Ero all’inizio della crescita ormonale adolescenziale quando ho visto per la prima volta la copertina di Transformer di Lou Reed. Sul retro, un ragazzo vestito come Fonzie ma senza giubbotto di pelle e con un cappello da poliziotto sta in posa da ballerino, i suoi jeans sono molto stretti e si vede che ha il pisello dritto, lunghissimo. È possibile averlo così? Mi chiesi. Avevo smesso di misurarmelo da qualche mese, ottenendo risultati nella norma credo, e mi sembrava davvero impossibile che fosse reale. Poteva esserlo, ma giravano voci che quello sotto i jeans fosse un cetriolo, una zucchina o qualsiasi cosa potesse avere quella forma o quella lunghezza. Fatto sta che quella foto toccava un tema che ancora non è che conoscessi così bene (non che oggi io sia un maestro). Parlava di sesso e l’abbigliamento del ragazzo alludeva a un mondo di sessualità diverso rispetto a quello che si vedeva in giro tutti i giorni a Cesena. Il tipo più avanti nella mia città era sicuramente Piero, comunemente e gentilmente soprannominato il mongoloide finocchio, sempre vestito con un giubbotto di camoscio, un jeans e accessoriato di una tracolla stile parcheggiatore dentro la quale nessuno sapeva cosa ci fosse. Solo d’estate azzardava una maglietta stretta, come quella del ragazzo del retro di Transformer, però nera.
In quel disco ci sono canzoni che adesso si sentono anche al supermercato, come Vicious, Satellite of Love o all’IN’s anche Perfect Day. Ce n’è anche un’altra, che è davvero una delle più conosciute del mondo: Walk On The Walk Side. Parla di transessuali, droga, sesso orale e quando si dice che la società è bigotta perché diffonde ovunque questo pezzo poi non riconosce i diritti agli omosessuali io penso che sia solo una canzone, con una strofa e un ritornello che fa venire voglia a tutti di canticchiare da 50 anni, a prescindere dal testo. La canticchia anche mia zia, una volta l’ho beccata mentre faceva il ragù. Non so se sa come s’intitola o cosa dice, ma neanche lei ha resistito a quel doo doodoo doo doodoodoo. Il testo inizia parlando di una certa Holly di Miami che ha attraversato gli Stati Uniti, durante il viaggio si è rasata le gambe e così è diventata una lei. Io Transformer l’ho sentito proprio quando ho scoperto il retro della sua copertina e non sapevo neanche che Walk On The Walk Side fosse così famosa. Di fronte a quelle parole ridacchiavo, un po’ perché ero stupido un po’ perché ero imbarazzato da un tema che non conoscevo e che nessuno mi spiegava. Mio fratello osava, limitandosi a tradurmi più o meno il testo e poi boom, faccia di gesso. Iniziava così: “Holly came from Miami FLA / hitch-hiked her way across the USA / plucked her eyebrows on the way / shaved her legs and then he was a she/ she said hey babe take a walk on the wild side”. Veramente non sapevo di cosa stesse parlando, cioè, si, ma facevo finta per fare il grande con mio fratello e non era chiaro per niente. La mia attenzione passò dal pisello del tizio in jeans (Ernst Thormahlen, artista del giro di Lou) a Holly che era diventata donna solo tagliandosi i peli. Chi è Holly? Fatti un giro nel lato selvaggio. Dove? Nella campagna dietro casa della nonna a Macerone? Capivo, ma non capivo, ed era strano. Era una cosa nuova, almeno per quanto ne sapessi io. Più tardi, comunque prima di accorgermi che si parlava anche seriamente di alcuni questi temi, ho scoperto che Walk On The Walk Side è stata spesso usata come canzone di protesta a favore dei diritti dei gay, anche se forse Lou Reed l’ha scritta solo per divertimento. Dentro c’ha messo un sacco di personaggi che conosceva davvero, suoi amici: Candy, Sugar Plum Fairy, Jackie, Joe, Holly. Joe è Joe D’Alessandro e Holly è Holly Woodlawn. Insieme sono i protagonisti anche di Trash di Paul Morrissey e Andy Warhol (tutti di quel giro lì), lui interpreta un tossico, lei la sua ragazza, che in realtà è un travestito. Joe D’Alessandro a un certo punto ha fatto anche un film con De Sica il babbo, Holly Woodlawn, almeno secondo George Cukor, doveva essere candidata all’Oscar per l’interpretazione in Trash.
Il portoricano che all’anagrafe era Haroldo Santiago Franceschi Rodriguez Danhakl si rase le gambe e le sopracciglia e cambiò sesso, scelse un nuovo nome in omaggio a Holly Golightly di Colazione da Tiffany e finì in una canzone. Quella canzone mi ha fatto nasare per la prima volta che potesse esistere in un uomo o una donna il forte desiderio e la necessità di essere fisicamente altro rispetto a quello che si è, senza diventare per forza un simbolo, ma solo la protagonista di una storia che parla di una realtà conosciuta per altri sconosciuta per me.
Holly Woodlawn è morta l’altro ieri, a 69 anni.