Pissed Jeans, dal nuovo album Honeys due pezzi di circa 2m e 30s ciascuno

L’album nuovo dei Pissed Jeans, Honeys, esce il 12 febbraio 2013. Vediamo su You Tube due anticipazioni.
Cathouse. Si tratta non del pezzo migliore dei Pissed Jeans (sono su Facebook) ma della riconferma di una sottospecie di certezza: la loro storia ha segnato il cammino di Sub Pop con prepotenza. Urca. La prepotenza (anche) di questa di canzone, che ripete ignorante una formula potente, data da un ritmo tutto il contrario che aggraziato, dalle chitarre che girano sempre su se stesse e dalla voce che non è una voce ma è una gola, una delle migliori throat mai sentite nell’hardcore punk, nel post hardcore e così sia.

È sempre così quando si tratta dei Pissed Jeans, oggi non più dei loro primi tempi comunque: a un primo ascolto il tutto potrà sembrare veramente maleducato. Poi si scopre che la struttura ritmica è estremamente forte e si regge in piedi perchè la musica è costituita da pilastri enormi, e la voce è uno di questi. Non c’è una distrazione della batteria e del basso che possa far pensare a una struttura priva di intensità: la sezione ritmica viaggia dritta come un fendente diretto dove più vi scandalizzereste, la chitarra la fà da padrona e sguazza nella perfezione creata da batteria e basso. La perfezione è quella del tipo sporco, una cosa come i Melvins. Da ciò ci guadagna tutto il pezzo Cathouse, che risulta quadratissimo nella sua semplicità: intro di batteria-chitarra, accellerazione-voce, decelerazione e di nuovo accellerazione ripetute, coda di parole fino all’assolo che apre alle ultime grida del pezzo.

Bathroom Laughter è in giro da un pò ma questo live non l’avevo visto. È la prima canzone di Honeys. Ripartono quindi da qui e riparte daccapo la perfetta combinazione di ritmo pesto e suono pieno come un uovo, guadagnando bellezza nell’apertura centrale e finale della chitarra. E se qualche passaggio ricorda l’incredibile miracolo, ballabile e maleducato allo stesso tempo, messo a segno con False Jesii Part 2 (album: King of Jeans, Sub Pop 2009), vedremo con il nuovo album a quale livello assesteranno il colpo i Pissed jeans, se a quello di King of Jeans o meglio ancora all’altezza di Hope For Men (Sup Pop 2007), fantasioso e ricco di suoni, e del molto più fottuto Shallow (Parts Unknown 2005), che si apriva con I’m Sick e Boring Girls.

Qui non si fa mica musica per limonare

King Buzzo

King Buzzo

Endless, Nameless (1992) è la ghost track di Nevermind dei Nirvana. Una canzone che non si è mai conclusa, come dice il titolo. Anche Don’t dei Dinosaur Jr. (album Bug) non si è mai conclusa, ancora prima di Endless, Nameless, nel 1988. Entrambe non hanno mai avuto uno sfogo davvero definitivo per i rispettivi padri, i quali non hanno proseguito sino in fondo su quella strada, ma hanno intrapreso un percorso spesso differente, oppure molto breve. I Nirvana, in qualche episodio di In Utero, hanno sputato la medesima barbara e limpida violenza; i Dino non l’hanno mai fatto. I Melvins (sempre prima dei Nirvana, dalla fine degli anni ’80) alcune volte ci hanno fatto gridare la follia, abbattuti anche dalla chioma agitata però stabile di King Buzzo, ma mai in modo a tal punto viscerale. Più potente, meno penetrante.
Negli anni, un sacco di band hanno dato vita a grida distorte e suoni maltrattati. Sono ben lungi dal conoscerle tutte, ma ne voglio ricordare due che, sebbene spesso lontane dal mood di Don’t e Endless, Nameless, sono state il punto di arrivo (per niente definitivo) di un percorso mio personale all’interno della musica che scrosta la gola di chi la canta. I Refused e gli Unsane… ecco, queste due band penso possano definirsi il massimo. Prendete anche solo l’attacco dell’album, datato ’96, Songs to Fan The Flames of Discontent dei Refused (la canzone Rather Be Dead): questo si che è un pezzo che gratta, e nel caso specifico è Dennis Lyxzén a grattarsi la giugola. Poi l’album passa attraverso hardcore, batterie veloci, (un pò di) metal e arriva fino a Crusader of Hopelessness, e la chitarra diventa semi-orecchiabile, quasi quasi porta il pensiero agli Shift, davvero vivi proprio in quegli anni. Bellissimi anche tutti i passaggi interni a Beauty. E, oddio, che la chitarra di Last Minute Pointer non ci conduca addirittura ai nostrani e amatissimi Marlene Kuntz!

Unsane Wreck

Unsane Wreck

Gli Unsane. Sono sempre stati una delle band metal più sanguinolente sulla faccia della Terra. Tra l’altro, proprio tra non molto, saranno in tour per promuovere l’album nuovo (Wreck), con i Melvins.
Poi, sono arrivati i Pissed Jeans, che dal 2004 hanno iniziato a urlare dentro un microfono, a pestare su un basso e una batteria e a far farfugliare pesantemente le chitarre. Che gran gruppo questo, davvero poco pretenzioso, ma con una carica di schifo e paura addosso da far tremare i muri. Hanno messo al mondo tre album: Shallow (2005), Hope For Men (2007) e King of Jeans (2009).
Da poco ho scoperto i Ceremony, che mi garbano assai. Eccoli, se avete voglia.

Trovo geniale il passaggio dall’intro alla prima strofa cantata. Eh, raga, qui ci sta un sacco di punk, anche nel senso più tradizionale del termine. Qui dentro ci sono anche un pò i Clash di Garageland. No? Però con i Clash un pò (forse) si limonerebbe, quindi torniamo in noi. Ma, aspettate, invece… con i Nirvana si acchiappa? Forse un pò si, quindi il nostro incipit era sbagliato sotto a quel titolo. Di nuovo: rientriamo nei ranghi. La canzone con la quale potete deliziare le vostre orecchie grazie al video sopra incollato è del terzo album dei Ceremony e a un certo punto dice addirittura “Sick of Black Flag” e pure “Sick of Cro-Mags” (questi ultimi mi sono sempre stati poco simpatici). I Ceremony hanno pubblicato il loro quarto disco (Zoo) proprio in Marzo 2012, per Matador, che sembra suonare diversamente dai precedenti. Ascoltatevi Rohnert Park, Still Nothing Moves You o Violence Violence e scrostate come si deve le vostre casse stereo.
PS. Non si è ancora capito se il batterista dei Ceremony si chiama Jake Casarotti o Jake Cazzarotti. Secondo voi, con un cognome così, limona in giro?