Paolo agli americani non gliel’hai ‘contata giusta (La Grande Bellezza di Serena Grandi)

serena grandi

Ero alla ricerca dell’articolo perfetto e ho scoperto che per scrivere l’articolo perfetto serve un soggetto perfetto. Quindi mi serviva un disco perfetto o un film perfetto. Non sapendo proprio quale potesse essere il disco perfetto, ho cercato e, devo dire, trovato subito, il film, quello nostro, quello candidato all’Oscar 2014: fotografia perfetta, recitazione perfettamente diretta, dialoghi che da quanto sono perfetti a un certo punto si prendono addirittura la briga di spiegare il titolo del film, movimenti di camera ripetitivi, sinuosi, perfetti. La Grande Bellezza. Dopo qualche momento di riflessione sono giunto alla conclusione che la recensione perfetta sul film perfetto non può che essere fatta di frasi brevi e concise che tocchino tutti gli aspetti fondanti di un film.

dialoghi
Esempio.
Suor Maria: “Perchè non hai mai più scritto un libro?”
Gep: “Perchè cercavo la Grande Bellezza… e non l’ho trovata…”.
Io: Ma vaffanculo.

personaggi
La cosa che fa più schifo del film (non nel senso che anche il resto del film fa schifo ma nel senso che lei fa schifo) è Serena Grandi, che ha più o meno questa forma

Cubo di Rubik come Serena Grandi

e adesso ha aperto la Locanda di Miranda a Rimini. Tenetevi lontano da quel posto, la Serena rischia sempre di far cadere involontariamente una tetta sulla vostra tagliata al sale grosso.

Gep è Toni Servillo e Toni Servillo è sempre Toni Servillo, con la sigaretta, la mano in tasca e la faccia a metà tra la fotografia di un pesce e una finestra su un animo profondamente segnato.

regia
Io non capisco un cazzo di cinema, però vedo che Sorrentino sfoggia un sincero entusiasmo per Sergio Leone, e gli piacciono un sacco le sequenze tipo C’era una volta il West. Cosa c’è oltre la staccionata?

soggetto
La Grande Bellezza è un film sulla vita e la vitalità che sfuggono, oppure è la risposta italiana al Grande Gatsby, oppure è un film sulla decadenza fisica di Serena Grandi, oppure sulla contrapposizione tra decadenza fisica e pochezza da una parte e integrità morale dall’altra. O è un film su quanto è triste Verdone, da sempre, solo che qui lo dà un pò più a vedere.

L’integrità morale è quella di Suor Maria, che però ha l’alito pesante.

ambientazione
L’appartamento di Gep è quello di Scajola, forse bisognerebbe denunciare Sorrentino.

sceneggiatura
La sceneggiatura sarà piena di E poi Gep, vestito di colori sgargianti, si muove da grandissimo e dice una cosa brillantissima “Bla bloa blahh” e sullo sfondo c’è una Roma quasi al buio, oppure alla luce di un sole bianco, oppure a quella del tramonto. Musica improponibile.

Esaurite le frasi concise, volevo scrivere un pensiero sulla candidatura di questo film all’Oscar come miglior film straniero, mi sono liberato della voglia della recensione perfetta e mi sono chiesto: Quale tipo di stimolo può darmi un film come La Grande Bellezza, che parla di un’Italia lontanissima? Prima cosa: le feste dalle vostre parti sono come le feste del Gep? Dalle mie parti, neanche La tempesta ormonale era così. Secondo cosa: l’Italia di Sorrentino è effettivamente quella che piace agli americani, rimasti inchiodati ai film con la Sofia e la Claudia o comunque a quelli che espongono un Paese filtrato in modo insuperabile dall’immaginario sognante/caciarone/distrorto del regista. Unica eccezione Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, che ha vinto l’Oscar nel 71. Ma l’Italia non è più così, io penso che ci sia altro di buono da raccontare in un film.

fare un film sulla pizza

Non c’è solo la Guerra e il Dopoguerra, il passato, l’italiano intellettuale in crisi, quello caciarone o quello che sogna. Il cinema italiano è inferiore, superiore, meglio, peggio, uguale ma diverso da quello con gli effetti speciali: dipende dai gusti. Noi non sappiamo fare certe cose e non dobbiamo farle, e deve ancora ritornare chi sa fare i film d’azione o i thriller. Ma i film con le macchiette di noi stessi o nostalgici di un passato passatissimo ci vengono benissimo. Riesumiamo il nostro modo cadavere di fare cinema di 50 anni fa, l’America becca ci candida.
All’Academy 8 anni fa era piaciuto l’italiano triste (La bestia nel cuore). Questa volta gli è piaciuto il solito italiano, quello che gira per Roma, lavora per finta e pensa ai cazzi suoi, preso bene in riflessioni filosofiche, amicizie improponibili, dialoghi del cazzo con gente che dice cose ovvie pensando di dire la verità. Il film di Sorrentino è così: è pomposo nei dialoghi e nell’uso della camera da presa, come se fosse la prima volta. Ma non c’è motivo, perché tutto quello che dice o fa vedere l’abbiamo già visto o sentito, non solo da altri ma anche da lui, nei suoi film precedenti. E anche quel personaggio lì l’abbiamo già visto, sappiamo tutti bene dove. Ma Fellini non c’è più, è successo anche altro nel frattempo. Per esempio è successo che Serena Grandi ha assunto una forma cubica irregolare.

Ma penso bene prima di tirare delle conclusioni. E mi viene in mente che La Grande Bellezza è tra la Dolce Vita e l’intellettualismo, e in concreto non c’è motivo di essere nostalgici perché quel modo di vivere ce l’abbiamo a portato di mano: vai a fare una vasca nel paese più vicino e vedi quanti hipster ci sono. Quanti ce ne sono in Italia? Moltissimi. E Gep è un hipster sul viale del tramonto. I borghesi di Sorrentino scopano, vestono bizzarro, sono arty. Hanno tutte le carte in regola. C’è anche uno coi baffi, e le barbe sono sparite perché a una certa età la barba in quegli ambienti non va più bene, in Italia.

Gli americani non hanno capito bene. Hanno scelto La Grande Bellezza pensando fosse un film sull’Italia che piace a loro, invece è un film su come finiranno gli hipster quando saranno vecchi. E loro di hipster ne hanno un sacco, loro sono quelli che li hanno inventati gli hipster. Alla fine è un film sugli Americani vecchi. Disdetta.
Ma allora di cosa parla davvero La Grande Bellezza? Non so. Il tema che il film vorrebbe affrontare non è poco a fuoco, è chiarissimo. Ma è vecchio. Gli altri film candidati (non li ho visti) diranno senz’altro qualcosa di più. Rischio.

5 pensieri su “Paolo agli americani non gliel’hai ‘contata giusta (La Grande Bellezza di Serena Grandi)

  1. Sono d’accordissimo con te sul film, senza dimenticare che il film genera anche due palle delle dimensioni di Serena Grandi, quella sinistra più bassa della destra, ma entrambe ostative nei movimenti. Hai dimenticato un piccolo particolare, notato dalla mia ragazza, illusa dalla bellezza di Roma (perché non è italiana, appunto): la capitale sembra un paesino dimenticato, vuota e senza turisti (tranne il giapponese che sviene all’inizio). Si è sentita un po’ di bruciare il culo, perché ha visto Roma l’estate scorsa per la prima volta e la fontana di Trevi aveva più turisti che acqua.

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