Oscar 2013, pronostici alla cazzo per sopravvivere alle elezioni

Lancio dei dadi

Domani e lunedi si vota, un bel week end lungo di merda. Ma domani sera ci sono anche gli Oscar. Lunedì sapremo tutto. Dolorosa è la consapevolezza che è difficile pensare a un futuro politico migliore in Italia, e da questo dolore consegue disagio. E allora, alla faccia di tutti quelli che voteranno Grillo, che il disagio non sanno dove metterselo e se lo ficcano su per il culo da soli votando Grillo, io mi sparo un sacco di film americani, o cagati fuori da produzioni immense, o venduti al nemico denaro, fatti per piacere al pubblico. E faccio i pronostici su chi vincerà più Oscar.

MIGLIOR FILM
Tutto tranne Amour di Michael Haneke. Il miglior film è Argo, di Ben Affleck.

MIGLIOR REGIA
Tutto tranne Amour di Michael Haneke, voto Il lato positivo – Silver Linings Playbook di David O. Russell.

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Joaquin Phoenix (The Master), per simpatia.

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Naomi Watts (The Impossible), per convinzione.

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
È una gara dura. Alan Arkin (Argo, film dell’anno), Tommy Lee Jones (Lincoln) o Christoph Waltz (Django Unchained)? Tommy Lee Jones.

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Per Les Misérables, Anne Hathaway. Può sembrare un voto dissennato, capisco.

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Wes Anderson e Roman Coppola hanno dato molto poco per Moonrise Kingdom. Mi piace l’idea di un duello inutile tra Django Unchained e quel fighetto di Wes Anderson, quindi, sfida sia. Voto Quentin Tarantino. Wes Anderson e Roman Coppola hanno fatto un lavoro mediocre, che se fosse stato il primo film di Wes Anderson sarebbe stato bellissimo, ma non lo è, e non ha aggiunto niente al passato.

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Chris Terrio per Argo.

MIGLIOR FILM STRANIERO
Tutto tranne Amour di Michael Haneke dall’Austria. War Witch (Rebelle) di Kim Nguyen (Canada) trionferà.

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Frankenweenie, di Tim Burton, il voto del paraculo.

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Roger Deakins (007 Skyfall), Bond ha perso tutto, la figa, il capo, diamogli un Oscar, anche uno di merda.

MIGLIOR SCENOGRAFIA
Dan Hennah, Ra Vincent e Simon Bright (Lo Hobbit: un viaggio inaspettato)

MIGLIOR MONTAGGIO
William Goldenberg, Argo. Solo alcuni minuti danno un valore immenso a tutto il film, il miglior film della stagione.

MIGLIOR COLONNA SONORA
Alexandre Desplat, Argo. Gli avversari erano: un italiano (Dario Marianelli per Anna Karenina); Thomas Newman per Skyfall, incrocio tra Coolio e Dario Marianelli; il vecchio John Williams per Lincoln; e Mychael Danna per Vita di Pi, due palle da non camminare più, sembra la musica del Titanic cantata dalla Celine Dion, più da limone intellettuale. Superata l’indecisione su John Williams, Argo uber alles, musica tesissima.

MIGLIOR CANZONE
Before My Time di J. Ralph (film: Chasing Ice) è una canzone struggente, ma c’è Scarlett Johansson che canta e non possiamo accettarlo. Pi’s Lullaby (Vita di Pi) sembra Over the RainbowSkyfall: Adele, interessati alla dance.
Suddenly, di Les Misérables, per carità. E allora mando tutto a puttane e voto Everybody Needs A Best Friend (Ted) che c’è Norah Jones che canta.

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Joe Letteri, Eric Saindon, David Clayton e R. Christopher White per Lo Hobbit: un viaggio inaspettato.

MIGLIOR SONORO
Argo. John Reitz, Gregg Rudloff e Jose Antonio Garcia, un lavoro eccezionale.

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Paul N.J. Ottosson (Zero Dark Thirty), giusto per non votare ancora Argo, e per onorare il trip sulla guerra e sul terrorismo di Kathryn Bigelow, la migliore regista della storia. 

MIGLIORI COSTUMI
Eiko Ishioka per Biancaneve e Colleen Atwood per Biancaneve e il cacciatore a pari merito. Se c’era un altro Biancaneve votavo anche quello.

MIGLIORI TRUCCO E ACCONCIATURA
Lo Hobbit non è niente di nuovo, voto Hitchcock (Howard Berger, Peter Montagna e Martin Samuel).

Per le categorie MIGLIOR DOCUMENTARIO, MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO, MIGLIOR CORTO e MIGLIOR CORTO D’ANIMAZIONE di solito la scusa è “vivo in Italia non li ho visti”.

Incontrastato vincitore con 5 statuette è Argo, un film fresco, sincero, frizzante. Segue Lo Hobbit con due statuette, poi il mare della desolazione del pari merito: Il lato positivo, The Masters, The Impossible, Lincoln, Les Misérables, Django, War Witch, Frankenweenie, Skyfall, Ted, Zero Dark Thirty, Biancaneve, Biancaneve e il cacciatore, Hitchcock, tutti a quota una statuetta. Amour di Haneke zero, e a Grillo piace tantissimo Haneke. Un mondo diverso è possibile.

(tutte le nomination)

Spara J. Edgar Hoover spara

J. Edgar Hoover, the real one

J. Edgar Hoover, the real one

“Al cuore, Clint!”. Il giorno 6 gennaio 2012 avrei voluto urlarlo mentre entravo in sala per vedere J. Edgar, ma non l’ho fatto, perchè mi sembravo un invasato. Però l’ho pensato. Mi ero anche attrezzato con il mio personale corpetto antiproiettili in metallo riciclato perchè sapevo che, dopo lo sfuocato Hereafter, il colpo sarebbe stato ben assestato. E infatti.
Invictus e Gran Torino (ma anche Million Dollar Baby) erano stati grandiosi grazie alla capacità di Clint di toccare corde un pò ruffiane in modo brutale, senza fingere di non volerlo fare. Changeling ha dato vero spessore anche ad Angelina Jolie e Lettere da Iwo Jima e Flags of Our Fathers sono due meravigliosi film di guerra. Mi fermo qui. No, anzi, dal momento che ultimamente ho visto Brivido nella notte (1971), aggiungo che anche quello è un grande film, per motivi diversi e numerosi, primo tra tutti perchè in quell’occasione al (già) texano dalle palle di ghiaccio i coglioni gli si sciolsero un pò, soggiogato com’era da una donna folle d’amore per lui.
Ma torniamo al presente, e un pò anche al futuro. Leonardo Di Caprio sarà (di sicuro) Jay Gatsby nel Grande Gatsby di Baz Luhrmann, Calvin Candie in Django Unchained di Tarantino e (forse) Frank Sinatra in Sinatra di Martin Scorsese. In J. Edgar di Clint Eastwood è J. Edgar Hoover, direttore dell’FBI dal 1924 al 1972, attraverso otto presidenti tra i quali F.D. Roosevelt, Kennedy e Nixon.
Attenzione, che Leo non voglia farci capire che è diventato uomo. Vorrà forse lasciare il segno? “Non sono più un pischello, sono diventato grande, e sono un attore con le palle!” potrebbe dire. Ed è vero, lo dimostra in J. Edgar.
J. Edgar Hoover ha tenuto per i coglioni otto presidenti USA perchè era in possesso di scottanti dossier. Se non fosse morto per cause naturali, avrebbe tenuto per la palle anche quel succhiasangue di Nixon. Era un personaggio ambiguo e spaventoso. Era ambiguo perchè alcuni suoi principi erano corretti ma diventavano sbagliati perchè macchiati da una sete di potere che lo ha portato a fare cose terribili (tipo piazzare le cimici per spiare i Presidenti in modo da conoscere i loro segreti e rimanere a capo dell’FBI). E questo fa di lui un personaggio spaventoso. Ce lo aveva già insegnato James Ellroy. Una scena soltanto: poco prima di morire Hoover dice alla sua segretaria (Naomi Watts) di non permettere a nessuno di mettere le mani sull’archivio “confidenziale”. Perchè si vuole portare quei segreti nella tomba? Mmmm… Perchè quelle sono informazioni delicate che minerebbero il Sistema? Mmmm… Perchè vuole essere il più potente e vuole che a nessuno derivi il potere che ha avuto lui che conosceva cose inaudite? Più probabile.
Il potere, insomma, ce l’ha perchè nasconde e usa a proprio vantaggio segreti segretoni. La stessa battaglia che conduce pubblicamente, la conduce in privato, ma per motivi differenti: pubblicamente nasconde segreti di altri, sinonimo di potere per lui, in privato nasconde la propria omosessualità e la propria balbuzie, che ritiene segni di debolezza. La rigidità tenuta in pubblico è un’imposizione utile a celare difetti personali inaccettabili: la madre (di cui è totalmente succube) non li permette, la società (che egli controlla) non li ammette.
J. Edgar combatte il crimine e arresta gli assassini. Non lo fa mai in prima persona, nelle retate manda sempre avanti i suoi uomini, perchè ha paura. Anche questa debolezza è inammissibile, anche questa è da nascondere, e lui racconta la storia come vuole, ponendosi come protagonista assoluto delle “missioni compiute” dall’FBI, con la pistola in mano puntata contro i criminali.

J. Edgar è un uomo che, pur di mantenere il potere, forza se stesso a essere quello che non è, perchè era omofobico e razzista, perchè la società non può (non può, anche oggi) essere in mano ai deboli. La sua sete di potere deve essere più forte della sua vera personalità. Di fronte all’uomo che ama (che, ammalato, gli chiede prima di essere comprensivo, poi di mollare tutto) ammette di non poter fare sentimentalmente e nella vita a meno di lui, ma gli impone di essere professionalmente lucido e forte. Un personaggio simile è terrificante, ma anche umano.

“Al cuore Ramon, se vuoi uccidere un uomo devi colpirlo al cuore”. Sin da Per un pugno di dollari, Clint ci ha insegnato come uscirne vivi, in generale, ma anche dai suoi (in senso lato) film: indossando un giubbetto antiproiettili.