A New Era, le recensioni nella mail: What, really? / We Are US / La nevicata dell’85

What, really?

What, really? sono un trio power pop in parte di Trento in parte di Bologna. La prima canzone registrata, in casa e per divertimento (August, really?, non inclusa nel nuovo EP), era una partenza un pò indecisa. I cori gelano il sangue. Pure l’ingresso della batteria non è da meno. L’EP omonimo migliora le sorti dei What, really? che in Ninja Expert strizzano un pò l’occhio a quei furboni dei Franz Ferdinand. Alcuni giri di basso o chitarra però si trascinano (Dandy Hobo) e sembrano già stanchi. Al primo EP? Mi piacciono il piglio acerbo e le melodie della voce, che mi sembrano le cose migliori. Ophelia (Among the Flowers) ha un bel giro di chitarra ed è un bel pezzo, c’è la grinta che in Ninja Expert non esiste e pure qualche imbeccata alla Texas Is The Reason, e alla Yuck.

We Are Us

Dei We Are Us ho sentito tre pezzi, che si chiamano You, Talking to my baby e Call me, contenuti in And This Is You. Penso che siano abbastanza spontanei senza troppe pippe. Non so, la costruzione strofa-ritornello mi piace sempre e in questo caso corre via come deve, soprattutto in You. Prendete un giro di un demo del cazzo dei Nirvana e prosciugatelo di ogni disagio, ed ecco You. Talking to my baby aggiunge da questo punto di vista qualcosa in più rispetto a You, pur rimanendo veloce e indoloreA dare dei riferimenti mi viene da pensare, se penso male, ai No Doubt e ai Prozac+ (tutta colpa della strofa di You), se penso bene ai Blonde Redhead più ingenui e veri. Call me cambia registro rispetto a You e Talking to my baby, è più lenta, dilatata come My Bloody Valentine, ed è il pezzo più INTENSO dei tre. I We Are Us sono un duo.

La nevicata dell'85, Secolo

L’approccio emozionale di La nevicata dell’85 in Secolo (Fumaio Records, Dreamingorilla Records) non fa per me, e neanche i loro testi romanticamente senza via d’uscita; però il disco è suonato benone e il lavoro sulle chitarre non si può non notare. In generale, la mia negatività è dovuta all’effetto che continuano a farmi le cose alla Massimo Volume, e i Massimo Volume. Ma posso dare anche altri riferimenti: Giardini di Mirò o The Death of Anna Karina.
Frammenti è instrumental e ha una bellissima progressione verso la distorsione. Attuale è il miglior pezzo dell’album, l’incipit di Diorama il miglior momento. L’album in generale punta tutto troppo sull’eccessivo calcolo, sembra che neanche un passaggio o una strofa siano dettati dalla voglia di darci sotto alle corde o alle pelli e suonare, ma da quella di fare le cose come devono essere fatte. Atteggiamento giustissimo, ma portato all’eccesso finisce per svuotare le note. Vale un poco il discorso fatto per What, really?: la ripetizione a volte non giova ai pezzi, li stanca. (Streaming qui).

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