STRIPPI D’AGOSTO. Alla fine, si festeggia.

Potrebbe avere senso il liscio fatto da gente di Memphis? Ridi, si. All’inizio. Poi se potessi prenderesti un aereo e andresti là a dire “O ma non senti come ti viene? Il liscio è una cosa della nostra terra. Della Romagna!”. Sgrunt. Proprio ti sembrerebbe fuori luogo sentirlo suonare dagli americani. Non perché non si può permettere allo straniero di suonarlo, ma perché il liscio ha senso suonato da chi appartiene alla terra in cui è nato, così non prende quella piega comica che non per forza deve avere. Come il blues, di cui ci siamo appropriati anche se non è nostro e non possiamo sentirne né trasmetterne il significato. Un sacco di italiani fanno il blues e pensano per giunta di farlo bene solo perché usano, non so, un’armonica importata dagli Stati Uniti. Ma lo rendono comico. Comicissimo, quando rincarano la dose e nei testi parlano di serpenti scuoiati, ossa, maledizioni e libellule del Mississippi. Come i Four Tramps. Pensate a, non so, un signore sessantenne di Memphis che per hobby ha suonato il blues per 40 anni e poi ha sentito i Four Tramps. Cosa potrebbe dire mai. Al contrario di quello che è successo con punk e new wave, non si è mai creata una tradizione blues italiana, neanche con Pino Daniele. Il massimo che ha fatto l’Italian bluesman è mescolarsi con il rock all’italiana di chitarristi che adorano Braido e i Pearl Jam e batteristi a cui piace avere 30 PELLI e 20 piatti davanti, di gente che fa concerti con i teschi infilati nelle mutande o a cui piace fare musica in 1000 a 1000 metri, quelle cose da Rock che devono essere esagerate in qualcosa di parallelo alla musica perché con la musica non sanno dire niente di proprio. E alla fine è davvero un disastro. Il disco dei Four Tramps si chiama Pura Vida e lo trovi su Spotify. TRB records.

Four Tramps

I Mush dalle ceneri dei Kaleidoscopic hanno fatto un disco omonimo punk post-hc sulle orme di Fine Before You Came, Distanti, Montana, Bruuno. Mi piacciono Vona e L’inverno, le idee ci sono, i suoni anche e non è un disco malvagio. Ma a volte le canzoni crollano (Non è più agostoIl mio grido più forte). Edè colpa di quello schema, spremutissimo, di chitarre che partono calme, poi s’ingrossano, poi tornano di nuovo calme eccetera. C’è in giro il generatore automatico di chitarre fatte così.
Le doppie voci sono più CCCP che emo, quindi c’è anche un legame con la tradizione tradizione, ma la cosa più invadente sono i testi poco realistici e totalmente piegati al dolore costruito: un classico romantico core italiano, è evidente che ci dev’essere in giro anche il generatore automatico di testi disperati. Tra un generatore automatico e l’altro, in pochi (i Montana, per esempio) hanno saputo trasformare questo punk in un’aggressività più originale. Mi chiedo se tutto il vomitare odio e disperazione senza speranza di cui tutti si riempiono la bocca non sia.. non sincero (quando mai), ma non sia ora di fare basta. Streaming. Labelz: Dreamingorilla Records, Valuum Records, È Un Brutto Posto Dove Vivere, Entes Anomicos, Dotto, Controcanti, Atomic Soup Records, ’58SRS e Insonnia Lunare Records.

C’è stato un momento in cui abbiamo smesso di parlare dei Cani e abbiamo iniziato a parlare dei The Giornalisti. Si sono dati il cambio nell’influenzare la musica italiana che vuole arrivare. I The Giornalisti hanno fatto un passo in più: hanno davvero invaso le radio, cosa che i Cani avevano fatto in minima parte. Non so se è una cosa reale ma di sicuro è quello che percepisco ed è un incubo: gruppi che prima mi ricordavano i Cani adesso mi ricordano i The Giornalisti, i gruppi nuovi uscivano e prima ricordavano i Cani, adesso ricordano i The Giornalisti. Colombre prima ricordava i Cani, adesso i Giornalisti. Il più affermato diventa il più copiato, a prescindere da quello che fa e da quello che fanno gli altri. È una questione di percezione, ma è così. Il problema è anche la musica dei gruppi di seconda fila, così anonima da poter essere associata a uno o all’altro influencer, indifferentemente. Poi, il mercato ha preso il sopravvento e occupa, dentro al tuo cervello e anche fuori, la prima posizione tra tutti gli influencer. Siamo al punto in cui il mercato influenza il mercato e si alimenta con se stesso.
Giornalisti e Cani sono diversi tra loro ma il passaggio è stato abbastanza veloce, in peggio e indolore. In mezzo c’è stato Calcutta. A livello di scrittura i Cani e Calcutta hanno un loro ambiente, un loro modo di essere e di confrontarsi col mondo, parlano di quello. Che ti piacciano o no, quando iniziano a scrivere una canzone hanno voglia di finirla e parlano di qualcosa. Pamplona o Riccione invece menano il can per l’aia sul significato delle frasi. È il modo di fare che mi dà fastidio: i testi vengono scritti a volte azzeccandoci un po’ di più (prendo a schiaffi le onde come se fossero te eccetera), altre senza voglia, cioè senti proprio che Paradiso ha messo giù la prima cagata che gli è venuta in mente (il mezzo panino), tanto è estate, chi vuoi che se ne preoccupi. Le strofe non girano bene, spesso deve forzare la pronuncia e gli accenti. Manca la voglia di scrivere tutta una canzone almeno con un po’ di grazia. C’è svogliatezza. Sono pigri. E le basi lo sono altrettanto, non c’è un’idea che sia una. Eppure, stanno facendo lo sfacelo.
I Vangarella Country Club appartengono alla scuola dei Cani e col disco sono usciti appena in tempo (fine maggio-metà giugno) per non appartenere alla scuola The Giornalisti. Per Noia dischi, intitolano l’album ai Fuccboy, cioè a quei tipi che vanno in giro con i vestiti tutti firmati e il cavallo dei pantaloni basso. Per capire bene chi sono, c’è questo precisissimo articolo. I testi si muovono su un sentiero le cui tappe sono lamentela, descrizione della realtà e darsi delle arie. Non sono testi da fuccboy e questo genera proprio un fottuto corto circuito col titolo. Le basi assottigliano quelle dei Cani a tal punto da poter sembrare il cuneo verso Ghali, senza il reggaetton. Vengono da L’importanza del Liceo Classico (2016), si sono ripuliti molto, adesso sono vicini ai primi M+A, Humana avrebbe potuto essere una hit, ma solo al livello dei Cani, non di più. Gramsci campeggia sulla testata del loro bandcamp.

Festeggiamo oggi anche la prima mail arrivata dall’estero IN REDAZIONE: il nuovo singolo dei Borghesia di Lubiana, Rodovnik, dedicato a Srečko Kosovel, poeta sloveno del primo ‘900. Completamente all’oscuro della sua esistenza, ho cercato subito di informarmi. La cosa più interessante di tutte è che per alcune delle sue poesie Kosovel ha usato i simboli matematici. Ma anche che, comunque, è difficile dire se fosse costruttivista, impressionista, espressionista o dadaista. Certo è che fosse sempre impegnato politicamente contro l’oppressore straniero. E questo piace molto ai Borghesia. La sua presa male per la decadenza dell’Europa e la speranza per una nuova alba sono altre sue caratteristiche, evidenti da subito, anche a un occhio poco esperto come il mio. La presa male con speranza è sicuramente anche la caratteristica prima dei Borghesia, nei dischi vecchi (godetevi su Spotify) come nell’ultimo singolo. Insomma, un matrimonio annunciato. Loro erano una band new wave elettro pop, poi sono diventati aggrotech e feticisti, alla fine si sono politicizzati. Difficile scegliere un’etichetta sola, anche per loro. Certo è che sono sempre stati oscuri ma anche molto ballabili. Ed estremante lucidi: il futuro in cui Kosovel riponeva le proprie speranze è adesso, e l’Europa litiga per Fincantieri. Infatti, visto che i Borghesia sono ballabili ma non fuori dal tempo, come testo per Rodovnik hanno scelto il Kosovel contro il potere più gelido e laconico, così laconico da essere ironico, ma non ironico solare, ironico per starci dentro. No hope for a new dawn. Del resto, Srečko morì a 22 anni dopo aver preso un colpo di freddo che si trasformò in meningite mentre aspettava il treno per Lubiana. Sfiga sempre viva. Cosa festeggiamo a fare.

Disco nuovo dei Borghesia entro l’anno, per Moonlee records.

Morire ad agosto

morire ad agosto
Od Fulmine– Escono per The Prisoner e Green Fog Records e sembrano Le Vibrazioni cantate da Renga, i testi sono quelli soliti che fanno sospettare dell’esistenza di un poeta che però non si vuole svelare del tutto utilizzando versi non proprio chiari perché vuole scrivere canzoni che non sembra parlino d’amore invece magari vai a fare l’intervista al cantante e scopri che parlano d’amore. Francamente mi sono rotto il cazzo. La musica è appunto quella delle Vibrazioni con una manata di Tre allegri ragazzi morti, con chitarre che suonano come cinghie e titoli come Ma Ah, Ghiaccio 9, Poverinoituttoattaccato. Una superband formata da membri dei Meganoidi, Numero 6 e Esmen, questi ultimi due non so chi siano, ma sono io che lo ignoro.
Time To Think (Bonsai Studio Produzioni) degli Hands of Time– Sembrano i The Rasmus, quelli del cantante con le piume in testa, o in alternativa i Muse.
I Doctor Krapula– Sono colombiani di Bogotà, impegnati nello smuovere le coscienze, e hanno fatto un video che si chiama Presente, canzone che hanno portato anche nell’Italia renziana con tre live, in luglio, a Verbania, Monopoli e Arona. Viva el Planeta è uscito per Uebersee Records, e fanno 15 anni che Doctor Krapula vuole cambiare il mondo.
The Scunned Guests– Sono usciti per Seahorse Recordings con Le Scimmie Urbane, “un invito a guardarsi dentro, correggere le nostre debolezze ed ossessioni, aprire gli occhi e non adeguarsi ad essere maschere impalpabili interpreti di un progetto di omologazione di cervelli, il quale ci vorrebbe come automi in fila ad omaggiare l’unico Dio del quale si può avere una certa esperienza. IL DANARO”. D eufoniche a palla. E poi possiamo anche continuare, dall’ufficio stampa “Le canzoni si collegano una all’altra seguendo gli umori che scaturiscono dai diversi momenti che vengono organicamente affrontati, quali il limite di sentirsi prigionieri di idee o scelte errate, la nausea causata da un crescente deteriorarsi della società civile e della classe politica, le difficoltà e le contraddizioni di una fede che sempre più inciampa nelle trame di una ragione sempre meno virtuosa, il non saper apprezzare ciò che si ama e la paura di non saper rinunciare alle nostre debolezze”. La musica giusta da fare da spalla al Liga, con la consapevolezza che le Vibrazioni a soli 2 anni dallo scioglimento hanno più influenza di Vasco Rossi sul rock italiano del secondo decennio del 2000. I Litfiba, comunque, sono sempre dietro l’angolo, e non ce li scaviamo dal cazzo. Negrita a manetta.
La Fine Di Settembre– EP (Dremingorilla Records). Chitarre e bassi ok, spesso; la batteria ha meno costanza; le voci e i testi sono una specie d’incrocio tra i Karma e LE VIBRAZIONI. E’ difficile cantare in italiano, non tutti sanno farlo senza fare cappelle. Quel grunge italiano diretta maledetta emanazione degli Stone Temple Pilots, il gruppo più vicino agli Alice In Chains che sia mai esistito nella storia del grunge, una roba che prima o poi avrà un suo revival. E si, anche lo stoner, quello in cui la chitarra fa dudu dudu dudu dudu dudu dudu. Vi ricordo che il cantante bassista si chiama Fabio Grosso.
The MoonWaiting For Yourself (Seahorse Recordings). Si diceva cinghione per dire che uno era un pò rigido sullo strumento. A conferma che i passaggi su radio1, Sky, Rock TV o le decine di migliaia di visualizzazioni non significano per forza fare bella musica e suonarla bene. Liam Gallagher si sta toccando.
Emerald Leaves– (Jus Des Balles Records). Se non altro perché sono “una sorta di jam session allucinogena tra i War On Drugs e i NEU!“, “gente che bazzica da più di dieci anni nell’underground musicale italiano. Insomma, musicisti di un certo livello che meriterebbero la giusta attenzione“. Non dico di rimanere senza, ma di cambiare ufficio stampa. Sto scrivendo e sono le 6 e 45 del mattino, non potrei essere più lucido, e a me più che i NEU! ricordano i Duran Duran, in jam session purulenta con Lee Scratch Perry che incontra il percussionista de I Caiman al decimo bianchetto con uno a caso dei Tears For Fears. Gente che bazzica da più di dieci anni. Fermate il bassista.