Girl we asked for an album not a calendar*. Il ratto, e il calendario, di Beyoncé.

Credit: Herring & Herring

Foto Herring & Herring

Beyoncé è in giro con il Mrs. Carter Show World Tour, e sta spopolando. L’episodio fin’ora cruciale è stato quello del tentato rapimento, 20 giorni fa, a Sao Paolo: un fan è saltato sul palco e ha tentato la mossa che gli avrebbe cambiato la vita, il rapimento.
Nel bel mezzo del suo tour mondiale, poi, Beyoncé (da ora B, anche se non sempre) ha sparso la voce: ha fatto un calendario (*questa non è la mia, ma di un’amica di facebook di B). Di sicuro non disprezzo. Però dopo Miley Cyrus che usa il sesso perchè il sesso vende** (**neanche questa è mia) penso che B si sia abbassata a livelli ai quali non era mai arrivata, a quelli di Miley Cyrus. B ha dimostrato di avere uno straccio di talento da utilizzare per far vendere i dischi a suo marito, cosa che Miley Cyrus non ha ancora fatto e non farà. Nel panorama agguerritissimo delle pop star un errore costa caro. Usano tutte il sesso ma a livelli differenti l’una dall’altra e sono arrivato alla conclusione che mi piace di più come lo usano Lady Gaga e Rihanna che non come lo fà B. Apprezzo di più B delle altre due, dal punto di vista musicale, trovo che abbia una migliore capacità di mettere a fuoco il ritmo di una canzone scritta da altri – Katy Perry la trovo un pò scarica ultimamente, la canzone del boxeur non mi è piaciuta per niente – ma in questa storia del sesso o quasi sesso per vendere vincono Gaga e Rihanna.
Non ho ancora visto tutti i 14 mesi di B e potrebbero essere anche una delusione. Non mi aspetto un calendario alla Ferilli e credo che Jay Z non sarà in grado di giocare molto col corpo della moglie, che gli ha dato anche una figlia (Blue Ivy Carter), così come altri non mariti hanno fatto o stanno facendo con Gaga o Rihanna. Chris Brown menava Rihanna, non faceva calendari con lei. Rihanna fa parte dell’etichetta di Jay Z, ma è provato che non lo ascolta, e c’è da pensare che Jay Z, con sua moglie, abbia voluto esporsi in prima persona e la gestisca diversamente. E comunque non non ha così tanto senso dell’umorismo da giocare bene col corpo della moglie per vendere. Quindi avrebbero dovuto trovare un’altra strada per sponsorizzare il nuovo disco. Dopo la trovata del “Mrs Carter Tour”, e dopo la figlia, hanno deciso di fare il calendario, creando così l’icona della mamma appesa nella casa dei fan con foto simpatiche. Ma non so se funziona ancora il gioco della mamma sexy, forse in Sudamerica si, in giro per l’Europa ce ne sono già troppe. Considerando che il pubblico femminile costituisce una discreta fetta dei fan di B, valutando che di questa fetta non tutte sono così innamorate di B da comprare il suo calendario, il target è prevalentemente maschile.
Il calendario è l’idea di un diavolo di PR e sicuramente venderà un sacco. Il rapporto che si crea tra calendario e musica è intenso: l’icona che canta è l’icona che posa. Semplice. Dopo il calendario Jay Z avrà molti più download su iTunes, e allo stesso tempo si sarà tirato la zappa sui piedi perchè innescherà la creazione di mostri da calendario (e non sto parlando di me), il cui desiderio per sua moglie crescerà di mese in mese, che faranno sogni erotici con sua moglie, molti di più di quelli che già fanno, e vorranno averla. Mostri da mese, che si masturberanno facendo finta di non sapere che dietro tutta l’operazione c’è Jay Z, che, se caschi nella fotta cieca, becchi e ti pigli anche l’mp3 da iTunes, comunque trae profitto dalle tue seghe. L’operazione creerà mostri come quello che ha cercato di rapire Beyoncé durante il concerto di Sao Paolo, pericolo che, Jay Z avrebbe dovuto calcolarlo, si concretizzerà più di frequente, visto che il ratto è stato tentato prima della comunicazione dell’esistenza di calendario generando un precedente quasi andato a segno. Già c’era della smania intorno a tua moglie, Jay Z, il calendario non fà che peggiorare le cose. Ecco il lancio:

“L’anno auovo è dietro l’angolo, è ora di prepararsi con il primo calendario ufficiale di Beyoncé. Lasciate che Beyoncé vi aiuti a pianificare le vostre attività giorno dopo giorno con il suo nuovo calendario 2014. Ogni giorno rivela una nuova, bellissima immagine di Beyoncé ed è un dono fantastico per parenti e amici”. 

Crediti

Foto Herring & Herring

Se Jay Z non volesse alimentare il circolo desiderio-seghe-mp3 venduti, dovrebbe mettere una Security migliore ai concerti. A Sao Paolo, il limite oltre al quale il ruolo totalizzante dello spettacolo nuoce alla salute e distrae anche il buttafuori è stato superato e il suo superamento ha generato uno dei momenti più divertenti del concerto. Nello stesso spazio e nello stesso tempo, l’esaltazione di un fan per B, quella che farà il calendario, che scuote le chiappe facendo tintinnare nelle tasche i denari pagati per entrare, può non corrispondere allo stato d’animo triste di un buttafuori, che pure viene pagato per stare lì. L’episodio ha palesato il pericolo, che avrebbe richiesto l’intervento immediato della Security. Eppure Jay Z coi buttafuori (e con le seghe) non ci va leggero, visto che poco tempo fa ne ha licenziato uno, che aveva beccato masturbarsi guardando le foto della famiglia Carter.

Quello di Beyoncé non è un concerto qualsiasi, è un concerto di Beyoncé, che può piacere o non piacere, in ogni modo è un concertone. E credo che comunque piaccia a tanti che se ne fottono della musica, per altro apprezzabilissima, e sbavano dietro a B come di fronte alla macchinetta dello zucchero a velo al luna park a fine giugno. Una parte di questi fan è mediamente fan, in apparenza razionale, e non spenderebbe tanti soldi per vedere un concerto di B; un’altra parte è invece addirittura disposta a passare attraverso quel vortice che da una parte ha la vergogna, dall’altra la gloria, pur di rendere speciale la serata a se stesso, a lei, al buttafuori, a tutti: cioè è disposta a gettarsi sul palco. E’ una minoranza sparuta, con un coraggio da leone, una serie di persone elette che trovano il quid, sfidano un corpo di buttafuori potenzialmente e teoricamente temibile, e lo fanno. Fa parte di questa minoranza carismatica quell’uomo che ha abbracciato B e ha tentato di portarla via con sé, sussurrandole nell’orecchio “Io posso darti più di tutto questo”.
Il pericolo a Sao Paolo era triplicato rispetto a un concerto di piccole dimensioni. Pericolo doppio può essere quello a un concerto dei Rolling Stones, ma giusto perchè Mick Jagger è in fase prostata di linoleum. Ho fatto una scala di valori:
– vale 1 il concerto sulla carta poco pericoloso;
– vale 2 il concerto pericoloso;
– vale 3 il concerto pericolosissimo.

Vale il calcolo delle probabilità. Se ci sono poche persone al concerto, ci sono meno possibilità che qualcuno si presenti cazzo al vento sul palco, se non altro perchè dopo dovrà scendere e andare a farsi una birra. I Rolling Stones fanno concerti pericolosi. Per arrivare a tre ci vuole una passera: Beyoncé è a tre. Anche Obama, se facesse un concerto, si fermerebbe a due. Se alle elezioni si fosse candidata la moglie di Clinton e avesse vinto, lei sul palco a fare il discorso sarebbe stata classificabile a due. Non basta avercela. Una volta anche per i Rolling Stones il pericolo era TRE, perchè Mick Jagger faceva le veci della passera e le donne si abbassavano al livello di uomini. Oggi è a due.
Io sono sempre stato un fan di Beyoncé, donna dal discreto talento musicale oltre che fisico, sin dalle Destiny’s Child, quindi capisco benissimo lo spettatore che ha arricchito il concerto di un geniale coup de theatre. La gif animata pubblicata da Dance Like Shaquille O’Neill gli fa onore: gif. Voleva portarla via, ma soprattutto voleva solo mettere in chiaro quella cosa: “Ti amo, e Jay Z ce l’ha piccolo”.
E la Security, dov’è finita? Al concerto delle Hole un buttafuori mi ha preso per i capelli mentre surfavo e mi ha messo in ginocchio, ha aspettato che lo implorassi e mi ha lasciato andare. E’ stata una delle umiliazioni meglio riuscite che io abbia mai subito. A un concerto dei Nirvana uno della Security, dopo essersi preso quattro chitarrate in faccia, ha preso a cazzotti Kurt Cobain. Si direbbe un concorso di colpa. Sono stati tanti i casi in cui la Security non ha saputo gestire, o ha gestito in eccesso, una situazione critica. Gli Hell’s Angels sono i più famosi per la loro avventura. Poi, al concerto di Beyoncé a Sao Paolo, il buttafuori si addormenta e lascia che uno, uno qualsiasi del pubblico, confusosi fino a quel momento nella folla, sfoghi il suo desiderio da roditore da calendari. Dovrebbe essere, la Security, il corpo scelto che, tra le altre cose, difende l’artista dagli spettatori malvagi. Si, ma l’esistenza del buttafuori è ricca di difficoltà e interrogativi: se non hai i nervi saldissimi sei responsabile di un casino montato da un altro. L’archetipo del buttafuori ha il muso lungo, parla poco, ti scruta da lontano ed è pronto a farti il culo. Nella maggior parte dei casi, se non fai niente di male, porti a casa solo sguardi temibili ai quali rispondi abbassando gli occhi. Se sgarri, vieni umiliato, e diventi simbolo dell’insuccesso di un’intera folla che perde il suo tempo ad ascoltare quel concerto di merda, sei uno straccio che il Security deve strizzare prima di ributtarlo dev’era in partenza, come monito per tutti. Per fare il buttafuori bisogna essere maestri: bisogna essere in grado di colpire facendo male ma senza ferire, come il manganello con la gomma piuma attorno. Ad alcuni Security, naturalmente, gli girano pure i coglioni perchè magari un’ora prima sono usciti dal primo lavoro e son dovuti venire lì a vedere te che ti sbracci per quattro stronzi su un palco: due volte al massimo in tutta la mia vita ho visto uno della Security scuotere la testa o battere il piedino perchè gli piaceva la musica.
Immagino l’addetto alla Sicurezza ai piedi del palco di B, preso male, stanco di ascoltare quella musica, deluso nella vita da Jay Z, insensibile alla bellezza giunonica, con la testa ai tre figli che lo aspettano a casa insieme alla moglie che adora. Si è distratto, ha perso l’attimo, e il battitore gli è sfuggito. Diciamolo, si sta più sereni quando si va ai concerti senza buttafuori, perchè sono più piccoli. Poi magari c’è gente che cerca di ammazzarsi, ma consapevolmente, e non c’è nessuno da arrestare, che sbatte il pene al vento tra la chitarra e il basso.

Il rapitore brasiliano realizza il sogno di tutti noi. Noi siamo lui represso e lui è noi espressi, sbocciati nel pieno della spontaneità sociale. E’ lo spettatore medio, quello che abboccherà al tranello seghe-mp3 su iTunes, e non per questo non è pericoloso. Perchè è facile salire sul palco e fare stage diving. Vai a prendere Beyoncé se hai il coraggio. Alla fine, si è beccato pure un “Anch’io ti amo” da Beyoncé. Non sò che lavoro faccia, che vita privata conduca, ma dubito che abbia mai trascorso e che trascorrerà mai più serate così intense.
B ha gestito la situazione come un vero genio. In cuffia aveva Jay Z, che ha copiato l’idea da Boncompagni. Lei è una star e il suo comportamento non poteva essere diverso da quello che è stato. Tutto sempre con il sorriso sulle labbra, come mio nonno, anche quando d’estate gli montavo con la ruota della bici sull’unghia incarnita. Lei trasgredisce e fa del twerking sul palco e poi zampetta via con eleganza se scoppia un casino. E alla fine gli ha detto “Anch’io ti amo”. A casa si è presa tre pedate da Jay Z. Funziona così, sembrano felici, fanno i figli e poi vien fuori che lui la mena.
La vita della star è più difficile di quella del buttafuori. L’unico in polleggio è il rapitore, che non aveva ancora finito di abbracciare B che aveva gia twittato la foto del suo culo da vicino. O magari la foto la ritroveremo sul calendario, perchè il nostro maschio è riuscito a venderla a Jay Z.

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