“Dario Margeli è un cantautore rock il cui nome sta diventando familiare nel mondo del rock italiano. Ha più di 1300 follower sulla sua pagina artista facebook, più di centomila visualizazioni ai suoi video musicali su YouTube e diverse citazioni nelle pubblidazioni indie-rock italiane. Adesso ritorna con un nuovo singolo con titolo Cinque Cose dalle sonorità ricche di chitarre e testi a sfondo psicologico.
Il testo del brano risponde ad una domanda psicologica: ‘Cosa dovrei pensare quando mi sveglio al mattino per affrontare la giornata’. Ti svegli mai sentendoti spaventato? Provi disgusto nel recarti al lavoro? Ti svegli augurandoti di essere morto? Questa canzone ti dà i suggerimenti e le idee su come sentirsi bene al risveglio. Il brano ha un carattere pratico e fornisce una lista di cose a cui pensare, con lo scopo di elevare il tuo umore e risvegliare il desiderio di affrontare la giornata che sta per iniziare”. (…)
È lui, è quello per cui VICE due anni fa ha messo sul piatto la possibile soluzione di uno dei dubbi più grandi del cantautorato italiano insieme a è il nuovo Faber?: è il nuovo Battiato? Nella primavera di quest’anno un altro comunicato arriva a quelli di NOISEY e NOISEY ha la giusta intuizione di non paragonarlo più a nessuno, perché ha un percorso musicale solo suo. Adesso ha scritto anche a me per segnalare il suo nuovo pezzo. Dario Margeli, uno che dice come stanno le cose della vita.
In questi casi in cui la musica è scadente in modo evidente, si possono fare 3 cose:
1) ignorare la mail, cosa che non ho fatto;
2) (dò per scontato che VICE E NOISEY siano ironici, se non lo sono, non ho capito niente) pubblicare come hanno fatto VICE e NOISEY facendo dell’ironia e dicendo che Dario Margeli è un genio incompreso. I rischi sono due:
– che Dario Margeli ti prenda sul serio e ti citi nella sua rassegna stampa come sito/blog a cui piace Dario Margeli, cosa che in effetti è successa, il che è già sconveniente;
– che l’ironia diventi una cosa già sentita e che l’atteggiamento del famose un giro su sto tipo suoni così ovvia da non permettere di sortire l’effetto sperato: far ridere. Se pensi a quante volte si è fatta ironia su uno che non è in grado di fare il cantante ma lo fa sono migliaia oh. Lo spirito della Corrida di Corrado invece è differente: quando uno è una schiappa gli tiriamo addosso, quando è brado battiamo le mani;
3) la terzo cosa non me la ricordo.
È completamente inutile pensare a queste cose, perché non c’è un modo definitivo per affrontare la questione. Se fai dell’ironia sembra che tu non abbia il coraggio o la voglia di dire che fa schifo e che ci vuoi solo scherzare sopra; se la ignori ti perdi un parte del divertimento. L’unico modo per uscirne è dire che Dario Margeli è un bluff, che in effetti lo è. Non importa dire che sia un genio incompreso, e neanche che non è in grado, perché in realtà è come tutti gli altri, non gliene frega di migliorarci semplicemente la vita con la musica e con i suoi consigli concreti e pratici, visto che comunque la canzone ha un taglio pratico, ma solo di un’altra cosa. A lui, come a tutti gli altri, interessano solo le donne. Lui vuole solo farsi la tipa che è dietro di lui in tutti i suoi video, sono tre video che cerca di farsela e ancora non ce l’ha fatta. Quando ce l’avrà fatta, vedremo un’altra tipa dietro di lui. Il montaggio di Cinque Cose parla chiaro: si vede lei, poi si vede lui, lui dice “Quando mi sveglio penso a cinque cose” e viene inquadrata lei nel suo abitino nero con lo sguardo da gatta morta. Poi: qual è lo scopo di quella ragazza se non attrarre visualizzazioni su youtube. Me lo immagino il dialogo in chat che avete avuto tre secondi fa con il vostro migliore amico: O guarda sto tipo c’è rimasto, però fatti il video perché c’è una bella fi** che si muove a scatti come le vampiresse moderne, è veramente sexy. Link all’amico, click dell’amico e vai che le visualizzazioni decollano molto bene. Non facciamoci fregare da Margeli. Il mood è quello giusto, positivo, ma è tutto falso, il vero Margeli sta in una delle frasi iniziali della canzone in cui canta che è contento perché un giorno non lontano potrebbe anche non svegliarsi. Se ascoltate all’indietro la canzone c’è un inno al suicidio e tutto il castello positivista spreading joy crolla. Non è il nuovo Battiato, è la nuova voce di Satana, è chiaramente un complotto delle forze opposte a quelle del bene a muoverlo e costringerlo a fare canzoni. Perché lui se ne starebbe volentieri a casa.
Poi quelle cose che fa con la voce, quell’effetto navigatore, dal vivo sono tutte stecche, non crediate di aver incontrato il talentone. Le sue sonorità non sono per tutti, ci sono cacofonie, navigatorenoise, è musica piuttosto difficile, e più difficili ancora sono i comunicati stampa. Che poi che senso ha non dirgli che non deve più fare musica.. come li paga il suo chitarrista, il cameraman, la post produzione di tutti quei video? Quella è gente che deve mangiare, mica può stare lì a fare roba gratis, senza che vendi dei dischi, non sono mica tuoi amici. Basta fare musica, Dario, liberatemi liberatelo come diceva Biagio Antonacci quando piaceva ai fan dei Guns n’ Roses che ancora non erano stati smaliziati da Pau dei Negrita.
Ciao,
in questi casi in cui la musica è scadente in modo evidente, si può fare un’altra cosa (la terza che non ricordi): ignorare la musica. Oppure no. Attorno a Dario Margeli, per esempio, c’è tutta un’AURA che in parte prescinde dalla musica e in parte no (di sicuro non dai testi: I TESTI CAZZO) ed è quell’AURA che lo rende un genio del cazzo. La mia idea dietro l’etichetta ‘genio del cazzo’, che conio per l’occasione, è che tutto quello che viene propinato per geniale da un tot di tempo a questa parte è tendenzialmente merda, però con una sua AURA (parola e concetto chiave di questo mio intervento qui oggi – e non solo: di tutta la mia vita). Dunque genio = merda, fondamentalmente: pensateci bene, se vi capitasse fra le mani qualcosa di buono difficilmente usereste l’aggettivo geniale o la parola genio, anzi tendereste proprio ad evitarla. L’ultima volta che ho sentito dire genio per strada era un quindicenne che parlava dei Pink Floyd, per capirci. Ci siamo capiti? Ecco. Dunque, dico, si potrà fare quanta ironia si vuole su un genio del cazzo come Dario Margeli, il punto è che davvero non serve: Dario Margeli fa tutto questo già da solo, senza bisogno che nessuno intervenga.
Oppure no. C’era proprio bisogno che qualcuno intervenisse, per il semplice fatto che io non avevo ancora ascoltato Cinque Cose, ovvero mi stavo privando di un’esperienza tutto sommato imprescindibile vista la triste situazione psicosocioeconomica che tutti noi stiamo vivendo. Non voglio arrendermi alla pigrizia, mi alzerò presto e andrò a lavorare – anche se odio il mio lavoro: ho già programmi per questa sera. IL SUCCO (cioè: l’AURA) è che non è completamente inutile pensare a queste cose, anzi, tutto l’opposto. Bisogna parlarne e dire forte e chiaro che “lui vuole solo farsi la tipa che è dietro di lui in tutti i suoi video”; il senso dell’ironia, d’altronde, è tutto qui: lui vuole davvero farsela quella tipa, al di là delle grosse risate che io mi faccio leggendo questa frase e il resto del pezzo (dico il pezzo di neuroni, non il pezzo di Margeli: ma anche quello, alla fin fine). Ma devo fare un patto con me stesso: mi divertirò solo dopo il lavoro. E comunque il fatto che questa roba tutto sommato underground sia molto più divertente di un qualsiasi comico di professione in Italia è il segno definitivo e inconfutabile che la KASTA è un cazzo di avvoltoio che regna su di noi e sorvola instancabilmente i nostri corpi morenti e alla fin fine grassocci.
Ah, ovviamente: complimenti per il blog e keep bouncing.
La possibilità di ignorare la musica è contemplata al punto 1. Ma quindi dici che Margeli è un genio perché si autodefinisce genio attraverso quello che fa, che lui stesso ritiene geniale? Secondo me lui non crede di essere divertente, è serio, e se gli dici che è divertente s’incazza pure.
No, appunto, come dici tu lui non crede di essere divertente. E il basso livello di autoironia dipende probabilmente dal fatto che non tromba, per cui si torna sempre alla tipa del video.
“Il genio purtroppo non parla
per bocca sua.
Il genio lascia qualche traccia di zampetta
come la lepre sulla neve”
cit.
Decisamente. Stavo però pensando anche che l’autoironia non è indispensabile per essere un artista geniale.