Ieri ho saputo della morte di Wes Craven. Nel corso della giornata ho avuto molti pensieri.
ore 8
La prima cosa che mi è venuta in mente è un tenero ricordo. Quando ero ragazzì, Freddy Krueger ero io. L’anno in cui ho inziato a tormentare mia mamma perché volevo travestirmi da Nightmare a Carnevale dev’essere stato il 1990, su per giù. Siamo partiti dalle cose facili, gli scarponi. Mia mamma ha vinto subito, dicendomi che potevo usare qualsiasi paio di scarpe e che non importava perché in fondo nel film i piedi di Freddy Krueger non si vedono così tanto spesso. Io ci sono cascato in pieno e ho scelto un paio di scarpe da ginnastica nere, quelle che mi mettevo tutti i giorni. È stato facile, ma non così facile, per i calzoni. Con l’aiuto della sua amica sarta la mamma ha rimpicciolito un vecchio paio di pantaloni neri di mio babbo da giovane prosciugandoli fino alla mia taglia. Per il cappello nero, il colpo da maestro fu di mio nonno: il suo era perfetto, mi stava un po’ largo ma gli dava modo di raccontarmi tutta una storia. Lo portava una volta, insieme al poncio verde, in modalità Passatore, quando abitava a Trieste – dove un Passatore non c’era mai stato e poteva quindi rappresentare un’icona tanto sconosciuta quanto spaventosa – per proteggersi dalla bora. Si perché, una volta, il cappello aveva la cordicella che passava sotto al mento. La sfida più grande rimaneva comunque quella di arrivare dal lavoro a casa col cappello ancora in testa, cordicella o non cordicella. La maglia, il trucco e il guanto: queste erano le cose difficili. Per la maglia, bisognava scegliere il colore giusto. Doveva essere a righe, e ok, ma era nero o verde il colore che si alternava al rosso? Effettivamente non c’era il rischio di non essere filologicamente dalla parte giusta: nei film si fa uso di entrambi i colori. In Scream, il bidello travestito da Freddy (che è poi Wes Craven) ce l’ha chiaramente verde. Si ma nel primo Nightmare? Nero. Per questo chiesi esplicitamente il nero. Venne fuori un verdino, anche piuttosto chiaro, quello di Scream, che però ancora non esisteva neanche nella testa di Wes. Anni dopo, quando buttai il maglione per liberare spazio nell’armadio, spensi il dolore con le lacrime. Una cosa bellissima che avevamo comprato era invece il guanto, con le dita in plastica perfettamente ricostruite, l’avevamo trovato all’Arlecchino, un negozio di giocattoli in centro il cui proprietario aveva una mano di plastica. A casa, la dittatura dello spazio e la polizia che ne portava i vessilli e ne faceva rispettare la legge non ebbe pietà nemmeno per quel capolavoro di produzione industriale che avavmo comprato, anni dopo. Via nel bidone, e la vita incominciò a manifestarsi per ciò che è davvero. Il trucco fu una delusione. La prima soluzione furono dei pezzetti di plastica su cui erano stampate le ferite del fuoco, da applicare in faccia con il biadesivo, una confezione da sei o sette, comprata dal tipo con la mano di plastica, una cosa professionale, venuta fuori con la follia del gadget poco dopo l’uscita del film. Ma queste pustole biadesive erano una fregatura, a ogni salto che facevo nei sogni di chi mi capitava davanti una vescica cadeva per terra. L’anno dopo abbiamo cercato di ovviare alla plastica con il fondotinta. Non è andata bene. Sarà meglio l’anno prossimo, dissi a mia mamma. Che odiava quel film. E invece era ed è il mio preferito.
ore 17
Red Eye era sul pezzo, e anche oltre, quando è uscito, perché non è la storia di un terrorista su un aereo, ma di un aereo che ospita un terrorista e diventa così il posto più isolato e migliore del mondo per prendere in ostaggio una persona. Se ci penso è vero: nello spazio ristretto delle poltrone può succedere qualsiasi cosa. E la faccia di Cilian Murphy era ancora fredda come il ghiaccio. Però, dai, Red Eye non può essere il mio film preferito di Wes Craven. La casa nera era il vero viaggio nella paura dei posti senza via d’uscita.
ore 20 circa
Trovo più spaventoso un film realistico. A una certa età può succedere, e sul lungo periodo Nightmare non mi fa più paura. Se poi avrò un figlio e lo guarderà, si cagherà sotto, e il ciclo della vita inizierà da capo. Il film più terrificante di Wes Craven è L’ultima casa a sinistra. Non puoi pensare davvero che i tuoi sogni ti lascino le unghiate sulla pancia, ma può succedere che dei pazzi rapiscano delle ragazze e facciano loro le cose più violente del mondo, godendo e divertendosi. Ma può anche succedere che i buoni diventino cattivi, e in quel caso non fanno le cose tanto per fare ma diventano i più cattivi.
ore 23:45
Finito di riguardare Scream. È il miglior film di Wes Craven. Puoi solo sperare che non ti capiti.
Solo lo scoccare della mezzanotte mi ha impedito di cambiare idea. Wes Craven ci lascia una filmografia immensa.