Matthew McConaughey will kill Leo Di Caprio

dallas buyers club

Woodroof è un drogato omofobo, puttaniere, truffatore e grande stronzo. Texano e politicamente scorretto, stereotipo ideale, è il mio personaggio cinematografico preferito del 2013. Matthew McConaughey era un attore sgradevole. Forse tornerà a esserlo, e a farlo per la figa, ma per adesso si è alzato dal divano di D&G e ha preteso qualcosa di più dalla carriera. Da 2 o 3 anni è vittima di una deriva intelligente che non gli ha procurato poi troppi meriti, almeno fino a Dallas Buyers Club. Seconda, almeno per me, rivelazione scoperta sotto al nulla dopo Ben Affleck, McConaughey ha già vinto qualsiasi cosa e anche stanotte agli Oscar vincerà su tutti gli altri e su Di Caprio (The Wolf of Wall Street) che è bravissimo ma da un po’ fa sempre Di Caprio in abiti diversi e l’Oscar non gliel’hanno ancora dato; l’ascesa e la decadenza di Jordan Belfort nel film di Scorsese, poi, non sono paragonabili al percorso cazzeggio/follia-disperazione/epifania/razionalizzazione di Woodroof.
Woodroof è un personaggio ragionevole e ragionato; non è che alla fine non è più omofobo perché è diventato amico di un travos (Jared Leto, bravo, ma anche un po’ macchietta), si rilassa solo un po’, ha altri cazzi per la testa e gli passa meglio. Tutto qua, abbracciare Rayon gli fa sempre comunque un po’ schifo. Non mi sarebbe piaciuto se fosse cambiato radicalmente dopo essersi trovato a condividere il destino con quello che odia, credo sia difficile abbattere le certezze texane. Non è per questa giusta misurazione del cambiamento o perché McConaughey è dimagrito (lo fanno in molti quando è necessario) che mi è piaciuto Dallas Buyers Club, ma per l’inquietudine di Woodroof e per l’amore inespresso e inesprimibile tra lui e la dottoressa Sacks (Jennifer Garner) che lascia un buco così nella storia e mette in chiaro quanto può essere misera la vita di un puttaniere sieropositivo.