Fino a un po’ di tempo fa Cristiano Godano parlava di estetica del testo di una canzone. Il che voleva dire secondo lui che anche se la frase, in una canzone, non era comprensibile, comunque aveva un proprio valore, perché suonava bene. Era come dire che la musica aveva la priorità rispetto al testo. E infatti di musiche piu’ significative dei testi i Marlene Kuntz ne hanno scritte, anche dopo Catartica. Il vile conteneva testi e musiche che rappresentavano l’opera di un gruppo in grande forma, così come Ho ucciso paranoia, anche se a un livello più basso rispetto ai due precedenti.
Il declino è iniziato con Che cosa vedi, cioè con la fine del Consorzio Produttori Indipendenti, con il passaggio alla Sonica Factory (di casa CPI) e poi alla Virgin Records, che ha determinato la fine definitiva del gruppo insieme all’abbandono di Dan Solo, bassista fondamentale nel determinare la buona musica dei Marlene. Da Che cosa vedi (2000) a Nella tua luce (2013) è successo tutto. Alcuni citano le collaborazioni con Skin e la partecipazione a Sanremo, oltre all’ingresso di Godano nel mondo della moda a un certo punto, come gli episodi più bassi della storia dei Marlene. Ma non è così. I momenti più bassi sono gli album usciti negli anni 2000, nei quali non c’è più niente. È come se fosse venuto a meno lo spirito essenziale del gruppo, o almeno quello spirito che io avevo interpretato come essenziale, cioè portare sonorità molto prepotenti in Italia e farlo in ogni modo all’italiana, all’interno di un circuito di produzione forte e indipendente. E unire quelle sonorità a testi anche semplicemente evocativi, senza, in fondo, dar loro troppo peso. Si è sempre pensato che i Marlene dessero tanta importanza ai testi, ma non è vero: li appoggiavano lì, a volte venivano fuori pezzi realmente significativi, altre volte cose prive di senso. E andava bene così.
Nel momento in cui Godano è diventato un poeta consapevole e nel momento in cui si è data troppa importanza ai testi, irrimediabilmente da Senza peso, la musica è passata in secondo piano e ha perso di efficacia, quindi tutto ha perso di efficacia. Ho appena letto una recensione di Nella tua luce su ilmucchio.it. Inizia maledicendo tutti quelli che hanno voluto conferire il titolo di “autore” o “poeta” a Godano perché da quel momento ha iniziato a prendersi troppo sul serio e a scrivere parole per se stesso, ma ovviamente finisce per dire che Nella tua luce è un album tutt’altro che disprezzabile.
Al di là della poesia irritante e delle citazioni più o meno colte contenute in Nella tua luce, che non fanno altro che svilire i Marlene Kuntz, l’album non ha nulla di lontanamente interessante, non ha lo sforzo della ricerca degli arrangiamenti, non ha la voglia di ricercare i suoni. Ha testi imbarazzanti. Ora sono le parole a essere messe in primo piano e, con questo intento, mancano il bersaglio: suonano a vuoto, sintomo di un “qui non so proprio che aggettivo infilarci”. E se una volta i testi erano anche privi di significato ma si accompagnavano a una musica che occupava il 90% dello spazio fisico all’interno di una canzone, ora i testi sono privi di significato punto. Sono alti, altissimi i livelli letterari che si vorrebbero raggiungere, ma non c’è nessun guizzo, nessuna spinta, è tutto troppo chiaramente finto e appartenente ad altri. Non credo questo sia dovuto all’età, credo sia motivabile con un’eccessiva pace fatta con l’etichetta discografica (Columbia). I Marlene hanno sempre avuto un po’ di puzza sotto al naso, ma tempo fa facevano bene la parte, che quasi non sembrava una parte, ed erano all’interno di un circuito che li coccolava. Una volta usciti da quel circuito si sono persi, come se potessero avere un senso solo dentro al CPI. Perso lo spirito, perso tutto. Perso il contenitore, persa ogni nota positiva. Questo non significa che i Marlene in sé non valessero o non valgano nulla, ma che hanno sbagliato a credere di dover diventare il gruppo letterato, il gruppo dei poeti che fanno musica, e si sono spenti del tutto, abbandonando la loro vera forza, che era rappresentata da una chitarra, un basso e una batteria che cercavano di muoversi diversamente rispetto a molte altre cose, con molti richiami al passato e al presente musicale, ma anche un tentativo di fare quello che in Italia non si era mai sentito.
Nella tua luce è un album molto piatto. I Marlene erano già ormai definitivamente irriconoscibili in Ricoveri virtuali e sexy solitudini (2010) ma qui lo sono ancora di più. Tesio è un altro chitarrista, Bergia un altro batterista. Godano un poeta sempre più convinto. E questo rende l’album peggiore di quelli usciti nel periodo peggiore, da Senza peso a Ricoveri virtuali e sexy solitudini.
Recensione fatta da una persona che non ha ascoltato questo album…. veramente orribile… testi fantastici.. musiche meravigliose…. se hai ascoltato il cd ti consiglio di cambiare mestiere..ci mancherebbe possono non piacere i Marlene.. ma hai scritto tantissime inesattezze… suoni ricercati nel cd…che anche molti miei amici metallari hanno dato l’aggettivo di capolavoro a questo album…! cmq contento tu!
ma ke ti sei fumato?!?.. imbarazzante sei te.. come critichino musicale intendo..
recensione veramente imbarazzante
wow, lo zoccolo duro.
dubito che l’album possa piacere ai fan della prima ora come me. dispiace.
Qui non si tratta di zoccolo duro o ascoltatore di passaggio si parla di giudicare un opera per quello che è e non fare un resoconto di un tradimento che secondo l’autore và avanti dal 2000 nei confronti dei dischi che il recensore ha amato.
Chi ha dell’astio remoto e ha una pregiudiziale così forte si dovrebbe tanto meno astenere dall’esprimere un pubblico giudizio soltanto per decenza.
Dare la colpa delle decadenza (a suo dire) dei Marlene Kuntz alla fine del CPI è quanto di più comico e banale mi è capitato di leggere negli ultimi anni…
Parlare di album non arrangiato e di suoni non ricercati è assai buffo ma fà capire che chi ha scritto tali affermazioni non ha certo perso tempo ad ascoltare l’album oppure si intende di musica come come un fabbro si intende di medicina.
Questo continuo rinfacciare ai marlene che non sono più quelli di una volta è triste e stucchevole anche perchè stiamo parlando di persone che cercano di evolversi come’è giusto che sia e com’è nella natura delle cose.
Triste e stucchevole sarebbe invece che i marlene scimmiottassero loro stessi cercando di sembrare uguale a quel passato ante ventunesimo secolo e la musica italiana e ne è piena di questa tristezza.
Meno male i marlene e altri gruppi sperimentano nuove strade mettendoci la faccia e fregandosene altamente di giudizi come quello sopra…
Qui non si tratta di un resoconto ma dell’esito di un’esperienza (il CPI) alla fine della quale i Marlene sono cambiati. A me questo cambiamento non è piaciuto. Va riconosciuta l’importanza di realtà come il CPI e vanno riconosciuti i meriti di gruppi, musicisti e produttori che di essa facevano parte. Da quella realtà sono uscite tante produzioni interessanti. E’ un’esperienza finita, e con essa son finite tante cose. Nessuno ha parlato di tradimento dei Marlene ma di un loro cambiamento in negativo, secondo me. Un gruppo è libero di evolversi (oppure no) ma chi ascolta è libero di dire, se lo pensa, che questa evoluzione non gli piace.
Dire che un giudizio negativo su un disco è il giudizio di uno che non ha ascoltato il disco perchè questo giudizio è diverso dal tuo è scontato, e non lo è dire che i Marlene hanno dato il loro massimo nel CPI. E archiviare un’opinione diversa dalla propria come l’opinione di uno che di musica non capisce niente è per lo meno sbagliato.
Astio remoto? Ho amato i Marlene per anni, li ho visti dal vivo tantissime volte, ho comprato i loro dischi e non è proprio il caso di parlare di astio.
Un’altra cosa è sicura: nessun mi paga per scrivere qui sopra e prima di scrivere qualcosa ascolto, altrimenti non avrebbe senso avere un blog. E ho ascoltato anche tutti i dischi dei Marlene.
In questo e nei loro ultimi album non hanno tirato fuori, a livello di arrangiamenti e suoni, le idee fulminanti che tiravano fuori una volta. I testi non sono più così graffianti. Il loro suono è più accomodante e questo è il risultato di una ricerca? Forse si, ma in senso inverso rispetto a quella condotta i primi anni. Oppure è l’esito di un adagiarsi su soluzioni più facili e morbide. Comunque, secondo me, non è un buon risultato.
Se devo pensare a un frase scontata, mi viene in mente la tua: “la musica italiana e ne è piena di questa tristezza”. Se sapessi quanta roba bella viene prodotta e distribuita in Italia…
Parto dal fondo:
Sicuramente non sarò a conoscenza di tutto l’universivo italiano della musica ma credimi sono molto attento a cosa fanno le piccole etichette e mi piace scovare gruppi nelle bettole più piccole.
Il mio discorso era per molti artisti anche mainstream che ripetono il compitino album dopo album sapendo di andare a toccare delle corde già pizzicate strizzando così l’occhio ai fan duri e puri.
Credi se i marlene volessero emulare sonica o qualsiasi altra sua hit cambiandola nella forma ma non nella sostanza, non ne sarebbero capaci?
Questo ti piacerebbe o ti sentiresti preso ulteriormente in giro da chi furbescamente ripete una formula collaudata soltanto per avere la sicurezza di rimanere sulla breccia?
Poi và da sè che i Marlene siano cambiati sia musicalmente sia nell’approccio, ma quanti gruppi famosi si sono evoluti? Tanti, basti pensare agli acclamati Radiohead o gli Afterhours tanto per fare un esempio.
Credo sia una cosa naturale, tu, io non siamo gli stessi di quando abbiamo ascoltato la prima volta catartica e quello che ci piaceva ieri magari oggi ci piace un pò meno ecc ecc
Il mio affermare che non hai ascoltato il disco non è tanto perchè non mi capacito che il tuo giudizio possa essere diverso dal mio sulla riuscita di questo lavoro ma parlare di un album nel quale non è stato investito in ricerca di suoni ed arrangiamenti a mio avviso è una bugia visto che secondo me il disco ne è pieno.
Poi se a te non ti piace la formula adottata questo è un altro discorso e sei liberissimo di pensarla come vuoi.
Ho amato il CPI e con esso quindi i marlene, forse la massima espressione dell’etichetta, ma non credo che la sua fine abbia in qualche modo influenzato sul suono del gruppo cuneese.
Basti pensare che Gianni Maroccolo mente del CPI ha prodotto o messo lo zampino in tutti i dischi dei Marlene salvo quest’ultima la cui produzione è da attribuirsi ai marlene stessi e in particolare a Riccardo Tesio.
Ripeto tu sei libero di pensare che i marlene del secondo millennio facciano schifo ma a mio avviso questa pregiudiziale ha un pò offuscato un giudizio oggettivo dell’ultimo lavoro che certo non è certo un capolavoro ma nemmeno così catastrofico come l’hai descritto tu.
Anzi ti dirò di più, a me dopo un primo ascolto che non mi aveva rapito assorbendolo lo trovo un disco piacevole semmai dagli un altra chance perchè Marlene non è mai stata così immediata. 😉
naturalmente intendevo i marlene del terzo millennio…quelli del secondo abbiamo detto e ridetto che erano altra cosa 😉
Illinois, non esistono giudizi oggettivi. Solo soggettivi. 🙂
Non hai ascoltato l’album, idiota!
Quanti anni hai lambascia?