Finalmente un articolo sulle Tacobellas

tacobellas

Le Tacobellas sono comparse su Facebook il 14 gennaio con un post che diceva più o meno: ciao, noi siamo le Tacobellas, Greta e Valentina, su bandcamp puoi ascoltare la nostra musica, vedrai che nei prossimi giorni caricheremo altre tracce. L’hanno fatto, arrivando a sette canzoni, che mi sembra un buon numero per farsi un’opinione.

Praticamente, loro fanno le prove e quello che viene fuori lo mettono istantaneamente su bandcamp, ogni tot, a intervalli di tempo assolutamente variabili. Già mi sembrano molto interessanti per questo, cioè per l’idea di non fare uscire un album e neanche un ep ma di mettere on-line una canzone alla volta, come se fosse una collezione di figurine che vado a comprare in edicola. E piano piano riempio l’album, che viene composto, si compone e compare col tempo. La cosa ancora più bella è che il loro suono (Total 90 ma anche Cut) ricorda una delle migliori canzoni dei Nirvana, cover degli Shocking Blue, pubblicata nel primo singolo dei Nirvana del 1988, poi finita su Bleach: la canzone è Love Buzz. Dentro c’è tutto il suono del loro primissimo periodo, nei video live che si trovano sul tubo ma soprattutto su questo si sente bene. Il basso e la chitarra hanno lo stesso riff ed è così accattivante da ricordare i flauti che fanno ballare i cobra. La versione originale degli Shocking Blue è ugualmente seducente ma non così piena di distorsioni come quella dei Nirvana, che l’hanno trasformata in una canzone noise pop. Il noise pop è, penso di poter dire, anche il genere delle Tacobellas, senza il basso. È vero però che non si possono ridurre solo a quello, perché c’è anche Experimental 1 (vocal loop) che va in un’altra direzione. Per fare un altro esempio, una delle prime canzoni che hanno pubblicato (Hell Girls) all’inizio ha un suono dark wave. E insomma, di pedali su cui spaciugare – a quanto pare da una foto su Facebook – ne hanno, di canzoni ne hanno tirate fuori sette in poco più di un mese, sicuramente le idee non mancano visto che non sono mai ripetitive, io le seguo perché mi piace questo modo di farmi collezionare le canzoni e mi volevo raccomandare: seguitele anche voi, Tacobellas è la prima serie TV su bandcamp, che rilascia gli episodi quando li registrano, e ogni volta c’è una canzone nuova da ascoltare, sai più o meno il genere, se ti piace è ok, ma non è che puoi essere sicuro al 100% che sarà sempre così.

Poi, fanno tutto loro. In ogni canzone c’è scritto lo-fi version per cui presumo che registrino con un quattro tracce (ma non capisco niente di queste cose). Lo-fi non va tanto di moda adesso: è una scelta di carattere. E non c’è una canzone che perda di ritmo o nessun suono che perda di botta. Quindi loro entrano in sala prove, suonano, tirano fuori qualcosa di buono, ci insistono un po’ sopra, aggiustano per i fatti loro tutte le cose che sono da aggiustare, registrano, magari qualcosa se la tengono per la volta dopo e pubblicano su bandcamp. Saltano tutti i passaggi intermedi e non vuol dire che si prendono poco sul serio o che sono due cazzone, ma che sanno fare le cose come si deve, perché il risultato è figo, invidiabile. Aggiungo: che le Tacobellas sono 2/3 dei Lomax. Se vi piacciono i Lomax, non c’entrano niente.

Lomax, Oggi odio tutti

Cover Filippo Cremisi

Alan Lomax era un etnomusicologo, produttore musicale e antropologo di Austin, Texas, che inventò un sistema di classificazione degli stili del canto popolare, il Cantometrics. È morto nel 2002. I Lomax si chiamano così perché ne condividono la curiosità per la musica. E basta, per nessun altro motivo, credo. Per esempio però, Alan Lomax ha detto una frase bellissima che è “Ora che in tutto il mondo la gente comincia a sentire il gusto amaro dell’epoca postindustriale, il blues del delta ha trovato un pubblico mondiale”. Woody Allen. Woody Allen è un altro personaggio illustre, per me più illustre di Alan Lomax, nel senso che lo conosco meglio, visto che Alan Lomax praticamente non lo conosco, che fa parte del loro primo EP, che si chiama Oggi odio tutti. Di Woody Allen ripropongono la riflessione “sull’idea per un racconto sulla gente ammalata, che si crea continuamente problemi inutili e nevrotici perché questo gli impedisce di occuparsi dei più insolubili e terrificanti problemi universali” all’inizio di Manhattan, dal film (proprio) Manhattan. Il pensiero di Woody Allen prosegue con un elenco di cose per cui vale la pena vivere. Sono cose belle, oddio, più o meno belle, a seconda dei gusti personali, per esempio io odio Frank Sinatra, sono cose belle ma dette con un tono di voce che ti fa venire un sacco di dubbi persino sul fatto che esistano. Infatti i Lomax ci mettono sopra il basso e lo lasciano (a Woody) ciarlare in sottofondo, e dopo un po’ non è neanche più un sottofondo. Le cose belle non esistono, o meglio, esistono ma le devi trovare sono alla distorsione del basso. Il titolo dell’EP parla (abbastanza) chiaro. Parla della rabbia causata dalle delusioni degli scazzi di tutti i giorni. In un’intervista ho letto che sono cose adolescenziali ma te le porti dietro anche quando diventi un po’ più grande. Magari ti succedono cose per cui non puoi più dargli tanto retta, alle paranoie, ma loro rimangono. Woody Allen è il personaggio migliore che si potesse trovare per indicare questa cosa. Manhattan è il film perfetto. E Woody Allen aveva 44 anni quando l’ha fatto. Woody Allen è molti di noi, o per lo meno alcuni. Parla di problemi psichici apertamente ma li nasconde anche dietro situazioni tragicomiche. I Lomax no, sono diretti e cattivi. I Lomax potrebbero, se io avessi fatto un figlio, e l’avessi fatto abbastanza presto, essere i miei figli. I miei potenziali figli hanno fatto un disco che parla dei grandi in modo molto più chiaro di quanto i grandi non riescano a fare di se stessi. È la prima volta che mi capita di pensare che canzoni di tre ragazzi che hanno la metà dei miei anni parlano un po’ di me. Oggi odio tutti, Come tutti i giorni (che dev’essere altrove), Non vedo l’ora che muori. UN PO’ perché io non odio tutti tutti, ma molti. Non è colpa mia. Per esempio, tra poco andrò in ufficio e di sicuro qualcuno farà qualcosa per farsi odiare, da me. I ragazzi parlano di se stessi ma anche dei grandi e sono più consapevoli dei grandi. Una bella cosa a cui pensare. Bella si fa per dire. Molti gruppi adulti parlano degli adulti ma lo fanno da adulti, tranne gli Altro, che affrontano i problemi come se avessero vent’anni. I Lomax vengono da San Felice sul Panaro, sono in tre, mi ricordano la disciplina dell’odio dei Negazione, fanno punk storto come gli Altro ma con una base ritmica ancora più forte, lo confondono con il nu wave e il post punk e fanno uscire Oggi odio tutti. Ora che in tutto il mondo la gente comincia a sentire il gusto amaro dell’epoca postcrisi, e torna a pensare alle nevrosi e ai più insolubili e terrificanti problemi universali come prima cosa, il post punk dei Lomax, che parla di umore umano oltre al denaro, trova un pubblico mondiale (semicit. Alan Lomax meets Woody Allen).