Camerette?

C’era un mio amico che aveva una camera da letto incasinatissima. Avere una cameretta incasinatissima voleva dire essere un ganzo, e anche un po’ artista. Sugli scaffali c’era di tutto. Libri in mezzo a dischi, dischi in mezzo a libri, libri in mezzo a cd, oggetti singolari che suggerivano passioni aveva solo lui. In effetti era una cameretta museo, un po’. Il mio amico cool era un poser ma questa cosa era tabù: era uno dei più grandi sboroni del nostro microcosmo e non si poteva dire niente. Io ero un po’ diffidente. In effetti, più che mio amico era amico di mio fratello, suo coetaneo. Loro erano più grandi e qualcuno di noi, che eravamo più piccoli, aveva una specie di venerazione. Una spinta all’imitazione. Una volta parlavo della cameretta dell’amico cool con un altro mio amico meno cool, ma più simpatico, della mia stessa età. Ci eravamo concentrati in particolare sul fatto che ci fossero libri in mezzo ai dischi, libri in mezzo ai cd eccetera. Un po’ di tempo dopo sono andato a casa del mio amico meno cool. La sua cameretta era cambiata totalmente. Prima era normale, c’erano i libri, i cd, qualche disco, tutto abbastanza in ordine. Adesso sullo scaffale c’era un libro, un disco, un cd, un libro, un disco, un cd, un libro, un disco, un cd. L’aveva presa alla lettera. Sul comodino c’era La Recherche di Proust. “Quella è per le fighe”. Comunque, anche se era un’imitazione, la cameretta del mio amico meno cool era più sincera di quella del mio amico cool. Il mio amico meno cool, per esempio, conosceva a memoria tutti i cd che aveva. Dubito che lo stesso valesse per l’amico cool.

Alla fine, c’è caso che le camerette a volte fossero una specie di immagine non reale di noi, come avremmo voluto essere. La sostanza magari era l’unica cosa vera, solo che non ci si accontentava della sostanza, bisognava darle un aspetto cool. Non lo si faceva per gli altri – perchè poi in camera non è che entrassero tante persone, ragazze ancor meno – ma per dare a se stessi quell’illusione.

Non so, stavo pensando a questa cosa in relazione a quello che si dice sempre, cioè che i giovani oggi si creano una vita finta sui social. Ma anche noi ce la creavamo in alcuni casi. Non era on line e disponibile per tutti, ma la nostra intenzione era la stessa: mostrare a chi ci veniva a trovare un noi che non esisteva. In effetti non c’è bisogno di parlare della cameretta per dimostrare che anche prima dei social esisteva questo tipo di atteggiamento superficiale, ma il fatto che toccasse anche le camerette mi sembra rilevante. Rilevante.. non esageriamo. Interessante. Perché le camerette vengono sempre raccontate come il posto vero per eccellenza, come il nostro mondo ma non era sempre cosi. Cioè, era così ma pure noi eravamo un po’ poser.

Anche la presenza molto frequente delle camerette, con i poster attaccati al muro e tutto, nelle serie TV (adesso come anni fa, da Sex Education fino a OC e anche prima, non mi ricordo se c’era qualcosa anche in Genitori in blue jeans o se era ambientato tutto di sotto) o su YouTube, dimostra che la cameretta è uno dei topoi più usati e indicativi, chiari e comunicativi del mondo interiore dei ragazzi. Spesso, nelle produzioni più attente, un poster sopra al letto è coerente con il carattere del personaggio e lo completa. Non mi ricordo quale serie fosse, o se fosse un film, ma a un certo punto in una cameretta si vede un poster degli UNSANE. Poi magari è stato il regista o lo scenografo che ce l’aveva, era un fan in botta e l’ha voluto mettere li, ma da quel momento il ragazzo che dormiva li ha iniziato a starmi simpatico. Per dire quanto una cameretta può influenzare l’opinione che abbiamo di una persona anche se non abbiamo prove che sia del tutto realistica o coerente con la persona stessa. Anche se è dentro un film ed è parte integrante di una messa in scena. Del resto io sono fiero portatore della sindrome della mia nonna, che si vestiva bene per vedere Mike Bongiorno a Lascia o raddoppia.

Però. In questi giorni sto finendo di guardare Sex Education, per esempio. Molti dei personaggi sono sedicenni, quindi camerette come se piovessero. Quella di Otis (il protagonista) è importante. Ma è anche bello il fatto che Maeve (LA ragazza della serie) sia un personaggio dalla personalità molto forte e molto ben definito anche se la sua cameretta non si vede mai. Non è necessario farci vedere la cameretta se vuoi descrivere bene un personaggio adolescente. L’assenza della cameretta, però, si nota.

E poi stavo pensando anche a come dovrei interpretare il fatto che la mia cameretta adesso è il divano. Non ridere. Aspetta che capiti anche a te a 40 anni.

C’è anche un’etichetta che sia chiama MiaCameretta Records. Il suo roster (non poster, roster) è imprevedibile. Big Cream, Pedalò, Human Colonies, Doormen, MahDoh!, Black Tail, In Generale Inverno, Tiger! Shit! Tiger! Tiger!, Flying Vaginas, Above the Tree. Ogni gruppo è diverso dall’altro e credo che pur prendendo il nome dalla concezione della cameretta come posto sacro e personalissimo, MiaCameretta ne mostri il lato più schizofrenico, quello che di noi ha sempre voglia di cambiare. Come se cambiassimo il king-poster (quello più importante, quello appeso sopra al cuscino del letto) con una certa frequenza, più volte in un anno, così da disorientare chi viene a trovarci. Rinunciando a voler dare un’immagine definita e definitiva di noi, ma mettendo in mostra che non abbiamo voglia di essere catalogati, e che non copiamo gli altri perché sono fighi. E facciamo quello che ci piace e pare. L’ultimo disco uscito per Mia Cameretta è Season Premiere dei Country Feedback e non ha niente a che vedere col passato dell’etichetta. Io stesso, dal mio divano, non avrei mai pensato che mi sarebbe piaciuto un disco così. Si cambia. Season Premiere è lezioso, in qualche modo, ma è pieno di idee e cambiamenti di stile. È bello, ascoltalo.

https://miacameretta.bandcamp.com/album/country-feedback-season-premiere

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