L’estate scorsa non è stata calda ed è piovuto spesso. L’inverno che stiamo sfangando non è stato freddo fino a l’altro ieri, poi all’improvviso si è messo in testa che doveva fare la neve, e la galaverna sulle piante di notte. Uno dei temporali più odiati dell’estate 2014 è stato quello del 26 luglio, il giorno in cui doveva esserci il Soglianois. Quella volta il Soglianois è saltato, ma adesso ritorna, edizione invernale. Ritorna in un posto in cui quando ci sono i concerti si sviluppa una temperatura che possiamo usare come rifugio dal freddo che fa fuori, il Sidro a Savignano sul Rubicone. Non è solo questione di amplificatori caldi, dipende dalle dimensioni del locale, piccole (posto nano tutto tano), e dalla gente che c’è dentro. Quando è molta d’inverno è bello. Fuori inizia a scendere il freddo più stronzo, dentro ti togli il giubbotto e tutta la lana che hai addosso e inizi a stare bene. D’estate stai altrettanto bene. Domani c’è il Soglianois Winter 3. Ci sono i Fine Before You Came che fanno un set acustico col violoncello. L’idea nasce dal non avere voglia di fare i concerti uguali a quelli dell’anno scorso, provare a fare una cosa nuova, acustica, non con pezzi nuovi ma con quelli vecchi. Quella del Sidro è la seconda data, quindi saranno tesissimi e verrà sicuramente benissimo. Quando scrivo non hanno fatto neanche la prima, quindi neanche loro sanno come sarà veramente. La trovo una prospettiva piena di stimoli, la nostra e la loro. Prima suonano i Girless & The Orphan e gli Uyuni, tutti e due con un disco nuovo uscito nel 2014. Li potete ascoltare/acquisire gratuitamente qui (Girless) e qui (Uyuni). Se volete essere coscienti di quello che cliccate prima di cliccare, i Girless fanno folk punk ma anche e soprattutto delle ballate bellissime, gli Uyuni del blues psichedelico, che da ascoltare al Sidro è la morte del freddo fuori.
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In questi giorni che piove
Anniversari in negativo: nel 2014 fanno 20 anni che in Giappone hanno smesso di pubblicare Love Me Knight – Kiss Me Licia. Anniversari brutti: nel 2015 saranno vent’anni che in Italia ha debuttato la serie TV che da quel fumetto è stata cacata fuori, il mio ricordo peggiore se penso al concetto di colore nel corso della mia infanzia. I capelli di Mirko dei BeeHive sono diseducativi. La serie è quella con la canzone di Cristina D’Avena che parte con “un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Licia per caso”. Ho come un bug nel cervello, dalla prima volta che l’ho sentita nella mia testa ha iniziato a sedimentare un ricordo malato, esploso gli anni successivi: appena uno dice “pioggia” mi viene in mente Kiss Me Licia, anche prima di Standing in the rain degli Husker Du o Singing in the rain con Gene Kelly. Ma vaffanculo. Ottenere quello che voglio dalla mia memoria risulta a volte difficile e questo mi provoca sensi di colpa di cui la mia coscienza e io stesso ci vergognamo apertamente. La pioggia è una cosa che fa parte dei ricordi, si dice spesso “mi ricordo che quel giorno in cui sono andato a fare quella cosa pioveva”. Dalle mie parti le vecchie dicono “in questi giorni che piove” per dire “in questi giorni in cui piove”. In questi giorni che piove, quindi, chissà quanti ricordi per il futuro. A settembre piove, sovente. Quest’anno, però, c’è una novità, c’è il RAINY DAYS all’Hana-Bi, un festival addudé (di due giorni, sempre dalle mie parti) di musica psichedelica e talmente heavy che si direbbe una roba organizzata dal Sidro. L’idea è sentimentale: fare concerti di musica pesa sotto la tettoia, con un tasso di umidità elevatissimo, farli anche se fuori dalla tettoia piove, perché l’estate è finita e l’autunno è bello. Io del genere non ho ascoltato troppo, ma in agosto, quando l’Hana-Bi ha iniziato a spammare il mondo con il RAINY DAYS, mi ha preso una super-fotta e ho conosciuto alcuni gruppi nuovi. Bello no? Andare andare andare.
Posti che non chiudono mai.

L’Amo
Abito nella Valle del Rubicone. Qui l’hard rock e il prog si sono insinuati anni fa come una patologia senza possibilità di guarigione. Se facessimo una rapida stima scopriremmo che ci sono più fan dei King Crimson che piadine fatte da quando è stata inventata la ricetta. Il mio locale preferito della zona, che poi della zona è l’unico che mostra interesse costante per la musica, si chiama Sidro ed è una fucina in cui viene alimentata la passione. Le sue origini sono nel Raquana, il pub che c’era prima, dove il padrone ti accoglieva coi Van Der Graaf a palla ed era dispostissimo a cacciare venti persone dal locale se uno di questi venti gli aveva rotto il galleggiante del cesso (true story). Da allora sono stati fatti progressi enormi e i 20 metri quadri che il Raquana impiegava come sala fumatori, la prima costruita in Emilia Romagna dopo la legge Sirchia, sono stati trasformati in un palco su cui hanno suonato gruppi come Fuzztones, Valient Thorr, Marnero o Arbouretum e dove si fa il Soglianois d’inverno. Di sopra adesso ci sono sale prove, studio di registrazione e distro della Go Down Records, che in primavera ha fatto uscire uno split Fatso Jetson/Herba Mate per esempio. Tra l’altro gli Herba Mate suonano con Hornss e The Asteroid #4 al Rainy Days all’Hana Bi il 16 e 17 settembre. La Go Down, e Back to Gawa, hanno portato al Sidro tutti i generi musicali derivati dal rock psichedelico e dall’hard rock, e non solo, visto che è stato anche possibile addormentarsi durante un concerto bellissimo di Geoff Farina. Il Sidro è anche una birroteca, cioè spina birre buone, fa pallet di salumi e formaggi a km zero e d’estate fa feste praticamente pop a Bagno Angelo a Cesenatico ma di base non chiude mai, neanche quando si suda molto, tranne al lunedì, e ieri sera ha fatto suonare i Church of Misery.