Asterios Polyp, Mazzucchelli e i suoi colori strafichi

Asterios e Hana

Asterios e Hana

Tenue e stronzo. Così si potrebbe definire Asterios Polyp, protagonista e title man del graphic novel scritto e disegnato da David Mazzucchelli.
Mazzucchelli è un pezzo da novanta: americano, ha lavorato per la Marvel negli anni ’80 come disegnatore di Daredevil, curando storie sceneggiate da Frank Miller (quello di Sin City). Lui e Miller erano così amici che, in seguito, decisero di passare insieme alla DC Comics per pubblicare Batman: anno uno, nel 1987. Poi Mazzucchelli scappò da solo e portò avanti, negli anni ’90, diversi progetti, tra cui quello di disegnare pagine e copertine per The New Yorker. All’inizio del decennio successivo, esattamente nel 2000, uscì The Fisherman and the Sea Princess, in un’antologia per bambini di Art Spiegelman e Francoise Mouly.
Asterios Polyp è stato pubblicato in the USA nel 2009 (9 anni c’ha messo, ma ne è valsa la pena) e in Italia nel 2011 per la Coconino di Igort. Mazzucchelli non era al Lucca Comics, nel novembre 2011, quando Asterios Polyp è stata premiato come graphic novel dell’anno. Vale la lettura il messaggio di ringraziamento che l’autore ha scritto per la giuria e il pubblico del festival:

La copertina

“È un grande onore per me ricevere questo riconoscimento dal prestigioso festival di Lucca, in Toscana, la terra dei miei antenati. Devo confessare che ho sentimenti in qualche modo ambivalenti riguardo a questo premio. Riconoscimenti di questo tipo sono per loro stessa natura soggettivi: non stiamo parlando di caratteristiche quantificabili come, per esempio, ‘il libro più pesante’ o ‘quello con i caratteri tipografici più piccoli’. No: i premi, nel campo degli sforzi creativi, sono questioni più delicate e complesse. In una lunga lista di libri che include tanti diversi stili e generi, come si può decidere che quest’avventura fantasy sia meglio di quel dramma storico, oppure che questo libro di satira per adulti sia meglio di quel racconto umoristico per ragazzi? Inoltre, non posso dimenticare che nel 1990 l’industria discografica americana assegnò il Premio Grammy per la categoria ‘Miglior nuovo artista’ ai Milli Vanilli.
Forse in tempo reale è difficile stabilire quali opere resisteranno alla prova del tempo. Ma intanto, assegnando questo premio ad Asterios Polyp, la Giuria ha garantito che questo libro sarà letto, esaminato, indagato da persone che potrebbero discutere se l’opera sia meritevole o meno di un tale riconoscimento. Un libro come questo non si crea nel vuoto: perciò sono grato ai miei predecessori e ai contemporanei per il loro aiuto nel creare un ambiente nel quale Asterios Polyp può esistere. Vorrei anche ringraziare il mio amico Igort e tutti quelli che lavorano alla Coconino Press per la loro pazienza e l’impegno nell’affrontare le sfide e i mal di testa che ho infilato nel progetto di questo libro.
Tantissime grazie a tutti, davvero”.

Asterios è un architetto che ha sempre e solo progettato: mai nessuno dei suoi progetti è stato realizzato. L’architetto, per campare, insegna. Poi, a un tratto, molla tutto e scappa: la sua casa è andata in fiamme e la moglie Hana se n’è andata, ecco i motivi. Desolazione. Nei flashback viviamo il passato di Asterios, le sue indifferenze e presunte superiorità nei confronti di Hana, artista. Ecco perchè è stronzo. E lo sa. E proprio in questa consapevolezza sta il punto di partenza del suo dietro front dalla moglie.

Asterios Polyp: pagine a bordo bianco

La storia si sviluppa su da tavole a bordo bianco, colore che crea il vuoto e dà risalto agli altri colori utilizzati. Sia il presente che il passato sono macchiati con azzurri, gialli, viola, rosa… che restituiscono perfettamente lo stato d’animo del protagonista nel suo riflettere e inventarsi un’altra vita dopo che la prima non è ben riuscita. Sono proprio questi colori, a braccetto col bianco, che conducono al finale, e sono sempre tenui, quasi sempre limitati al riquadro della singola vignetta. Le pagine in cui il colore tenue si allarga al vivo, infatti, sono poche (nell’economia delle tante, prive di numerazione, che costituiscono tutto Asterios Polyp), rappresentano momenti più o meno importanti, ma alzano sempre la soglia dell’attenzione del lettore. Per due motivi: uno, ovvio, è lo spazio che invadono, più evidente rispetto a quello occupato dalle più neutre pagine bordate di bianco; il secondo è l’esplosione dei colori (tenui) cui le pagine colorate integralmente danno vita, esplosione che dà maggior respiro ai momenti così accentuati. Fino all’ultima invasione del colore tenue, su due pagine, a chiudere la storia. Ecco perchè Asterios, oltre che stronzo, è tenue.

Asterios Polyp: il colore a pagina piena

Asterios Polyp non procede solo per colori però. La storia è semplice ma si arricchisce grazie alle citazioni, ai flashback e ai viaggi culturali del protagonista. Il rapporto tra Hana e Asterios è desolante e Asterios è un personaggio assurdo, che fa sempre sfoggio della propria cultura ma che, in fin dei conti, si diverte anche a smontare una macchina. È ironico e goffo, e questo lo salva dal cratere dell’antipatia in cui cadono a volte gli architetti saccenti. E poi, è geloso, geloso marcio di Willy, un regista di teatro, nano e volgare, che ha lavorato con Hana. Anche gli altri personaggi sono indovinati: Stiff Major, il meccanico presso cui Asterios lavora per un certo periodo di tempo, che parla in modo strano, sua moglie Ursula, rotonda dea new age, e il loro figlio, che spesso si gratta il culo e fa un gran casino. Infine, il fratello di Asterios, Ignazio, una “presenza” di notevole importanza.

E poi, una cosa che spacca, è il profilo di Asterios.

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