I Do Nascimiento a Bologna

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I Do Nascimiento non fanno tanti concerti. Adesso il tour è finito, dopo si prenderanno una pausa, quindi se vi è capitato di vederli è stata una bella occasione. Io sono andato all’Arterìa a Bologna, un posto sotto terra. Non è così piccolo come mi avevano detto, neanche così caldo, e nella sala concerti c’è una buona acustica. Va tutto bene sin dall’inizio, a parte gli Alkova. Dopo gli Alkova suonano gli Asino (quelli di Crudo, su Fromscratch) e il loro set lo fanno benissimo, portando alla luce quello che c’è nel disco, emo, spoken word e mathrock.
Poi iniziano i Do Nascimiento, testa della line up. Il cantante è uguale al tizio dei Mogwai, però non ha niente a che vedere con lui perché è simpatico e non fa post rock. Nell’ultimo disco dei Do Nascimiento c’è una canzone (Fiato) che dice mi manchi come la mia birra in mezzo al mare, o come un paio di calzini uguali, ma se mi trovo qua adesso, io non lo devo a te. Dal vivo a Bologna succede che Fiato i Do Nascimiento la fanno per ultima, il bassista la canta ridendo da solo, la gente la urla e io penso a una cosa. Quella frase sembra così stupida che è molto meno stupida di tante altre frasi intelligenti. Voglio dire, i nuovi cantautori (tutti tranne CASO) si sforzano di scrivere testi poetici e intelligenti ma non ce la fanno. Qui c’è una birra, un paio di calzini, e tutto il mondo che sta tra le cose che ti mancano e quelle che hai conquistato nonostante le cose che ti mancano. Un concerto dei Do Nascimiento è fatto di tante cose, e forse Fiato dal vivo le ha messe tutte insieme. Se ci pensi ti viene il groppo in gola. Se quella frase l’ascolti guardando il bassista che ride, ti diverti. Se invece l’ascolti guardando la gente che ciondola con le braccia alzate ti senti parte di una cosa di cui non sei parte perchè attorno a te conosci poche persone (le altre sai che esistono ma dopo un’ora non avranno neanche più una faccia precisa) e perché non sai il motivo vero per cui i Do Nascimiento hanno scritto quelle parole, lo puoi solo immaginare e interpretare. Però in quel momento stai vedendo una cosa che non succederà spesso, e lo stai facendo insieme ad altri. Questo, l’essere vicino a una persona ma allo stesso tempo esserle lontano, quelle parole dei Do Nascimiento lo dicono.
Per il resto, non perdono un attimo per non essere troppo sentimentali e per uscire dalla serietà della parola emocore. Hanno le due chitarre, una che fa sbrang, l’altra che pirulla un po’, che insieme suonano molto forte e molto bene, la voce che urla, il basso e la batteria (in prestito c’è il batterista degli Asino, NDR) che frullano insieme e completano un quadro spontaneo e preciso allo stesso tempo. Ricordano i Cap’n Jazz e i Braid, ok. Poi, subito dopo parlano di sborra e accennano al tema delle seghe. Ed escono con una fila di parole come se ribecco quello stronzo che dice che nulla mai cambia io gli spacco la faccia, cose importanti di questo tipo. Con la stessa facilità con cui si muovono i pensieri, fanno i minchioni poi ti assestano colpi importanti.
Ci pensi nei giorni seguenti a quelle frasi, e pensi anche che non vedevi un concerto in cui era così chiaro che chi suona si diverte dai tempi dei Lambrusco Kid in qualche circolo della Romagna. Forse quella dei Do Nascimiento è la formula giusta, metterci due anni per fare il nuovo disco, poi un po’ di date e di nuovo ciao alla prossima. Custodiscono questo segreto, che poi non è un segreto ma non tutti lo sanno o lo vogliono mettere in pratica, lasciano trascorrere il tempo, si dicono addio e quando hanno tempo e voglia si ritrovano. E suonano come se fosse una festa. Spazzano via tutti i discorsi che si possono fare sul fatto che Giorgio è meno ruvido rispetto ai precedenti, più facile da cantare, l’ultimo da comprare perché poi ci rompiamo dell’emo italiano. I Do Nascimiento potrebbero sciogliersi o diventare qualcos’altro che adesso non ci aspettiamo ma che comunque ricollegheremo a quello che c’è stato prima, e quello che c’è stato prima lo riconosceremo come l’origine della novità che però avrà una sua autonomia. Mi è piaciuto il primo ep, lo split, la cover dentro a This Is Not A Love Song, il secondo ep, tutto, magari mi piacerà anche il terzo, se ci sarà. Ci sono cose che cambiano davvero e se sono cambiate la prima volta, possono farlo anche la seconda. Intanto, il cambiamento verso la fine di un genere non ha cancellato il cuore dei Do Nascimiento dal vivo, l’intenzione di fare dischi e concerti per divertirsi. Finchè c’è quella va benone. Quindi, intanto, chi se ne frega se Giorgio è l’ultimo disco prima della fine dell’emocore italiano. Vedremo.

Giorgio e lo sguazzone assassino (Quello della copertina è un cane o una iena)

do nascimiento giorgio

“Ciao Giorgio, hai visto che è uscito il nuovo dei Do Nascimiento e che si chiama come te?”
“Ah dì, si ho visto…”

“Eh. OH, hai sentito che parla dello sguazzone?”
“Eh. Ho sentito.”

“Noi con lo sguazzone c’abbiamo ucciso uno, al bar Tonino, ti ricordi?”
“Mi ricordo. E mi ricordo anche che io mi son fatto la galera, e voi stronzi niente.”
“Daiii… Siamo scappati, lo stavi facendo anche tu ma sei inciampato. Pensavo ci fossimo chiariti su sta cosa…”

“Chiariti un cazzo. Guarda che magari adesso con i Do Nascimiento che han tirato fuori lo sguazzoneh qui in paese riaprono le indagini…”
“Uh! Non vorrai mica cantare adesso?”

“Beh vi starebbe come una cazzo di camicia nuova. Quante cose mi sono perso chiuso in galera per tutto quel tempo? Per voi non è cambiato un cazzo, per me è cambiato tutto, faccio una vita di merda da quella volta, con la rabbia di esser sempre un coglione e non aver detto la verità.”

“Ma dai, è passato un sacco di tempo! Così fai la figura del permalosone, occhio.”
“Permaloso tua nonna. Perché poi vieni qui a tirare fuori lo sguazzone assassino?”
“Ma così, ero venuto per parlare del disco, pensa te. Però sei stronzo, quante cose nuove hai imparato in galera? Alla fine ce l’hai sempre raccontato come tempo speso bene, a leggere, studiare…”

“Speso bene un cazzo, mi è mancato tutto per anni, mi è mancata Roberta, mi sono mancati i miei, mi è mancato un casino il mio cane anche se sembra una iena, mi siete mancati anche voi, pensa che coglione.”

“Adesso te la passi bene… hai sposato Roberta un mese fa!”
“Quindi? Merito di voi stronzi che mi avete spedito in galera a riflettere eh?!”
“Beh, la lontananza aiuta certe cose…”

“Te la dò io la distanza che aiuta! Si fanno un sacco di errori, e il mio più grosso è stato non dire la verità subito.”

“Se fai la spia adesso ti spacchiamo.”
“No io non canto perché non sono come voi, ma vi saluto, vado via con la Roberta.”
“Ah, ecco… E dov’è che andate di bello?”
“Sei proprio una merda.”

(Boh.)

Tutte le volte i Do Nascimiento mi sembra che mi parlino. Tombino mi aveva parlato tantissimo e per il futuro aspettavo. Quando aspetto vuol dire che c’è qualcosa che non va o che si deve completare. Aspetto, poi arriva il momento, poi aspetto ancora.
Dopo aver aspettato, alcune volte il tempo e le cose erano cambiati e purtroppo non potevano tornare come prima. Alcune persone mi mancano, con altre parlo poco volentieri, altre mi parlano del loro tempo passato, delle persone e delle cose che mancano a loro. Rido, ma quello che manca resta lì. In Giorgio c’ho visto questo, vabé e il ricordo di quegli sballati dei Cap’n Jazz. E con quello che ho visto in Giorgio Giorgio ci scherza o ci gira dentro un dito grosso così. I Do Nascimiento hanno una loro purezza, che è l’incontro tra bere lo sguazzoneh e suonare verità estreme che servono per giocare, incazzarsi, tornare tranquilli, rendersi conto di cose.

Oggi Giorgio esce per Flying Kids (il vinile con Lampino dentro) e per Flying Kids con To Lose La Track (il cd). Per ora info e streaming, preordine del vinile qui, del cd su TLLT o su FKR.