Al diavolo il concertone

“Saremo sempre grunge” è quello che un mio amico mi disse al Bar Primavera di fronte a un bicchiere di vodka alla menta, vestito con una camicia rossa a scacchi neri (flanellata) e i calzoni ascellari rotti sulle ginocchia. Come uno col pigiama al bar, praticamente. E io dicevo si si, sicuro. Una mera osservazione estetica, la sua, perché gliene fregava poco della musica, forse solo dei Nirvana, ma come tutti in quel momento. Io invece ero un po’ più invasato. E per quanto fossi invasato allora, adesso i Pearl Jam non è che mi piacciano più così tanto, per dire. Adesso, quel mio amico fa una cosa come il personal trainer in palestra e di vero lavoro il commercialista, io ormai mi metto le camicie a righe sottili e le converse a forma di sneakers, quindi un sacco di cose sono cambiate. Però, se qualcuno c’avesse detto “non sarete sempre grunge” dandoci un buffetto per sottolineare la nostra naivité, avremmo risposto ma che cazzo dici, barista non dargli la vodka alla menta, non è uno di noi!

Nei giorni scorsi c’è stata la discussione del post-concertone del Primo Paggio. Fallimento totale, perché la nostra stampa grande, i grandi giornali, si sono scagliati, hanno detto che schifo, tripudio di parolacce e vestiti di merda, musica brutta. Fatto sta che, come hanno sottolineato i siti minori, quella è la musica che va adesso, che piace ai giovani: è stato il miglior concerto del primo maggio degli ultimi ics anni, ha addirittura detto qualcuno. Ma l’argomentazione che ha avuto la meglio è che quella musica è merda ed era meglio quando c’erano i gruppi politici, meglio quando si cantava Bella Ciao, perché è il concerto del Primo Maggio! Argomentazione sbagliata, ma passata più forte di tutte le altre, perché ha raggiunto più persone di tutte.
Quest’anno c’è stata differenza tra messaggio e musica. Il messaggio, sui diritti del lavoro eccetera, deve arrivare prima di tutto a chi quei diritti li crea (gli adulti, i datori di lavoro, i politici, che riveste un ruolo di responsabilità in un’azienda o nel paese) poi a chi ne usufruisce (i giovani, chi cerca lavoro) perché se nessuno li crea e li impone, è più difficile usufruirne o anche solo pretenderli. La musica dovrebbe essere un veicolo del messaggio, e quindi ha il suo stesso target. Di conseguenza era più giusto scegliere i soliti gruppi e non quelli che ascoltano i giovani, come si è sempre fatto. Ma a cosa è servito negli anni e a cosa serve il concertone in relazione al diritto del lavoro? A niente, è una manifestazione e basta, non ha mai avuto conseguenze sulla realtà. Se dovessimo considerare solo questo elemento, si potrebbe anche smettere di farlo. Però è simbolico, c’è la musica e ogni anno ci va un sacco di gente per vedere i concerti e sull’onda dell’entusiasmo di un messaggio inascoltato. Quindi facciamolo. Sono d’accordo. E visto che chi dovrebbe recepire il messaggio né lo recepisce né tanto meno lo mette in pratica, è inutile che la musica sia per loro: è stato giusto quest’anno fare concerti per i giovani, che chissà che non si riesca a comunicare con loro a partire dai Rolex di Sfera Ebbasta. La scarsa presa del messaggio trasmesso in modo tradizionale (coi proclami dei presentatori e le scritte grandi e scenografiche) è dimostrata dal fatto che, dopo qualche ora, la discussione sui diritti e sul rapporto musica-giovani-lavoro è andata in vacca ed è partita la polemica sui colori (accostamenti sbagliati!) e sul costo (eccessivo per il contesto!) della maglia di Ambra. Che ha risposto che quella maglia forse gliel’hanno prestata e che, in compenso, indossava mutande che costano pochissimo. Il che è bastato per zittire tutti. Vabè. Naturalmente un bell’articolone interessantissimo su questa cosa l’ha pubblicato il Fatto Quotidiano.
A proposito di musica e dell’altro presentatore, a me Lodo Guenzi non fa neanche ridere, le sue parolacce le dicevamo nella mia cantina quando facevamo le gare di rutti, Sfera Ebbasta non mi piace ma non trovo motivo per contestare la sua musica, il suo TURPILOQUIO (ricordo che c’è gente come La Zanzara o Giletti che le parolacce le dicono tutti i giorni in radio o TV) e il suo modo di vestire. Cosa pensavano di noi gli adulti quando eravamo vestiti come dei boscaioli in pigiama? Che eravamo messi da ridere. E adesso mia mamma ha regalato un paio di jeans rotti con il cavallo alto a mia cugina e sono mesi che tenta di rifilarne un paio anche a me (non col cavallo alto) ma io non li voglio. Si vergognava di come andavo conciato in giro, mia mamma, una volta. Però adesso quel modo di vestire va di moda, quindi ok. Le mode cambiano e anche noi cambiamo, però in quel momento non lo sappiamo che cambieremo. Quindi non è detto che sia così ma chi è in fotta di Sfera Ebbasta adesso pensa che lo sarà per sempre. È il bello della fotta musicale, ti circonda, ti conquista. Quegli INCOSCIENTI che adesso ascoltano Drefgold e Young Signorino forse cambieranno, ma adesso non lo sanno. Oppure non cresceranno, e raggiungeranno la maturità con le stesse convinzioni, ma va bene, tutto deve esistere e convivere. Inutile far loro qualsiasi tipo di discorso, lasciamoli in pace, perché li dobbiamo stressate, si stanno forse drogando? È come quando i genitori vogliono costringere i figli piccoli ad ascoltare la musica giusta. Ma lasciate che si godano Frozen!

E la trap è il nuovo punk perché dà fastidio ai vecchi. Può darsi, considerando le reazioni che ha suscitato, è vero. Bello così. Però bisogna anche dire che molti hanno identificato la musica indie italiana con quella che è passata al Concertone e quindi (ancora) l’indie non esiste più. Ma non è così. Solo negli ultimi mesi è uscito il disco dei Labradors che bomba i muri, il 18 maggio uscirà [il disco di Stephen Malkmus & the Jicks e quello dei] il disco dei Big Cream che sono i giovani più esplosivi del mondo, le etichette indipendenti continuano a macinare dischi su dischi. Si tratta di una nicchia della nicchia ma chissenefrega, quando mai questa musica ha DOVUTO farcela? Mai. La musica indipendente in Italia sta benissimo e sta dove deve stare, a fare quello che gli altri non hanno il coraggio e la capacità di fare, a suonare con la fantasia e il cuore in mano, a girare il paese e farsi i chilometri di concerti. Quelle sono le realtà indipendenti e frasi tipo l’indie italiano non esiste perché Calcutta è famoso e anche tutti gli altri che lo clonano sono fake news. Chi ci crede è meglio che giri al largo, e ascolti quello che vuole, ma non faccia considerazioni senza essere informato.

Molte delle cose che vanno di moda adesso da un lato, la trap principalmente, e l’indie rock italiano, che esiste ancora, dall’altro, sono dirette emanazioni degli Stati Uniti, i loro modelli sono là. Quindi la trap e l’indie rock hanno questa cosa grossa in comune. E in qualche modo è bello che ci sia un riferimento a un unico paese e alle sue culture interne, diverse tra loro. Da questo punto di vista dimostriamo di essere in grado di recepire la diversità. Ce ne appropriamo, non per deriderla ma perché ci piace e creiamo qualcosa di nostro. Gli Stati Uniti (musicalmente) diventano un punto di riferimento, lo sono e basta, da un sacco di tempo. E per esempio il fatto che il disco di Stephen Malkmus & the Jicks e quello dei Big Cream escano lo stesso giorno mi fa respirare grande, con prospettive che vanno al di là dei confini segnati da questi nomi di paesi che è come se non esistessero più. Mi fa pensare che la musica indipendente italiana (che non esiste più?) sia su un campo internazionale, giochi accanto all’indie rock americano (degli anni 90 e di adesso), sia lì, con quella voglia di inventare. Tra l’altro, a suonare nei gruppi italiani non sono solo quarantenni barbosi ma anche giovanissimi, che trovano ispirazione in modelli che magari non sono stati inventati ieri ma dimostrano di essere ancora in grado di comunicare forte.
Allo stesso modo, a proposito di modelli americani che comunicano cose, niente mi può far smettere di pensare che i due Rolex di Sfera Ebbasta siano la replica del lusso dei rapper neri americani che mostravano ai bianchi di aver ottenuto quelle cose prendendo l’iniziativa, senza aspettare che qualcuno gli desse il permesso. Lavorando. Al Primo Maggio Sfera Ebbasta vestito così ci stava benissimo e mostrava ai giovani un modo di fare le cose, più di qualsiasi altra Bella Ciao. Magari la sua prospettiva è diventare come 50 Cent, che sta cercando di rimediare alla bancarotta. Magari no. Una vita aspetta Sfera Ebbasta e spero che non la trascorra in vacanza ma facendo un sacco di cose, che cambi, oppure no, che cambi chi l’ascolta, oppure no. Però, è più interessante che in Italia, dal punto di vista musicale, ci siano delle possibilità e che non vadano in un’unica direzione, che non siano per un solo gusto o per un solo tipo di scelta. Vai a suonare al concertone? Vai. Ti piace guardarlo in Tv? Fai pure. Ma, comunque, la musica italiana non è solo quella che si vede al Primo Maggio o quella indie che non è più indie. C’è un sacco di altra roba, basta avere un po’ di interesse e svegliarsi un attimo, senza pretendere di avere una visione completa perché si conoscono i nomi sulla bocca di tutti o perché si è visto il concertone.

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