Il Rumore del Fiore di Carta, Mira

Questo video è del 2008 ed è tratto dall’album Fallen. Loro sono molisani. Dopo Fallen, Il Rumore del Fiore di Carta hanno prodotto (autoprodotto) Lesson 3 (How To Live Without Senses) nel 2011 e, prima, nel 2005, Origami 62. Tra il 2004 e il 2010 hanno fatto uscire alcuni EP e compilation. Se volete più informazioni, visitate il sito (bello) www.ilrumoredelfioredicarta.it. Si possono sì avvicinare ai Giardini di Mirò, ma la capacità di Il Rumore del Fiore di Carta di accostare sonorità elettroniche ed elettriche a sonorità altre (gli arrangiamenti per le tastiere, per esempio, sono melodie delicate e sensibili ma anche acide, di un acido anni ’80) li porta al di là di questo stretto confine. Mantengono sempre un grado elevatissimo di controllo, grazie al basso che trascina a forza le ritmiche, senza troppi vezzi, sempre bello pastoso, alla Gianni Maroccolo, grazie alle chitarre che si intrecciano, alla drum machine secca e alla batteria gestita in maniera meravigliosa, sia dal punto di vista del suono sia da quello dei ritmi imbastiti. Poi arrivano gli altri strumenti, tra cui i fiati e le tastiere di cui sopra, a dare il tocco finale. Tutto è regolato, amministrato in maniera eccellente. In Mira sono eccellenti anche la chitarre, che esplodono, ricordando i Mogwai, ma in modo sordo e ovattato: sono lontane. Post-rock, si, ma più che altro forti botte emotive del tutto sotto il controllo di musicisti della madonna. Qualcuno ha scritto che Mira ricorda Cortez the killer di Neil Young (album: Zuma, quel capolavoro fatto con i Crazy Horse). Vero, verissimo, e questo vuol dire che il rock’n’roll è una roba forte, e bizzarra: con lui si va from Molise to Canada.
Il video, disegnato da Aleksandr Petrov, parla da solo. Anche lì ci sono cose che esplodono.

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