I Tremendoni

I Tremendoni

Tremendoni è il nome del gruppo più sottovalutato della storia del punk romagnolo. Vero throat da Cesena, appena all’inizio degli anni ’90 mi sembra. Non solo cover, anche pezzi originali, come quello che diceva “io non vedo solo nero, nero!”. Niente album, no demo. Solo una musicassetta registrata alle prove e riversata su cd a tiratura segretissima. Tremendoni, “la più oscura e cazzona band di Cesena” (cit. Michele). Se adesso li googgolate forse trovate qualcosa, prima di oggi no, non su QUESTI Tremendoni. Lì sopra li vedete durante un ritrovo per balordi, riuniti solo per un servizio fotografico di cui questo scatto è il migliore. Li ho importunati con una domanda noiosissima.

Cos’hanno significato ai tempi e cosa significano oggi per te i Tremendoni?
Michele (throat, il terzo da sinistra): “I Tremendi han rappresentato la voglia, quando si era ragazzini, di far casino, suonare insieme, divertirsi e sognare di essere una delle ns. band preferite… un nome a caso tra Dead Kennedys, Ramones, Stooges… E sicuramente, quello che rappresentavano allora per me, vale ancora oggi… nel senso che non rinnegherei nulla di quello che fu”.

Marcello (chitarra, il primo a destra): non pervenuto, è sempre stato il più punk.

Massimiliano (batteria, il primo da sinistra): “Io sono approdato ai tremendi dopo aver scoperto la passione per le percussioni… dopo 1 anno di lezioni dal mitico Giovanni D’Angelo… per me ha rappresentato soprattutto un modo per divertirmi insieme ad amici… le prime registrazioni home-made o il concerto al comandini sono state quasi un di più… che oggi ricordo col sorriso stampato in faccia! :)”.

Matteo (basso): non mi ha risposto, ed è mio fratello.

Questo spirito mi piace. I Tremendoni suonavano nello stesso periodo in cui in Italia c’erano ancora (per poco) i Negazione, torinesi come la pioggia, quando IO avevo poco più del doppio dell’età in cui facevo la piscia a letto. E tra i Tremendoni c’è chi qualche anno dopo ha incontrato Zazzo dei Negazione, gli ha chiesto l’autografo, lui gli ha risposto I NEGAZIONE SONO FINITI e non gliel’ha fatto. Tutti pazzi era la loro cover che i Tremendoni stritolavano a dovere.
Le prove dei Tremendoni in Viale Mazzoni e il concerto all’Ex Comandini (l’unico mai fatto) hanno plasmato ufficialmente i miei gusti musicali. Sono stati l’esplosione della bolla, la concretizzazione dell’ipotesi diversa, la fine del cazzeggio musicale. I preparativi per il concerto furono una specie di bivirone di adrenalina per me che avevo guadagnato da poco il permesso di entrare liberamente nella stanza di mio fratello, e c’andavo a vedere lui che si cagava sotto e ripassava i pezzi che pensava di poter sbagliare.
L’Ex Comandini era un posto lercio, non lercio hipster, lercio lercio, vecchio da sempre. Se entri oggi, giri a sinistra, poi ancora a sinistra, trovi l’aula in cui suonarono i Tremendoni, di sicuro insieme a Le Scorie di Forlì oppure Rimini o più probabilmente Ravenna e se non ricordo male anche ai Konfettura nati da poco. Inutile dire che Le Scorie erano un gruppo punk e i Konfettura suonavano l’hard core. I Tremendoni andavano oltre, perchè interpretavano il sound anglosassone e del nord Italia, e lo portavano tra le mura di una vecchia scuola in Romagna. Non era la prima volta che succedeva, ma a me non era successo così di frequente.
Non è che ne uscii poi bene da quella serata, un pò rintronato da volumi altissimi, brutti ceffi, capelli lunghi, alcol e sigarette degli altri, i miei mi avevano fatto andare solo perchè c’era il fratellone. Il locale era insonorizzato come stocazzo. I vetri doppi non esistevano ancora, il pavimento era fatto di mattonelle in cotto sbeccate in ogni angolo, i muri erano per la prima metà a buccia d’arancia grigio tortora, per la seconda bianchi e lisci, con qualche buco di chiodo qua e la. Quell’ambiente era famigliare, era quello di ogni mattina, ma a scuola di solito c’andavo per stare dietro a un banco. E questa è un’argomentazione fondamentale, perchè quella bolgia non era esattamente la mia vita di tutti i giorni, ma di tutti i giorni era l’ambiente in cui si svolgeva. Non immaginavo fosse possibile. Squatting spaces to self manage our own life. In mille parti d’Italia magari c’erano posti occupati nelle ex scuole, ma io ascoltavo ancora la sigla di Fantazoo.
Botta per botta ero contento di conoscere tanta gente più grande di me che mi dava il buon esempio.
Formidabili le 2 non risposte dei 2 Tremendoni, che se potessero mi scorreggerebbero in faccia, ed è un pò lì che sta tutto lo spirito di Zazzo. Piene d’amore le 2 risposte pervenute, più veloci del giro di Thinkin of Somebody Else: è tutto lì che sta invece lo spirito del bassista Marco Mathieu, che dopo i Negazione è diventato giornalista inviato di GQ e caporedattore di D. E non posso infilarlo nella pentola dei rinneganti (anzi), al contrario di Neffa. Nella pentola dei rinneganti c’infilo non quelli che considerano chiuso un capitolo, ma chi sopra quel capitolo ci caga. Non mi ricordo in quale trasmissione alla radio, forse nel periodo in cui lanciava la sua signorina, ho sentito Neffa parlare dei Negazione con sufficienza. Ma Neffa fu solo uno dei TANTI batteristi del gruppo e i batteristi per i Negazione furono un pò come Yoko Ono per i Beatles. Poi voglio dire uno può pure cagare sul proprio passato perchè adesso sta facendo di più e diversamente, ma io sono libero di avere un’opinione negativa sulla sua merda. Che poi a me le canzoni nuove di Neffa piacciono tantissimo. Lui non suonò in Lo spirito continua e questo, in queste misere righe, mi mette al riparo dalla sua cacca, lanciata semmai su 100% (che suonò con le proprie manine) ma che non può cadere sopra a Lo spirito continua, sul disco e sul concetto. Lo spirito continua dice cose come “Sto sbattendo la mia testa contro un muro ma è meglio che riempirla di merda” e “Lo spirito continua, potremmo davvero essere vecchi e forti”, quindi è un disco da ascoltare comunque. Da fare tuo.
Lo spirito, ma che cazzo è poi sto spirito? Difficile dirlo o comprenderlo ufficialmente dalla gola che rozzica dentro al disco. Fai quello che vuoi fare per un pò di tempo e fallo finché c’hai il cuore forse. Se l’esistenza ti porta altrove, bene, ma lo spirito è sempre lo stesso spirito. Se non c’hai cazzi di rispondere alle domande di uno spacca che dice banalità, non rispondi, se c’hai cazzi invece rispondi. Lo spirito continua, in un modo o nell’altro. I Tremendoni hanno fatto solo un cd nella sala prove. Ecco. L’industria musicale dovrebbe funzionare secondo questo principio, ascolteremmo tutti molto più volentieri le novità e anche i secondi dischi, oppure i terzi, e i quarti e i quinti.

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