me questa storia fa venire in mente Tono Metaliico Standard degli Ofllaga Disco Pax … […] lo so o chi è Mark Lanegan, arrogante bottegaio indegno della roba che vendi qui dentro, alternativo dei miei coglioni, che quando io ascoltavo i Dead Kennedys, tu nemmeno ti facevi le pippe […]

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