20 anni fa è uscito Grace di Jeff Buckley

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Quando ascoltai la prima volta Grace diventò subito uno dei miei dischi preferiti. Non fu appena uscì, ma un po’ di tempo dopo: quando nel ’95 Jeff Buckley suonò a Cesena, io non sapevo neanche chi fosse. Chi è andato al concerto l’ha sempre descritto come una serata miracolosa, peccatore chi non c’era dicono.
Nel 1997 Jeff Buckley morì annegato, si disse perché era troppo sbronzo e si disse che il suo corpo, da gran che era gonfio d’acqua al momento del ritrovamento, venne riconosciuto solo grazie a un anello. Note macabre a parte, il paragone col padre Tim morto di overdose venne fatto immediatamente, sotto l’incomprensibile etichetta dei morti precocemente di morte maledetta, che permette di accostare i due a Kurt Cobain e Jim Morrison e di vendere dischi di un genere preciso e particolarmente redditizio, quello dei morti precocemente e maledettamente.
Nel 1998 uscì l’album postumo Sketches for my sweetheart the drunk (2 cd) che mi piacque molto, più di Grace, perché era più spontaneo, ed era più spontaneo perché era non finito. In quel modo, la madre di Jeff Buckley e Chris Cornell, che stava per intraprendere la sua carriera solista alla disperata ricerca del suo pubblico post-Soundgarden quando i Soundgarden erano morti già dal ’91 con Badmotorfinger, erano riusciti a far sembrare sensata la pubblicazione delle registrazioni inedite, quando invece c’era solo la volontà di iniziare un’operazione di prosciugamento dell’acqua che c’era dentro al cadavere di Jeff Buckley, fino a farlo rinsecchire del tutto. E così è stato, con quella serie enorme di live e cose pubblicati dopo. Alcune cose le ho comprate, ma piano piano, mentre passavano gli anni, non potevi fare a meno di renderti conto sempre più chiaramente che era tutto sbagliato, non subito, dopo un po’, e di sicuro anche questa reazione da parte dei fan era stata prevista da chi macchinava l’operazione di spremitura: all’inizio quasi tutti abboccheranno, poi alcuni smetteranno di abboccare, ma sai quanti soldi già ci saremo fatti. Quindi ho smesso di comprare i cd di Jeff Buckley.
Col tempo ho smesso anche di ascoltare Jeff Buckley e solo oggi, in occasione di questo anniversario, ho ripreso in mano Grace e Sketches. Grace suona tronfio e uno dei motivi per cui mi piaceva molto all’epoca (che trasudasse un’interpretazione del dolore, vera o finta che fosse, non era un problema per me, l’importante è che fosse una buona interpretazione) diventa il motivo per cui Grace adesso non mi piace più tanto. Grace è un disco romantico, Jeff Buckley era un personaggio romantico, che a una buona capacità di scrivere e suonare canzoni univa la grande capacità di interpretare il sentimento della propria poesia apparentemente disperata, anzi le prime due caratteristiche diventano principalmente il mezzo per esprimere la terza, che così diviene la più evidente. L’ispirazione e la teatralità di Jeff Buckley mi appaiono anche come gli effetti un po’ falsi di tutte quelle cose che ho letto in passato su di lui – in particolare quella di Inger Lorre che dichiarò che era l’unico uomo che aveva visto piangere, perché gli uomini dalle sue parti non piangevano spesso, ma anche le dichiarazioni eccessive di Buckley stesso sulla propria musica, la musica come orgasmo e via dicendo. Queste cose mi sembrano oggi poco sincere e mirate alla cementificazione di un personaggio, allo scopo di confermarne le caratteristiche per cui lo conosciamo e l’abbiamo conosciuto* – * e per cui ha venduto molto (non solo per la musica ma anche per l’aura angelica). Forse non danno neanche un’immagine corretta e completa di Jeff Buckley, ma ‘ste cose sono così legate al modo in cui interpretava la sua musica che anche quella oggi non mi sembra così vera. Eternal Life, Dream Brother e Last Goodbye sono ancora belle canzoni, con delle batterie bellissime, il disco è ancora un buon disco, ma non mi sembra più un capolavoro. Non sono solo cambiato io, perché il motivo per cui oggi Grace mi sembra un disco buono ma non tanto quanto lo era una volta è lo stesso per cui mi piacque da subito più Sketches. Sketches rimane il suo album migliore, perché per gran parte più scarno, più diretto, e perché il fatto che sia non finito e mostri delle fasi intermedie di registrazione, soprattutto nel secondo cd, ha permesso – involontariamente – a Jeff Buckley di non farci conoscere solo il personaggio che si era costruito con Grace.

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