Classifiche musica 2012 – 3 album cupi da ascoltare quando lo spread sale

Pissed Jeans live. Fonte: whitedenim.com/pissedjeansCi sono pipponi atavici e pipponi di moda. Uno dei migliori pipponi di tutti i tempi, che non passa mai di moda, una certezza solida, è uno scontro di modi di pensare: “Ascolto musica triste quando sono triste” VS “No, quando sono triste ascolto musica che mi faccia reagire”. Proprio di questo pippone mi faccio promotore, senza farla troppo lunga, prendendo posizione e dicendo solo che in tempi trucidi mi piace la musica ruvida, perchè è così che provo soddisfazione. E poi penso: “Ehh, che canzoni ruvide ascolto oggi che c’è la crisi! ‘Sti tempi bui se la meritano ‘sta musica dura”. In tutto questo uso aggettivi come rude, cupa, ruvida, dura, dando loro erroneamente lo stesso identico significato. E il significato è: non è più bello far lievitare il fastidio, è diventato bello costruire un muro di chitarre per difendersi e attaccare. Yeah.

È per questo che nel 2012 sono usciti gli Unsane con un album nuovo, Wreck, per Alternative Tentacles: questo è l’album definitivo da ascoltare proprio nel mentre in cui lo spread sale. Non dico altro.

The Laughing Stalk, WovenhandPoi c’è The Laughing Stalk (di Wovenhand su Glitterhouse) che con gli Unsane forse non c’entra niente, ma ha lo stesso scopo, incupirsi in modo positivo, propositivo. Non c’è modo migliore di accompagnare i brindisi di fine anno se non con il groove serio e buio di Long Horn. Uno dei momenti di utilità massima Long Horn lo raggiunge quando David E. Edwards abbaia. La salvezza dallo spread è concessa dal fatto che la cadenza di tutto l’album è lenta, ma è un incedere implacabile e per niente arrogante. Questo è l’atteggiamento giusto, quello di The Laughing Stalk, la title track. E la chitarra di King O King, prima quatta quatta nella strofa poi esplosa nel ritornello, e ancora nell’assolo, potrebbe contenere il suono e il ritmo giusti attraverso i quali filtrare la realtà e capire.
Closer e Maize sono la quiete tra le due tempeste (King O King che viene prima e Coup Stick che viene dopo).

Il vago stoner religioso che aleggia sotto le note di Wovenhand non deve far paura. Anzi, è il caso di correre con lui se la batteria aumenta il ritmo e s’incrocia con le chitarre come fa in As Wool, la canzone dell’assalto, mentre alla Nick Cave David E. Edwards urla invasato “the Lord is God”. E poi evaporiamo sotto i colpi dei piatti della batteria di Glistening Black, dopo aver seminato potenza.

Metz debut albumL’atteggiamento negativo del ragazzo in copertina del primo album dei Metz (Sub Pop Records) non è da prendere sul serio e il Negative Space che chiude il disco è quello in cui far sprofondare, almeno per due minuti, non noi, ma le facce che non ci piacciono. L’atmosfera si fa più giocosa, apparentemente non c’entra più il Lord di The Laughing Stalk, ma solo una batteria, un basso e una chitarra insieme. Meno raffinati sono gli intrecci rispetto all’ultimo Wovenhand, più insistiti non solo perchè ancor più ripetitivi ma anche perchè martellano in modo diverso, senza ritegno. The Laughing Stalk e i Metz sono due lati di una stessa medaglia: pestano entrambi ma Wovenhand ci aiuta con la varietà di strade che ci offre di percorrere, i Metz sbattono la testa contro il muro in un solo punto: è lì che dobbiamo martellare, solo lì, vedrete che prima o poi diventa rosso, poi crolla. Così succede in Knife in the Water. E la Nausea di metà album non è la nostra, è degli altri, è un assaggio del Negative Space. I Cramps virati in un muro di suono non scalfibile (Wet Blanket) danno la forza per pensare che questo sia l’attacco ideale e che nell’idea Metz ci sia tutta la positività del rock’n’roll: poche lacrime da pessimisti, che dobbiamo fare se non accerchiarli con il suono?

Questo succede in Wasted e The Mule. The Mule è il ciuccio che tira testardo nella stessa direzione, canticchiando pure un ritornello orecchiabile, accompagnato sempre da una chitarra, un basso e una batteria che si muovono e suonano insieme, spingendo spingendo spingendo. E, dolce dolce, alla fine il basso si distacca un pò. E arriva anche il rumore dei lamenti di quelli che son chiusi nel Negative Space.

Tutto era iniziato con Headache, che parte come meglio non potrebbe partire un album, ma fa anche un pò rabbia, perchè si gigioneggia un pò. Forse è questo il trucco giusto per ottenere la ribellione che ci vuole: il power pop è dietro l’angolo, ma non si palesa mai perchè interviene sempre qualcosa che lo allontana, chessò un ritmo spezzato, anche banale (Sad Pricks), uno strillo di gola (Rats, gran pezzo), o altro. The (International) Noise Conspiracy sono dietro l’angolo a lanciare i loro anatemi anti-capitalisti ma poi arrivano gli Shellac e spaccano tutto contro lo spread che cresce, con intelligenza però.
I Metz suonano il 20 febbraio a Milano (al Ligera), il 21 a Roma (Traffic Club) e il 22 a Bologna (Freakout Club).

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E ora, la chicca. Bathroom Laughter è il nuovo video dei Pissed Jeans, dal nuovo Honeys che uscirà il 12 febbraio 2013, per Sub Pop.

Pensate di far ascoltare Bathroom Laughter ai colpevoli delle oscillazioni dello spread. Immaginate di essere il tecnico che sistema le cuffiette che i banchieri e i capi di governo utilizzano per ascoltare la traduzione delle relazioni dei colleghi che parlano una lingua sconosciuta, immaginate di far partire in quelle cuffie Bathroom Laughter invece della voce suadente di una traduttrice. Se mettessimo una canzone pop, ci sarebbero dei risolini, un pò di imbarazzo, e basta. Con Bathroom Laughter i nostri capi si altererebbero.
Ed ecco il mio di anatema: il pop mente, la musica ruvida ci salva.

Qui non si fa mica musica per limonare

King Buzzo

King Buzzo

Endless, Nameless (1992) è la ghost track di Nevermind dei Nirvana. Una canzone che non si è mai conclusa, come dice il titolo. Anche Don’t dei Dinosaur Jr. (album Bug) non si è mai conclusa, ancora prima di Endless, Nameless, nel 1988. Entrambe non hanno mai avuto uno sfogo davvero definitivo per i rispettivi padri, i quali non hanno proseguito sino in fondo su quella strada, ma hanno intrapreso un percorso spesso differente, oppure molto breve. I Nirvana, in qualche episodio di In Utero, hanno sputato la medesima barbara e limpida violenza; i Dino non l’hanno mai fatto. I Melvins (sempre prima dei Nirvana, dalla fine degli anni ’80) alcune volte ci hanno fatto gridare la follia, abbattuti anche dalla chioma agitata però stabile di King Buzzo, ma mai in modo a tal punto viscerale. Più potente, meno penetrante.
Negli anni, un sacco di band hanno dato vita a grida distorte e suoni maltrattati. Sono ben lungi dal conoscerle tutte, ma ne voglio ricordare due che, sebbene spesso lontane dal mood di Don’t e Endless, Nameless, sono state il punto di arrivo (per niente definitivo) di un percorso mio personale all’interno della musica che scrosta la gola di chi la canta. I Refused e gli Unsane… ecco, queste due band penso possano definirsi il massimo. Prendete anche solo l’attacco dell’album, datato ’96, Songs to Fan The Flames of Discontent dei Refused (la canzone Rather Be Dead): questo si che è un pezzo che gratta, e nel caso specifico è Dennis Lyxzén a grattarsi la giugola. Poi l’album passa attraverso hardcore, batterie veloci, (un pò di) metal e arriva fino a Crusader of Hopelessness, e la chitarra diventa semi-orecchiabile, quasi quasi porta il pensiero agli Shift, davvero vivi proprio in quegli anni. Bellissimi anche tutti i passaggi interni a Beauty. E, oddio, che la chitarra di Last Minute Pointer non ci conduca addirittura ai nostrani e amatissimi Marlene Kuntz!

Unsane Wreck

Unsane Wreck

Gli Unsane. Sono sempre stati una delle band metal più sanguinolente sulla faccia della Terra. Tra l’altro, proprio tra non molto, saranno in tour per promuovere l’album nuovo (Wreck), con i Melvins.
Poi, sono arrivati i Pissed Jeans, che dal 2004 hanno iniziato a urlare dentro un microfono, a pestare su un basso e una batteria e a far farfugliare pesantemente le chitarre. Che gran gruppo questo, davvero poco pretenzioso, ma con una carica di schifo e paura addosso da far tremare i muri. Hanno messo al mondo tre album: Shallow (2005), Hope For Men (2007) e King of Jeans (2009).
Da poco ho scoperto i Ceremony, che mi garbano assai. Eccoli, se avete voglia.

Trovo geniale il passaggio dall’intro alla prima strofa cantata. Eh, raga, qui ci sta un sacco di punk, anche nel senso più tradizionale del termine. Qui dentro ci sono anche un pò i Clash di Garageland. No? Però con i Clash un pò (forse) si limonerebbe, quindi torniamo in noi. Ma, aspettate, invece… con i Nirvana si acchiappa? Forse un pò si, quindi il nostro incipit era sbagliato sotto a quel titolo. Di nuovo: rientriamo nei ranghi. La canzone con la quale potete deliziare le vostre orecchie grazie al video sopra incollato è del terzo album dei Ceremony e a un certo punto dice addirittura “Sick of Black Flag” e pure “Sick of Cro-Mags” (questi ultimi mi sono sempre stati poco simpatici). I Ceremony hanno pubblicato il loro quarto disco (Zoo) proprio in Marzo 2012, per Matador, che sembra suonare diversamente dai precedenti. Ascoltatevi Rohnert Park, Still Nothing Moves You o Violence Violence e scrostate come si deve le vostre casse stereo.
PS. Non si è ancora capito se il batterista dei Ceremony si chiama Jake Casarotti o Jake Cazzarotti. Secondo voi, con un cognome così, limona in giro?