L’intervista a Luca Benni di To Lose La Track

L’intervista a Luca Benni di To Lose La Track

L’intervista a Luca Benni di To Lose La Track era una cosa che da tempo avevo in mente di fare. Da qualche anno conosco la sua etichetta e la trovo fantastica, perché fa musica molto figa e preziosissima. Quando poi troverò il coraggio di presentarmi a uno dei prossimi concerti, sarò ancora più contento. Per ora, l’ho intervistato, e dall’intervista sono emerse cose molto interessanti: nelle parole di Luca viene fuori la passione per quello che sta facendo, una specie di manna dal cielo in un momento in cui ci sentiamo sempre dire che è meglio non avventurarsi. Avventuriamoci.

Giacomo. Dietro To Lose La Track c’è una storia lunga. È una storia di passione per la musica e di concerti. Raccontacela (e non brevemente).

Luca Benni. TLLT nasce il 12 marzo 2005, il giorno del mio compleanno. Ci ritroviamo a condividere una cena e una torta di compleanno alla panna con qualche amico in un locale che ora non c’è più, a Umbertide, coi Fine Before You Came e i Dummo a suonare per noi e per il pubblico (poco) e con, fra le mani, questo split CD fra i Fine Before You Came e gli As A Commodore, due band di Milano che abbiamo coprodotto insieme ad altre piccole realtà del panorama italiano del tempo. Era la prima uscita dell’etichetta.
Negli anni precedenti, tra il 2001 e il 2004 appunto, eravamo in qualche modo entrati in un giro bellissimo fatto di persone veraci che si sbattono per portare avanti quello in cui credono, di gruppi che suonano sotto al palco, in mezzo alla gente, e non sopra, di ragazzi intraprendenti che organizzano concerti chiamando tutto quello che c’era di meglio e poco conosciuto in Italia in quel periodo, che stampano dischi, spille e magliette con grafiche fichissime, di pubblico che si muove e fa chilometri per andare ai concerti. Una scena nascosta di cui molti non sapranno mai nemmeno dell’esistenza.

Finita l’esperienza Stereotype Syndicate (insieme a 6/7 appassionati di musica indipendente abbiamo organizzato fra il 2000 e il 2001 a nostre spese concerti di Lali Puna, Sodastream, Piano Magic, Notwist, American Analog Set, Califone, Owls, Explosions in the Sky e altri, tra Perugia e Umbertide e Foligno), con altri amici iniziamo a girare per piccoli festival tra il centro e il nord Italia (cito a memoria Musica Nelle Valli, Shagoo Shagoo, Ferrara Trema, Pop-Gradara e altri). Frequentando quella gente e quelle persone, abbiamo deciso di organizzare anche noi un festival indipendente, Italian Party, che all’inizio, nel 2003, era qualcosa di mai visto in zona, con tanta gente da fuori Umbria che si spostava per arrivare al buco del culo della provincia, Umbertide, con possibilità di campeggio dentro al campo sportivo e dove vedere quelle band indipendenti che noi avevamo sentito in giro e che volevamo assolutamente portare dalle nostre parti, putting Umbertide on the map. Gruppi magari che di li a poco avrebbero fatto il grande salto, altri che sarebbero scomparsi ma di cui conserviamo gelosamente il ricordo.
Il nome “Italian Party” era una sorta di rivincita programmatica, proprio perchè venivamo da ascolti e produzioni musicali (nel senso di concerti organizzati) esterofili e fu per me una scoperta molto importante conoscere, nei festival citati sopra, quanta qualità ci fosse in quello che producevamo in casa nostra; ti cito qualche nome di band proveniente dalla prima edizione: Fine Before You Came, Altro, Settlefish, Lo Fi Sucks, Giardini di Mirò, The Death of Anna Karina, etc. Era il 2003.
Ai festival scopriamo anche la magia dell’autoproduzione e tutta una serie di minuscole etichette “do it yourself”. E poi decidiamo di provarci anche noi perchè ci eravamo stufati di sentire ottimi gruppi con ottime canzoni rimanere confinati nelle sale prove. E infatti, dopo la prima uscita in coproduzione, abbiamo deciso di pubblicare qualcosa dei Dummo.

G. I tuoi gruppi sono tuoi amici e questa è una cosa che mi piace molto. Correggimi subito se dico coglionate. Cerchi sempre suoni e musica che appartengano a To Lose La Track, che però non è una realtà statica. Ogni volta che esce qualcosa il discorso prosegue, arricchendosi, e sin dalle prime produzioni è chiara la voglia di spaziare tra generi diversi: indie rock, emo, punk e microelettronica… Ma qual è il discorso? Cioè: cosa cerchi nei gruppi?

L. I membri di Altro, Dummo, Tiger Shit, Verme, Minnie’s, Michele Camorani (e quindi Havah), Disquieted By, Chambers sono persone che conosco da 10-15 anni e ci siamo incrociati tante volte per strada. È assolutamente un piacere ritrovarsi e pubblicare un disco con persone come queste, soprattutto perchè musicalmente hanno qualcosa da dire.
A queste si aggiungono persone che abbiamo conosciuto solo recentemente e con cui siamo però subito entrati in sintonia. Nei gruppi cerco un’attitudine come quella dell’etichetta che porto avanti, soprattutto passione per la musica, umiltà ma anche coscienza in quello che si fa e in quello che si è.

G. Quindi To Lose La Track non pubblica solo un tipo di musica. Perché, sì, ci sono alcuni gruppi che si possono accostare per genere musicale, ma Girless and the Orphan, Tiger! Shit! Tiger! Tiger! e Dream Trucks, per esempio, sono diversissimi tra loro. Non si può dire “a me piace un certo tipo di musica, quindi mi piace To Lose la Track”. Al contrario, è come se le “scene” italiane di 10-15 anni fa (indie, hardcore, metal, screamo…) si fossero aperte, da un po’ chiuse che erano, trovando una strada comune nella tua etichetta. Non solo perché le band stanno tutte insieme ma anche perché, chi più chi meno, hanno mischiato generi prima un pò inscatolati. Qui non c’è una domanda, solo i complimenti per l’operazione compiuta, a te e ai gruppi. Però dimmi se sei d’accordo.

L. Oggi, nel 2013, con tutta la musica a portata di un click, il regaz medio ascolta musica tanto diversa come generi. Probabilmente solo i metallari sono rimasti ancorati a un solo genere musicale. L’etichetta rappresenta la musica e i generi che ascolto quindi è normale trovarci l’indie rock, il punk e l’elettronica fra le fila. Metal no, per quel genere lì ho già dato.

G. Quello dal Metal è un distacco personale perché ti sei stancato o pensi che come genere e come proposta musicale sia alla frutta?

L. Personalmente ho iniziato ad ascoltare musica non commerciale con il metal 20-25 anni fa e ad oggi non ci trovo più niente di interessante, ne generi nuovi che non siano una copia sbiadita delle vecchie proposte. Altresì l’ambiente metallico, dai gruppi indipendenti alle label di riferimento di un tempo, sono cresciute e ora è tutto un business notevole quindi ho lasciato perdere. L’unica band interessante che mi è capitato di ascoltare recentemente sono gli italiani Fleshgod Apocalypse, anche il fatto che si parli sempre e soprattutto delle solite cariatidi, la dice lunga sulla situazione attuale.

G. Ci sono persone o gruppi che hanno attraversato i periodi, come Michele Camorani di Havah ed ex batteria dei Raein, e che rimangono per fortuna legati a un’idea musicale di fondo. Altre persone invece portano le novità. Prima ho citato Dream Trucks. Hai da tempo in casa gruppi che utilizzano l’elettronica (Eeckheart, DJ Minaccia) o che mischiano le carte (i Nastro e ci metto dentro anche i Trans VZ) ma la più giovane Serie Elettronica di To Lose La Track (che pubblica anche gli americani Survive, oltre a Dream Trucks) è un passo ancora più in là nella direzione del proporre idee diverse. Io con la musica elettronica ho un rapporto difficile, un po’ come con i carciofi, che mi piacciono, si, ma non mi vanno sempre. Alcuni amici ogni tanto mi passano roba elettronica ma non ho (ancora, per il momento) l’istinto della ricerca, come faccio invece per i cioccolatini o per la musica con le chitarre elettriche. Ascolti molta elettronica? Mi consigli qualche disco? Com’è nata l’idea della Serie Elettronica?

L. Essendo nato come ascolti musicali con il Metal classico e, ambientalmente, con la disco pop anni ‘80, ho iniziato ad accettare l’idea della musica elettronica solo sul finire degli anni ‘90, primi 2000, quando mi imbattei per caso in un concerto di una serata della MORR MUSIC in un piccolo locale che ora non c’è più, in centro a Perugia. Fra gli altri suonava anche Fleischmann, che con la sua Roland 303 era riuscito a tirare fuori da me reminescenze delle musichine dei videogiochi e altre cose che le mie orecchie avevano assorbito in anni di disco pop radiofonica.
Da lì fu un escalation, ovviamente passando per tutto l’archivio dell’etichetta tedesca (siamo in ambito IDM) recuperando però anche altro fino a nomi storici e più datati. Ci vuole sempre un punto di partenza, sbaglio?! Un primo approccio invece con l’etichetta è stato il progetto BIT BEAT, praticamente il primo esperimento di mapping della micromusic in Italia, e abbiam tirato fuori delle cose molto interessanti, tant’è che per un periodo abbiamo organizzato anche un po’ di eventi in giro per l’Italia in vari festival con alcuni dei musicisti presenti in compilazione.
Il progetto della Serie Elettronica nasce un po’ da questa passione, quindi abbiamo aperto una serie a parte, dove, finanze permettendo, pubblicheremo realtà mondiali interessanti come è stato per i SURVIVE che sembrano usciti dalla colonna sonora di un film di John Carpenter. Loro per esempio li abbiamo visti per caso ad Austin in uno dei tanti party non ufficiali del SXSW nel 2010. L’anno dopo sempre al SXSW, al Moog Festival, abbiamo tentato l’approccio e alla fine hanno accettato di uscire per noi con il primo 7″ della serie. Tornato in Italia ho poi scoperto che un etichetta di Roma, la Mannequin, gli avrebbe, pochi mesi dopo, stampato addirittura l’album: Italy loves SURVIVE!
Specificamente per i DreamTrucks, non posso rivelare per contratto l’identità dei due componenti ma vale più o meno quanto detto già prima relativamente all’atteggiamento. È la prima uscita della serie, anche se in digitale (4 pezzi in free download). Ora sto cercando di convincerli a creare materiale nuovo =).

G. Grazie per le dritte elettroniche e… è già la seconda volta che dici “un locale che ora non c’è più”, a Perugia e Umbertide. Qualche locale in effetti in Italia è scomparso o ha cambiato direzione, o atteggiamento. Comunque di concerti in giro ne organizzate diversi. Quali sono le difficoltà che s’incontrano per trovare da suonare?

L. Dalle nostre parti è sempre stato un “apri e chiudi” furente. In generale la difficoltà è tanta, ma persone serie in giro ci stanno. Molto delle nostre band hanno la fortuna di affidarsi a dei management e quindi sono facilitate (molte stanno con PENTAGON BOOKING =) ma vi assicuro che anche per loro la gavetta è stata tanta.

G. Molti tuoi gruppi sono usciti grazie a coproduzioni: 42Records, Fallo Dischi, Shove Records, Sons Of Vesta, Stop Records sono solo alcune delle etichette con cui hai lavorato. Ogni volta, ciascuna etichetta mette un tassello e fa la sua parte. Come nascono le collaborazioni?

L. Ogni collaborazione ha una storia a sè, idee che nascono quando ci s’incontra, ai concerti, in email, non esiste un modello classico. Lo split dei Cani con i Gazebo Penguins e la collaborazione con quella persona incredibile che è Emiliano di 42 Records è nata dopo gli apprezzamenti reciproci che le due band si facevano a distanza, nelle interviste, visto che i rispettivi album erano usciti quasi contemporaneamente. Altre volte ci piace mettere lo zampino su alcune produzioni, quasi fosse una marchio di fabbrica, di qualità, come nel disco dei Girless and the Orphan, che è tutta farina del sacco di Stop Records ma ci piaceva essere parte del progetto visto il valore della band. Altro esempio ancora la collaborazione con Shove per La mano sinistra dei Chambers o quella con Sons Of Vesta per i Disquieted By: ci si conosce tutti da diversi anni e sommare le forze, anche economicamente, ha permesso di far uscire edizioni ultracurate di vinile e cd.

G. Ultima, enorme, operazione è il terzo album della Fuzz Orchestra, Morire per la patria, esito della collaborazione tra 15 etichette che voglio nominare tutte: Blinde Proteus, Bloody Sound Fucktory, Boring Machines, Brigadisco, Cheap Satanism, Escape from Today, fromSCRATCH, HysM?, Il Verso del Cinghiale, Offset, Tandori, To Lose La Track, Trasponsonic, Villa Inferno e Wallace Records. Il disco, un risultato unico che unisce Stoner, Noise, Prog, Jazz, Spoken word, Metal più tutto quello a cui va la testa mentre ascolti, e che per certi versi mi ricorda un’altra roba unica (gli Zu), è acquistabile in CD su toloselatrack.org. Raccontaci com’è stato costruire un progetto simile.

L. Ho conosciuto Luca Ciffo nel 2007, quando lui organizzava concerti al Torchiera (senz’acqua) e io ero in giro in tour con DJ MINACCIA e il francese Duracell. Quella sera ci ospitò a dormire a casa sua. E nel corso degli anni ci siamo risentiti diverse volte, i Fuzz vennero anche a suonare a un’edizione dell’Italian Party invernale. Poi qualche mese fa ci siamo sentiti in chat e mi spiegò che c’era la voglia di fare uscire il nuovo album con una cordata di etichette, oltre naturalmente a Wallace, che è un po’ la casa madre e, giusto per gradire, mi inviò 4 pezzi come anticipazione del disco. Che bomba. E oggi siamo qui a parlarne.

G. Vorresti prima o poi produrre un disco hip hop?

L. Ti dico una cosa segretissima: ho in archivio dei pezzi hip hop fatti da X e Y (i loro nomi rimarranno segreti per loro volere), membri di uno dei gruppi storici di TLLT. Nato come un divertissement però alla fine i pezzi spaccavamo. Altro che Club Dogo. DJ MINACCIA può confermare, lui li ha sentiti. Magari un giorno li pubblicheremo nel TO LOSE LA TRACK SECRET BOX.

G. Il VERME ha finito di vivere. Pensieri, impressioni, ricordi.

L. Permettimi un piccolo excursus. Anche questo progetto era nato come un divertissement. Alla fine però ha rappresentato un momento storico ben preciso, un fermento di band e di persone. Tutto nasce a Milano: Tommaso dei Dummo ci ha vissuto tutto il tempo universitario e, insieme a Jacopo dei Fine Before You Came, Viole delle Agatha e Giacomo degli Hot Gossip, si sono ritrovati in sala prove per divertirsi a strimpellare qualcosa. Questo dettaglio, in particolare, mi piaceva, perchè dà l’idea di una scena di amici in primis, che decidono di metter su una band, anche se solo per gioco. Ho ascoltato un po’ di provini e mi sono subito commosso: testi in italiano, musica emotiva e diretta come nel 1998… I VERME hanno scelto di distribuire gratuitamente i pezzi su Internet e, per rispondere alla sete feticista mia e di altri che ai concerti chiedevano loro “supporti da riprodurre nelle mura domestiche”, abbiamo deciso di metterli prima su cassetta: vi ricordate quei pezzi di plastica sulle quali face-vamo le compilescion per le ragazze al liceo? C’è Alan, un tizio vicino Londra, che ancora le stampa e le duplica. Avevamo già sperimentato questo formato con gli Eeckheart (il side project 8 bit dei Dummo) e le cassette erano sparite dal catalogo dopo qualche settimana, e ancora ce le chiedono! Insomma, VERME fuori con due cassette poi con un 7″ in vinile e poi con un cd che raccoglie i primi 10 pezzi, brani che la gente cita su Facebook ogni giorno che passa perchè i testi in italiano che scrive Jacopo restano in testa e ci ritroviamo tutti dentro a quel mondo che racconta gli epi-sodi della vita di tutti i giorni. La storia dello Splittone Paura è cosa, nata durante le date estive dell’anno scorso dei VERME, tra Sarzana (Sp) e Trevi (Pg) in compagnia degli amici Do Nascimiento.

G. Lo Splittone Paura contiene “Lo squallore del tonno” e “L’inutilità del panorama” dei VERME come pezzi centrali, una bomba in mezzo allo split, seguita da “Renato A.T.” dei Gazebo Penguins, un pezzo esaltante con un giro di chitarra e un ritmo clamorosi. A tutto questo aggiungi il suono splendido e le storie raccontate nei testi dei Do Nascimiento, che chiudono e aprono il disco, come la premessa e l’epilogo di un romanzo. Lo Splittone Paura è la qualità, la forza e l’immediatezza, tutte insieme…

L. Bravo, è una bella recensione, non avrei potuto fare di meglio =). Siamo molto contenti del risultato finale, pensiamo che sia anche un bel disco da avere e da conservare, tant’è che le copie sono quasi finite =).

G. In giro non ci sono tanti gruppi che suonano come Verme, Do Nascimiento e Gazebo Penguins, né come Disquieted By. Il loro suono è serio, dritto e decisamente senza compromessi. Li ho visti dal vivo (non tutti). La cosa eccezionale è che ‘sti gruppi suonano da dio. Tutte le volte ai concerti c’è un entusiasmo talmente contagioso da trasformare anche i più timidi e riservati: ho visto persone, che di solito stanno in un angolino ad ascoltare in pace, alzare il braccio con l’indice dritto e urlare. I più giovani poi sono stupendi, non si fanno mai male. Quali sono i concerti che ti hanno dato più soddisfazioni?

L. Come ho detto da altre parti è molto che giro per concerti, ma vedere la gente sotto al palco di gruppi come Fine Before You Came, Gazebo Penguins e altri è esso stesso uno spettacolo e cose così in Italia raramente le ho viste in passato. Sono contento che via via siam riusciti a fare dei video dei concerti perchè molta gente non si rende conto quello che succede a un concerto del genere e serve la documentazione =).
Concerti che mi hanno dato più soddisfazione?! Mi ripeterò forse – a parte che ho l’ultimo concerto dei VERME ben fisso in mente ed è stato commovente sia per la band che per la partecipazione del pubblico – ma ogni concerto che organizziamo in zona, in provincia e che quasi sempre poi si trasforma in un successo, è emozionante soprattutto perchè siamo coscienti di aver portato ottima musica non commerciale in posti storicamente dimenticati da tutto.

G. Per Natale mi hanno regalato gli adesivi e la maglietta To Lose La Track Football Club 666. Ho rischiato di attaccare dappertutto gli adesivi, poi mi hanno fatto ragionare dicendomi che non andava bene perché così li finivo subito, come si fa con i bambini. Ne ho attaccati un paio alla fine. Prossime idee per il merchandising?

L. So chi te li ha regalati =)…

G. Mi hai scoperto… al giorno d’oggi non si può mai far niente di nascosto =)…

L. L’idea degli adesivi, del pack con tutti i loghi dei gruppi, era da un po’ che mi girava intesta: sono ancora disponibili per chi li volesse! È ovvio che non è un idea originalissima, ma seguo sempre con interesse alcune label americane fra cui Topshelfrecords.org che, oltre ad avere musica fighissima, fungono da fonte di ispirazione.

G. Pagare la musica bisogna. Non faccio quello che non scarica i torrent perché non è vero. Ma credo che ci siano tanti buoni motivi per comprare. Spesso, le case discografiche allegano nel packaging del vinile il cd o il codice per scaricare l’mp3. È un’ottima idea perché in questo modo si dà la possibilità di ascoltare la musica ovunque, nello stereo di casa, in macchina, nel cellulare, con un colpo solo e non sempre a prezzi proibitivi. Poi c’è la via, adottata di più dalle etichette indipendenti, che rovescia la prima soluzione: rendere subito disponibile il download gratuito, e veloce, e dare la possibilità prima di ascoltare poi di comprare a un prezzo accessibilissimo il cd o il vinile. Questo è quello che fa To Lose La Track. Io ho scaricato, mi piaceva e ho comprato. Il metodo funziona, secondo me. In base alla tua esperienza, la gente dimostra di volere anche il cd o il vinile o si accontenta dell’mp3?

L. Credo che soprattutto agli esordi per una band il free download possa essere un buon biglietto da visita per farsi conoscere.
A un certo punto, diversi anni fa, quando ho trovato Gelo Chiama Gelo dei Dummo su qualche blog di cui non ricordo il nome, ho pensato che forse invece che aspettare che qualcuno lo facesse, sarebbe stato meglio che fossimo noi a mettere direttamente il free download e diffondere quindi il verbo della band. L’accoppiata perfetta è free download + vinile, ma anche i cd a volte danno soddisfazioni e sono comunque comodi e utili in taluni casi, comunque sia tutto questo cercando di curare al meglio le grafiche, i packaging e le confezioni. È mia convinzione che se un album ti piace è importante averlo per supportare la band ma anche per il tuo gusto personale, visto che gli mp3 in un hard disk o in un ipod si confondono e si perdono in mezzo agli altri centomila.
Inoltre, e mi capita anche per i DVD, se riesco tendo sempre a comprare i dischi che mi piacciono e che ascolto prima in digitale, mi pare un contributo dovuto. Fortunatamente anche altri ragionano così.

G. La musica dal vivo funziona come spinta all’acquisto, dei gadgets o degli album: se un concerto ti piace, e se puoi, compri. Tu che riscontro hai dopo i live?

L. Ecco, si ricollega a quello che dicevamo prima. In generale sì; comunque dipende da dove si suona, ci sono situazioni che sono una vera manna per le etichette e per le band, come per esempio i festival. Oppure locali come il Bronson e l’Hanabi dove si vende sempre benissimo. Girare per i concerti col banchetto quindi è importante, purtroppo con due lavori all’attivo non sempre è facile.

G. Fino a un po’ di tempo fa il vinile sembrava finito. Gente che si sbarazzava di collezioni della madonna, svendendole, perché voleva tutto su cd. Oggi chi ha i cd li vende e compra i vinile – spero non siano gli stessi che hanno venduto i vinile perché diventerebbero matti. Il Record Store Day è diventato una vera e propria manifestazione d’intenti, per supportare i negozi e il vinile. Alcuni gruppi (penso per esempio al vostro Di primavera in primavera di L’AMO, a Steffald dei Topsy the Great per FromScratch e all’ultimo Uochi Toki per Corpoc) sono usciti in alcune occasioni solo in vinile, perché il suono giusto esce solo da quel supporto lì. A me, che sono un semplice appassionato, piace l’idea. Tu, che produci e ci sei dentro fino al collo, che pensi del supporto in vinile? Che differenze ci sono tra produrre un cd o un vinile?

L. C’è stato un momento della mia vita in cui ho preferito il cd al vinile, la motivazione era stupida: il suono del cd sarà sempre lo stesso, fedele anche a distanza di decenni, memore della condizioni in cui versano i miei vinili degli Iron Maiden. Poi ovviamente con l’ascesa dei file digitali e degli mp3 l’esigenza è un po’ caduta e sono tornato ad apprezzare il gusto di tenere in mano un vinile.
Differenze nella produzione: di prezzo soprattutto, una tiratura benchè bassa di un vinile può costare più del doppio della stessa tiratura di un cd, anche perchè sono rimasti in pochi, soprattutto in Italia, a stampare vinili.
Come dicevo prima, il cd ha comunque dei vantaggi, soprattutto di praticità e molte persone, molto spesso, ai concerti lo chiedono e lo preferiscono, anche per l’ovvia praticità del formato. È lo stesso anche per la distribuzione nei negozi e nei mailorder, per quel poco che si riesce a fare, visto che nessuno compra più.

G. E poi c’è il Cinema Metropolis di Umbertide, dove hai organizzato il concerto di Geoff Farina qualche mese fa. La trovo un’idea appassionante. Com’è nata? Avete in mente altre collaborazioni?

L. Devi sapere che il Cinema Metropolis di Umbertide (Pg) è gestito dall’associazione Effetto Cinema: io, Matteo Cesarini e Ale dei Dummo siamo il direttivo e parte attiva. Essendo tutti e tre appossionati di musica e data la mancanza cronica di locali dalle nostre parti, ci è sembrato quasi normale collegare insieme realtà diverse e distanti (solo sulla carta). Il tutto è nato due anni fa con l’esperimento del primo concerto dei JOAN OF ARC, che risultò un successone anche dal punto di vista logistico (cosa non ovvia visto che era la prima volta che ospitavamo un gruppo rock, di 4 elementi, batteria compresa, dentro ai locali del cinema). Infatti il cinema è un piccola bomboniera di legno e il suono che si dipana è veramente eccezionale. Normale quindi è stato riprovare quell’esperienza, e, a due anni di distanza, abbiamo presentato il set del tour acustico di Geoff Farina dei Karate (uno dei gruppi indie americani che vendeva di più negli anni ‘90, quando c’era Wide Records come distributore, e che arrivarono a vendere anche 6000 copie del loro secondo disco). Ogni qual volta ce ne sarà data l’occasione (in concerti si svolgono solitamente in mezzo alla settimana per non influire troppo nella programmazione del cinema) se ci saranno proposte interessanti e originali e se le finanze lo permetteranno, torneremo a proporre concerti al nostro cinema.

G. Il 2012 per To Lose La Track è stato un anno molto prolifico. Ho letto che per il 2013 sono in programma diverse nuove pubblicazioni. Me le dici tutte? O almeno quelle che sai che verranno fuori…

L. Ti faccio un po’ di nomi sparsi… meglio rimanere sul vago per scaramanzia: Minnie’s , CRTVTR (già in preordine su Toloselatrack.org), Il Buio (già in preordine su Toloselatrack.org), ALTRO, uno split Chambers/Death Of Anna Karina, il nuovo dei Crash Of Rhinos, Caso, Gazebo Penguins, TIGER! SHIT! TIGER! TIGER! e boh… speriamo di riuscire a fare tutto! Direi che è un bel programma non trovi?! Supportateci facendo acquisti sul nostro sito: CATALOGO (nostre produzioni) e MAILORDER (produzioni di altre etichette).
Grazie per il supporto, Giacomo!

G. Il programma di uscite è ottimo direi… Grazie a te per la disponibilità, per quello che fai e buon lavoro!

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