L’unica cosa che so dire della doppia copertina su St. Vincent sul MUCCHIO e su RUMORE di febbraio è che il servizio del MUCCHIO non vale la copertina, quello di RUMORE si.
Il servizio del MUCCHIO è costituito da quattro articoli. Dalla quinta domanda, quella sulla chitarra, l’intervista si raffredda, sembra che St. Vincent non abbia più voglia, taglia corto; la sesta domanda è come l’ultimo chiodo piantato su una bara. Ne risente la maggior parte del dialogo.
La seconda parte (St. Vincent e David Byrne) è un’altra intervista, un po’ riscritta un po’ no, già pubblicata su Firenze.repubblica.it il 7 settembre 2013, 5 mesi fa (qui). Sembra un riempitivo, per fare 5 pagine e non 4.
La cosa più emozionante della retrospettiva (terza parte) è che St.Vincent ha rifatto Kerosene dei Big Black. L’emozione non è data da quello che c’è scritto a questo proposito, ma dai Big Black, dal fatto che St. Vincent ha rifatto i Big Black, dal fatto che probabilmente ero l’unico a non saperlo. Il resto l’ho trovato freddo e schematico.
La quarta parte, la recensione del nuovo album St. Vincent, è una recensione.
Nell’intervista su RUMORE St. Vincent sembra presa meglio. E poi aveva l’esclusiva (RUMORE, non St. Vincent).
Non posso e non voglio insegnare il mestiere a nessuno, e di nessuno metto in dubbio la professionalità, ma se altro fosse stato scelto per la pagina uno del MUCCHIO (decisione che spetta al Direttore, non ai giornalisti, è chiaro), non sarebbe nata la polemica, il numero sarebbe uscito lo stesso, con una copertina sicuramente più figa di quella di gennaio, e il mio edicolante di 70 anni non si sarebbe confuso tra il MUCCHIO e RUMORE al momento della vendita. Però, in fondo, è bello che in questi giorni si sia parlato molto di due riviste musicali.
Aggiornamento delle 13. E poi, all’edicola, sono arrivati Buscadero e Outsider di febbraio. Al che l’edicolaro ha sbroccato.