Adesso basta, andiamo avanti: le FROWN, Tender Age

Mai letto quel mio post strabiliante di due anni fa in cui sbarellavo per i loro teaser? Sicuramente l’avete fatto in milioni, magari non tu, ma gli altri sicuro. Come nella migliore tradizione dei blogger stronzi, mi autocito: “Sono due canzoni sbagliate, ma non sbagliate perché c’è un intento stilistico dietro, sbagliate davvero. Quello che ascolto di solito non è sbagliato in questo modo, al massimo lo è come Idiot Lane degli Unhappy”. Ecco, in questa cosa, che in sostanza era l’idea su cui si reggeva tutto l’articolo, praticamente non c’è più niente di vero. In due anni le Frown sono cambiate di brutto, hanno suonato un sacco dal vivo, sono migliorate, alla fine sono uscite con un ep e mi hanno fregato. Ma è chiaro che dopo due anni di prove e concerti non fanno più le cose come quella volta che hanno suonato e registrato in cantina da sole con lo smartphone! Lo so! Per chi mi avete preso? Però, un altro punto di quello che avevo scritto era che le Frown avevano buttato su YouTube due pezzi così, registrati e tac! messi on line senza pensarci troppo, il che era anche un atto coraggioso in un momento storico (ho scritto momento storico!) in cui è facile e per molti preferibile registrare per i cazzi propri sì ma con una qualità per lo meno discreta. Loro se n’erano sbattute e mi era piaciuto. L’ep (nome in codice Tender Age) invece è registrato in studio. Ma quella fetta di blog (nome in codice per: articolo, pezzo, post) è ancora lì, uguale a prima: l’amore va veloce e tu stai indietro. Grazie Tiziano. Urgeva aggiornamento, non per me, ma perché le Frown hanno fatto dei passi in avanti e volevo dire che hanno fatto bene.

Quindi. Hanno fatto due scelte precisissime: una riguarda la qualità della registrazione, l’altra il come hanno suonato. Parliamo prima della QUALITÀ della REGISTRAZIONE. Lo so lo so non sono mica scemo, le due cose vanno messe su due piani diversi, e anche subito: per preparazione, svolgimento, possibilità, intenzioni e tutto quanto, registratore del cellulare in cantina e studio di registrazione vero giocano due campionati diversi. Dei teaser mi era piaciuto che fossero il risultato dell’incontenibile, di un’esigenza nata prima delle canzoni e diventata canzone, errori compresi. Oggi, le Frown avrebbero potuto fare Tender Age con lo stesso approccio, registrarlo male, in bassissima fedeltà, ma era una cosa bella 30 anni fa, adesso basta. E poi perché sprecare le ore in studio registrando malone con strumenti che ti fanno ottenere quell’effetto malone, esattamente quello dei teaser, quando le cose si possono fare meglio? La scelta sarebbe sembrata pure forzata, perché l’ep del 2018 non poteva canalizzare le stesse esigenze del teaser 2016, due anni fa. In due anni le cose sono cambiate. Nei teaser era una cosa vera: cioè, le Frown hanno preso un registratore e hanno registrato su due piedi quello che avevano davvero. Dopo, è giusto che abbiano avuto il desiderio di fare un ep con il verso. Spingi rec e vai funziona una volta sola. Non ha nessun senso, oggi, rendersi schiavi di un modo di registrare permettendogli di assumere più importanza delle canzoni. Non è più sperimentale, non è più nuovo, non è più niente. Così, le Frown sono andate oltre, sono andate in studio, alla Boscow Records, dove hanno registrato per bene, low-fi ma non lowissimo-fi, mi pare, non me ne intendo, non so se davvero l’hanno fatto, tipo, con un quattro piste or not. Ma la cosa rilevante è che non importa che l’abbiamo fatto o no in low-fi, non è interessante, la cosa più interessante è che le canzoni sono tutte dei gioielli.

E qui passiamo all’altro salto che hanno fatto. Adesso parliamo di COME HANNO SUONATO. Non hanno scelto la strada di fare un ep con gli errori. Perché avrebbero dovuto farlo? Non corrisponde più alla verità, adesso sono altro rispetto ai teaser. In Tender Age viaggiano come due treni, accelerano e rallentano quando vogliono (MorrisseyColder Pt.1 e Pt. 2), non quando sbagliano. Sono slack, ma perchè vogliono esserlo, ed essere slack significa avere il controllo assoluto su ciò che si fa. La voce è tra Corin Tucker, PJ Harvey e Siouxsie, lirica e pop allo stesso tempo, la chitarra tra il garage e il noise rock e la batteria è la più resistente di sempre. Ci sono delle volte in cui le distorsioni-vortice la isolano da tutto il resto, ma quando la linea delle note si confonde, riesce a rimanere sempre a galla. A volte, non sempre, tra chitarra e batteria parte questa specie di battaglia, che contribuisce a definire il carattere di entrambe e a mettere a fuoco il suono delle canzoni. Tutto al cospetto (ho scritto “al cospetto”) della voce, sempre in primo piano e bellissima. Le Frown si prendono i Sonic Youth, un pelo (per fortuna solo quello) di shoegaze, i Bauhaus (Sea of Expectations) e i Big Black di The Hammer Party non in una canzone in particolare ma in giro in tutto l’ep (giuro che li ho sentiti). Si sono definite e hanno definito la musica, con riferimenti precisi e modelli d’ispirazione tradizionali ma anche un nuovo atteggiamento. L’altra volta si sono messe lì, in preda a un registratore. Stavolta l’hanno aggredito, il registratore. Hanno fatto scelte diverse. Anche registrare quel che viene come un flusso di coscienza è una scelta, ma quel che viene fuori è una creazione che vive e tu le vivi accanto, la guardi e le dici “ciao! ti ho creato io lo sai?”, non c’hai proprio messo le mani dentro. Questa volta le Frown hanno plasmato di più le cose come volevano loro.

Dentro questo cambiamento, è divertente cercare dove sono andati a finire i due pezzi dei teaser, perché è cambiato tutto ma qualcosa rimane direbbe il poeta. Teaser è diventata Napoleone, sicuro. Teaser 2 è diventata Inconsistency, forse, non so. Non lo so, non ne ho idea, non scrivo canzoni ma certi giri magari te li porti dietro, li fai crescere in qualche modo finché non li hai finiti, sistemati, chiusi, forse è un modo per sotterrarli dentro te stesso e proprio per questo non puoi che sentirli tuoi anche dopo tanto tempo, due anni appunto. Che qualcosa del passato delle Frown sia rimasto è ciò che mi permette di avere la stessa sensazione mentre ascolto i teaser e Tender Age (minimo comune denominatore direbbe il matematico): essere di fronte a due che suonano e ti dicono beccati ‘ste canzoni e statti zitt. Tender Age è veloce non perchè è hard core ma perché finisce molto in fretta ed è sicuro che riparti daccapo quando l’hai finito. È quel modo di suonare che avevano e hanno ancora loro, quell’essere presenti solo un attimo, finché è necessario, poi basta. Che è un’ottima strategia. Questa cosa l’hanno mantenuta, il resto è cambiato. È il nuovo biglietto da visita delle Frown. Fase due. Venite a vederle al Bronson, il 17 marzo?

Bandcamp.

La foto l’ho presa dal loro facebook.

Le FROWN

frown

Ci sono certe canzoni che suonano come se fossero appena uscite dallo stomaco di chi le ha pensate, senza passare dalla fase di scrittura. Le ascolti in cuffia e, anche se si tratta solo di suono, vedi la materia di cui sono fatte rantolare per terra di fronte a te. È bello.
Sono fatti così i due teaser pubblicati su youtube (qualche mese fa) delle Frown, due ragazze chitarra, voce e batteria. Il mondo è un posto brutto e per ogni cosa ci si divide in due fazioni (minimo): quelli che dicono che le cose troppo semplici non vanno bene e quelli, come me, che dicono che invece troppo semplice va benissimo. Tra i primi ci sono due sotto-tipologie di persone: 1) chi non ci prova neanche e va a cercare soddisfazione in qualcosa di più complesso e 2) chi riesce a distinguere: in alcuni casi “troppo semplice” è esagerato e non accettabile; in altri lo è, succede quando ci sono delle sfumature da cogliere, delle variazioni che rendono “legali” semplicità e livello zero di rielaborazione. Io dico che l’importante è esagerare e che mi è sempre piaciuto quel momento in cui un gruppo ti dà la possibilità di ascoltare quella volta in cui ha registrato il suono così come esce e i pezzi così come vengono. Le Frown l’hanno fatto, non si sono nascoste dietro a una registrazione fatta e rifatta finché perfetta, hanno registrato due canzoni in diretta (registrate e basta) con un registratore e le hanno messe on line.
Anch’io posso mettere on line un pezzo che ho registrato l’altro giorno qui, in casa. Non sta lì l’eccezionalità, e non sta neanche nell’aver registrato con (almeno mi sembra) un registratore del cazzo e aver buttato on line le robe. Tutto questo è eccezionale e coraggioso per altri motivi, quattro in tutto.
1) Perché quello che si ascolta di solito almeno un po’ prodotto lo è sempre.
2) Perché sono due canzoni sbagliate, ma non sbagliate perché c’è un intento stilistico dietro, sbagliate davvero. Quello che ascolto di solito non è sbagliato in questo modo, al massimo lo è come Idiot Lane degli Unhappy. Le Frown le hanno pubblicate fregandosene, perché avevano voglia di farlo, e hanno fatto bene perché è una roba bella, fresca, forte.
3) Si sono infilate subito a fare una serie inarrestabile di live, senza paura. Non le ho ancora viste e chissà se riuscirò a vederle. Ma ho per le mani un commento, di una persona di cui fidarsi ciecamente, che conferma tutto e che è: “a volte sbagliano ma non è quello il punto”. Non è quello il punto, appunto. Punto, riparto col quarto punto. Facciamo un rap sulle Frown.
4) E facciamolo facendo capire che la loro è una proposta completamente diversa da tutto il resto, anche dai gruppi di amici, che possono avere influenze musicali simili, ma che hanno fatto dischi molto diversi, come Any Other, Qlowski o (mancarone) i Clever Square.

Posso invece paragonare (solo) l’immediatezza delle Frown a quella delle In.versione Clotinsky? L’immediatezza non è una scelta tanto stilistica quanto di esigenza, quindi molto meno riconducibile di quanto si possa pensare ai Mummies, nel primo caso, o ai Beat Happening nel secondo. Non ho mai sentito veramente i Beat Happening nelle In.versione Clotinsky (che hanno fatto un nuovo fantastico disco) e non sento veramente i Mummies nelle Frown, sento piuttosto la stessa forza, data da un’esigenza di comunicare qualcosa che viene prima dello scrivere un pezzo. E proprio perché viene prima del pezzo, si scrive un pezzo per comunicarlo.

L’effetto che le Frown fanno via teaser si sente nello stesso istante in cui le ascolti la prima volta, dev’essere per questo che girano un sacco dal vivo. La loro botta è di stomaco, è sfuggevole, una specie di suona-mordi e fuggi. Sembran dire “faccio sti pezzi e mi scavo dal cazzo”, anche nei teaser, figuriamoci dal vivo. Ma li fanno come devono essere fatti, cioè sputandoci dentro tutto il bello e il brutto di sé, irregolarità e instabilità comprese, volute o no. Dopo un po’ che le ascolti diventano molto fisiche: non c’è niente che puoi immaginare, è tutto lì davanti a te, non ci sono mondi paralleli in cui atterrare passando attraverso la musica, non ci sono viaggi psichedelici da fare, c’è solo quel suono fatto da quegli strumenti. E visto che anch’io ho bisogno di dividere in due parti il mondo per capirci qualcosa, mi viene quasi da dire che le Frown danno vita alla formula musicale più concretamente contrapposta alla psichedelia, che in questo momento va (un po’) per la maggiore. Fanno giri semplici, con suoni primitivi, t’inchiodano ad ascoltare quello che suonano, non qualcosa che va oltre, quello che conta è tutto lì, loro sono lì, non ti fanno viaggiare con la mente, ti dicono come stanno e lo capisci subito, da un ritmo che rallenta o si velocizza, da una chitarra che suona più o meno forte e da una voce che si allontana dopo aver urlato.

Allora aspettando di beccarle dal vivo mi guardo le foto dei concerti su Facebook (non fate like sul gruppo gothic/dark metal col logo verde e nero che si chiama come loro). Ce ne sono alcune coi lampi e un’altra in bianco e nero ma sempre coi lampi, al posto di un lampadario. Il logo ha un font che potrebbe sembrare un po’ metal in realtà è fatto coi lampi, anzi no, con delle ragnatele. Ed è vero, in questo caso, che si capisce un po’ della musica che fanno da quel logo (non so neanche se è quello ufficiale, sempre che ce ne sia uno ufficiale). Nei due teaser suonano che sembrano sepolte in uno scantinato, sembrano dentro alle cassette che registravamo con il mangianastri doppio e portatile (il mio l’avevo colorato militare-arancione, con lo spray). La voce è un lamento, ha qualcosa di Kim Gordon che si lamenta nei pezzi in cui digrigna i denti, sia con i Sonic Youth sia da sola, il suono è garage punk dei più impossibili da frenare. Secondo me le Frown sono necessarie proprio perché sono così dirette, in un momento in cui dell’intruppamento mentale della psichedelia ne ho abbastanza e in un momento in cui tutti gli altri producono molto.