Quindi vengono i Foo Fighters a Cesena: la cosa è riuscita, ma non così eccezionale

carisport cesena

Domenica 26 luglio nella mia città, Cesena, c’è stato il Rockin’1000, mille persone che hanno suonato Learn to Fly tutte insieme in un parco (proprio dietro al Carisport) per girare un video da far vedere ai Foo Fighters e convincerli a venire a suonare in città. L’evento ha avuto un gran successo sulla spinta dei mille che hanno portato da casa gli strumenti, per il fatto che tutti erano grandi fan dei FF e quindi erano tutti presi benissimo e perché la cosa è stata organizzata con la capacità di metterci un gran entusiasmo tipica di noi romagnoli. I partecipanti e gli organizzatori hanno sistemato gli strumenti in modo avere una buona acustica, hanno fatto le prove e girato il video, un video discreto, esaltante perché la coralità e gli sguardi in camera è facile che lo siano. Una volta impacchettato, il video è stato condiviso e ha fatto il botto grande e quando Dave Grohl ha detto “ci vediamo a presto!”, il botto è raddoppiato, triplicato, è diventato mondiale. Mi sono a quel punto concentrato su alcune caratteristiche dell’evento, random: è stato fatto per supplicare un gruppo molto famoso a suonare vicino senza perdere coraggio in una situazione di incertezza; una volta entrato in campo Dave, è diventato protagonista totale e gli altri FF era come se non esistessero; per l’organizzazione, c’erano difficoltà tecniche e acustiche data la necessità di gestire un parco-palco enorme con molti musicisti; era caldo (moltissimi in canotta); il cuore dell’iniziativa è stata la promozione del video dell’evento. Per quanto riguarda invece le opinioni espresse sul web, in molti hanno scritto che Rockin’1000 è stato un evento eccezionale per passione, coraggio e caparbietà, in contro corrente nella provincia di Forlì-Cesena, definita dormiente.

Spiego tutti i punti sopraelencati. Lo scopo di Rockin’ 1000 non era prettamente musicale, ma era leccare il culo a un uomo e al suo gruppo per convincerli a spostare le chiappe, pagati, in direzione Cesena, sapendo che Dave Grohl è sempre in bolgia ed è molto soggetto alle lusinghe dei fan, ma sapendo anche che i FF avevano già fissato per il 13 novembre una data a Bologna, molto vicino (90 km) a Cesena. I FF hanno annunciato quella data quando già l’organizzazione di Rockin’1000 era partita. La risposta poteva essere anche negativa proprio per colpa di Bologna, ma non lo è stata. Bologna attualmente è sold-out, aggiungere una data potrebbe avere senso. Sarà inverno, il parco sarà inagibile. Comunque, rimane da capire dove e quando faranno il concerto e non mi vengono in mente location adatte (il Carisp esploderebbe), a meno che non si faccia un secret show per pochi intimi. Un secret show dei Foo Fighters.

Dave Grohl recentemente ha sfruttato un infortunio sul palco per 1) fare l’eroe che continua a suonare lo stesso 2) farsi acclamare come un re dalla folla che attende il ritorno sul palco 3) interrompere il tour, riprenderlo e ripresentarsi su un trono di chitarre col gesso rosa, concentrando tutta l’attenzione su di sé. I Foo Figthers sono la macchina che alimenta il culto del leader, oltre a lui gli altri componenti sono lo sfondo che l’aiuta a autoimbirirsi, sempre in quel modo burlone che però ha lo stesso fine: concentrare l’attenzione su di sé, sfruttando anche la lacrimuccia se serve, il sorriso di bronzo o la faccia da rocker duro all’occorrenza. Neanche Bono Vox lavora tanto alacremente per ottenere quel risultato. E intanto la musica dei FF non è più buona musica dal 1995. Questo per dire che si poteva scegliere un altro gruppo.

Si è parlato anche delle difficoltà tecnico-acustiche del Rockin’ 1000 e probabilmente era una delle cose più difficili da organizzare: fare in modo che si sentissero decentemente, lì al parco e nel video, 1000 persone che suonavano e cantavano. Ok, difficile, ma ci sono altri festival in cui per esempio si gestiscono più palchi contemporaneamente, e il livello di difficoltà è evidente anche in quei casi. Quello del Rockin’1000 non mi sembra quindi un risultato eccezionale neanche da questo punto di vista.

È un’operazione che doveva avere un successo mediatico grande perché il risultato da centrare per raggiungere l’obiettivo non era solo far arrivare ai Foo Fighters il messaggio ma farglielo arrivare nel modo più clamoroso possibile: più visualizzazioni su youtube e più hype hanno aiutato a stupire i destinatari, a solleticare il loro ego e a fargli dire di si. Questi ragazzi hanno raccolto migliaia di visualizzazioni con una delle nostre canzoni più brutte! Come facciamo a non andare a Cesena? Le due cose sono inscindibili. Senza l’eco mediatica esplosiva post evento, Rockin’ 1000 non sarebbe stato un vero successo, non avrebbe raggiunto veramente lo scopo prefisso. Anche per questo non è un evento musicale, ma di marketing.

La regola della provincia dormiente a volte ci costringe a dire cose non vere e a soffrire una grave sudditanza psicologica nei confronti di un luogo comune che trasferiamo qui da noi. “A Cesena non c’è niente da fare, nessuno organizza mai niente”. Non è vero. Esistono gruppi delle nostre zone come Riviera, Raein, Sunday Morning, IO e la TIGRE che alcune volte suonano vicino a casa e ad averne voglia si potrebbe spostare il culo e andarli a vedere ogni tanto, anche d’inverno. Tra l’altro, ci vuole molto più coraggio a organizzare i concerti e i festival con questi gruppi che non il Rockin’1000, visto che il rischio della platea vuota è più elevato e anche se in ballo ci sono cifre di denaro inferiori (ma l’importanza delle cifre in ballo si ottiene rapportandole alla disponibilità economica degli organizzatori, e spesso a chi organizza non importa un ricavo economico). Se non interessano questi gruppi, prendo come esempio la Rocca Malastiana di Cesena. A vedere i Belle & Sebastian l’8 agosto 2014 c’era un sacco di gente. Uno degli organizzatori di Rockin’1000 ha dichiarato in un’intervista a rockit di aver scelto di chiamare in quel modo i FF e di raccogliere i fondi con il crowdfunding (sono stati raccolti in totale circa 50.000 euro) perché i canali tradizionali sono troppo sottomessi a ragionamenti economici che mirano al profitto: “Ci sono ragionamenti economici più grandi che poco ascoltano i fan ma tengono presente ciò che conviene, ciò che fa vendere e guadagnare, lo sappiamo tutti, lo sappiamo bene“. Portare i Belle & Sebastian o Mark Lanegan (l’11 agosto 2015, tra poco) alla Rocca è sempre il frutto dell’impegno di qualcuno, anche se quell’impegno si vincola a un canale più tradizionale di organizzazione del concerto. Avere cose da fare a Cesena non è neanche una gran novità, visto che il Vidia negli anni passati ha macinato concerti su concerti (tra cui i FF). Tutti organizzati tramite i canali tradizionali (agenzia di booking eccetera) ma se ti piace un artista e se il prezzo del biglietto è ragionevole (alla Rocca lo è) non stai a casa perché gli organizzatori mirano a un profitto. Il Rockin’1000 ha degli sponsor, che mirano a vendere il proprio marchio a quelli che vedono il video e se ne interessano. Il loro scopo è farsi pubblicità, e nuovi clienti. Coi quali fare profitto.
Oppure: ci sono altri festival e altri concerti in giro per il paese, e per trovare i soldi per farli c’è già gente che si fa il culo, non è la prima volta che succede.

L’organizzatore di Rockin’1000 ha dichiarato che si è stufato di fare i chilometri per vedere le band che gli piacciono, quindi ha deciso di chiamarle nella sua città. Molte persone si spostano per vedere musica, senza farsi fermare dal fatto che spesso il giorno dopo bisogna andare a lavorare. I concerti sotto casa sono bellissimi e non ci sputo sopra, ma le persone che fanno i chilometri sono una delle cose eccezionali dei concerti o dei festival, tolta questa cosa togli una parte di manisfestazione di entusiasmo per la partecipazione. I chilometri da percorrere fanno crescere le spese, ma ognuno fa le sue scelte. Le province si sono addormentate o si addormentano anche perché con il passare del tempo non abbiamo più voglia, tempo o possibilità di fare i chilometri per vedere i concerti, per partecipare alle cose, anche quelle più piccole. Se a quelle cose la gente non va, quelle cose non vengono più fatte.

In effetti, percorrere i chilometri che servono per vedere i Foo Fighters comporta delle spese che si aggiungono al prezzo del biglietto, che già di per sé è tosto, quindi l’organizzatore dal suo punto di vista ha ragione a essere stufo. Basteranno i soldi raccolti per fare tutto e per pagare la band? Quanto costeranno i biglietti, ce lo faranno sapere. Grande successo dell’operazione, ma il costo dell’ingresso è un problema che rimane. Anche per i fan, che hanno fatto e in nome dei quali si è fatto tutto il Rockin’1000.

11 tra i dischi brutti che ho ascoltato nel 2014

tre

Facili, in ordine quasi sparso.

Foo Fighters, Sonic Highways. I Foo Fighters hanno fatto un album bellissimo, il primo, fluido, veritiero, prima di subire un po’ la rigidità dell’hardrocker. Dave Grohl in questi giorni ha raccontato che quando ha fatto sentire a Kurt Cobain i primi pezzi del futuro primo disco dei FF, Cobain lo ha baciato sulla guancia. Alla faccia del non sfruttare l’amico per vendere di più. Sottilmente però. Sonic Highways non riserva nessuna sorpresa, solo la certezza di ritrovare i FF uguali a se stessi, sembrano robottini che eseguono in base a una programmazione, quella impostata da Grohl. Mi era piaciuto di più Wasting Light, che mi era piaciuto di meno di Echoes, Silence, Patience & Grace, che mi era piaciuto di più di In Your Honor, che mi era piaciuto di più di One by One, che mi era piaciuto di meno di There Is Nothing Left to Lose, che mi era piaciuto di meno di The Colour and the Shape, che mi era piaciuto molto meno di Foo Fighters. One by One era la cosa peggiore che avessero mai fatto fino a Sonic Highways. Il progetto della serie TV che ci sta attorno non mi pare male, ma lascio un giudizio più assennato a chi conosce tutti gli episodi. Io ne visti 2, interamente solo quello su Washington, bello. Già su quello di Chicago (visto parzialmente) ho dei dubbi. La storia dell’8 (8 episodi, ottavo disco, e un altro 8 che non mi ricordo e non lo cerco su google) è una stronzata.

Deerhoof, La Isla Bonita. I Deerhoof al Bronson hanno fatto il concerto più bello del 2014 e il loro disco nuovo si chiama come una canzone di Madonna. Il mio metro di giudizio per i Deerhoof è Greg Saunier. Se Greg Saunier gira, gira tutto bene perché sono tutti costretti a girare con lui, è un trascinatore, la testa della fila, il primo della mandria, quello che scende nel tombino per primo. Nell’ultimo disco sembra che non abbia voglia di suonare. Ma non è stata per niente una sorpresa. Si sono fermati a Offend Maggie. Quelli dopo (La Isla Bonita, Breakup Song, Deerhoof vs. Evil) sono bruttini, i concerti strepitosi, non è una formula così frequente e mi ha stupito. Dal concerto non mi aspettavo niente di particolare, sono andato via che avevo capito cosa vuol dire suonare insieme in una band. I Deerhoof sono una delle migliori cose che siano uscite negli anni 0.

Marlene Kuntz, Pansonica. Odio l’aura di superiorità con cui i Marlene si presentano al pubblico e scrivono su Facebook. Odio i fan che si accaniscono a difendere una band che non ha più niente da dire solo perché ha detto qualcosa in passato. Odio Pansonica, prima di tutto per le canzoni che contiene (calate dall’alto nella realtà che non più ha bisogno dei Marlene, che credono di graffiare chissà cosa ma non riescono a graffiare proprio niente). Poi basta, non odio più nessuno. Pansonica contiene pezzi scritti tra il primo e i  l secondo disco m  a m    ai us c  iti, p  ub b lica ti      in o c casio
ne d e i 2  0 an nni d i C
ata    r tica, t a      li e qu      ali a   c o m e e r      a   n o        st  a ti
scritti

allo  ra.

Hanno insistito di più con la promozione del fatto che fossero pezzi di 20 anni fa che non sulla promozione dei pezzi stessi. Non ti viene qualche sospetto? Ci sarà stato un motivo se li hanno scartati, 20 anni fa, nel fiore della loro attività cerebrale e musicale.

Leonard Cohen, Popular problems. Quando dicono che gli ottantenni dovrebbero smettere di guidare non è abbastanza. Se sono musicisti dovrebbero smettere anche di fare dischi, in particolare se, quando li fanno, li fanno come Leonard Cohen. Sembra Serge Gainsburg dall’aldilà, in astinenza perchè non scopa da un giorno. Tutta la poesia di Cohen se ne è andata affanculo, peccato. Ma ammetto di non conoscere gli altri ultimi lavori, questo mi è capitato lì per caso.

Iceage, Plowing Into the Field of Love. Plowing Into the Field of Love è un disco con l’encefalogramma stabile sull’attività alfa. Il cantante ha quello scazzo cool che può ricordare il Casablanca dei primi Strokes. Il cantato punk gutturale sopra agli arrangiamenti suonatissimi e ripetitivi perde forza regolarmente dopo un minuto. Sono gli Arcade Fire del punroc da pub, usano addirittura il pianoforte, musicalmente pomposetti ma con quell’attitudine lì, a fare un disco punk, a fare fanculo tutto, siamo punk e sappiamo suonare, arrangiare, scrivere, abbiamo anche una cultura musicale e la difendiamo, anche se siamo danesi e sembriamo irlandesi.

Mogwai, Rave Tapes. Ogni volta che esce un disco nuovo dei Mogwai sembra che sia uscito il Testamento. Se dici qualcosa di brutto, sbagli. Questo significa che la loro musica è vissuta come definitiva, assoluta, non relativizzabile da un giudizio contrario. Ma quando è uscito Young Team era roba nuova, e aveva scalzato quelli che la roba nuova non la facevano più, ma che l’avevano fatta. Che è l’esatta descrizione della carriera dei Mogwai. Rave Tapes è senza troppe idee, cammina sugli stessi passi di sempre, porta avanti lo standard Mogwai. Uscito anche il 6 pezzi Music Industry 3. Fitness Industry 1, stessa storia.

Aphex Twin, Syro. Scherzo, dai, è bellissimo, tutte le volte che lo ascolto mi si ingroviglia il cervello.

Samsung Pumpkins, Monuments to an Elegy. In Romagna quando si dice “L’è una pora sgrèzia” s’intende qualcuno che è sfigato ma che non può farci niente, la colpa non è neanche la sua, poverino. Billie C. è una pora sgrèzia ma la sua posizione è ancora più difficile, perchè una volta era un figo, uno che sapeva scrivere le canzoni, l’outsider della scena grunge mondiale. Adesso scrive le stesse canzoni di allora, tutte momenti magici alternati a chitarre distortissime (escludo dalla disamina Gift, la miglior cosa degli SP) solo che adesso il suono è un po’ cambiato, o si è plasmato negli anni ripetendosi all’infinito e diventando quello che è diventato, così come la sua voce, entrambi fantozziani. Progetto dai tempi lunghissimi, Teargarden by Kaleidyscope è un matrioska album che ne contiene tre: Oceania (uscito 2012), Monuments to an Elegy (quello di quest’anno) e Day for Night (del 2015). Ho scritto questo pezzo col cellulare e lì il correttore non dà scampo, scrive samsung al posto di smashing.

Pink Floyd, The Endless River. Sanguisughe avide di denaro che fanno dischi per i settantenni in pensione, loro che la pensione sono riusciti a prenderla e quindi i soldi ce li hanno: un mercato sicuro. Se togli i settantenni che sanno scaricare roba da internet, se togli quelli che gliela scaricano i figli, il numero di fan che compra l’album diminuisce, ma il settantenne medio mondiale ha piacere di avere il suo bel vinilotto da 35 euro/valuta locale dei Pink Floyd, l’ultimo dei PiFloi. Il disco più noioso dell’anno.

Lana Del Rey, Ultraviolence. Master of sex 2014. Un disco sessuale. Un disco d’atmosfera, e io di dischi d’atmosfera quest’anno non ce n’ho avuto cazzi.

Weezer, Everything Will Be Alright in the End. Il problema con gli Weezer è che anche se ascoltandoli ti rendi conto che l’ultimo disco è brutto però non puoi neanche fare a meno di renderti conto che è uguale a quelli belli. È una contraddizione che non ho ancora sanato e proprio perchè questo disco non mi ha dato la forza di sanarla, l’ho messo tra i brutti.
Non è neanche il più brutto che ho sentito quest’anno, quello è il disco di Jack White (Lazaretti). Per Jack White e Lana Del Rey si può fare la stessa considerazione: non è la musica, ma il personaggio. Queste persone quest’anno hanno fatto dischi non per fare musica, ma per mettere un tassello in più nella costruzione del loro personaggio.