Se state cercando di stabilizzare le onde di una radio che non ricevete bene e iniziate a sentire una chitarra che sembra una scorreggiona, una cassa di una batteria e una voce in inglese di cui capite solo play e boy, fermatevi perché è il nuovo ep dei NIET, Dangerfield. Che inizia davvero così, con una radio che si sincronizza, come la vecchia Rock’n’roll High School. Poi ogni tanto torna qualche rumore non codificabile, tipo un Alien che passa di lì (non so se è vero, ho interpretato), e potrebbe essere anche questo il motivo per continuare e ascoltare tutto il disco. Ma, naturalmente, non è l’unico.
Ho deciso che i NIET fanno parte di una cerchia di gruppi italiani che fanno noise, ognuno per i fatti suoi ma con alcune cose in comune. Da nord a sud: gli Ultrakelvin di Padova, gli ELM di Cuneo, le Tacobellas di San Felice sul Panaro (Modena) e i Sonic3 di Riccione. Essendo i NIET di Portomaggiore (Ferrara), sono longitudinalmente lontani ma latitudinalmente vicini agli ELM e proprio con loro hanno in comune un certo sapore di Amphetamine. A volte sono meno pesti, corrono di più quando la batteria parte e in quei casi assomigliano ai Sonic3. Dello schizzoidismo alla Ultrakelvin invece non hanno niente ma schizzano fuori da un qualsiasi percorso regolare anche loro, a modo loro, lontani dal voler dare a chi ascolta quello che si aspetta. Nel senso che i passaggi sono improvvisi e spesso portano a cambi di marcia inaspettati. Provare MDZhB per credere. Mi hanno ricordato gli Ultrakelvin anche per le aperture della chitarra, tipo quella nella seconda parte di All work no play. Padova e Ferrara del resto sono lì, in un fazzoletto di terra. Sempre da Padova, 15 anni fa spuntavano fuori i Redworm’sfarm con Amazing, e secondo me i NIET ricordano molto quel disco, per la brutalità dei ritmi. Alcune volte invece si lasciano andare a momenti cupi come la nebbia sul fiume e il noise prende un’altra piega, rallenta, rasenta il grunge e lo stoner, e allora siamo ancora nel tempo presente e le Tacobellas sono dietro l’angolo, precisamente sul Panaro, davvero poco distante da Portomaggiore. Quante cose diverse possono nascere così vicine tra loro. Quante sfumature può ancora avere un disco noise punk fatto bene.
Punk perché Dangerfield (come anche l’altro ep, Home) prende forma lentamente e i ritmi più veloci alla Fear fuoriescono da quelli più lenti alla Unsane come se fossero i loro figli. Velocità secca e tempi da bradipo che avanza – spingendo con tutte le forze che ha – occupano rispettivamente lo stesso spazio e si mescolano. Un’altra cosa che i due ep hanno in comune sono le parole, sempre incomprensibili. Una differenza sta invece nel suono: Home è più punk e Nirvana, Dangerfield più noise. Ma non è una distinzione sempre vera, nel senso che a volte le carte si confondono in maniera molto bella, non è facile e non ha senso dire cosa è noise e cosa è punk e questo fresco e bruciante mischione è la forza dei NIET. Non c’è pericolo di annoiarsi “perché il genere è vecchio eccetera eccetera”, non ce n’è il tempo e le canzoni non te lo permettono. Continuano tutti a dire che conoscono il futuro delle chitarre, e che non è roseo, perché il presente è la morte, ma boh, dischi come questo ne dimostrano ancora tutta la forza. Datemene ancora.
STREAMING DI TUTTI I NIET. La copertina di Dangerfield è di Ludovica Abdinur, che suona nelle Frown, di FERRARA.