Ma si dai spariamo sulla croce rossa: Fedez

Fedez

Sul Fatto Quotidiano è uscita un’intervista a Fedez, questa. Io non sapevo neanche chi fosse prima di leggerla, sono venuto a saperlo perché è uno dei nuovi giudici di XFactor, pensa un pò. Pensavo fosse un giocatore della Juve. Quindi mi sono informato sul rapper e sul suo passato un po’, neanche più di tanto, perché quello che mi è piaciuto di più è il suo presente.
Il nuovo disco di Fedez si chiama Pop-Hoolista, che è un titolo sbagliato perchè nessuno arriva a pensare che Fedez voleva dire che è un hooligan del pop, ma che voleva fare il gioco con la parola populista, perché anche se c’ha messo in mezzo “hool” non gliene frega niente a nessuno. Poi magari i fan dicono, solo quando gli viene spiegato il motivo del titolo, e non c’è niente di peggio di dovere spiegare un titolo per farlo capire, ooohh Fedez è un hooligan del pop, figo. Essere hooligan del pop vuol dire essere un? Teppista del pop? “Sono un hooligan del pop” è una frase che non ha senso, perché l’hooligan fa principalmente a botte e danni negli stadi e nelle città, uccide persone. Fedez uccide il pop. Boh.
A quanto pare Fedez è fiero di essere populista, come ha detto di sé anche Casaleggio. Forse il ragionamento è troppo sottile ma Fedez non capisce che il significato della parola populista è al momento molto negativo. Il significato da vocabolario non lo è, ma bisogna valutare i cambiamenti delle parole nell’uso comune. E l’ascoltatore di Fedez non ne sa manco mezza di cosa significava originariamente populista (il significato della Treccani) ma conosce quello che viene utilizzato dai politici in Tv, tutt’al più. Quindi, il significato si è trasformato nel tempo ma adesso ha assunto un’accezione negativa (quella di demagogico) di cui non si può non tenere conto. Lo stesso Fatto Quotidiano in un articolo bacchettone del 2013 diceva che i politici sono tutti ignoranti perché usano populista in modo sbagliato, senza capire che è proprio quel significato ad essere il più diffuso, anche se è etimologicamente sbagliato. Quando Fedez dice che è contento di essere populista non ha capito un cazzo, e infatti quando lo spiega io vedo nei suoi occhi la franchezza, è perso.
Poi si lancia in discorsi sulla scena, quella indie, e quella democratica, sul fatto che lui era indie e adesso non lo è, sul fatto che ha votato M5S perché sono il nuovo e barbarie varie. Non dico approfondimento, ma anche solo accenni di approfondimento zero, ed è ovvio che Scanzi, giornalista che fa l’intelligente in giro, non dica niente, accondiscenda, ci vada d’accordo insomma. Un coppia che si sapeva che sarebbe stata bella. Poi Fedez dà addosso agli italiani: è colpa nostra se abbiamo i governanti che ci ritroviamo ma soprattutto

Tanti anche i duetti, con Elisa, Noemi e J-Ax, per descrive un Paese “dove la gente non arriva a fine mese ma si preoccupa che la batteria dello iPhone arrivi a fine giornata”.

Cavolo. Prima diceva che era populista e dalla parte del popolo. Un colpo al cerchio e uno alla botte, un po’ al POTERE un po’ alla GENTE. MA poi la gente chi?
E cavolo che copertina Fedez. “La copertina è questa, ‘ticamente è un poliziotto su un pony, su un unicorno. E io vomito l’arcobaleno. Questo è il retro della copertina con un unicorno che al posto del corno ha un gelato spiaccicato sulla fronte”. Boh. Poi Fedez voleva mettere sul retro copertina una foto del Duce con Hitler – dove Hitler al posto della svastica sul braccio ha uno smile e Mussolini un tubetto di dentifricio in mano, un gelato, una tavoletta di cioccolato, non capisco – ma nessuno gli ha permesso di farlo. “Rende molto l’idea di populista” dice. Cioè, lo dici perché rende l’idea del concetto di populista che piace a te e a Casaleggio oppure perché rende l’idea di concetto di populista in senso negativo? Perché a vedere il Duce viene in mente il concetto di populista in senso negativo, che però è quello che tu non usi. C’è confusione, tu sei confuso, e sono confusi quelli che lavorano per te. La foto dissacra il potere, dici. A parte che c’abbiamo due coglioni così coi rapper italiani che dissacrano il potere e se ne vanno a Xfactor a trovare qualche perso da spremere per fare in modo che i discografici e i pubblicitari ci facciano i trilioni, ma con quella foto decidi se vuoi rendere l’idea di populista come la intendi tu, oppure no, oppure vuoi dissacrare il potere e quindi le dai un significato canzonatorio. Troppe cose insieme non vanno bene, troppo complicato per la GENTE. E chi ti ha fatto il booklet del cd e chi ti ha spiegato come spiegarlo non lo so. Pure il mainstream se lo vuoi fare va fatto bene. Ci sono errori anche nel booklet degli U2 eh, ma qui è il concetto base che manca. Pony e unicorno non sono la stessa cosa, a meno che quello nella tua copertina non sia un Mio Mini Pony. IL NUOVO DISCO DI FEDEZ C’HA UN MIO MINI PONY IN COPERTINA.

Dentro me c’è un cane che canta – Sanremo, ma si dai spariamo sulla croce rossa 3

sanremo tutti

Sanremo non cambierà, tanto più che nel 2015 lo condurrà Carlo Conti che insegnerà a tutti il contismo – sorridere sempre e farsi un sacco di lampade – poi decideremo se è più fastidioso quello o il fazismo. Ma è bello scrivere su Sanremo, come è bello guardarlo, anche se è noioso; nel frattempo si possono fare altre cose e comunque è televisione sociale, che ti spinge a parlare con chi è con te sul divano, o anche televisione attiva, che ti invita a fare più cose in una volta, sempre con un orecchio alle canzoni.

I Premi

Arisa. Lei è una sex simbol da tempo. Quando l’ho vista fare la gattona su Vanity Fair ho pensato che avesse molto talento perché era riuscita a farsi dire di essere sexy. Neanche Caterina Caselli con Elisa è stata capace di tanto. E adesso tutti a dire che Arisa ha vinto con le tette, senza considerare che è uno dei personaggi psicologicamente più complessi che lo spettacolo italiano offra oggi e che questa complessità la mette nelle interpretazioni, durante le quali canta bene e mostra uno sguardo ambiguo. Nel post-Sincerità è stata il fulcro di un programma di Vittoria Cabello in cui rifaceva le canzoni degli altri infilandoci il nome degli ospiti e facendo ridere la prima e la seconda volta poi basta; in quella stessa trasmissione ogni tanto interveniva sulle questioni sessuali sollevate da Melissa P.; a XFactor si ubriacava e urlava; a un certo punto ha teorizzato una svolta lesbo. Cos’è davvero Arisa, che all’anagrafe è Rosalba Pippa? Una buona interprete molto meno brava come autrice. Controvento è peggio di altre sue canzoni, l’ideale per vincere Sanremo. Chi vota sa bene cosa vuole e nel corso del tempo non ha cambiato spesso i principi in base ai quali si è espresso: lasciatemi cantare e basta.
Rocco Hunt. Anch’io potevo scrivere una canzone sulla piadina e dire che l’Emilia Romagna non è la terra dei malghini del PD come lui dice che la sua è la terra del sole e non dei fuochi. Invece mi sa che è proprio la terra dei fuochi, nonostante il Decreto. E quella mamma che urlava quando Rocco Hunt ha vinto i Giovani era la mamma dei giovani d’Italia che si riscattano. E’ stata una bella terronata in eurovisione e il fazismo si è anche un po’ vergognato. Se Rocco Hunt sia trash o no e se abbia portato il vero trash (già chiamato in causa per questa edizione) a Sanremo sono dubbi che non ho ancora risolto.
Il Premio della critica e il Bardotti per il miglior testo alla canzone scartata di Cristiano De André fa capire quanto fosse alto il livello delle altre. Dentro me / c’è un cane che canta per me / Sing in the rain di Ron forse meritava qualcosa di più.
E per fortuna che il Premio Sala Stampa è andato ai Perturbazione e non alle Perturbazioni.
XL di Repubblica oggi pomeriggio ha condiviso su Facebook alcuni commenti in cui si chiede cose diverse tipo se avessero vinto Raphael Gualazzi e The Bloody Beetroots sarebbe stato un bel segnale, perché un artista (TBB) tanto apprezzato all’estero in Italia non viene cagato cioè non vince Sanremo eccetera. FBB da solo è un incrocio tra i Jet al massimo delle loro forze, i Prodigy in crisi compositiva e i Marlene Kuntz semplificati all’osso. Con Guala è arrivato secondo, al posto di Cutugno, quindi l’esperimento radiamo al suolo Sanremo con una maschera è tutto sommato riuscito, considerando che la canzone non era un granché. Per conquistare l’Italia, TBB deve riaprire il Bresaola Rave Party e partire da lì.

Terzo, Rudy Rubino. Mi sa che è tutto, auguri, ciao.

#vadim

I testi dei PLACEBO fanno cacare (ma si dai spariamo sulla croce rossa 2)

Brian+Molko

I Placebi sono sempre stati molto facili da ballare, venivano sfuggenti, freddi e veloci. Pure Morning, ascoltata oggi, è un gran brodo. A proposito di testi, una canzone può dire cose che non ci riguardano, cose senza senso, senza spessore oppure profondissime, ma non può dire my japanese is better. Grandi rime, illuminanti giochi di parole. Già da Pure Morning (secondo album) i Placebo sono un gruppo fatto apposta per far sfogare i ciellini che a casa amano gli U2 e i Police ma in pista fanno il vuoto intorno a sè con Pure Morning che gira senza sapere che è un angelo gay che li sta manovrando. Il niente del testo mette d’accordo un pò tutti e quando sei in pista permette a tutti di far finta di conoscere le parole e di muovere le labbra mentre Molko canta senza che nessuno si accorga che le parole non le conosci. Il cupo e il me ne fotto, il glamour e la rima baciata, per una trasgressione dorotea.
Tra il 99 e il 2000 arrivano 20th Century Boy e Special K. Special K mi ha sempre fatto molto pensare ai Cornflakes, una colazione che mi ha smagato da quando avevo 10 anni, da cui un altro testo senz’altro di merda.
Poi racconti ineffabili di problemi di droga, occhi tristi, nudi integrali, omosessualità, e canzoni con David Bowie, o per Velvet Goldmine, testi glam, testi punk, testi grunge, TESTI EMO. E i Placebo diventano simbolo di quello di cui vogliono diventare simbolo, e vincono.
Sleepin’ with Ghosts è un brutto titolo. Dice “fantasmi” e crea un immaginario sbagliato, evocato per trarre in inganno quelli che non hanno mai visto un film con i fantasmi e che li associano al colore bianco della pelle di Brian Molko confondendolo con le lenzuola bianche immacolate ma ruvide della nonna e credendolo un vampiro, perchè ignorano la differenza che c’è tra un vampiro e un fantasma. Inaccettabile, come stimolo.
Song To Say Goodbye è il male di vivere. E i Placebo continuano a esercitare il loro fascino struggente, a mietere vittime. In giro si vedono sempre (eravamo del 2006) ragazze magre e prive di ogni sentimento per un bicchiere di vino rosso, tutte vestite di nero, che vanno a studiare in biblioteca con la maglia dei Muse o dei Placebo, oppure la felpa dei Muse e la tshirt dei Placebo, e un paio di drammi comportamental-personali seri in tasca. Loro pensano, giustamente, di aver trovato la rivoluzione per la propria personalità, che deve essere sensibile ma aggressiva. Passive Aggressive. L’inganno si gioca tutto sulle parole e sulla musica di Brian Molko, che si arrabbia perchè nel ventunesimo secolo che Cristo ci ha mandato sulla terra lui ancora, suo malgrado, fa scandalo per gli atteggiamenti trasgressivi. Si arrabbia ma batte sempre sullo stesso chiodo. Lo facevamo arrabbiare quando ci ciucciavamo i suoi, i loro, colpi di scena: la band era davvero sensibile a certe cose, la loro è una realtà che deve essere accettata perchè è normale, non additata come trasgressiva. Però nel modo di porsi non cambiano una virgola i Placebo. Oggi compreso.
E in Too Many Friends, primo singolo macina palle di Like Loud Love, le prime parole con cui si presentano dopo 4 anni sono “my computer thinks I’m gay”.
Tornando a Passive Aggressive, che letteralmente è il comportamento di un quarantenne famoso che si sente una merda ma combatte il proprio dolore sparando fuori un eyeliner da paura, può essere assunta come uno dei meglio esempi dei testi di merda dei Placenta, seconda al massimo solo a Pure Morning. A un certo punto Passive Aggressive dice (la traduzione è su google): “Ogni volta che risalgo ti vedo cadere/Puoi trovarmi spazio nel tuo cuore sanguinante?/Cade a pezzi”. Si sente, cazzo, che sei amico di Morgan e Asia Argento.
L’album della luce è Battle For The Sun, di cui non ricordo nessun singolo. Forse era For What It’s Worth, l’esito peggiore numero 3. “No one cares when you’re down in the gutter/Got no friends got no lover”. Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.
L’ultima canzone di Loud Like Love si chiama Bosco e fa più o meno così: “I love you more than any man” poi “when I get drunk/you take me home/and keep me safe from harm/I ask you for another second change/but then I drink it all away (…) You know, I’m grateful, I appreciate/but in fact, it’s pitiful how I suck you dry/How I suck you dry”. Dai, raga, raggamuffin.
A proposito di Loud Like Love ad ascoltarlo ci sono tante cose che fanno cacare prima dei testi e parlare di quanto fanno cacare i testi nell’album nuovo dei Placebo è un pò come dire che Massimo Giletti ha dei brutti capelli. Lo stesso a proposito della discografia della band tutta. Però non so, mi sembra una parte importante del tutto, o forse mi sbaglio io. Comunque, i testi dei Placebo hanno sempre fatto cacare.