Vado ai concerti perché non ho un cazzo da fare

ditoLoro no, la maggior parte delle persone si fa gli affari suoi, loro no, qualcosa dicono. Sono quelli che ogni volta commentano quello che faccio nel tempo libero, credo pensino di aver raggiunto un livello di saggezza superiore per anzianità. Di solito le questioni che pongono, a rendere tangibile il loro astio nei confronti del mio non fare, col sorriso, perché dicono tutto con un bel sorriso, sono Ma a quanti concerti vai tu?  – Hai una vita segreta – Chi l’avrebbe mai detto che uno come te – Come se non ci fosse altro da fare nella vita. Io rispondo col niente. Il seguito del discorso è Anch’io se non avessi un cazzo da fare come te andrei. Invece io. Che poi non è vero. Serve stabilire chi è il maschio più grosso, un po’ come dire se avessi io i tuoi anni e il mio uccello. Individuare la malattia e isolarla. Oppure dimostrarsi più cresciuti. Sono le persone che ci tengono un sacco a farmi sapere che sono sempre impegnate, che sanno di più e che fanno cose più importanti della mia. Da quella posizione si sentono al sicuro. Non vado ai concerti perché non ho un cazzo da fare. Ho quello da fare: andare ai concerti. Più avanti avrò altro. In certe persone c’è uno strano modo di considerare questa cosa di avere voglia di andare ai concerti. Rilanciano sempre. È una guerra, e non è un giudizio su quello che ho visto (il gruppo, su cui possiamo avere opinioni diverse), ma su quello che ho fatto (essere andato a un concerto). Sono un turista da concerti, uno che se ne frega delle cose importanti e che passa il tempo in posti, di sera. C’è una radice cattolica in questa critica: non si può andare ai concerti perché a una certa età dovresti avere altro da fare, una famiglia vera, almeno con un figlio piccolo. Se non ce l’ho, non posso vivere come se l’avessi. Fare il resto è legale, guardare un film, leggere un libro, giocare a trivial, andare al ciema, andare allo stadio. Andare ai concerti meno. È una mentalità che si insidia nelle teste a partire dagli ambienti ostili, tipo gli uffici. Fatto sta che nella mia vita sono andato a un sacco di concerti, mi sono divertito molto e ho conosciuto gruppi che non diresti mai. Continuo ad andarci. E ogni volta ho paura di arrivare tardi, di arrivare che il concerto è già iniziato, è una cosa che mi fa innervosire tantissimo, anche se mi perdo solo mezza canzone. Finchè avrò quella paura e avrò fretta, la loro concezione dei concerti se la possono ficcare su per il naso. È un questione di priorità, ho le mie, loro le loro. Non mi sono mai permesso di giudicare ad alta voce quello che fanno, loro che sanno come passare il tempo. Mi sveglio spesso alle 6:30 per scrivere, il tempo lo trovo. Oggi un’altra persona mi ha detto che vado ai concerti perché non ho un cazzo da fare. C’è chi ha sempre qualcosa da dire, e non ha più tempo per fare cose che gli piacerebbe tantissimo fare, e la musica diventa sempre una cosa che si faceva quando eri giovane e potevi fare certe cose, adesso no. Se ho tempo per la musica, vivo come un ragazzino. Posso dire che quando vado ai concerti dei gruppi “che non conosce nessuno” non trovo niente di più bello che ascoltare la loro musica e farmene un’idea, più o meno, vedere gente che si sbatte su e giù per l’Italia perchè gli piace fare una cosa, che si fa un mazzo per raggruppare più date possibili per portare in giro la musica e che sa suonare, che fa la musica che vuole fare. Uno spettacolo migliore di questo io ancora non l’ho trovato.

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