Il cane è il migliore amico dell’uomo e quando nevica ne viene un metro. Qualche giorno fa o forse anche di più Johnny Mox ha pubblicato in rete il video di Oh Reverend, estratto dall’abum We=Trouble, che ho già tardato troppo a recensire, e qui cerco di provvedere. Oh Reverend è una canzone che fa della ripetitività la propria forza, ma la colloca in un posto più alto rispetto al solito perchè abbandona la presunzione di voler fare sentire di aver fatto una roba intelligente, per unirsi a uno spirito diverso, più immediato e più simpatico, anche. Quando ascolto Matt Elliott dal vivo, uno a caso scelto tra chi utilizza il loop come cifra stilistica preponderante nella propria musica, lo ammiro per la precisione, la sensibilità e la capacità estenuante di ripetersi senza stancarsi di se stesso, ma dietro c’è qualcosa che non va, c’è troppa esplicita costruzione. Johnny Mox usa moltissimo il loop, sia per le voci sia per i suoni, ma non appare ingobbito su se stesso, sembra guardare oltre, non dentro di sè, per questo non si stanca e non stanca.
La costruzione profonda dell’idea musicale c’è anche in Johnny Mox, ma l’elemento sonoro in questo caso gioca un ruolo fondamentale nel liberare il loop dalla dannazione del fine a se stesso. Johnny Mox gestisce l’amalgama del suono e te lo fa dimenticare il loop. Inserisce rumori di sottofondo che poi tanto di sottofondo non sono (VHS Vampire), introduce tappeti industriali, voci spaventose, cori e beatbox (All We ever wanted was Everything) che ampliano improvvisamente il ritmo di partenza dei pezzi, recita quasi spoken word e strofe urlate che culminano in esiti corali (For President). Questa è la sua forza: utilizzare qualche elemento, non troppi, e farli lavorare bene insieme. Benghazi عربية الربيع è puro stoner libico ed è, come in altri casi in We=Trouble, un crescendo di inserimenti suono su suono, scelta classica ma allo stesso tempo dirompente.
We=Trouble è un loop di voci e suoni. Quello che viene fuori è un gospel elettronico ed elettrico (in streaming su johnnymox.bandcamp.com). L’album abbandona l’aura sacra che circonda i loopers e spacca i confini: la musica si ripete, ma lo fa in modo acerbo, cattivo e violento, ipnotico e allo stesso tempo liberatorio (chiedo scusa per la stronzata, ma è questa la sensazione).
Dal vivo vedi Johnny Mox sforzarsi, muoversi, salire e scendere dalla cassa della batteria, faticare e comunque sorridere. La fatica a volte è sprecata, ma è sempre alla base delle opere geniali e le opere geniali vengono fuori se riesci a convogliare bene, anche senza volerlo o pensarci, la fatica. La fatica, nel caso di We=Trouble, così come nel video di Oh Reverend, è evidente, e l’album è disseminato di stop e ripartenze senza le quali non sarebbe possibile giungere alla fine della corsa.
Album: We=Trouble (Whosbrain Records / Musica per Organi Caldi)
Regia: Stefano Bellumat (geibi.tv)
Soggetto: Gianluca Taraborelli
Fotografia e montaggio: Stefano Bellumat
Assistenti: Lorenzo Longhi, Arianna Morelli, Andrea Bernardi
Grazie a: Maya (il cane).
L’altro video, quello precedente a Oh Reverend, era questo.
(Johnny Mox è Gianluca Taraborelli, è di Trento, il suo lavoro precedente è Say Yeah To The Craving Flock – 2010, che contiene anche un piccolo embrione di Oh Reverend – e proviene da esperienze che si chiamavano Nurse!Nurse!Nurse! e Fonda Sisters).