I Girl Band di Dublino hanno pubblicato nel 2012 un ep che si chiama France 98 e alcuni 7” negli anni precedenti, alcuni dei quali raccolti in The Early Years. È uscito tutto per Any Other City. Tra Bandcamp e Spotify si possono ascoltare diverse cose. Io li ho conosciuti leggendo Rumore di marzo. Mi ricordano Metz, Pissed Jeans e Sonic Youth nelle cose che mi piacciono di più, gli Strokes in quelle che mi piacciono meno, o che non mi piacciono per niente. È noise rock nei suoni, pop nelle melodie. C’è qualcosa di Stooges e Bauhaus anche (Handswaps). La batteria è buonissima in molti momenti (Busy At Maths di France 98), la chitarra anche, come nel ritornello di That Snake Conor Cusack o Second One. In generale mi piacciono, non mi strapiacciono, alcune volte sembrano perdere la concentrazione su quello che sanno fare con una o due chitarre, non dal punto di vista tecnico ma soprattutto lavorando sul suono, ma in questi giorni li ho ascoltati spesso.
Sempre dalla Any Other City, i Women’s Christmas hanno meno chitarra, più faccia da culo, sono ancora più pop, più Male Bonding, un po’ primi Modest Mouse, ma senza quell’inquietudine aggressiva così limpida di Isaac Brock.
Any Other City era il titolo di un disco del 2001 dei Life Without Buildings di Glasgow, che pare indie punk, in realtà è indie pop, e qualche volta è emo e gratta come i Promise Ring. In alcuni momenti la voce è divertente come quella dei Chain and the Gang di Ian Svenonius. Magari Any Other City è un po’ debole per scrittura e la cantante, Sue Tompkins, pittrice, era considerata la migliore caratteristica del gruppo, e lo era giustamente, per la sua capacità di far decollare gli altri. L’unica che salvo ancora dal lancio da una torre altissima è lei, perché ad ascoltarlo tutto il disco è piuttosto piatto, pochi colpi di testa, e lei è quella che dà una spinta sinceramente vitale. Life Without Buildings hanno quella leggera patina alla Fiery Furnaces ma sono più diretti e meno sofisticati (New Town). Produce Andy Miller, grande registratore scozzese (Songs: Ohia, Arab Strap). Hanno fatto un alto disco, un live, nel 2007.
C’è una persona di cui voglio scrivere da tempo ma poi finisco sempre per non farlo, senza nessun motivo particolare, fino a oggi: Any Other, vero nome Adele Nigro, già Lovecats con Cecilia Grandi fino a luglio dell’anno scorso. Credo che le sue principali influenze siano state diverse a seconda magari delle fasi della vita, all’inizio i Black Flag e altre cose hard core punk, poi il collettivo Elephant 6, Elliot Smith e i Modest Mouse, e altro di cui parla e che si sente quando fa le sue canzoni. Ha interpretato diverse cover di quei gruppi che la formano e l’hanno formata o anche no, ma comunque spesso è come se fossero canzoni sue (soundcloud). Il modo di far venir fuori senza problemi, durante le interviste, una personalità decisa e di dire cose cariche di rabbia e tensione, ma anche dei rispettivi contrari, è quello che poi si ritrova ascoltando la sua voce, bellissima, in particolare nell’ultimo video che potete vedere là sotto e dove c’è Filling the cold house with memories. Dà la sensazione di aprirsi e non aprirsi completamente, e questo è intrigante proprio dal punto di vista artistico. La sua capacità di creare o ricreare le melodie, sui pezzi originali e sulle cover, già chiara con le Lovecats, adesso è più personale, suona come realmente è e arriva da quella voce seriosissima, profonda, pulita, cacciata sopra a una chitarra magari semplice, ma l’insieme delle due cose diventa subito una forza (Roger Roger Commander). Capelli ruffi e grande forza. Sta preparando il disco elettrico, con la band. Insieme hanno già fatto la prima data dal vivo, a Schio. Nello stesso periodo in cui si elettrizza Caso si elettrizza anche Any Other, e queste sono solo belle notizie.
Ah non posso che essere contento di sapere che sta lavorando ad un album con una band: sono curioso di sentire quelle melodie con diversi strumenti a reggerle.
Sarebbe bello vederla dal vivo al Sidro.