Probabilmente alla domanda “Cosa ne pensi di Eminem?” risponderesti che è uno figo, che ci sapeva fare nell’intrecciare le parole con i suoni, con le rime, fortissimo a fare il cretino ma anche a lanciare delle sbombardate della madonna, poi poverino si è perso, non è stato bene, ha avuto qualche problema con la droga e la depressione, è stato lontano dalle scene, dal quarto al quinto album son passati 5 anni, tra l’ultimo e il penultimo 4, insomma è tornato a intervalli lunghi ma non so se è più lo stesso. E alla domanda “Cosa ne pensi di Pharrell Williams?” la tua risposta probabilmente è “una macchina da miliardi, uno con del talento eh, ma un venduto! sgrunt!”. Eminem? Un drogato, depresso, finito. Pharrell? La gallina dalle uova d’oro. Detto tutto ciò, chi aveva più possibilità di fare un disco bello quest’anno? Pharrell!! E invece col cazzo.
Alla fine del 2017 è successa una cosa incredibile. Lo stesso giorno (il 15 dicembre) sono usciti il nuovo disco di Eminem (Revival) e quello dei N.E.R.D (No One Ever Really Dies), il gruppo con cui Pharrell ha iniziato a sbocciare in tutto il mondo. Immaginando di trovarvi in uno di quei posti in cui Noè comprava la musica, cioè in un negozio di dischi, e di dover scegliere se comprare uno o l’altro perché le vostre finanze non è che siano proprio al massimo in questo momento dopo tutti i regali di Natale, voi quale disco comprereste a scatola chiusa, Revival o No One Ever Really Dies? Io Revival tutta la vita. Uno dei motivi è la simpatia: Eminem mi sta più simpatico di Pharrell. Ma questo anche a voi, giusto? Considerate le risposte che mi avete dato alle domande che vi ho fatto all’inizio dell’articolo, si. Ma il mio motivo principale è che la musica di Eminem ha accompagnato alcuni momenti fondamentali della mia vita, è legato a ricordi esaltanti come mio fratello che mi dice di sentire la necessità di mettere The Marshall Mathers LP nell’mp3 per andare a correre perché gli dà una gran carica e due giorni dopo leggo una dichiarazione di Daniel Day Lewis che dice che quando va a correre in cuffia ha sempre Eminem. Oppure è legato ai resti del passato nel presente: 8 Mile, infatti, è l’unico dvd masterizzato che ho conservato anche se non funziona più. Una volta, poi, ero a Berlino con i miei amici in interrail, da qualche parte davano Without Me e io e Diego camminando ci siamo interrogati su quanto sono perfette le rime Now this looks like a job for me / So everybody, just follow me / Cause we need a little, controversy / Cause it feels so empty, without me e But sometimes the shit just seems / everybody only wants to discuss me / So this must mean I’m dis-gus-ting / But it’s just me, I’m just obscene. La risposta è stata che sono perfetterrime. E come tutte le più belle cose, vissero un solo giorno come le rose. Più di un giorno, più di un album (tre), poi Eminem ha fatto un po’ basta. Già, poi gli ultimi dischi, cioè i precedenti di Revival (Relapse e Recovery), sono meno sciocchini. Volevate Slim Shady tutta la vita? No, quando è finita è finita, è inutile tirarla lunga.
Oppure quel ricordo di mio fratello che dice (inizio dei 2000 credo) a una ragazza che è un periodo che ascolta solo Eminem e lei prende la cosa talmente poco sul serio che si mette a ridere ma lui diceva sul serio, glielo dice, e lei quasi s’innamora di lui, c’è mancato così secondo me. E poi basta, non mi vengono in mente altri ricordi su Marshall, non sono sufficienti?

Eminem in un’espressione intelligente. Col mullet? No, non lo farebbe mai, è lo schienale della sedia
Invece, ho comprato il mio primo disco dei N.E.R.D. in un negozio di Birmingham, la città più piovosa del mondo e più grigia d’Inghilterra, se si esclude il Selfridges Building a forma di ameba che diventa viola con la luce del tramonto. Un incubo. L’unico vero ricordo legato a quel disco è di me che entro, razzo, compro, esco e non posso neanche poter ascoltare il cd (era Fly or Die) perché non ho il lettore dietro e neanche la macchina e neanche il computer. E sono ancora oggi triste.

Pharrell col mullet? Si, gli piace così tanto che se l’è fatto alle braccia
Quindi, detto tutto ciò, a scatola chiusa comprerei Eminem.
Poi, il discorso è che, oltre ai ricordini dolcini, c’è la musica. La domanda è i N.E.R.D o Pharrell ha mai fatto cose potenti come White America o Cleanin’ Out My Closet al terzo disco, cioè quando era sul tetto del mondo in una situazione in cui è più difficile riaffermare il proprio talento di fronte ai dollaroni? La risposta è no. Eminem si. Intesi, i primi dischi dei N.E.R.D mi piacevano un sacco, ma poi è arrivato Pharrell-il personaggio, ha fatto Get Lucky – non con i N.E.R.D ma coi Daft Punk – e si è salvato per un attimo, ma lo stesso anno (e lo stesso anno, il 2013, è quello di Blurred Lines con Robin Thicke che lanciò il tormentone di tutti i segaioli del mondo: le tette di Emily Ratajkowski) ha fatto Happy.
Happy.
Poi trigliardi di collaborazioni. Ed eccoci, ebbene si, a No One Ever Really Dies, 12 dicembre 2017. Per tutto il disco (tranne la prima canzone con Rihanna, bellissima, ma ne parliamo dopo) sento risuonare Happy e nient’altro. Forse è il risultato della sovraesposizione nel corso del tempo, destino che non ha avuto Get Lucky ma che quando la sento per quanto ami i Daft Punk mi viene l’orticaria strana, perché penso a quanto mi piaceva quando è uscita. La sovraesposizione è una cosa seria. Happy invece ce l’ha avuto, quel destino. A me ha fatto sempre cagare quindi non faccio testo, ma la prova che la sovraesposizione sia un pericolo, anche per gente-caga-oro come Pharrell, sta in un episodio che mi è successo di recente. L’azienda in cui lavoro, per Natale, non fa la tradizionale cena ma organizza un buffett aperitivo preceduto da una convention in cui parla la proprietà e un povero uomo scelto per fare da anchorman, da collante tra un discorso e l’altro, e per introdurre la serata. Quest’anno c’era un tipo che ha iniziato con il video di Happy proiettato nel maxischermo della sala in cui eravamo radunati. Dovevate vedere le facce dei miei colleghi, tutte dicevano “eh ma che rottura di coglioniii”. In più, l’anchor man, a un certo punto ha detto che Happy è stato il singolo che ha lanciato Pharrell Williams, che prima non lo conosceva nessuno. Evidentemente in chi ha il coraggio di essere ancora un fan di Happy oggi s’innesca un processo per cui la mente viene oscurata e la verità viene cancellata, per far sembrare Pharrell la novità bomba del 2013, quindi relativamente recente e fresca, ancora del tutto spendibile, si, perché prima – dai – aveva collaborato solo con artisti sconosciuti come Madonna con Give It 2 Me (non so se ricordate, non si è sentito da nessuna parte) e Kanye West. Quindi, la sovraesposizione è un disastro sia per il diretto interessato (lo rende odioso) sia per i fan ancora carichi di Happy (li rincoglionisce). E se per caso l’anchorman ha scelto Happy come musica d’introduzione perché non sapeva che cazzo scegliere e ha pescato nel cappello delle canzoni tormentone degli ultimi cinque o sei anni perché tanto era di fronte a una platea di trogloditi, allora è ancora peggio, perché vuol dire che non piace neanche a lui, Happy.
E il disco nuovo non assomiglia a Happy ma il mio cervello è talmente sovraccarico di quella canzone che la sente in ogni angolo. Voi non siete vittima della Happiness (non le t-shirt)? Io si. La canzone con Rihanna, dicevo, è l’unica eccezione, perché suona nuova, la sua voce rende tutto brillante e tostissimo e il ritmo è una specie di videogioco irresistibile.
Revival invece è un disco dritto. Chiariamo subito un punto: c’è solo una cosa in comune tra Revival e No One Ever Really Dies (sto cazzo tra l’altro) ed è una cosa che dobbiamo mettere da parte e non considerare, perché è brutta: entrambi hanno un featuring con Ed Sheeran. L’unica cosa che si può dire è che il talento di Eminem per la struttura classicissima rap+ospite che canta il ritornello catchy riesce a far fare una cosa bella anche a Ed Sheeran. I N.E.R.D non ci riescono. Eminem poi è il Michael Bay del crossover rap rock chitarra zarra e batteria in 4/4 tu-tu-cia. Remind me (campione cambiato di I Love Rock’n’Roll) è No Sleep Till Brooklyn, Fight For Your Right e Walk This Way tutte insieme. Subito dopo, Revival interlude e Like Home feat. Alicia Keys. E dite che non provate la stessa sensazione contrastante di quando siete di fronte a un volo di camera di Michael Bay: potenza e poesia allo stesso tempo. E altre sorprese, tipo una Pink molto in forma e (reggetevi forte) un campionamento di Zombie. Questo è Revival.
How come you can be a low illusion
How come, how come, you can be a liar and a good father?
A good dad, but a bad husband
Why are you a good father?
A great dad, but a bad husband
(Bad Husband feat X-Ambassadors, Eminem, Revival)
😥
E si, uso la faccina!
Quindi, anche dopo averli ascoltati su Spotify, comprerei il cd di Revival. Per la befana ci sono andato a un tanto così ma ho rinunciato, solo perché però ho preso Unapologetic di Rihanna, che mi mancava, per regalarlo alla mia morosa. Regalo con il pelo.
Preferisco i N*E※R*D
Mmm…