
Tutto rego
C’è Calcutta, ci sono quelli che copiano Calcutta, ci sono Motta, Edda, Setti, Caso, la Tunonna. E poi c’è Tab_ularasa. Nessuno fa quello che fa lui. E nessuno lo fa perché non è roba da fare se non vuoi correre il rischio di essere liquidato come un matto e chiusa lì. Faccia di fiori (Mondo Tarocco records) è un disco lontano da tutto. Per questo non è facile apprezzarlo. Per questo, se riesci a entrarci dentro, scopri che è un gioiello.
La libertà di scrittura di Tab_ularasa è l’opposto della ricerca del consenso. È minimale, disturbante e grottesco. Lui non ti dà quello che siamo abituati a sentire. Suona la chitarra come se fosse Phoebe di Friends, usa i suoni come se fossero la trasmissione di una radio che non riceve bene il segnale, non crea nessuna melodia e canta come se fosse sotto i portici di Via Zamboni a Bologna. Però, in questo piano di distruzione del proprio ego e di costruzione di musica ostica, nelle canzoni mette qualcosa di sé che tutti possono potenzialmente amare. Se si ascolta Faccia di fiori con orecchio spocchioso, lo si liquida come una cosa strana. Se invece si ha la pazienza di ascoltarlo meglio, dentro c’è una cosa che appartiene anche a tutti. Ricorda Daniel Johnston e Graham Coxon. Non è questa la cosa che appartiene a tutti, ma il fatto che non sia stonato come loro. Tab_ularasa non stona mai, canta solo come se stesse dicendo una filastrocca, sempre. Le filastrocche le abbiamo cantate tutti, quindi per quanto strano, il mondo di Tab_ularasa un po’ ci appartiene. Tab_ularasa non è tanto inclusivo in tutto il resto, ma questa cosa qui delle filastrocche secondo me è il suo tentativo di farci capire: non sono dentro una campana di vetro a fare l’artista incompreso e solitario, voglio un contatto!
Il disegno generale di Faccia di fiori rimane inquietante, comunque. Nel senso che non è che le filastrocche lo facciano diventare un disco che dici lo ascolto e vado in bolgia. Venticinque minuti di cantilene non sono proprio leggeri leggeri, non sono piacevolissimi subito. Corrono il rischio di ricordare anche i filmacci horror di una volta, quelli che usavano senza vergogna le filastrocche, come Nightmare o il peggior Dario Argento. Spaventoso, ma anche un po’ piacevole. Ma piacevole o no, quella puntina (puntona, direi) di senso di sconforto rimane comunque. Però, questa cosa che appena lo senti Faccia di fiori ti appare chiaramente come un’opera difficile poi, dopo un po’, ti entra nel cuore, è il tentativo di Tab_ularasa di spingerti oltre la superficie ruvida delle sue canzoni. Se uno ha pazienza di ascoltare, ci arriva. E se ti metti ad ascoltare i dettagli, i suoni e le invenzioni di Tab_ularasa, a quel punto vuol dire che ti ha beccato, e lo apprezzi.
Faccia di fiori è il risultato di una visione visibile solo a Tab_ularasa, impossibile per gli altri, come tutte le visioni personali del resto, ma la sua è molto fuori dai canoni. Potrebbe essere letta in parallelo al suo profilo Instagram, agenziadiviaggiinterplanetaria, l’unico posto in cui il Vesuvio può eruttare sulla spiaggia di Riccione. Per carità, uno può ascoltare tutte le cose carine che ci sono in giro adesso. Ma non riesco ad accontentarmi di quello che risponde a canoni prestabiliti e sempre piacevoli. Poi, ci sono alcuni cantautori che mi piacciono molto e che non sono di sicuro tanto radiofonici. Ma posso andare oltre e trovare ancora altro. Mi piace anche roba che si discosta da tutto e tutti, perché è lì che si trovano le sensibilità ancora diverse, diverse da quello che è già diverso.
Tab_ularasa poi sono anni che fa la sua cosa (qui c’è quello che ha fatto prima di FdF) e ha raggiunto una certa expertise. Strano è strano, ma sa il fatto suo, perché ha definito nel tempo uno stile proprio. È chiaro che nel mondo ci sono milioni di musicisti che si sono sempre fatti i cazzi loro, ma inserito nel contesto dei cantautori italiani adesso, Tab_ularasa è veramente l’unico che osa così, almeno tra quelli che conosco io. A proposito, penso che anche i suoi testi siano molto fighi: solo lui scrive quelle robe lì.
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