Vai nei negozi di dischi. Metodi di catalogazione sbagliati e Les Yper Sound di Torino, cioè il loro contrario

Les Yper Sound Torino

Les Yper Sound Torino

I negozi di dischi sono di due tipi. Quelli in cui entri e c’è un gran casino, cioè nessuna sistemazione accettabile, e quelli in cui entri e trovi l’ordine che hai sempre voluto, che ti permette di trovare più o meno al volo quello che cerchi, se cerchi qualcosa in particolare, o che ti permette di iniziare una ricerca sensata, per autore o tutt’al più per genere, se non cerchi qualcosa di particolare. Sono sempre un po’ deluso quando capito in un negozio di dischi del primo tipo, che propone la musica come se fosse tutta uguale: l’indice alfabetico A-Z onnicomprensivo è il metodo di catalogazione usato (spesso) in questi casi, confondente e inaffrontabile dal punto di vista del tempo necessario per chi consulta, sbagliato dal punto di vista commerciale, perchè chi cerca fa fatica a trovare e di conseguenza compra più difficilmente. Non ci vuole John Maynard Keynes, è logico, però non è una regola sempre applicata.
“Eh ma adesso arriva questo che non ha mai avuto un negozio di dischi in vita sua e vuole insegnare a noi come si fa il nostro lavoro”. O, o, no, sono solo un cliente che pensa, scusate eh.
Ora, è chiaro, passerei ore in un negozio di dischi, ma non è sempre possibile. Cercare se c’è qualcosa che mi interessa tra tutti quelli che iniziano per A non ha molto senso se lì dentro c’è di tutto. Aiutarmi a trovare potrebbe essere una buona idea. Trovare i Quicksand prima dei Queen è segno di noncuranza, e i Los Lobos dopo i Lambchop sono sintono per lo meno di disordine. Un cliente ingrato può aver spostato e riposto a caso UN disco, ma se la catalogazione sbagliata e approssimativa è a monte si capisce subito, perché più o meno tutti i dischi sono dove non dovrebbero essere. Sto ragionando senza fare riferimento a nessun negozio in particolare, anche se il discorso mi è venuto in mente in modo definitivo quando ero a Torino da Materiale Resistente, che vende solo usato e ha scelto la catalogazione A-Z. Quindi facciamo finta che gli esempi siano reali, anche se non lo sono, perché sono comunque esemplificativi di un disordine realmente riscontrato, non solo da Materiale Resistente. Quicksand è già un miracolo che ci siano. Metterli prima dei Queen significa però che a) sbagli l’ordine alfabetico anche se è impossibile che tu non sappia l’alfabeto b) non ti sei preoccupato di dividere quello che vendi per aiutare chi cerca a trovare quello che cerca.
E poi c’è anche quella sensazione di avere le cose in disordine, che se io avessi un negozio di dischi non potrei tollerare. Mischiare generi e gruppi non è una cosa buona in casa, non lo è in un negozio, non lo è a prescindere: una buona sistemazione garantisce anche una maggiore serenità personale. Mescolare senza cura significa essere consapevoli del fatto che nel tuo negozio c’è confusione, fregarsene, e avere la certezza che i clienti dicono, quando sono fuori, “Oh, ha messo i Gorilla Biscuits vicino a Gonjasufi…”.
Più si va nel dettaglio a dividere i dischi meglio è. E se tutto non è appiccicato, compresso, ammassato in un unico blocco è ancora meglio. Ma separare le cose per avere una sistemazione ideale non è sempre possibile: ci sono problemi di spazio. “Metto tutto insieme perché non ho spazio, altrimenti catalogherei diversamente”, dice il negoziante. Non è vero. La sistemazione ideale (= con spazi adeguati tra un genere e l’altro, tra un autore e quello successivo) a volte non è realistica, ma esistono metodi di catalogazione intermedi e accettabili: hanno inventato le etichette e, attaccandole sui divisòri, puoi separare i dischi in modo chiaro e più dettagliato, anche in un blocco unico, oltre che in ordine alfabetico per autore.

Materiale Resistente Torino

Materiale Resistente Torino

Materiale Resistente (Torino, via Po 25)
Solo usato. Vinile da 5 a 30 euro (catalogazione A-Z in cui si trova ogni cosa, dischi che non valgono niente, dischi dal discreto valore, musicale e fisico), cassette a 1 euro, cd elettronica punk hc e altri generi a prezzi diversi. C’è un po’ di casino, e la sensazione di essere al mercato al banco dei calzettoni. Ci sono stato solo una volta quindi solo per sentito dire so che il ricambio è molto frequente. Altre volte nei negozi di solo usato ho trovato questo tipo di catalogazione, e non mi è mai piaciuta. Nell’usato è più frequente, ma non è la sola possibile o la sola che si trova.

Les Yper Sound

Les Yper Sound (Torino, via Rossini 14)
Les Yper Sound a Torino è il contrario di tutto questo. Velocemente ecco quello che c’ho trovato e a che prezzo. In vinile: grande scelta di “anni 60-70” nuovo da una parte (da 20 a 25 euro) e usato da un’altra; buona scelta di “rock and pop” anni 80-90-00 con prezzi dai 15 a 25 euri, se non sbaglio solo nuovo; e “rock e indie”, catalogo e novità a 15/25 euro, se non sbaglio solo nuovo. Poi “CD nuovi”, “CD usati”. I virgolettati sono le reali categorie utilizzate per aiutare a capire cosa e dove, oltre alle quali c’è un’ulteriore suddivisione in band o generi (= ordine e amore per quello che c’è in negozio, molti clienti ne avranno sempre meno di te che sei il gestore e faranno confusione, ma altri no).
La musica era a palla e i ragazzi son ganzi. Mi gioco qui la carta dell’emozione e di quello che è successo. Due padroni. Entro e il primo mi saluta si e no ma mi saluta, l’altro è comparso solo dopo. La gente fa la fila per vedere le novità in vinile, sistema i dischi scuotendo la testa se li trova in un posto sbagliato, il secondo padrone compare e ancora con tre/quattro pacchi in braccio consiglia uno che compra quel consiglio a scatola chiusa, il che potrebbe significare tante cose tra le quali che il cliente si fida perché altre volte è stato consigliato bene dal padrone che conosce i gusti dei clienti e i dischi che ha in negozio. Il secondo padrone mi fa lo sconto su un disco nuovo (e l’informazione non è importante solo perché mi ha fatto lo sconto ma anche perché ha così diminuito il suo margine, qualunque esso sia, e di sicuro è decisamente inferiore a quello di un bar o di uno che vende vestiti). In generale, il primo padrone fa il poliziotto cattivo, il secondo quello buono: funziona ancora e dà anima al negozio. C’era gente e tutti compravano, e non voglio farla apparire come una cosa di cui stupirsi, anche se in realtà un po’ mi ha stupito.
Tutto bello, tutto romantico. A interrompere per un attimo l’idillio, qualcuno ha deciso di scorreggiare lasciando nell’angolo in fondo a destra, quello dove c’è la A di AC/DC, le conseguenze di un thunder come si deve.

Uccidere Amazon
Amazon si vince anche con questo: con i posti frequentati da persone interessate che stanno anche zitte e scorreggiano impudentemente ma ascoltano, sentono, cercano, chiedono consigli, si fidano oppure no, vedono, vivono il negozio, comprano o passano la prossima volta; con commessi o proprietari preparati, catalogazione utile e sensata, novità sempre sul pezzo, ordine, amore, e il non avere il negozio nel buco del culo del mondo, certo. La prima arma è una conseguenza della seconda, naturalmente.
Ho comprato da Amazon, adesso ho smesso da un po’, ma, nonostante il mio linguaggio violento, non voglio ucciderlo, ma solo scrivere alcuni dei buoni motivi per cui vale la pena comprare nei negozi di dischi e non vale la pena comprare da Amazon.
E’ una questione di priorità: puoi avere altre priorità, nessuno dice che sei un cretino per questo.
E’ una questione di cultura, che non significa abitudine: non è l’abitudine a comprare nel tuo negozio di dischi di fiducia che ti spinge a farlo, ma il piacere di far partire una specie di domino in positivo, un pò come se le pedine invece di cadere si alzassero, che parte dal dare quello che si merita (e anche meno) al negoziante, al distributore, al musicista, fino al produttore. E magari si, ti piace farlo in quel negozio in particolare perchè ci sei affezionato e mai e poi mai lo scambieresti con il rigido pacco in cartone di Amazon, ma ti piace anche farlo in altri negozi di dischi. Tutto questo costa di più, di sicuro, perché il prezzo è più alto e perchè devi muoverti dalla sedia. Però è anche un modo per affinare la capacità di scegliere e diventare più intelligenti: cioè scegli ancora meglio di quanto non facessi prima quello che compri. Comprare un po’ di meno, ma in negozio, da quella persona di cui ti fidi, o anche da un’altra che vedrai forse solo quella volta in tutta la tua vita, potrebbe essere una buona soluzione.
Per superare la forza persuasiva di Amazon serve pensarla così (puoi sempre iniziare a farlo dopo aver letto, che ne so, un paio di articoli su Amazon Germania). Servono queste cose, non ultima una buona catalogazione, utili a sconfiggere 1) la comodità dell’invio a casa in due giorni lavorativi senza che muovi il sedere di un centimetro 2) la forza del prezzo bassissimo.
Tutto ciò è vergognosamente scontato ma vero.

lysrecords.com

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