Giovedi sera c’è stata la prima puntata di Ossigeno, il nuovo programma della seconda serata di Rai 3 condotto da Manuel Agnelli. Noi, di quanto il personaggio sia un curioso incrocio tra un bollito e un arrogante, si è già parlato: ricordiamo solo, per avere l’input da cui iniziare, che la sua fissa è educare il pubblico televisivo alla musica giusta. A quanto pare questa fissa non è solo la sua ma anche di quelli che l’hanno chiamato per X Factor e soprattutto di quelli che gli hanno dato il programma nuovo.
Ma non fermiamoci qui. Un’interpretazione del ruolo di Agnelli in Italia la dà Paolo Madeddu: su Buzzmusic.com scrive che proprio per il suo essere un racconto del passato per nostalgici che prima di dormire vogliono ascoltare le favole (che conoscono già) sugli anni ’90, Ossigeno è giustissimo per il pubblico di Rai 3 di oggi. Questo significa che il pubblico della seconda serata di Rai 3 di oggi è composto da chi negli anni ’90 era giovane e indie, cioè, più o meno, io. Non ne sono così sicuro, nonostante qualche riscontro in questo senso ci sia tra chi guardava Gazebo. Agnelli accondiscende a quel tipo di pubblico piazzando una cover di Gouge Away dei Pixies al centro della prima puntata. Ma non è che questa cosa debba essere per forza vissuta bene nel ricordo di quando avevamo qualche anno di meno e dei tempi che furono dell’indie rock. A me non interessa niente che Agnelli m’intrattenga con la musica che mi ha cambiato la vita. Quella musica il suo percorso l’ha fatto, e continua a farlo, il suo riverbero continua ad averlo su molte persone (non solo su di me), ben al di là di Ossigeno. Allo stesso modo non m’interessa che quella musica passi alla Rai per essere conosciuta da più persone. Non m’interessa che venga conosciuta da più persone, non deve esserlo per forza. Raggiungere un pubblico più ampio non è necessario. Per me. E per chi guarda Rai 3 e non conosceva i Pixies prima che Agnelli glieli facesse (di grazia) ascoltare, è un grande regalo che l’abbia fatto? Secondo me, no. Infatti, l’ha fatto attraverso una cover. E quanto si perde della canzone (del suo significato, dei suoi suoni) presentando una cover e non l’originale? E senza inquadrarla in un contesto adeguato, con un racconto adeguato e non solo con qualche parola? Secondo me, si perde molto e finisci per offrire molto poco. È un modo superficiale di parlare di musica, buttato lì, tanto per vantarsi di averlo fatto, senza avere davvero l’interesse nel trasmettere un messaggio, un mondo, un modo di vedere la musica, qualcosa. I Pixies di Gouge Away (album: Dolittle) rappresentano un periodo preciso, un mondo preciso, che io vorrei non fosse usato così superficialmente. Per lo meno, va approfondito e contestualizzato.
D’altra parte, mi sembra che in questo modo Agnelli e quelli di Ossigeno si siano presi tutto per uno scopo diverso rispetto a quello che aveva quella musica. Perchè una cosa è farsi conoscere da tanta gente in tutto il mondo come hanno fatto i Fugazi e la Dischord, per esempio, cioè rispettando dei principi precisi di creazione e distribuzione della musica, un altro discorso è far conoscere quella musica a più gente possibile alla cazzo di cane. In questo modo metti una bella lapide su tutto e (unica cosa, forse, utile – perchè realistica – della trasmissione) mi metti di fronte al fatto che è un attimo che tutto finisca davvero definitivamente e tu (oh Agnelli) sei parte del processo. Poi, mi si delinea uno scenario catastrofico in cui ci sono io che penso che non ci sia speranza e che sicuramente tra poco Stephen Malkmus farà un talk show alt rock (cit. Renato AT su Facebook).
È vero che con l’età ci si ammorbidisce ed è pure probabile che Stephen Malkmus si metta a fare una trasmissione sul rock alternativo alla TV americana, perché la sua idea di musica potrebbe essersi ammorbita e invece di sfogarsi scrivendo canzoni per noi potrebbe farlo pontificando come un vecchio trombone che ha vissuto nella sola epoca giusta in cui valesse la pena vivere e ha scritto la sola musica giusta che valesse la pena scrivere. Però pensare che Malkmus faccia questa cosa mi fa venire i brividi di paura. E che mi faccia venire i brividi vuol dire che vedo Malkmus come un mostro sacro, come qualcosa di intoccabile e inumano, cioè non soggetto all’evoluzione della natura umana per la quale con l’età ci si ammorbidisce, si diventa meno radicali, ci si riconglionisce (anche) e a volte si pensa che sia il caso di insegnare a chi non lo sa quale sia la musica giusta da ascoltare. E, ancora, pensare che penso a Malkmus come a un mostro sacro mi fa sentire malissimo, nel senso che mi fa sentire come un vecchio hippie ancora in bomba per John Lennon. Adesso come adesso, l’hippie ha in mano solo il mostro sacro di John Lennon, le proprie emozioni di una volta e niente di attuale e ancora vivo da ascoltare che risponda alle sue esigenze musicali.
Capito che scenario mi si apre?
Non è che per forza devo valutare positivamente Ossigeno perché di solito non si sente quella musica sulla Rai. Come non me la sento di dire che mi piace XFactor perché Agnelli (o Morgan) una volta ha fatto fare ai loro concorrenti la cover di non so cosa mai sentita in TV. Valutarlo positivamente è un accontentarsi, è un po’ come votare il meno peggio. Possiamo sperare, invano, in qualcosa di meglio. Oppure non avere alcun interesse nel fatto che passino i Pixies alla Rai.
A me sembra tutto sbagliato. Se vuoi davvero proporre la musica “giusta”, perchè non proporre anche qualcosa di nuovo che secondo te è ok? Risposta: perchè non t’interessa fare quello che proclami di fare (“educare”) ma t’interessa solo compiacere te stesso. Quella vecchia non è l’unica musica giusta da proporre. Ghemon e gli Editors (nella prossima puntata) non bastano come rappresentanti del nuovo. Cerca di più, vai oltre i Maneskin, guarda se c’è qualche gruppo “indipendente” che vale la pena invitare, se proprio c’hai sta fissa di portare in TV la musica giusta. In più, dire che una trasmissione così non è il massimo ma va bene per il pubblico di Rai Tre è offensivo per quel pubblico, sia che sia composto dai giovani degli anni ’90 sia che sia composto da altri. E non credo nella divisione del mondo in due sulla base della musica che si ascolta e dei programmi che si guardano: gli intelligenti da una parte e gli stupidi dall’altra. Non penso sia giusto pensare che una musica sia quella giusta e un’altra quella sbagliata. Esistono solo gusti differenti. Penso che il ruolo della TV pubblica debba essere fare meglio rispetto a quello che fa attualmente o che ha fatto per anni, ma credo anche che non debba farlo con un taglio e un atteggiamento da Messia che fa cadere dall’alto la musica (e, in generale, la cultura) che decide di mettere in programmazione. Quando lo fa, ha lo stesso atteggiamento di Jovanotti che pontifica su cultura, politica e tutto il resto. Vi piace l’idea che la televisone pubblica si sia jovanottizzata?
“Più che Ossigeno direi Gas” (autocit.)