Vai nei negozi di dischi, il Disco d’oro a Bologna

Vai nei negozi di dischi: Disco d'oro, Bologna

Fonte: Flickr

Il Disco d’oro di Bologna è una specie di monumento. Un posto in cui quando entri, e questo sembra non c’entrare niente con il fatto che è un monumento ma in realtà c’entra tantissimo, la prima cosa che ti colpisce è che i proprietari sono un incrocio tra i gestori di una birreria incazzata e quelli di un negozio in cui ti vendono della roba bella, ma solo se lo vogliono loro. Ti guardano, s’interrogano su che cosa ci farai poi tu lì e distolgono lo sguardo. Poi ti distrai nella ricerca, passi il tempo, non te ne accorgi.
Gli anni dell’Università sono quelli in cui ho frequentato di più il Disco d’oro. Anche se preferivo l’Underground (RIP), dove c’era più scazzo, meno tensione. Comunque, soprattutto nella quasi mai programmata settimana sabbatica che mi prendevo dopo un esame andato bene, giravo, e andavo in questi posti. Andavo anche da Nannucci (che poi quelli del Disco d’oro sono in qualche modo collegabili a Nannucci, forse per un legame di sangue, forse per aver lavorato insieme in passato, lo dice il sito discodoro.it: sono una costola). Se l’esame andava male, niente disco. Penitentiagite! Oppure, due dischi, per consolarmi.
A Bologna esiste un negozio di dischi anche nel centro commerciale del quartiere Pilastro, ma l’ho scoperto da poco, una volta non avevo certi giri, altrimenti ci sarei andato volentieri, ascoltando una Desert Session a caso. Circa un anno fa ha aperto anche Semm Music Store&More, in via Oberdan 24/F. C’ho messo solo il naso dentro, e quasi non ci stava nessun altro, non perchè è piccolo ma per il mio naso, ma prima o poi ci ritorno.

Il Disco d’oro è in via Galliera 23, è aperto dal ’76, è arcinoto a tutti quelli cui ogni tanto salta in testa il grillo di comprare un disco, o un cd.
Si tratta, senza troppi giri di parole, di un negozio della madonna. Il vinile, anche 12” e 7”, occupa una buona parte dell’esposizione, in un ordinato insieme prevalentemente costituito da elettronica e rock, nella prima stanza – dove sono liberamente consultabili le novità e il catalogo anche dei rispettivi sottogeneri o generi collegati o storie simili: la house, la techno, il dubstep ma anche, per chi volesse, il country, gli indipendenti e il folk. Tutto quello che c’è, c’è anche in cd, te lo prendono da dietro il bancone.
Attenzione anche ai cd Nice Price (11 o 12 euro) che tengono sul bancone, sempre riforniti, sempre pronti a dare soddisfazioni: molta new wave, un bel pò di tonanti anni ’90 e altrettanti album del XXI secolo. E ancora attenzione, perchè l’occhio di Sauron dei padroni è sempre in guardia e controlla da vicino tutti quelli che razzano sui Nice Price, e quindi anche me, anche se non ho mai avuto né l’istinto né la furbizia del ladro. Ho smesso di crederci quando alle medie mi hanno beccato rubare le banane di zucchero al mercato. Il bancone del Disco d’oro è una specie di multistrato XLAM, composto da strati intrecciati di LP, 7” e cd.
Un ottimo spazio è dedicato alla black music, c’è di che bagnare il biscotto per chi ascolta hip hop, afro, o reggae e ska. Diverse volte ho cercato roba hip hop, perchè un amico invasato a un certo punto del passato mi ha convinto ad ascoltare anche molta merda prendendosi ne sono convinto gioco di me. Lui continua a dire che quelli erano i fondamentali, ma a casa sua ha tutt’altre cose.
Poi, al Disco d’oro, in giro c’è una quantità non indifferente di adesivi e poster, sempre nuovi e no, attaccatti sulle pareti. Come nella nostra cameretta. Questa può sembrare una nota irrilevante ma non lo è.

Vai nei negozi di dischi: Disco d'oro, Bologna

Fonte: discodoro.it

Nella seconda stanza si ascolta molto, e si fanno (anche) le storie: è spazio lounge dove si organizzano DJ set e concerti. Io ci sono entrato alcune volte in tutta la mia vita, rischiando di essere fulminato da uno strale lanciato da uno dei padroni, che non mi hanno mai inquadrato bene. Tutte le volte che entro dalla porta d’ingresso mi guardano come per dire “Aspetta… dov’è che ti ho visto?”, e le volte che ho varcato la soglia della seconda stanza i loro occhi mi hanno detto “Ti osservo”. Fa parte del ruolo: per uno che lavora in un negozio di dischi l’affabilità non è contemplata nell’elenco dei fioretti della settimana, soprattutto con i clienti che il commesso o il gestore in questione non conosce bene, ed è normale pure che in un negozio di dischi non ci sia un poliziotto buono e uno cattivo, ma uno cattivo e l’altro cattivo, buono una volta al mese. E qui è proprio così: siamo nel posto giusto.

L’usato, sia cd sia vinile, occupa più spazio, ora. Fino a qualche tempo fa non ne tenevano così tanto. Se cerchi trovi cose belle. Occhio alle condizioni del vinile usato, che non sempre sono il massimo. Comunque, quello più simpatico dei padroni, se glielo chiedi con estrema gentilezza ti fa guardare e anche ascoltare in pace il vinile di seconda mano. I prezzi sono buoni, tutto dipende dal pezzo che scovi.
Il grande merito di questo negozio è non aver lasciato perdere il vinile quando sembrava dovesse essere soppiantato dal cd. Negli anni dell’Università, fine ’90 inizio ’00, almeno da quando sono vivo io uno dei periodi peggiori per il supporto in vinile in Italia, nel senso che era molto dura trovare l’album che cercavi in vinile e che la ricerca era una specie di velleità da stronzi, qui trovavi tutto.

È sempre stato molto interessante stare al Disco d’oro ad ascoltare le conversazioni dei clienti migliori con i proprietari. Mi sono trovato anche in mezzo a dialoghi illuminanti, che mi hanno fatto conoscere cose nuove e una fettina della Bologna dei rimasti, quelli buoni però. Quando capita di fermarsi per ore in posti come questo, succede che esci molto più carico di quando sei entrato, perchè è un piacere ascoltare quello che si dice, è un piacere venire a sapere cosa ascolta la gente appassionata che non conosci. Personaggi che si rivolgono ai padroni iniziando la frase con “Di sicuro non ce l’hai, però te lo chiedo lo stesso“. Loro sono uno dei motivi per cui è bello andare nei negozi di dischi indipendenti. E poi, oh, una volta non sono andato al Disco d’oro e non ti ho incontrato Red Ronnie? L’avevo visto anche qualche sera prima sgommare con la macchina di fronte all’hotel Baglioni.

Del Disco d’oro metto foto dal web, perchè di mie non ne ho, ma vi giuro che ci sono stato.

Andate nei negozi di dischi, se poi per caso capitate a Monaco andate qui

ECHT Optimal GMBH, Kolosseumstrasse 6, Monaco

ECHT Optimal GMBH, Kolosseumstrasse 6, Monaco

Abitare in Germania è uno degli incubi, oppure dei sogni, che molti italiani hanno da quando hanno inventato lo spread. Io stesso sono spaventato da quel posto, PERCHE’ QUANTO SONO STRONZI I TEDESCHI MAMMA MIA. O almeno così dicono, tanto che una volta la Medusa voleva scritturarne uno, un personaggio piuttosto importante in campo politico, sul piano europeo, per affidargli il ruolo di Kapò in un film sui campi di concentramento. Non è però corretto parlare subito di campi di concentramento quando si parla della Germania oggi, non ieri. In realtà i tedeschi sono simpatici, quelli di Monaco poi sono belli, paciosi, sempre con la pancia piena e il sorriso. Uno a cui avevo chiesto indicazioni per raggiungere un negozio di dischi mi ha addirittura accompagnato in un tour per negozi di dischi, dandomi consigli su quale era meglio e su quale era peggio. Ebbene, questo post (che voi tutti aspettavate con ansia) è anche per colpa sua che lo scrivo.

La Germania è un luogo felice? In Germania l’IVA è al 19%. Sembra un cazzo, ma non è. In Europa è più bassa solo a Cipro, sulle isole greche, nel Lussemburgo, a Malta, a Madeira, nelle Azzorre e nelle Canarie (fonte: wikipedia, non Barroso). L’erba del vicino è sempre più verde, e non siamo mai contenti. No. Almeno quei pochi metri quadrati di erba che ho visto in Germania (circa 60 metri lineari in media per ciascun negozio di dischi visitato a Monaco – neanche troppi, quattro negozi in tutto) erano verdi esattamente come i nostri. Tutto quello che c’era si trova esattamente identico al Disco d’oro di Bologna, al Rev Up di Cesena, al Marquee Moon di Firenze e via dicendo.

C’era della folla nei negozi. Anche da noi c’è della folla, soprattutto al sabato, nei negozi di dischi. Molte persone hanno motivi validi per comprare la musica. Il supporto fisico ti aiuta a tenere ordine, ad avere la sensazione di avere, a ritrovare le cose che più ti piacciono in un corpo esistente, non in un file che se ti si spacca il computer, o se un giorno succede l’apocalisse di internet, va a cartequarantotto. Alla base di tutto, alla base del desiderio di comprare musica, ci stà l’amore per la musica, che è inscindibile dal comprare l’album dell’artista che ti piace, è una forma di riconoscenza e di semplice amore per lui. Oltre a questo, che vale in generale, in particolare non c’è niente di più soddisfacente di comprare magliette, gadget e dischi di un’artista indipendente che ti piace, perchè una volta che li hai comprati senti di aver comprato qualcosa che ti era già vicino ma che adesso ti è ancora più vicino, senti di avere qualcosa di veramente prezioso, senti di appartenere a un gruppo di persone che condividono una passione, una visione delle cose. E poi ascoltare quando vuoi, su un supporto decente, quella musica che spacca così tanto. In Italia ci sono un sacco di possibilità per soddisfare questa impellenza.
Ma se proprio volete uscire dall’Italia e avete una voglia matta di andare a Monaco, bellissima città tra l’altro, dove si surfa sul fiume artificiale che attraversa il parco, dovete andare qui, all’Optimal. C’è dell’ottimo Krautrock, che alla sera si accompagna benissimo con il litro di birra alla taverna del baffo proprio vicino a Marienplatz. Infatti mentre ero in Germania, mi sono reso conto che era il caso di proclamare la Settimana del Krautrock.

ECHT Optimal GMBH, Kolosseumstrasse 6, Monaco

ECHT Optimal GMBH, Kolosseumstrasse 6, Monaco

Pure Via del Colosseo c’è a Monaco. Sti tedeschi sfottono sfottono poi quando si tratta di fare una vacanza o di mangiare sempre “Italia” pensano, bla bla bla. Si, si. Fate una capata una domenica sul Lago di Garda, poi dite se è più stronzo il tedesco in generale o il microgenere di italiani che trovate lì.
Settimana del Krautrock, quindi, più che altro perchè per entrare nel mood bisogna mangiar dei crauti, ma non solo Krautrock. Parlando di vinile: la sezione Indipendent Labels dell’Optimal è un pò piena di ogni cosa, ma si trovano titoli e nomi interessanti, di nuovo e usato; gustose anche le sezioni Hardcore e Punk Rock. Il mio amico, quello che mi ha accompagnato nel tour, era molto soddisfatto della sezione di Classica. Lui è un audiofilo. A Soul, Funk, Black Music e Hip Hop sono riservati spazi ampi. Per quanto riguarda le sezioni Deutsche Rock (fatta eccezione per il Krautrock) e Deutsche Hip Hop, mi hanno un pò spaventato e ho buttato solo un occhio, ma sono ricchissime. Su cd c’è ogni cosa. Prezzi: cd nuovi a 17 euro, vinili nuovi a circa 20, sui vinili usati fanno 10, o 15 sui doppi.
L’Optimal è stata l’ultima tappa del Munich Strafregister Tour, quella dopo la quale io e il mio amico ci siamo salutati. Tutto è iniziato al Music and Books di Kreuzstrasse 13 (ce n’è un altro in Turkenstrasse 21): solo usato, molta scelta Seventy in vinile, molta Deutsche Music, ma non troppo Krautrock. Si trova roba in vinile anche a 1 euro e 50 centesimi, ma occhio alle condizioni. Come si diceva una volta, non è la mia tazza di thé.

Music and Books, Kreuzstrasse 13, Monaco

Music and Books, Kreuzstrasse 13, Monaco

Meglio, riamanendo sul “solo usato”, Schallplattenzentrale (Fraunhoferstrasse, 26): 100 metri quadri e ballatoio strapieni di dischi e cd, qualsiasi genere esistente, singoli, album, 7”, hippie, punk, capelloni, stronzi, brave persone, tutti qui dentro curiosano, il gestore è folle e gentile, ha l’occhiale da regista, strippa perchè arriva il corriere con migliaia di pezzi. Prezzi da gestire: anche qui, occhio alle condizioni, occhio alla foga, io un altro pò ci restavo secco. Il mio amico ha comprato due sporte di roba, “Alle guten sachen”, tutta roba buona dice lui.

Schallplattenzentrale, Fraunhoferstrasse 26, Monaco

Schallplattenzentrale, Fraunhoferstrasse 26, Monaco

Schallplattenzentrale, Fraunhoferstrasse 26, Monaco

Un posto più fighetto in cui il mio amico non è venuto è il Ludwig Beck, un centro commerciale in Marienplatz 11: cinque piani di profumi e vestiti, sesto piano di cd. Solo cd, tantissimo jazz, un pacco di black music, un fottìo di classica, il rock è considerato un pò come lo considerava il mio professore di italiano alle superiori, la più bassa espressione dell’arte, ed è confinato nell’ultima stanza, in fondo. La scelta è ridotta ma razzando si trovano cose interessanti a prezzi buoni (cd di qualche anno fa a 11 euro). E poi puoi ascoltare qualsiasi cosa o quasi, e il commesso è uno di noi (a febbraio 2013). Il posto è tiratissimo, giovani, vecchi e bambini vi scorrazzano (e scorreggiano, almeno per due volte così mi è parso) allegramente. Credo che al Ludwig Beck facciano di tanto in tanto anche concerti di classica, o di musica da camera. Mi sarebbe piaciuto vederci i Rachel’s qui.

Ludwig Beck, Marienplatz 11, Monaco

Ludwig Beck, Marienplatz 11, Monaco

Ludwig Beck, Marienplatz 11, Monaco

Come centro commerciale, che riserva spazio alla musica e ai multimedia al quarto (o quinto, non ricordo) piano dopo tre (o quattro) piani di creme idratanti e cioccolata, è meglio il Muller, in Konigstrasse 26, di Norimberga però (così, se vi capita): piccola parete di vinile, scelta sorprendente, prezzi quasi, anche.
Tornando a Monaco, il Best Records in Theresienstrasse 46, l’ M2 Music 2nd Hand (Rosenheimerstrasse 77 e Nordenstrasse 41) e il Saturn in Neuhauserstrasse 39 sono posti che il calar della sera e la voglia di onorare la Settimana del Krautrock non mi hanno permesso di visitare.

Vai nei negozi di dischi: Casa del disco Galletti, Faenza

Casa del disco Galletti, Faenza

IO! compro dischi in vinile da quando ancora i cd non esistevano, e ho visto tutte le stagioni della musica. IO, anche quando tutti dicevano che il vinile era morto, lottavo per la causa. Frequento negozi di dischi da quando mio zio mi portò per la prima volta in quella piccolissima bottega vicino al ponte, dove c’era un signore anziano espertissimo di anni ’70, un vecchio hippie che aveva fatto il Sessantotto. IO a casa ho 15.345 dischi in vinile. E mi ricordo che quando avevo 5 anni, c’era un negozietto vicino alla casa di mio nonno che aveva tutti i dischi dei Rolling, e c’era un amico di mio babbo che aveva tutti i dischi dei Beatles, ORIGINALI!, e mio babbo mi raccontava che da giovani lui e i suoi amici andavano sempre ad ascoltarli a casa sua. Ma sai quanto valgono adesso queis dischi?! Perchè, oggi, non è più come allora. Oggi si ascolta la musica con gli mp3, una volta ascoltare la musica era un rito, non lo si poteva fare mica dappertutto. Ascoltavi due gruppi, tre al massimo. Ecco, IO!, è da quando ho 5 anni che amo il vinile, il fruscio, il giradischi, la puntina, il piatto che gira, il suono caldo, le frustate dei dischi più ascoltati.

Casa del disco Galletti, Faenza

Casa del disco Galletti, Faenza

Cazzate. Ecco quello che non devi dire a uno squinzio se lo vuoi convincere che comprare dischi è bello e che il rock è meglio dell’aperitivo o della house o della dance che ascoltano lui e i suoi amici e con cui hanno sostituito l’hard core e il grunge e l’emo e tutti sti cazzi bellissimi, o (se si vogliono introdurre nel discorso cose potenzialmente ancora peggiori per piantarsi la zappa sui piedi) gli anni ’70 e la Swinging London. Diconsi squinzi tutti quei ragazzi (sulle squinzie non è possibile avere potere) tra i 12 e i 16 anni che non sanno che la musica si può comprare su un supporto e ti guardano come si guarda un pazzo quando gli fai vedere cd o peggio un vinile, non lo sanno e ti guardano così perchè quando sono diventati coscienti o sono andati alla ricerca di una passione da strizzare esisteva già il download e YouTube. Quindi non hanno nessuna colpa, sia inteso, sono squinzi nel e del loro tempo, come noi si era squinzi del nostro tempo quando la musica si ascoltava solo se si andava nei negozi e c’era un tipo che ti sotterrava di cd nuovi da ascoltare, lì seduta stante, perchè tutti potenzialmente ti piacevano, e tu ti facevi il tuo viaggio nel SoundCloud, inconsapevole che il futuro sarebbe stato proprio quello, solo su una scala non fisica (senza cd) e universale, per tutti, sull’internet.

Perchè 12 anni come estremo inferiore del range temporale che definisce gli squinzi? Perchè a quell’età circa incomincia a salirti la fotta, una qualsiasi. E perchè 16 anni? Perchè a 16 anni decidi se la scuola superiore ti ha fatto dimenticare la musica per la figa. In pochi riescono a coniugare le due cose, ad approfondirle entrambe e a non (semplicemente, solo) sfruttare la prima per ottenere la seconda.
Ecco quello che non gli devi dire, allo squinzio, per convincerlo che comprare un disco è bello: nè quello che è scritto sopra, tra la prima e la seconda foto, nè che il rock è meglio dell’aperitivo e della house o della dance che ascoltano lui e i suoi amici e con cui hanno sostituito l’hard core e il grunge e l’emo e tutti sti cazzi bellissimi, o (se si vogliono introdurre nel discorso cose potenzialmente ancora peggiori per piantarsi la zappa sui piedi) gli anni ’70 e la Swinging London.

Se vuoi convincere uno squinzio, parti già svantaggiato, perchè se lo devi convincere vuol dire che lui è già oltre e si piega ad ascoltarti solo perchè gli fai un pò pena. Per avere una possibilità di riuscire devi portarlo: portarlo o a un concerto dei Gazebo Penguins e fargli comprare Legna, o in un negozio di dischi.

Qualche giorno fa sono andato a Faenza, alla Casa del disco Galletti (casadeldiscofaenza.it) e ho comprato un disco del 1981. La cosa interessante è che quando entri una ragazza alla cassa ti saluta, e ti passa dalla testa il fatto che in un negozio di dischi ci possa lavorare solo un maschio che non ha voglia di averti lì. A parte l’Underground di Bologna in effetti di ragazze dietro un bancone di un negozio di dischi non mi sembra di averne mai viste, ma non sono stato in tutti i negozi di dischi del mondo e potrei sbagliare.

Alla Casa del disco Galletti trovi vinile usato a prezzi ottimi, vinile nuovo con un buon assortimento di novità e catalogo, generi diversi, per una buona soddisfazione di molti gusti. 7”, 33 giri, cd e t-shirt di alcune etichette indipendenti italiane hanno una parete tutta per loro, e questa è una cosa che fa onore a Galletti. Confezioni deluxe di album vari sono sparse un pò ovunque nel negozio e uno spazio speciale è riservato ai cd Nice Price, soprattutto roba anni ’90 e ’80, molte cose che farebbero vomitare tutti coloro che ora schifano la musica con cui sono cresciuti perchè sono gli intellettuali in calza maglia e i pionieri delle nuove musiche lisergiche e psichedeliche senza droga, ma cose che spesso sono perle del recente passato e che avere in casa accattandosele a un prezzo Nice non sarebbe proprio male per niente. Allo squinzio gli si potrebbe far vedere tutto questo e: o ti dice “Ti aspetto fuori mentre fumo una paglia” o sceglie definitivamente, per tutti gli anni di un futuro prossimo e limitato del tempo, la musica e non la figa. Poi, dopo, forse cambierà idea e non è mai una cosa buona: se passerà dalla figa alla musica sarà troppo tardi, se passerà dalla musica alla figa sarà impossibile. Ancora più tardi verrà travolto da una coda di paglia grande come una volpe e penserà che al posto della musica (o della figa) dovrà trovarsi una nuova passione, da adulto. Ma, comunque, per un pò di tempo l’hai convinto a compiere un atto di riconoscenza nei confronti delle band o dei musicisti che gli piaceranno: comprarne la musica.

Anch’io sono della generazione perduta, GENERAZIONE X, ma ho dei valori legati alla musica. Preferisco il vinile al cd, più o meno dal 1992, quando avevo 14 anni – quindi il range temporale ipotizzato sopra è perfetto e realistico. Il primo disco MIO, che ho comprato con la paghetta, è il singolo in picture disc di Midlife Crisis dei Faith No More, in una specie di succursale della Dimar che c’era (non c’è più, è scomparsa prima dell’avvento dell’mp3) nella mia città. Nonostante i prezzi fossero bestiali, ho un grande rispetto e un ricordo molto piacevole di quel posto. Nella stessa occasione ho comprato anche Ten dei Pearl Jam, ma ho detto prima Midlife Crisis perchè è meno anacronistico (sono un intellettuale in calzamaglia).

Dal 1992 mi piace sperperare così i soldi, una parte della paghetta o dello stipendio. Anche oggi che c’è la crisi, sono recidivo. Entrare in un negozio di dischi mi ha sempre dato una sensazione piacevole, mi fa sentire in qualche modo bene, e avere la possibilità di starci per ore mi rasserena. Come qualsiasi donna in un negozio di scarpe o borse belle, credo. Penso sia questo il motivo per cui continuo a frequentare i negozi di dischi e a lasciarci una parte del mio portafoglio. Magari la sera dopo non esco, così bevo qualche birra in meno. Continuo ad avere quella passione, anche se alcuni ridono, perchè hanno passioni più adulte, più utili, più concrete. Per una qualche legge non scritta è stato stabilito che a un certo punto devono estinguersi le passioni che avevi da adolescente e devi iniziare ad averne altre: non va bene trovare il tempo o spendere per ascoltare musica, ma va bene trovare il tempo o spendere per qualsiasi altra cosa da grande. Quindi, compri un disco o un cd e sei un bamba che non sa resistere (ecco la mia, di coda di paglia). Una volta ti sentivi contento, ora non dovresti più.
Molti hanno mille ragioni valide per deridermi, in rapporto al fatto che compro ancora dischi.

Casa del disco Galletti, Faenza

Casa del disco Galletti, Faenza

Non sono uno che non scarica. Impossibile non farlo se vuoi potenzialmente ascoltare tutto, TUTTO, chè tutto non si può comprare. Ma mi piacciono le edizioni vinile+cd+codice per scaricare l’mp3 perchè spendi 20 euro e puoi ascoltare musica in casa, in macchina, a piedi, senza rinunciare a togliere dalla busta il vinile e metterlo sul piatto. Mi piace scaricare roba indipendente e poi comprare a 8 euro un cd o un vinile sul sito dell’etichetta discografica, mi piace supportare gente che crede che la musica non sia una passione da adolescenti, o una roba da supermercato, ma una passione preziosa da alimentare, la gente che mette le chiappe sulla piastra del fuoco, le mette in gioco e porta avanti un progetto, come un’etichetta e una band indipendenti. Mi piace l’idea di avere una serie di dischi miei, in casa, non è feticismo, è la soddisfazione che ti dà la certezza che se vuoi ascoltare qualcosa lo puoi fare, non solo dal computer, ma da due casse che sbombano.