Una volta Andrea Casali (Caso) era un batterista punk. Poi è uscito con due album acustici, Tutti dicono guardiamo avanti (2011) e Dieci tracce (2009). Nel marzo 2013 ha pubblicato La linea che sta al centro (To Lose La Track) e il 31 luglio suonerà al Prime Open Air III edizione. Gli ho fatto tre domande.
A riascoltare le tue canzoni e i tuoi testi mi rendo conto che sei un cantautore piuttosto impietoso. Non è sempre così scontato trovare parole brutali che permettono di prendere atto di una realtà non simpaticissima in un primo momento, di intristirti in un secondo e alla fine di capire che non può essere diversamente, e quindi anche di riderci su. Parli di te, di gente che esiste davvero o di cose inventate?
Impietoso non mi piace come aggettivo, però è vero che ho una certa inclinazione nel mettere a fuoco i lati negativi delle esperienze. Forse sono quelli sui quali più rimugino e poi di conseguenza sfogo con le canzoni. Sono rari gli episodi in cui canto di cose che non ho vissuto in prima persona. In questo disco l’unico esempio è A pennarello blu; sarà che nella musica come nella letteratura preferisco l’approccio autobiografico, la realtà. Una realtà che come dici tu spesso è ruvida, anche se sto imparando a smontarla un po’ e ad affrontarla con ironia.
Cantautorato e punk rock non sono per niente distanti tra loro. Il tuo percorso lo dimostra, così come i Diaframma o i CCCP. In La linea che sta al centro cosa c’è della musica che facevi anni fa? E cosa invece hai voluto abbandonare del tutto perché ti aveva stancato?
È rimasto un approccio sincero e semplice; sono rimasti certi ascolti punk-hardcore che non ho abbandonato e che forse ogni tanto si mostrano e danno a certi miei pezzi un piglio grintoso e a volte pure un poco incazzato. Ho abbandonato diverse cose per scelta o necessità e quella principale è l’idea di band: è la cosa che più mi manca, la condivisione con altri di stimoli e esperienze, ma è anche la scelta che mi ha permesso di suonare molto di più e mi ha reso totalmente e veramente indipendente.
Ti piace di più suonare la chitarra o la batteria?
Non mi considero un musicista, non sono mai stato innamorato dello strumento in sé o della tecnica; ho sempre amato scrivere canzoni. Lo facevo anche con le band da dietro i tamburi, ma mi limitava molto e poi finiva sempre che suonavo canzoni che non mi convincevano o alle quali non potevo dare tutto il mio apporto. Lo strumento mi divertiva molto, ma quando mi sono spostato sulla chitarra ho scoperto finalmente la possibilità di esprimermi appieno. La mia batteria, ferma e impolverata da anni, l’ho venduta di recente; seppur a malincuore ho fatto la mia scelta.
Ndr
Streaming dei tre album di Caso su casosidistrae.bandcamp.com. Oppure puoi acquistare La linea che sta al centro su To Lose La Track.
E questa è la prima della lunga serie di interviste ai gruppi che suoneranno al Prime Open Air III. Stay tuned for more rock’n’roll.