Ce ne sono milioni di negozi di dischi a Berlino. Noi siamo andati in questi, quindi non rompete il cazzo con i no, è più bello questo, quell’altro. Una cosa in particolare mi è piaciuta dell’andare per dischi a Berlino, essere capitato qui.
Cioè all’Hard Wax (Paul-Lincke-Ufer 44, metro Kottbusser Tor o Gorlitzer Bhf). Siamo arrivati a Kreuzberg, abbiamo cercato l’indirizzo e siamo capitati nella zona residenziale più calma della città, con i bambini che tornano a casa da soli da scuola sotto al sole. Paul-Lincke-Ufer è fatta di appartamenti, negozi, garage. Una via, insomma. Il civico 44 è in un cortile in cui c’è un meccanico delle bici e delle moto, in tizio in un open space che ti fa la limonata fresca o ti vende una birra con un’ape gigante sopra e un’altra roba che in questo momento non mi ricordo. Tutto nella più trasandata coolness. Un po’ come entrare nell’appartamento dei miei zii, che però è meno figo, saliamo al secondo piano e lì c’è Hard Wax. Non è il fascino dell’esotico, è più che altro il fatto che il vinile di elettronica è diverso rispetto al vinile rock. Cioè, lì non si preoccupano dell’art work. Busta nera, gialla, bianca, bustina di plastica rigida, etichetta tipo prove della scientifica e basta. La cosa più elaborata è il centrino. Non sarò in grado di dire con precisione i generi, perché non so una mazza, ma trovate techno, dubstep, house, disco, drum&bass e appunto elettronica. Se siete degli intripponi di questi generi musicali, andateci. Se siete dei pesci fuor d’acqua come me, andateci.
gita fuori porta a ratisbona
Oltre alla capitale, della Germania abbiamo visitato anche Wittenberg, per Martin Luthero, e Ratisbona, per la birra. Una notte Pete Doherty ha sfondato la vetrina e ha rubato due dischini e una chitarrina allo Shadillac, in Kramgrasse 1. Chiedere di farsi raccontare al padrone com’è andata non è stata una buona idea perché la visione dei suoi denti all’ora di pranzo non è appetitosa e perché, anche lui, sembrava avere fame. Non era contento di raccontarlo, non ne aveva, non gli importava della pubblicità, poche seghe ragazzi, noi siamo qui per vendere cultura, non per parlare di un coglione sbronzo. Bravo Doherty, a Ratisbona non succede mai niente, hai fatto succedere qualcosa. Lo Shadillac non è il mio negozio di dischi tedesco preferito: se c’è qualche 60enne che legge neuroni, ci vada, perché è molto ben fornito di anni ’60 e ’70, soprattutto usato; e negli indipendenti ci mette un po’ di tutto. Cd usati di qualsiasi genere sono in ottime condizioni e costano 5 euro; il vinile non costa più di 20, a parte qualche reissue deluxe. Non tiene Babyshambles.
Prima di sapere tutto questo, cercando su google “record shop in regensburg” avevamo ricavato informazioni sbagliate: secondo un sito di cui non ricordo il nome (appuntarselo mai) il fattaccio doveva essere successo in un altro negozio, Am Ostentor, Ostengasse 15. Andiamo anche lì. La questione del furto occupò un posto importante nella nostra giornata ratisboniana. Fare quattro chicchere col padrone è stato piacevole per due motivi. 1. Quando gli ho chiesto che avevo sentito parlare del furto perpetrato da una famosa rock star di un gruppo famoso di cui non ricordavo il nome – oh, in quel momento non me lo ricordavo – lui mi ha detto che era successo in un altro negozio, di cui mi ha dato l’indirizzo e di cui mi ha parlato benissimo, e che in quel momento non ricordava neanche lui il nome della rock star. Ecco il valore della musica di Pete Doherty: in un negozio di dischi, il padrone non si ricorda chi è, anche se si è reso protagonista di uno spiacevole fatto di cronaca in città. Appena Doherty ne combina una, la notizia diventa subito più importante di lui e della sua musica. 2. Quando poi gli ho detto che in Italia molti negozi di dischi hanno chiuso negli ultimi anni, mi ha risposto DA JA?! molto stupito. Perché comunque lui con quei quattro dischi e un buon giro di gente ci campa bene, e non mi ha neanche parlato di download gratuiti, illegali, legali e Spotify. Am Ostentor è piccolo, 20 metri quadri, e tiene cd usati da 5 a 10 euro, nuovi a circa 15. Il vinile (dalla seconda alla quinta mano) tutto sotto ai 20. Novità zero, solo cose vecchie, provenienti da qualsiasi decennio. E del gran German Rock. Ho notato che in Germania il German Rock è molto presente nei negozi. Non so se si tratta di gruppi che possono corrispondere ai Negrita oppure agli eroi locali di turno, ma comunque c’è attenzione, per entrambe le fasce. Sicuramente molta è merda, come quella italiana che trovi da noi negli iper, ma non credo che da Ostentor ci fosse roba tipo Negrita tedeschi, così sulla fiducia. Sempre che esistano i Negrita tedeschi insomma. Il proprietario dell’Am Ostentor era il tipico metal hippie, con gusti musicali molto pesi e il ritmo di vita di uno veramente che la vita la prende molto bene.
ritorno a berlino
Tornati nel cuore dell’Impero, ho scoperto che il mio negozio di dischi preferito in città nonostante il nome è Vinyl a gogo, il più caro di tutti. (Krossener 24 am Boxhagener Platz). Il tizio si chiama Andreas. Gli ho comprato: Quicksand, Manic Compression; The Smiths sull’onda dell’entusiasmo di un articolo letto su Blow Up; Killing Joke, Fire Dancer. Lui se l’è presa un po’ quando gli ho chiesto se potevo controllarli e mi ha detto DA JA?! e in inglese che strana richiesta, io non compro vinile malmesso. Devo avergli risposto una cosa come sono italiano, ho la sindrome dell’inculata. Lui non ha riso e mi ha raccontato del suo shop on line. Tanto per dare un’idea di quello che ha:
– catalogo 70, 80, 90
– selezione a volo d’uccello per gli anni 2000
– gli imperdibili del punk e cose anche più recenti e meno note
– metal: selezione non saprei di che tipo, di sicuro non c’erano troppe cose sputtanatissime
– catalogo emo/hc buono con i must (più emo che hc)
– musica tedesca e berlinese dai 90 fino a oggi, ma anche il classico kraut classico
– reggae e hip hop, ma non l’universo mondo
– novità poche (questa cosa delle non-novità è strana, anche Am Ostentor non ne aveva, ma ci poteva stare; da Vinyl a gogo me ne aspettavo di più; mi sono interrogato e informato su sta cosa, m’hanno detto che sono capitato nei posti sbagliati e magari al momento sbagliato).
Prezzi altissimi, visto che è tutto usato. In media 20 euro al pezzo. I prezzi più alti se li vedesse Salvini direbbe che sono uno dei motivi principali per cui vuole uscire dall’Europa, e che basta con i tedeschi che vogliono fare l’economia europea: la prima stampa di At the Drive Relationship of Command 125 euro, quella di Pere Ubu Modern Dance un prezzo piuttosto alto che non ricordo (appuntarselo mai). Quelli che costano così si possono anche lasciare lì, tutto il resto si fa. Salvini ascolta Per Ubu, spesso bevono insieme. Il Vinyl a gogo è fico, Matte, anche da fuori.
Core Tex (Oranienstrasse 3) è un posto hard core metal ska dove ancora l’hard metal deve essere uno duro che se fa il negoziante deve trattare male il cliente. Non c’è poliziotto buono, tutti cattivi e fanno tutti i rutti. Qui dentro ci sono le felpe più brutte che io abbia mai visto. E’ un gran posto, un po’ poser ma fornitissimo, anche di novità, rarità e 7”, e i prezzi sono buoni (un cd nuovo = sotto ai 20 euro).
Molto più hippie Heisse Scheiben, dove vendevano anche Gianna Nannini e Gianni Morandi in mezzo a un catalogo niente male di rock classico, jazz, disco, hip hop, drum&bass, reggae, ska, blues, country, clubmusic, musica da chiesa, city rambleror, beer rock e francese porno anni 30 (18/20 euro il nuovo; 5/18 l’usato, a seconda delle condizioni, pessime o no). Tutto in legno fenolico.
Piatto Forte invece è il negozio di Michele D’Alessio, uno dei cento batteristi dei Negazione. Non mi sembrava troppo presentabile, il negozio, e da quando ci sono stato io (estate 2013) ha chiuso (sei mesi fa) e deve riaprire domani, in un altro posto, Gorlitzer strasse 52 primo piano, sopra al Nest Café, di cui io non so nulla ma che è molto famoso. E vi mollo un gioiello, la foto della vecchia sede, che testimonia lo stato di decadenza fisica in cui si trovava il Piatto Forte, a causa della gentrificazione.
Quindi questi sono i negozi di dischi che abbiamo avuto il tempo di vedere a Berlino e non solo, intersecando le nostre uscite con la storia, i costumi, la religione, la contemporaneità, le api, la vita nei quartieri e la criminalità in Germania. Ditemi voi quali altri si possono visitare la prossima volta che andiamo. E ditemi anche che quando non so come chiudere un articolo è meglio scrivere solo Ciao.