Car Seat Headrest è una persona che si chiama Will Toledo, che negli anni passati ha messo on line molti dischi pieni zeppi di canzoni e adesso ne ha scelta qualcuna (principalmente da My Back Is Killing Me Baby e Monomania), ha messo insieme un band e fatto uscire il suo primo vero album toccabile. I Car Seat Headrest di Teens of Style suonano come i Superchunk di No Pocky For Kitty, hanno chiaramente una gran voglia di produrre del suono, ma anche la sfortuna di essere passati dentro a una lavatrice di marca Julian Casablanca al massimo dello scazzo, rallentato come se gli si stessero scaricando le batterie e come se fosse ancora più vagabondo del solito. Sono però molto presenti e lucidi alla loro posizione intermedia tra queste due lontane realtà musicali di passati diversi, e al fatto che non sono né l’una né l’altra, e da questo deriva la loro tristezza di fondo, che alcune volte raggiunge attimi intensissimi, quasi un Bonnie Prince Billy. I Car Seat Headrest ammiccano anche un po’, e interviene potente il ricordo di Beck che rincorre il groove effettato presentato come groove del perdente ma che suona alla perfezione. Loro aggiungono quel briciolo di tristezza, solo cantata, di cui sopra, che Beck aveva e non aveva, non l’ho mai capito davvero. L’ideona di Teens of Style è infatti beckhanseniana alla grande: l’effetto sulla voce e sulla chitarra, belle gonfiate, in tutte le canzoni, sempre allo stesso modo, ed è dietro a questo suono che si nasconde il risultato: essere riusciti a fare un disco con canzoni pop senza nessuna idea sulla scrittura per aver scelto tra un tot di canzoni già pronte quelle che si assomigliano tutte perché nessuna contiene un’idea che non sia quel suono (quella all’inizio di Maud Gone non è un’idea) o l’inutilità di qualche strumentello dolce e disperato (l’organetto di Times to Die), inutile non perché vecchio di 20 anni (non è questo il punto) ma perché qui è solo posticcio.
Tra le migliaia di pezzi messi on line (bandcamp) mi sono piaciuti di più quelli raccolti dentro a Twin Fantasy nel 2011, perché lì Toledo riesce nell’impresa impossibile di collegare due sensibilità così diverse come Sparklehorse (Nervous Young Inhumans) e Jack White (il suo spirito aleggia su tutto il disco): da uno prende un decimo di malinconia, dall’altro prende tutto il gusto delle distorsioni per un ritmo cool, con un carattere meno rock’n’roll e più eternamente in procinto di cadere a pezzi. Un’operazione che può avere un suo fascino, il fascino di far coincidere gli opposti. Un po’ di Graham Coxon (Sober To Death) e un po’ di Velvet Underground strokesizzati (Bodys) fanno parte del quadro di riferimenti, dentro a una formula che è sempre la stessa, anche se rispetto a Teens of Style c’è qualche idea in più nella scrittura.
Non ha molto senso prendere canzoni scritte e già registrate in passato e buttarle in un contenitore insieme a una band. Già le originali avevano gli stessi problemi di quelle finite su Teens of Style. Che è un dischetto, dettato un po’ dalla voglia incontenibile di far finalmente uscire un disco, voglia apprezzabile, ma forse un po’ anche la Matador, che ha messo su Toledo il suo bel marchio, ha spinto sull’accelleratore. Dicono che i Car Seat Headrest abbiano già annunciato il prossimo album (Teens of Denial), questa volta concepito tutti insieme. E magari il risultato sarà migliore. E magari ci saranno anche delle idee dentro.